Polizia interrompe le S. Messe: è in gioco la libertà religiosa

Cerveteri, 15/3/2020. Polizia municipale irrompe in parrocchia, interrompe la Messa a porte chiuse, denuncia il parroco. Più sotto il video.

[Premessa. La Costituzione Italiana è cattiva: frutto degli accordi Dossetti-Togliatti, è uno scivolamento dal liberalismo alla democrazia relativista.
Tuttavia, va sottolineato come l’Avv. Nitoglia, autore del parere sottostante, non ne faccia l’elogio, né la ritenga un nuovo Vangelo, ma si limiti a riscontrare le ingruenze tra la recente legislazione Coronavirus e la Costituzione stessa]

1. Uno dei terreni sui quali incide l’emergenza a seguito della pandemia detta Covid 19 è quello dei rapporti fra Stato italiano e Chiesa cattolica, o meglio tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana, enti entrambi sovrani, regolati dai Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929, sottoposti a revisione con l’Accordo del 18 febbraio 1984.

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La Stirpe di Giuda nella Lettera Apostolica Notre Charge Apostolique

Il 28 agosto 1910 Papa san Pio X (1903-1914) emanava una Lettera Apostolica destinata all’episcopato francese, ma rivolta a tutti i vescovi del mondo, quindi equivalente a un’enciclica per importanza.
La lettera condanna il movimento del Sillon («Solco»), fondato in Francia nel 1902 – sulla scia di una precedente associazione, la Crypte, nata nel 1894 – da Marc Sangnier (1873-1950), all’epoca la principale organizzazione della scuola detta cattolico-democratica.

La Notre charge apostolique costituisce l’applicazione alla società politica degli insegnamenti dell’Enciclica Pascendi dominici gregis del 1907 – in cui san Pio X descrive e condanna l’eresia modernista  – ed è pure una delle descrizioni più complete dell’ideologia cattolica-democratica.

Il documento mostra i riflessi politico-sociali del modernismo, che rappresenta il sistematico cedimento dei cattolici al relativismo filosofico e morale, e costituisce quindi un complemento ineludibile (e volutamente oscurato) alla Pascendi.

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Cattolici subalterni: la stirpe di Giuda

Al termine delle nostre riflessioni sulle “Nuove sfide alla famiglia”, dobbiamo fare un’indagine sui fallimenti dei vari Family day: perché perdiamo e quali rimedi adottare? Una risposta può venire da un rapido excursus, che può anche fornire gli anticorpi per non ripetere gli errori del passato, anche recente.

Leone XIII ha così delineato le prime tre tappe che han portato all’attuale deriva etica: «la così detta Riforma del secolo sedicesimo […] Dischiuso così il cammino, sopraggiunge il filosofismo orgoglioso e beffardo del secolo decimottavo […] le fazioni socialistiche» (1). Successivamente, Giovanni Paolo II ha aggiunto una quarta tappa del processo di secolarizzazione, quella della «dittatura del relativismo» che sembra connotare le moderne società democratiche (2).

E’ importante sottolineare che tutti i pontefici vedono ciascuna fase di quel processo come una preparazione della successiva, e la successiva come completamento degli obiettivi di quella precedente: così, ad esempio, «il movimento socialista è un semplice compimento del movimento liberale» (3).

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La collaborazione ad una legge ingiusta

Testo di approfondimento

di Tommaso Scandroglio

Parliamo di collaborazione al varo di una legge ingiusta con l’intenzione di limitarne gli effetti negativi e lo facciamo partendo da un paio di esempi.

1) Tizio cammina per strada e vede un palazzo in fiamme. Il fuoco è arrivato al secondo piano. Tizio decide di intervenire e così grazie al suo aiuto le fiamme si sono fermate al secondo piano dello stabile. L’intervento di Tizio teso a limitare i danni è stato lecito sotto il profilo morale?  Nei limiti delle sue capacità e quindi tenendo conto dei rischi che avrebbero potuto attentare alla sua incolumità, la risposta è positiva.

2) Altro esempio simile. Caio vuole appiccare un incendio ad un palazzo. Sempronio, suo amico, non è assolutamente d’accordo e così tenta di persuaderlo dall’astenersi da tale gesto parlandogli più volte. Nulla da fare: Caio persevera nella sua decisione. Allora Sempronio pensa tra sé: “Non posso evitare il peggio, però mi è venuta un’idea:  se aiuto il mio amico Caio ad appiccare l’incendio avrò modo – a sua insaputa – di prodigarmi per spegnerlo subito dopo o almeno di limitarne i danni”. I due quindi appiccano l’incendio al palazzo e poi Sempronio riesce a domare le fiamme e queste arrivano solo al secondo piano dello stabile. L’effetto ottenuto è il medesimo dell’esempio precedente (le fiamme si sono fermate al secondo piano), ma la valutazione morale delle condotte di Tizio e Sempronio è assai differente.

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La cooperazione con azioni moralmente cattive contro la vita umana

di Mons. LIVIO MELINA
Presidente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi su Matrimonio e Famiglia

   Nel terzo capitolo dell’Enciclica Evangelium vitae Giovanni Paolo II esprime un giudizio di elevata autorità dottrinale sul disordine morale grave dell’aborto procurato (EV, (2), delle sperimentazioni sugli embrioni umani (EV, 63) e dell’eutanasia (EV, 65), applicando a questi tre tipi di azioni la valutazione etica negativa che sempre merita «l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente» (EV, 57). Questa rigorosa delimitazione dell’oggetto specifico del documento pontificio ad alcuni particolari attentati contro la vita umana nascente o terminale è esplicitamente motivata col fatto che essi presentano «caratteri nuovi rispetto al passato e sollevano problemi di singolare gravità». (EV, 11).

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Alle radici del rahnerismo: l’Opzione fondamentale

La diffusione del rahnerismo in Italia: G.B. Libanio, E. Chiavacci

L’opzione fondamentale esistenzialistica e il peccato

di P. Alberto Galli O.P., maestro di P. Tomas Tyn O.P.
Tratto da «Sacra Doctrina», n° 2 del marzo-aprile 1985,
Edizioni http://www.esd-domenicani.it/

 

 

Ho già detto, in alcuni articoli precedenti (1), come alcuni moralisti seguaci del trascendentalismo e più precisamente del soggettivismo fenomenologico o esistenzialistico, si trovino nell’impossibilità di riconoscere una base oggettiva alla morale in genere, e in particolare alla riflessione sul peccato.

Mi propongo ora di ritornare su quest’ultimo tema analizzando soprattutto lo scritto di G.B. Libanio il quale dedica al nostro argomento la parte centrale del libro Peccato e opzione fondamentale (Cittadella, Assisi 1977). Mi riferirò anche ad alcuni testi di B. Haring, F. Bockle, K. Rahner e E. Chiavacci.

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Le cause della divisione nella lotta dei cattolici alla Rivoluzione francese

Rafael Gambra Ciudad

LE DIVERSE SCUOLE DELL’OPPOSIZIONE CATTOLICA ALLA RIVOLUZIONE FRANCESE (*)

Juan Vázquez de Mella y Fanjul (1861–1928)

 

[…] Benché l’origine dell’opera [di Vazquez de Mella] non possa trovarsi in fonti intellettuali, ma piuttosto in un ambiente spirituale, dobbiamo indicare le correnti di pensiero che confluiscono nella genesi di questo ambiente — e pertanto nel pensiero di Mella — per comprendere la posizione tipica e cruciale della sua opera all’interno del tradizionalismo politico europeo.

Il processo si deve fare risalire, a mio giudizio, all’ultimo decennio del XVIII secolo, a quella che è stata chiamata la prima reazione contro la Rivoluzione, che è anche la prima autocoscienza dell’Antico Regime, fino ad allora non messo in discussione nei suoi fondamenti politici e spirituali.

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’68, socialismo e rivoluzione sessuale dall'”utopia alla scienza”

Rivoluzione o rivolta?

Per parlare del fenomeno denominato «Rivoluzione sessuale» bisogna innanzitutto chiarire i termini. Fu veramente una rivoluzione o si trattò semplicemente di una rivolta? In altri termini: questo movimento fu il tentativo di sovvertire completamente i significati sociali, filosofici e morali della sessualità umana oppure, senza motivazioni ideologiche particolari, si propose obiettivi immediati e particolari, senza sovvertimenti globali? Sembra di poter affermare con sicurezza che la Rivoluzione sessuale ebbe una base ideologica e si pose come tappa di un processo rivoluzionario globale nei confronti dell’ordine religioso, politico, economico e sociale.

Essa, trovò come pretesto una visione della sessualità realmente caratterizzata da ipocrisia e discriminazione nei confronti delle donne: la visione borghese che voleva lui «cacciatore, lei preda» (1), lui «padrone, lei schiava» (2). Una visione della sessualità e dei rapporti tra uomo e donna molto diversa da quella maturata all’interno della Chiesa cattolica durante il pontificato di Giovanni Paolo II (3).
Quale fu il sovvertimento dei significati della sessualità umana? Lo riassume così la dottoressa Marina Castaneda: «La rivoluzione sessuale degli anni Sessanta e Settanta ha trasformato il senso della sessualità. Il piacere è diventato uno scopo in sé, indipendente dalla procreazione e da ogni legame affettivo o legale tra individui» (4).

Una conferma di questa lettura della Rivoluzione sessuale intesa come Rivoluzione strictu sensu la troviamo nell’opuscolo del marchese Donatien-Alphonse-François de Sade intitolato Francesi! Ancora uno sforzo se volete essere repubblicani!, contenuto nel suo libro La filosofia del Boudoir (5). In questo libello vengono indicate le tappe successive la Rivoluzione Francese, intese come progressiva negazione di tutti i doveri che il pensiero tradizionale impone all’uomo: doveri verso Dio, doveri verso il prossimo, doveri verso sé stesso. Relativamente ai doveri verso l’uomo, de Sade si scaglia con particolare violenza contro il pudore e la libertà sessuale altrui: un vero Stato repubblicano deve essere «immorale per necessità» (6).

Con de Sade la Rivoluzione sessuale viene enunciata come programma: ma rimane ancora utopia. Sarà Wilhelm Reich, utilizzando Sigmund Freud e Karl Marx, a far passare la Rivoluzione sessuale, in analogia con il socialismo, dall’«utopia alla scienza»; infine, con il periodo denominato «Sessantotto» (7), questa «scienza» si trasformerà in prassi rivoluzionaria: ecco la Rivoluzione sessuale (8). Sarebbe tuttavia errato considerare, ai fini della Rivoluzione sessuale, come «inutili» le teorizzazioni di de Sade: egli ha posto un traguardo, ha indicato le tappe per raggiungerlo ed è stato un modello per coloro che lo hanno seguito (9).

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Don Dariusz Oko: Dinamica e metodo dell'”omoeresia”

Le note di questo paper sono state spostate nella pagina: https://www.paginecattoliche.it/don-dariusz-oko-dinamica-e-metodo-dellomoeresia-note/

del prof. don Dariusz Oko
Dipartimento di Filosofia dell’Università Pontificia Giovanni Paolo II di Cracovia
[traduzione del saggio Mit dem Papst gegen Homohäresie, “Theologisches” 9/10 (2012), pp. 403-426 presente qui: http://www.theologisches.net/files/2012%20-%20Theolog%20-%2009%20+%2010.pdf]

 

Da molte settimane in  Polonia ha luogo un’accesa discussione sulla “omosessualità clandestina nella Chiesa” causata dalle dichiarazioni di don Tadeusz Isakowicz-Zaleski nel suo ultimo libro Mi importa della verità [1].

Alcuni negano l’esistenza di questo mondo sommerso e divulgano tesi del tutto contrarie all’insegnamento della Chiesa; in entrambi i casi ciò non corrisponde al vero [2].

Vista la serietà del problema, mi sento in dovere di prendere la parola, perché anch’io vorrei la verità; ma soprattutto vorrei il bene, il bene fondamentale dell’uomo e della Chiesa, la comunione fondamentale della sua vita.

Nella discussione bisogna sempre partire dal principio fondamentale e assiomatico che sicuramente ognuno di noi ha una conoscenza solo parziale di ogni argomento, e che questa conoscenza è probabilmente in parte inesatta. Questo principio dovrebbe portare alla semplice esposizione del proprio punto di vista e all’ascolto attento degli argomenti degli interlocutori o degli avversari. Così ciascuno di noi può, nel miglior modo possibile, arricchire le proprie convinzioni di base eventualmente ampliandole e correggendole da possibili errori. La validità e la soddisfazione di un dialogo onesto consistono proprio in ciò, ed io vorrei attenermi a questo „modus operandi”.

Il dovere di prendere posizione sul problema dell’omosessualità clandestina nella Chiesa è legato al mio impegno nella critica filosofica dell’ideologia e della propaganda omosessuale (in breve omoideologia e omopropaganda), della quale mi occupo da tanti anni su richiesta e con l’incoraggiamento di molti cardinali e vescovi [3].

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Don Dariusz Oko: Dinamica e metodo dell'”omoeresia” (NOTE)

Don Dariusz Oko, nato nel 1960 ad Oświęcim, è stato ordinato sacerdote nel 1985, è prete dell’Arcidiocesi di Cracovia, dottore di ricerca in filosofia ed in teologia, professore al Dipartimento di Filosofia dell’Università Pontificia Giovanni Paolo II di Cracovia.
I principali settori delle sue ricerche scientifiche sono: metafisica, filosofia di Dio, teologia contemporanea, zone di confine tra filosofia e teologia, critica dell’ideologia atea. Per sei anni ha studiato in diverse università in Germania, Italia e negli Stati Uniti. Dopo l’ordinazione sacerdotale, insieme al lavoro scientifico, ha sempre svolto quello di ministro cristiano come sacerdote residente in diverse parrocchie europee ed americane. Per sedici anni è stato direttore spirituale degli studenti, e dall’anno 1998 è direttore spirituale dei medici nella sua diocesi. Nel corso di studi, congressi scientifici e pellegrinaggi con i medici ha visitato circa quaranta paesi di tutti i continenti. In Polonia è conosciuto come editorialista, ed i suoi articoli sono stati spesso accolti con riconoscimento ed hanno dato origine a discussioni e dibattiti a livello nazionale.

Ricezione dell’articolo

Il presente testo è una traduzione di Józef  Kowalski dell’articolo pubblicato originariamente in polacco sotto il titolo: Z papieżem przeciw homoherezji, “Fronda” 63 (2012), pp. 128-160 (http://www.fronda.pl/news/czytaj/tytul/z_papiezem_przeciw_homoherezji_(cz.i)_22079/strona/2) apparsa su https://www.corrispondenzaromana.it/con-il-papa-contro-lomoeresia-di-don-dariusz-oko/.

L’articolo in questione è apparso anche in Germania sul mensile “Theologisches”, una delle riviste teologiche più importanti. Il periodico è molto apprezzato da papa Benedetto XVI che vi abbonato da decenni (prima come sacerdote e cardinale Ratzinger). Su questa rivista hanno pubblicato spesso i loro articoli non soltanto Joseph Ratzinger, ma anche cardinali come Hans Urs von Balthasar, Avery Dulles S.I., Leo Scheffczyk e molti altri. Cfr. D. Oko, Mit dem Papst gegen Homohäresie, “Theologisches” 9/10 (2012) pp. 403-426.

In Polonia ed all’estero è stato accolto con grande interesse ed ha suscitato un’accesa discussione. È stato subito tradotto in lingua ceca e nel luglio del 2011 per cinque mercoledì successivi (4, 11, 18, 25 ed il 31 luglio 2011) è stato trasmesso a puntate dalla Sezione Ceca della Radio Vaticana (al posto delle catechesi delle udienze generali del Santo Padre, che vengono sospese durante le vacanze). L’articolo è stato molto discusso in Slovacchia e nella Repubblica Ceca perché spiegava in parte la situazione dell’arcivescovo Robert Bezak di Trnawa, che proprio in questi giorni è stato rimosso dal vescovato. Cfr. : “S Papežem proti homoherezi”.

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