’68, socialismo e rivoluzione sessuale dall'”utopia alla scienza”

Rivoluzione o rivolta?

Per parlare del fenomeno denominato «Rivoluzione sessuale» bisogna innanzitutto chiarire i termini. Fu veramente una rivoluzione o si trattò semplicemente di una rivolta? In altri termini: questo movimento fu il tentativo di sovvertire completamente i significati sociali, filosofici e morali della sessualità umana oppure, senza motivazioni ideologiche particolari, si propose obiettivi immediati e particolari, senza sovvertimenti globali? Sembra di poter affermare con sicurezza che la Rivoluzione sessuale ebbe una base ideologica e si pose come tappa di un processo rivoluzionario globale nei confronti dell’ordine religioso, politico, economico e sociale.

Essa, trovò come pretesto una visione della sessualità realmente caratterizzata da ipocrisia e discriminazione nei confronti delle donne: la visione borghese che voleva lui «cacciatore, lei preda» (1), lui «padrone, lei schiava» (2). Una visione della sessualità e dei rapporti tra uomo e donna molto diversa da quella maturata all’interno della Chiesa cattolica durante il pontificato di Giovanni Paolo II (3).
Quale fu il sovvertimento dei significati della sessualità umana? Lo riassume così la dottoressa Marina Castaneda: «La rivoluzione sessuale degli anni Sessanta e Settanta ha trasformato il senso della sessualità. Il piacere è diventato uno scopo in sé, indipendente dalla procreazione e da ogni legame affettivo o legale tra individui» (4).

Una conferma di questa lettura della Rivoluzione sessuale intesa come Rivoluzione strictu sensu la troviamo nell’opuscolo del marchese Donatien-Alphonse-François de Sade intitolato Francesi! Ancora uno sforzo se volete essere repubblicani!, contenuto nel suo libro La filosofia del Boudoir (5). In questo libello vengono indicate le tappe successive la Rivoluzione Francese, intese come progressiva negazione di tutti i doveri che il pensiero tradizionale impone all’uomo: doveri verso Dio, doveri verso il prossimo, doveri verso sé stesso. Relativamente ai doveri verso l’uomo, de Sade si scaglia con particolare violenza contro il pudore e la libertà sessuale altrui: un vero Stato repubblicano deve essere «immorale per necessità» (6).

Con de Sade la Rivoluzione sessuale viene enunciata come programma: ma rimane ancora utopia. Sarà Wilhelm Reich, utilizzando Sigmund Freud e Karl Marx, a far passare la Rivoluzione sessuale, in analogia con il socialismo, dall’«utopia alla scienza»; infine, con il periodo denominato «Sessantotto» (7), questa «scienza» si trasformerà in prassi rivoluzionaria: ecco la Rivoluzione sessuale (8). Sarebbe tuttavia errato considerare, ai fini della Rivoluzione sessuale, come «inutili» le teorizzazioni di de Sade: egli ha posto un traguardo, ha indicato le tappe per raggiungerlo ed è stato un modello per coloro che lo hanno seguito (9).

Come tutte le fasi rivoluzionarie, anche la Rivoluzione sessuale è un processo – non un complotto -, ossia una serie di passaggi lenti e graduali che operano a livello di tendenze – pregiudizi, abitudini, modi di comportarsi – presenti nella società; queste tendenze danno poi origine a idee e queste, a loro volta, a fatti (10).

Cercherò di individuare ed elencare – per quanto possibile – le tendenze, le idee e infine i fatti che hanno portato, in Italia, all’esplosione della Rivoluzione sessuale nel «Sessantotto».

 Tendenze

Gli anni precedenti la Rivoluzione sessuale furono gli anni del «boom economico», quando alle parole «dovere», «dignità» e «sacrificio» lentamente e inavvertitamente si sostituirono altre come «piacere», «divertimento». Questo cambiamento fu descritto in modo drammatico da Federico Fellini nel film I vitelloni (1953).

Negli anni Cinquanta comincia a farsi avanti – grazie alla radio, ai fotoromanzi, ai rotocalchi, televisione, cinema e letteratura – una nuova concezione dell’amore, del sesso e del matrimonio: un sondaggio del 1951 rivela che i giovani ritenevano l’amore il fondamento del matrimonio (11). Si tratta di una visione molto diversa da quella del «matrimonio borghese di stampo ottocentesco, stipulato sulle ragioni dell’interesse patrimoniale e reddituale e dunque, a modo suo, più semplice e onesto» (12); e molto diverso anche dalla visione tradizionale, che vedeva il matrimonio come una tappa naturale dello sviluppo umano e sociale dell’uomo e della donna: «con l’amore di mezzo, le cose si complicano» (13).

Come scrive Morali-Daninos,
«[…] si è assistito, in questo modo, a una vera e propria rivoluzione sessuale che si verifica ancora oggi, sotto i nostri occhi. Questa rivoluzione sembra essere stata guidata da due princìpi: il diritto all’amore e il diritto alla felicità nell’amore. Il primo di questi principi pone l’accento sull’importanza irrinunciabile dell’attrazione reciproca e ha avuto come conseguenza un indebolimento dei legami familiari e sociali. Il secondo principio implica la contingenza dell’unione in se stessa, poiché, se ci si sbaglia nella scelta del compagno, si può, anzi si deve ricominciare con un altro, donde il moltiplicarsi di divorzi, delle unioni libere e anche la necessità di valutare con più attenzione il momento opportuno per la nascita dei figli e per la creazione di una famiglia che potrebbe rischiare, domani, di non avere più ragione d’essere» (14).

Questo passaggio da un fondamento oggettivo – nella visione tradizionale e borghese – del matrimonio a uno soggettivo – la soddisfazione personale – ha avuto dunque come conseguenza una maggior fragilità del legame matrimoniale:
«Negli Stati Uniti, ancor più marcatamente che nei paesi di lingua tedesca, sussiste quasi l’obbligo di separarsi nel caso in cui, in un rapporto di coppia, la soddisfazione emotiva non sia adeguatamente garantita» (15).
«Molte volte, infine, i rapporti di coppia sono destinati a fallire sin dall’inizio proprio a causa delle eccessive pretese di felicità» (16).

L’effetto di questo cambiamento nelle aspettative matrimoniali è testimoniato da una recente ricerca (17), secondo la quale circa il 70% dei divorzi avvengono in famiglie a un basso livello conflittuale (low-conflict) e solo il 25% in famiglie ad alto livello conflittuale (high-conflict). Si può ipotizzare un legame tra questa soggettivizzazione dei significati matrimoniali e quella dei significati della sessualità, divenuta fonte di piacere individuale e non più una forma di legame tra due persone.

Negli anni Sessanta la dialettica marxista comincia a diventare la lente attraverso la quale osservare tutta la realtà; il matrimonio e il sesso coniugale diventano facilmente un retaggio borghese al quale contrapporre una sessualità più libera e spontanea. Nel 1976 uscì, presso un piccolo editore romano, il libro Porci con le ali (18). L’importanza di questo libro sembra essere stata quella di aver dato forma scritta alla fusione tra l’atmosfera della contestazione studentesca e il modello del bambino «perverso polimorfo: come descritto da Freud: i protagonisti sono due liceali politicamente impegnati a sinistra i quali, considerando come «normale» qualsiasi pratica sessuale, fanno apparire ogni remora morale o pudore come repressione borghese.

Idee

Negli anni Cinquanta furono tradotti in Italia i cosiddetti Rapporti Kinsey (19). Negli Stati Uniti i due volumi diedero un enorme contributo alla Rivoluzione sessuale, come era nelle intenzioni del suo autore: Wardell Pomeroy, collaboratore di Alfred Kinsey, rivela che il professore aveva un «grande progetto» (20), ossia fornire le basi scientifiche per una nuova moralità sessuale ed educare il mondo in base a questi nuovi princìpi.

Nelle ricerche Kinsey si basò esplicitamente su un importante assunto: il sesso, per Kinsey, è un
«[…] meccanismo relativamente semplice che provvede alla reazione erotica quando gli stimoli fisici e psichici sono sufficienti» (21).

Nelle conclusioni del primo rapporto leggiamo:
«[…] i dati scientifici che si stanno accumulando fanno apparire che se le circostanze fossero state favorevoli la maggior parte degli individui si sarebbero orientati in una direzione qualsiasi, anche verso attività che adesso sembrano a loro assolutamente inaccettabili. Vi sono poche prove dell’esistenza di una perversione congenita anche tra quegli individui le cui attività sono meno accette dalla società» (22).
I Rapporti Kinsey non ebbero in Italia la risonanza che ebbero negli Stati Uniti; tuttavia, quando ne pubblicò alcuni stralci, il settimanale Oggi andò a ruba (23).

Il pensiero che – probabilmente – diede alla Rivoluzione sessuale italiana il maggior apporto fu quello rappresentato dal movimento femminista. Partendo da una analisi oggettiva della difficile condizione della donna nella società borghese, il pensiero femminista ha utilizzato la dialettica marxista sostituendo allo scontro tra classi lo scontro tra i sessi (24).
Il matrimonio venne considerato dalle femministe come una struttura per perpetuare la subordinazione delle donne agli uomini; i rapporti sessuali come uno sfruttamento delle donne da parte degli uomini; la procreazione come una situazione subita dalle donne. Per liberarsi da questo molteplice sfruttamento, il movimento femminista si fece portavoce delle istanze a favore del divorzio contro l’istituto matrimoniale maschilista; della masturbazione, dell’orgasmo clitorideo e dei rapporti lesbici per rivendicare il diritto al piacere sessuale e dimostrare l’inutilità del maschio; della contraccezione e del divorzio perché fosse
«la donna ad avere il diritto di amministrare l’intero processo della maternità e di decidere consapevolmente se e quando diventare madre» (25).

Il movimento femminista, dunque, ha perseguito esplicitamente l’obiettivo di diffondere una sessualità sganciata dal riferimento riproduttivo e dal contesto coniugale, cioè esattamente il cambiamento rappresentato dalla Rivoluzione sessuale (26).

C’è da riflettere sul fatto che la Rivoluzione sessuale, sostenuta dal femminismo come strumento di emancipazione della donna, ha condotto invece alla sua mercificazione; un altro aspetto della Rivoluzione sessuale, tutt’altro che incidentale, fu l’esplosione della pornografia. Risale a quegli anni, infatti, la nascita di uno dei primi fenomeni pornografici, il personaggio di «Emmanuelle», creato da Emmanuelle Arsan nell’omonimo romanzo (27) tradotto dall’intellettuale Goffredo Fofi – scrittore dei comunisti Quaderni piacentini – e pubblicato per la prima volta clandestinamente nel 1959 e poi ufficialmente nel 1968.

Palmiro Togliatti fu segretario del Pci dal 1944 al 1964, anno della sua morte; tornato in Italia dopo il suo soggiorno in Russia, impose la sua idea del «partito nuovo», di massa e non solo di militanti, capace di radicarsi nel Paese attraverso una profonda azione culturale che modificasse anzitutto il senso comune della gente e che, attraverso il dialogo con i cattolici, superasse l’ostilità della Chiesa. Il Pci di Togliatti non avrebbe mai voluto toccare temi che riguardassero la morale sessuale, sia perché lo avrebbero portato allo scontro diretto con il mondo cattolico su temi non immediatamente politici, sia perché avrebbero urtato la sensibilità della stessa base comunista, composta in maggioranza da credenti (28).

Un ruolo importante per la Rivoluzione sessuale sembra invece aver avuto il Psi; il socialismo occidentale incarnato dal Psi, non ha bisogno della compattezza sociale richiesta dal socialismo sovietico: la rivoluzione quindi può passare dalle piazze alle famiglie (29).
Il movimento gay italiano, seppure collegato grazie a Mario Mieli alla lotta politica di ispirazione marxista (30), non sembra aver influenzato la Rivoluzione sessuale quanto piuttosto esserne stato beneficiato. Nel maggio 1971, presso la casa milanese della scrittrice Fernanda Pivano, si affrontò per la prima volta il tema della nascita di un movimento gay italiano, movimento che verrà costituito ufficialmente ad Amsterdam, in Olanda, qualche mese più tardi con la stesura di un Manifesto per la rivoluzione morale: l’omosessualità rivoluzionaria; nel dicembre dello stesso anno uscirà il primo numero della rivista Fuori!, giornale del Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano.

Tuttavia, a parte un ristrettissimo gruppo di militanti che cercavano un contatto con gli ambienti del movimento di contestazione – peraltro senza trovarla -, la stragrande maggioranza degli appartenenti a movimenti omosessuali scelsero la via della provocazione pubblica, spesso volgare e bizzarra, con la conseguenza di isolare il movimento e rendere ancora più difficile una collaborazione con le altre anime della Rivoluzione sessuale (31). La svolta, per il movimento gay, venne alla fine degli anni Ottanta, quando la Rivoluzione sessuale aveva già mutato la concezione pubblica della sessualità: fu allora che il movimento assunse una connotazione più rassicurante puntando sull’equiparazione dell’omosessualità con i diritti civili (32).

Fatti

Nel 1965 giunse in Italia la pillola anticoncezionale. Nel 1971 fu abrogato l’articolo 553 del Codice Penale che vietava la propaganda e l’utilizzo di qualsiasi mezzo contraccettivo. Nel 1976 il ministero della Sanità abrogò le norme che vietavano la vendita della pillola anticoncezionale. Si trattò dell’ingresso nell’ordinamento giuridico nazionale della separazione tra sessualità e riproduzione.

Nel 1970 fu introdotto nell’ordinamento giuridico italiano il divorzio (Legge n. 898). Contro questa legge venne presentato un referendum abrogativo, votato il 12 e 13 maggio 1974, che vide la partecipazione dell’87,7% degli aventi diritto al voto. Il «no» all’abrogazione vinse con il 59,3% dei consensi. L’introduzione del divorzio nella legislazione italiana è insieme causa e conseguenza di un cambiamento nella mentalità italiana: «la legislazione di una generazione può divenire la morale della generazione successiva» (33); il matrimonio, tradizionalmente ambito naturale della sessualità, perde la sua connotazione principale di nucleo stabile fondante la società per assumerne una più privatistica (strumento di soddisfazione personale). Si tratta dello stesso cambiamento subito dalla concezione della sessualità.

Nel 1975 la sentenza n. 27 della Corte Costituzionale introdusse una distinzione ontologica tra la madre (definita «già persona») e il nascituro «che persona deve ancora diventare». Di fatto, era una anticipazione della legge 194 del 22 maggio 1978, che introduceva l’aborto nel sistema giuridico italiano. Il 17 e 18 maggio 1981 si votarono due referendum – uno presentato dal Movimento per la Vita e uno dal Partito Radicale – per, rispettivamente, abrogare e modificare la legge: nessuna delle due proposte ottenne l’avallo referendario. Nel 1995, Giovanni Paolo II illustrò l’intima connessione tra aborto e contraccezione (34), entrambi espressione della «mentalità contraccettiva», «edonistica e deresponsabilizzante nei confronti della sessualità».

5. Felicità sessuale?

La Rivoluzione sessuale sembra aver raggiunto il suo obiettivo: la sessualità ha cambiato i suoi significati e, svincolata dalla riproduttività e dalla relazione, è senz’altro diventata più libera.
Ma è diventata anche più felice?

«È stata lunga e tortuosa la marcia dal sesso monogamico e procreativo -l’unico autorizzato fino a quarant’anni fa – a quello etero e omo, adulterino, senza concepimento, senza età, via internet, sodomitico, orale, fantasioso, che è tipico della fine del Novecento. […] Questo – questo soltanto – è già sufficiente per decretare che i cambiamenti del secolo meritano davvero la definizione di “rivoluzione”. Ma, a somiglianza di tutti i rivolgimenti che promettono il paradiso in terra, anche questo si è rivelato inferiore alle sue attese, non ha regalato la felicità» (35).

«Dopo l’entusiasmo rivoluzionario, si può con calma constatare che il sesso è, sì, cambiato, liberato di gran parte dei pudori, ipocrisie, vincoli del passato. Ma, invece di produrre un’immediata felicità, ha creato nuovi e diversi problemi. Forse i nostri antenati avevano ragione. I due principi della rivoluzione sessuale – il diritto all’amore e il diritto alla felicità – rafforzano l’individualismo e mettono in secondo piano le esigenze sociali. E infatti sono sotto i nostri occhi la precarietà della famiglia tradizionale e la ricerca del piacere personale» (36).

 

di Roberto Marchesini, tit. orig. “Origini e primi sviluppi della rivoluzione sessuale“, estratto dal volume “Dal «centrismo» al Sessantotto“, ed. ARES 2007

——————————————

Note

1 M. BONESCHI, Senso. I costumi sessuali degli italiani dal 1880 a oggi, Mondadori, Milano 2000, p. 61.

2 Ibidem.

3 Cfr. Y. SEMEN, La sessualità secondo Giovanni Paolo II, trad.it., San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2005; CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, 31 maggio 2004.

4 M. CASTANEDA, Comprendere l’omosessualità, trad.it., Armando Editore, Roma 2006, p. 179.

5 D. H. F. DE SADE, Francesi! Ancora uno sforzo se volete essere repubblicani!, trad.it., in La filosofia del Boudoir, in Le Opere, scelte e presentate da E. Zolla, Longanesi, Milano 1964, pp. 290-294. Per approfondire il rapporto tra Rivoluzione e sessualismo cfr. R. CAMMILLERI, I mostri della ragione/2. Viaggio tra i deliri di utopisti & rivoluzionari, Ares, Milano 2005.

6 D. H. F. DE SADE, Francesi! Ancora uno sforzo se volete essere repubblicani!, in La filosofia del Boudoir, cit., pp. 125-172.

7 Come scrive Michele Brambilla: «In Italia – e solo in Italia – il Sessantotto durò dieci anni, fino al settembre del 1977, ed ebbe poi, ancora per molto tempo, una tragica appendice con la lotta armata» (M. BRAMBILLA, Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantotto, Rizzoli, Milano 1994).

8 Cfr. M. INTROVIGNE, Nella prospettiva della IV Rivoluzione. Le origini della Rivoluzione sessuale, in Cristianità. Organo Ufficiale di Alleanza Cattolica, anno VII, n 54, Piacenza ottobre 1979, pp. 4-8; IDEM, La Rivoluzione sessuale «dall’utopia alla scienza». La gnosi sessuale di Wilhelm Reich, in Cristianità. Organo Ufficiale di Alleanza Cattolica, anno VIII, n. 57, Piacenza gennaio 1980, pp. 3-8.

9 «Si direbbe che i movimenti più veloci siano inutili. Ma non è vero. L’esplosione di questi estremismi alza una bandiera, crea un punto di attrazione fisso che affascina per il suo stesso radicalismo i moderati e verso cui questi cominciano lentamente a incamminarsi. […] Ma lentamente la società sta percorrendo la via sulla quale essi avevano voluto portarla. Il fallimento degli estremisti è, dunque, soltanto apparente. Essi danno il loro contributo indirettamente, ma potentemente, alla Rivoluzione, attirando lentamente verso la realizzazione dei loro colpevoli ed esasperati vaneggiamenti la moltitudine innumerevole dei “prudenti”, dei “moderati” e dei mediocri» (p. CORRÈA DE OLIVEIRA, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, 3a ed. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977, pp. 85-86).

10 Cfr. ibid., pp. 81-82; e M. INTROVIGNE, La Rivoluzione sessuale dall’«utopia alla scienza». Metafisica dell’amore e Rivoluzione sessuale, in Cristianità. Organo Ufficiale di Alleanza Cattolica, anno IX, n. 71, Piacenza marzo 1981, pp. 7-13.

11 Statistica sentimentale delle ragazze, in Epoca, cit. in M. BONESCHI, Senso. I costumi sessuali degli italiani dal 1880 a oggi, cit., p. 245; e anche EADEM, Poveri ma belli. I nostri anni cinquanta, Mondadori, Milano 1995, pp. 309-310.

12 Ibid., p. 310; cfr. anche G. BRIENZA, Famiglia e politiche familiari in Italia, prefazione di R. Buttiglione, Carocci, Roma 2001, p. 18.

13 Ibidem.

14 A. MORALI-DANINOS, Storia delle relazioni sessuali, trad. it., Lucarini, Roma 1988, pp. 76-77.

15 J. WILLI, Che cosa tiene insieme le coppie, Prefazione di W. Pasini, trad.it., Mondadori, Milano 1992, p. 5.

16 Ibid., p. 11.

17 Cfr. P. R. AMATO e A. BOOTH, A Generation at Risk: Growing Up in an Era of Family Upheaval, Harvard University Press, Cambridge 1997.

18 Cfr. Rocco E ANTONIA, Porci con le ali, Savelli, Roma 1976; l’anno seguente Paolo Pietrangeli ne trasse il film omonimo.

19 Cfr. A. C. KINSEY, W. B. POMEROY e C. E. MARTIN, Sexual behaviour in the human male, Saunders, Philadelphia 1948, trad, it., Il comportamento sessuale dell’uomo, Bompiani, Milano 1950, prefazione di C. Luigi Musatti; e A. C. KINSEY, W. B. POMEROY, C. E. MARTIN e P. H. GEBHARD, Sexual behaviour in the human female, Saunders, Philadelphia 1948, trad, it., Il comportamento sessuale della donna, Bompiani, Milano 1956. Cfr. anche il mio Alfred Charles Kinsey e i suoi «rapporti»: «sesso e frode», in Cristianità. Organo Ufficiale di Alleanza Cattolica, anno XXXIV, n. 334, Piacenza marzo-aprile 2006, pp. 15-19.

20 W. B. POMEROY, Dr. Kinsey and the Institute for Sex Research, Harper and Row, New York 1972, p. 4, cit. in J. A. REISMAN e E. W. NICHEL, Kinsey, sex and fraud, cit., p. 202.

21 A. C. KINSEY, W. B. POMEROY e C. E. MARTIN, Il comportamento sessuale dell’uomo, cit., pp. 668-669.

22 Ibid., p. 669.

23 Cfr. M. BONESCHI, Poveri ma belli. I nostri anni Cinquanta, cit., p. 333; cfr. anche EADEM, Senso. I costumi sessuali degli italiani dal 1880 a oggi, cit., pp. 201-202.

24 Cfr. «In questi ultimi anni si sono delineate nuove tendenze nell’affrontare la questione femminile. Una prima tendenza sottolinea fortemente la condizione di subordinazione della donna, allo scopo di suscitare un atteggiamento di contestazione. La donna, per essere se stessa, si costituisce quale antagonista dell’uomo. Agli abusi di potere, essa risponde con una strategia di ricerca del potere. Questo processo porta a una rivalità tra i sessi, in cui l’identità e il ruolo dell’uno sono assunti a svantaggio dell’altro, con la conseguenza di introdurre nell’antropologia una confusione deleteria che ha il suo risvolto più immediato e nefasto nella struttura della famiglia» (CONGREGAZIONE PER LA DOTIRINA DELLA FEDE, Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, 31 maggio 2004, n. 2).

25 T. CAPOMAZZA e M. OMBRA, 8 marzo. Storie miti riti della giornata internazionale della donna, Utopia, Roma 1987, p. 136.

26 Cfr. D. O’ LEARY, Maschi o femmine? La guerra del genere, trad.it., a cura di D. Nerozzi, Rubbettino, Soveria Mannelli (Catanzaro) 2006.

27 Cfr. E. ARSAN, Emmanuelle, trad. it., Bompiani, Milano 1990.

28 Cfr. «Dov’è finito quel Pci, che in Costituente si pronunciava per l’indissolubilità del matrimonio? Che ancora negli anni Sessanta su Vie Nuove condannava il promotore della contraccezione di massa, Luigi De Marchi? La rivista comunista considerava il fondatore dell’Aied come una minaccia ben più insidiosa di quella dei fautori della guerra atomica preventiva contro l’Unione Sovietica: “I fautori del controllo delle nascite mirano a uno sterminio silenzioso delle masse rivoluzionarie”. In un altro articolo De Marchi veniva liquidato come “un novello Nerone”, che “incita i giovani all’orgia per cantare beffardo sulle rovine della città”» (P. L. FORNARI, DS & famiglia, i conti con la realtà, in Avvenire. Giornale quotidiano di ispirazione cattolica, 23 marzo 2006). Per approfondire la posizione del Pci cfr. l’intervento di G Brienza in questo stesso volume. Cfr. anche M. BONESCHI, Senso. I costumi sessuali degli italiani dal 1880 a oggi, cit., pp. 229-230.

29 Cfr. «A questo itinerario – in cui, come accennato, la pornografia ha una funzione tutt’altro che trascurabile – i socialisti italiani non hanno mancato di dare un pesante contributo, imponendo come uno dei primi frutti dell’accordo di centro-sinistra la legge del 1962 N. 161, che ha introdotto sui film quel nulla osta amministrativo che il magistrato Antonio Chiarelli, allora presidente della Settima Commissione Censura, definiva in una intervista “una sorta di bollo di stato a favore della pornografia”. E ne I padrini della pornografia [cfr. S. SURACE, I padrini della pornografia e il delitto Pecorelli, La Parola, Roma 1979, ndr] – il noto dossier-confessione steso nel 1978 dal «pornografo pentito» Stefano Surace – l’organigramma dei dirigenti e dei capofila del mondo della pornografia in Italia risultava costituito da uomini spesso direttamente collegati agli ambienti del Partito Socialista» (M. INTROVIGNE, La «morale» dell’Italia di domani? in Cristianità. Organo Ufficiale di Alleanza Cattolica, anno XI, n. 97, Piacenza maggio 1983, pp. 3-10).

30 Cfr. M. MIELI, Elementi di critica omosessuale, Feltrinelli, Milano 2002.

31 Cfr. G. ROSSI BARILLI, Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, Milano 1999.

32 Cfr. il mio «After the ball»: un progetto «gay» dopo il baccanale, in Cristianità. Organo Ufficiale di Alleanza Cattolica, anno XXXIII, n. 327, Piacenza gennaio-febbraio 2005, pp. 7-11; cfr. anche OBIETTIVO CHAIRE, ABC per capire l’omosessualità, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2005, pp. 39-40; e M. KIRK e H. MADSEN, After the ball. How America will conquer its fear & hatre of Gays in the 90’s, Piume, New York 1990.

33 Nigel Walker, criminologo inglese, cit. in J. B. ANDENÆS, La prevenzione generale nella fase della minaccia, dell’irrogazione e dell’esecuzione della pena, trad. it., in M. ROMANO e F. STELLA (a cura di), Teoria e prassi della prevenzione generale dei reati, il Mulino, Bologna 1980, p. 34.

34 Cfr. «[…] contraccezione e aborto, dal punto di vista morale, sono mali specificamente diversi: l’una contraddice all’integra verità dell’atto sessuale come espressione propria dell’amore coniugale, l’altro distrugge la vita di un essere umano; la prima si oppone alla virtù della castità matrimoniale, il secondo si oppone alla virtù della giustizia e viola direttamente il precetto divino “non uccidere”. Ma pur con questa diversa natura e peso morale, essi sono molto spesso in intima relazione, come frutti di una medesima pianta. È vero che non mancano casi in cui alla contraccezione e allo stesso aborto si giunge sotto la spinta di molteplici difficoltà esistenziali, che tuttavia non possono mai esonerare dallo sforzo di osservare pienamente la Legge di Dio. Ma in moltissimi altri casi tali pratiche affondano le radici in una mentalità edonistica e deresponsabilizzante nei confronti della sessualità e suppongono un concetto egoistico di libertà che vede nella procreazione un ostacolo al dispiegarsi della propria personalità. La vita che potrebbe scaturire dall’incontro sessuale diventa così il nemico da evitare assolutamente e l’aborto l’unica possibile risposta risolutiva di fronte a una contraccezione fallita. Purtroppo la stretta connessione che, a livello di mentalità, intercorre tra la pratica della contraccezione e quella dell’aborto emerge sempre di più e lo dimostra in modo allarmante anche la messa a punto di preparati chimici, di dispositivi intrauterini e di vaccini che, distribuiti con la stessa facilità dei contraccettivi, agiscono in realtà come abortivi nei primissimi stadi di sviluppo della vita del nuovo essere umano» (GIOVANNI PAOLO II, Enciclica Evangelium vitae, del 25 marzo 1995, n. 13).

35 M. BONESCHI, Senso. I costumi sessuali degli italiani dal 1880 a oggi, cit., pp. 6-7.

36 Ibid., p. 337.