Don Dariusz Oko: Dinamica e metodo dell'”omoeresia”

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del prof. don Dariusz Oko
Dipartimento di Filosofia dell’Università Pontificia Giovanni Paolo II di Cracovia
[traduzione del saggio Mit dem Papst gegen Homohäresie, “Theologisches” 9/10 (2012), pp. 403-426 presente qui: http://www.theologisches.net/files/2012%20-%20Theolog%20-%2009%20+%2010.pdf]

 

Da molte settimane in  Polonia ha luogo un’accesa discussione sulla “omosessualità clandestina nella Chiesa” causata dalle dichiarazioni di don Tadeusz Isakowicz-Zaleski nel suo ultimo libro Mi importa della verità [1].

Alcuni negano l’esistenza di questo mondo sommerso e divulgano tesi del tutto contrarie all’insegnamento della Chiesa; in entrambi i casi ciò non corrisponde al vero [2].

Vista la serietà del problema, mi sento in dovere di prendere la parola, perché anch’io vorrei la verità; ma soprattutto vorrei il bene, il bene fondamentale dell’uomo e della Chiesa, la comunione fondamentale della sua vita.

Nella discussione bisogna sempre partire dal principio fondamentale e assiomatico che sicuramente ognuno di noi ha una conoscenza solo parziale di ogni argomento, e che questa conoscenza è probabilmente in parte inesatta. Questo principio dovrebbe portare alla semplice esposizione del proprio punto di vista e all’ascolto attento degli argomenti degli interlocutori o degli avversari. Così ciascuno di noi può, nel miglior modo possibile, arricchire le proprie convinzioni di base eventualmente ampliandole e correggendole da possibili errori. La validità e la soddisfazione di un dialogo onesto consistono proprio in ciò, ed io vorrei attenermi a questo „modus operandi”.

Il dovere di prendere posizione sul problema dell’omosessualità clandestina nella Chiesa è legato al mio impegno nella critica filosofica dell’ideologia e della propaganda omosessuale (in breve omoideologia e omopropaganda), della quale mi occupo da tanti anni su richiesta e con l’incoraggiamento di molti cardinali e vescovi [3].

Per l’occasione ho messo insieme, probabilmente, una delle più grandi raccolte della Polonia di libri e dati su questo argomento. Nell’esecuzione di tale compito mi sono stati di grande aiuto molti amici e alleati, sia laici che religiosi, sia professori universitari che medici esercitanti, ma anche tante altre persone che non conoscevo prima, le quali incoraggiate dai miei interventi e dalla lettura dei miei articoli, contribuivano ad ampliare e correggere il mio pensiero. In tal modo mi sono giunte informazioni, risultati di ricerche scientifiche e documenti ufficiali sia dalle diverse regioni della Polonia che dalle diverse parti del mondo, soprattutto da Stati Uniti, Gran Bretagna, Irlanda, Germania, Austria, Olanda, Italia e specialmente dalla Santa Sede. Ho iniziato il mio lavoro come una lotta contro una mortale minaccia esterna al cristianesimo, ma poco, a poco ho scoperto che la divisione fra esterno ed interno non è così facile. L’avversario non è soltanto all’esterno della Chiesa, ma è anche già ben radicato al suo interno, pur se spesso dissimulato come un “cavallo di Troia”. Il problema dell’omoideologia e dell’omolobby non esiste soltanto all’esterno della Chiesa, ma è ben presente anche al suo all’interno, dove l’omoideologia diventa omoeresia. Per scoprirlo non è nemmeno necessario conoscere il contenuto degli archivi dell’Istituto della Memoria Nazionale (in polacco IPN) che costituisce solo una delle tante fonti. Questi fatti sono noti anche nei paesi in cui l’IMN non c’era. Per constatarlo basta raccogliere le informazioni attendibili dei mass-media laici ed ecclesiastici degli ultimi anni, la conoscenza della natura umana, il pensiero razionale, l’associazione di fatti e di documenti, che costituiscono la reazione della Chiesa al problema di cui stiamo parlando.

1. Globalità del fenomeno

Per prima cosa bisogna denunciare una menzogna generalizzata da parte dei mass media che parlano continuamente della pedofilia del clero, mentre il più delle volte si tratta di efebofilia, cioè una degenerazione che non consiste nella attrazione sessuale da parte di maturi maschi omosessuali per i bambini, ma per ragazzi adolescenti in età puberale. È una tipica deviazione legata all’omosessualità. Le conoscenze principali su questo argomento derivano dal fatto che più dell’80% dei casi di abusi sessuali del clero scoperti negli Stati Uniti sono costituiti da efebofilia, e non da pedofilia [4]. Questo fatto, accuratamente nascosto e taciuto, va invece evidenziato, perché rivela particolarmente bene l’ipocrisia dell’omolobby sia mondiale che ecclesiastica.

In altri stati la situazione è simile, e bisogna quindi ricordare che gli scandali per violenza sessuale, che hanno scosso la Chiesa a livello mondiale, nella stragrande maggioranza dei casi sono stati opera di sacerdoti omosessuali.

La Chiesa sta pagando un prezzo altissimo per l’emergere di questi gravissimi reati ed ha perso per questo molta della sua credibilità. Questo tipo di reati ha causato drammatiche difficoltà sia nel campo spirituale che materiale in diocesi ed ordini religiosi, in conventi e seminari, provocando uno spopolamento delle chiese in intere province ecclesiastiche [5]. Si stima inoltre che la Chiesa statunitense abbia dovuto pagare risarcimenti superiori ad un miliardo e mezzo di dollari [6]. Eppure tutto questo non sarebbe successo senza l’esistenza di quel mondo sommerso del quale i pubblici ministeri hanno svelato soltanto la punta dell’iceberg.

Gli scandali hanno riguardato anche persone all’apice della gerarchia ecclesiastica, come per esempio in Polonia il caso dell’arcivescovo Juliusz Paetz, che nel 2002 è stato rimosso dalla diocesi di Poznań. Anche nella cattolicissima Irlanda, uno stato così simile alla Polonia dal punto di vista spirituale e storico, negli ultimi anni alcuni vescovi sono stati rimossi dalle loro cariche. Uno di loro è stato John Magee, vescovo della diocesi di Cloyne, sollevato dall’incarico nel 2010 per l’accusa di molestie sessuali e di aver messo a tacere reati di pedofilia e di efebofilia di 19 preti della sua diocesi.

In passato sia Juliusz Paetz che John Magee avevano lavorato per un lungo periodo insieme in Vaticano, come stretti ed influenti collaboratori di tre papi consecutivi.

La condotta di Rembert Weakland, un arcivescovo particolarmente “liberale” e „aperto”, che negli anni 1977-2002 ha diretto la diocesi di Milwaukee negli Stati Uniti, dimostra fino a che punto possono spingersi i combattenti preti gay in abito talare. Lui stesso ha ammesso di essere gay e di aver avuto rapporti sessuali continuativi con molti partner. Nel corso di tutti i 25 anni del suo ufficio, si è sempre opposto al papa ed alla Santa Sede in molte questioni, ed ha particolarmente criticato e respinto l’insegnamento del Magistero della Chiesa cattolica sull’omosessualità. Per di più ha appoggiato e protetto gli omosessuali attivi nella sua diocesi, aiutandoli a sottrarsi alla responsabilità per i reati di carattere sessuale ripetutamente da loro commessi. Alla fine del suo esercizio ha anche attuato una malversazione gigantesca, sottraendo circa mezzo milione di dollari dalla cassa della diocesi per mantenere il suo ex-partner. […]

Tutti per molto tempo sono rimasti impuniti, nonostante insistenti voci e ripetute accuse, pervenute a Roma nel corso di molti anni. È stato risolutivo soltanto un arrivo diretto al Santo Padre oppure la diffusione della notizia nei media. Altrimenti tutto veniva bloccato ai livelli inferiori della gerarchia locale o in quella vaticana. E la stessa cosa è successa in molti altri casi. Per esempio, per la pedofilia omosessuale ed efebofilia sono stati rimossi dalle loro cariche, solo dopo molti anni, i vescovi: Patrick Ziemann di Santa Rosa in California (1999), Juan Carlos Maccarone di Santiago del Estero in Argentina (2005), Georg Müller di Trondheim in Norvegia (2009), Raymond John Lahey di Antigonish in Canada (2009), Roger Vangheluw di Bruges in Belgio (2010), John C. Favolara di Miami (2010) ed Anthony J. O’Connell di Palm Beach in Florida (2010).
Molti altri vescovi hanno avuto lo stesso trattamento, a causa dell’occultamento e della messa a tacere dei loro delitti. Analogamente è capitato a molti sacerdoti, anche a quelli più influenti.

La potenza di questa attività sotterranea viene comprovata non soltanto dal numero dei gravi abusi sessuali perpetrati, ma anche, e forse molto di più, dal fuorviante processo di selezione dei candidati alla carica di vescovo, dalla possibilità di fare una grande „carriera” nell’ambito della Chiesa anche da parte di chi abbia commesso abusi del genere, conducendo una doppia vita.

Ne costituiscono la prova anche fatti come l’efficacia dell’occultamento e la messa a tacere di tali situazioni, il blocco spesso insormontabile di tutti i tentativi all’interno della Chiesa di difendere le vittime, di scoprire la verità e fare giustizia. Da quanto sopra si evince quanto sia difficile, a causa di difficoltà veramente “strane”, perseguire per le sue azioni, con sanzioni che sembrerebbero ovvie, un ecclesiastico omosessuale. È anche ogni successo in tale ambito risulta limitato, parziale e temporaneo.

Di conseguenza, si verifica una situazione terribile: la salvaguardia degli omocolpevoli è più importante della sorte dei ragazzi e degli adolescenti, della sorte della Chiesa intera. Se questo fosse fatto in modo del tutto consapevole, sarebbe un alto tradimento della Chiesa, un tradimento compiuto dalla Chiesa nei confronti dei giovani!

Testimonianza particolare di questa situazione è anche costituita dalla paura evidente, dall’imbarazzo, dal rifugiarsi nel silenzio, perfino dall’incapacità di attuare l’insegnamento elementare della Chiesa su questo argomento da parte dei sacerdoti, soprattutto in alcune diocesi e ordini religiosi.

Di che cosa hanno paura costoro? Da dove deriva la paura che si legge negli occhi di interi gruppi di uomini adulti e maturi? Da dove provengono le nevrosi, le malattie di cuore e non, che affliggono quei preti che comunque cercano di opporsi a queste abiezioni, in difesa soprattutto dei bambini e degli adolescenti? Probabilmente hanno paura delle azioni di una lobby molto influente, che esercita il potere e che temono di potersi pericolosamente inimicare [7].

Per riuscire a nascondere ed a far tollerare un Male del genere bisogna avere uomini nelle cariche importanti, bisogna formare non più soltanto una omolobby, ma una potente congrega, perfino una omomafia.

Era d’accordo in tal senso anche Jarosław Gowin, attuale ministro della giustizia polacco, quando, ancora da senatore, parlava dello scandalo degli abusi omosessuali, dei reati di molestie sessuali su giovani e seminaristi, nonché dell’occultamento di questi fatti, commessi da sacerdoti della diocesi di Płock. Il ministro Gowin ha rivelato che in un suo intervento in Chiesa, durante la causa contro il vescovo Paetz, ha avuto l’impressione di avere a che fare con una sorta di mafia, che, a difesa del proprio interesse, arrivava a negare brutalmente fatti e principi, perfino quelli più evidenti [8].

Don Mons. Charles Scicluna, che è il principale responsabile per risolvere nella Chiesa casi di questo genere, in un certo qual modo un „pubblico ministero”, promotore di giustizia presso l’ufficio disciplinare della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha parlato di quell’ambiente nello stesso modo, come se fosse una mafia. Si esprimeva così durante il simposio dedicato ai problemi degli abusi sessuali nella Chiesa “Verso la guarigione e il rinnovamento”,organizzato nel febbraio 2012 a Roma [9]. Don Mons. Charles Scicluna, a nome di Benedetto XVI, ha condannato decisamente non soltanto gli artefici dei delitti, ma anche i superiori che coprivano le loro azioni. Inoltre ha chiesto di opporsi decisamente a questi comportamenti, di collaborare apertamente con la polizia e di agire seguendo la via della purificazione indicata dalla Santa Sede. Infatti, quanto più i criminali organizzati sono efficaci nella difesa dei propri interessi, tanto più sono efficienti nell’arrecare danni agli altri, nonché nella distruzione della credibilità della Chiesa. In tal modo un forte impulso di decristianizzazione esce direttamente dall’interno della Chiesa stessa.

Ordunque, in tutta la discussione svoltasi fino ad ora ritengo che le parole del gesuita professore Józef Augustyn S.I. siano particolarmente significative. Egli si è così espresso: ”Il problema esiste – a mio parere – non “in loro”, ma nella nostra reazione “a loro”. Come noi, sacerdoti semplici e superiori, reagiamo ai loro comportamenti? Permettiamo di spaventarci, ci ritiriamo, incitiamo a tacere, facciamo finta che il problema non esista? Ovvero al contrario: affrontiamo il problema, ne parliamo apertamente, li priviamo della loro influenza, li rimuoviamo dalle cariche? Costoro non dovrebbero lavorare in seminario né occupare nessuna carica importante. Se la lobby degli omosessuali esiste e riesce a dire qualcosa in qualsiasi struttura ecclesiastica, è perché noi ci ritiriamo, le cediamo il passo,  fingiamo ecc. (…)

La Santa Sede (…) ha dato un segno evidente su come risolvere questo tipo di problemi. Il nascondere comportamenti di persone disoneste, comportamenti che prima o poi comunque vengono a galla, distrugge l’autorità della Chiesa. I fedeli si chiedono spontaneamente come sia possibile che la comunità ecclesiastica mantenga una sua credibilità se tollera situazioni del genere. Se accettiamo a priori che lobbisti fra i preti omosessuali non ci siano stati, non ci sono e non ci saranno mai, è proprio allora che appoggiamo quel fenomeno. La lobby dei sacerdoti omosessuali diventa così impunita e costituisce un grave pericolo” [10].

2. Meccanismo di nascita dell’omoambiente

Come si può evincere dai casi sopracitati, si è dovuto cedere molto a queste lobby visto che quegli eventi si sono potuti verificare (e tuttora lo potrebbero). Una maggioranza “normale” non dovrebbe però lasciarsi intimorire dalla minoranza corrotta. Bisogna pertanto cercare di capire bene il meccanismo in base al quale queste lobby possono svilupparsi.

Tutto inizia dal fatto che per un seminarista, con tendenze o con orientamento omosessuale profondamente radicato, è molto più difficile diventare un buon prete. Da una parte il sacerdozio può attirarlo, gli può sembrare un biotipo ideale, dato che in tal modo può vivere in un ambiente esclusivamente maschile, da cui è tanto attratto, e non deve giustificarsi per l’assenza delle donne nella sua vita. Al contrario, la rinuncia al valore supremo del matrimonio (per quale peraltro lui non si sente portato) viene considerata un sacrificio grandissimo per il Regno dei Cieli. La situazione sembra essere del tutto confortevole. Perciò, se non gli vengono poste delle barriere tali casi possono essere, in percentuale, più numerosi in alcuni ordini religiosi ed in alcune diocesi che nel resto del mondo, cioè molto di più del 1,5 % [11]. Ma quanti sono? – ciò dipende dalla forza che sono riusciti a dare alla loro posizione e dal grado di remissività degli altri sacerdoti, oppure dal fatto che essi non hanno ancora acquisito coscienza della gravità del problema.

D’altra parte, l’omosessualità è una ferita della personalità che pregiudica molte sue funzioni. Essa fra l’altro condiziona le relazioni nei confronti sia dei maschi che delle femmine e dei bambini; crea un’abitudine costante alla finzione, per nascondere un aspetto importante della propria vita, che impedisce relazioni sincere, profonde ed oneste dal punto di vista emozionale con colleghi ed educatori. Inoltre, rende più difficile un’appropriata comprensione e rispetto della femminilità e del matrimonio, come mistero dell’amore fra l’uomo e la donna. Per di più, se un omosessuale ha nei confronti dei maschi gli stessi desideri che un uomo sessualmente sano nutre nei confronti delle donne, tali desideri saranno in lui continuamente risvegliati dalla presenza costante e vicina degli oggetti del suo interesse morboso. Egli si viene a trovare in una situazione analoga a quella in cui si troverebbe un uomo normale, che per alcuni anni (oppure anche per tutta la vita) ogni giorno dovesse vivere con molte donne attraenti sotto lo stesso tetto, nelle stesse camere da letto e negli stessi bagni. La probabilità di perseverare nella castità diminuirebbe sensibilmente. Bisogna comprendere e cercare di rispettare nel miglior modo possibile i nostri fratelli omosessuali, come ogni persona umana. Essi molte volte provano con tutte le forze a resistere alle loro tentazioni, ed alcuni ci riescono anche, e vivono in modo onesto e perfino santo. Comunque, oggettivamente ciò è molto più difficile per cui accade anche più raramente.

Se invece non saranno in grado di dominare le loro tendenze, e riusciranno a superare tutti i controlli all’interno del seminario, dovranno affrontare i loro veri problemi durante la vita sacerdotale oppure quella nell’ordine religioso. Lì non li ostacolerà più la presenza né il controllo dei superiori, visto che la libertà è molto più grande. Se cedono alla tentazione ed imboccano la via dell’omosessualità durevole ed attiva, allora la loro situazione diventa tragica. Da una parte ogni giorno amministrano i sacramenti, celebrano la Santa Messa, hanno a che fare con le cose più sacre, e dall’altra fanno continuamente qualcosa di opposto, di particolarmente indegno. In tal modo “si immunizzano” contro tutto quello che è superiore e santo, e la loro vita morale si atrofizza e scivola verso la caduta. E se muore dentro di loro tutto quello che è superiore, tanto più spazio si crea per quello che è inferiore, e con esso il desiderio delle cose materiali, sensuali: sesso, soldi, potere, carriera, lusso. È difficile aiutarli, perché che cosa potrebbe salvare costoro quando hanno fallito i più importanti mezzi della formazione, della fede e della grazia? Comunque sanno molto bene di rischiare lo smascheramento e il discredito, e perciò si supportano a vicenda. Formano dei gruppi informali, delle combriccole, e perfino una specie di mafia, cercando di dominare soprattutto i luoghi dove albergano potere e denaro. Una volta raggiunta una carica decisionale, cercano di appoggiare e di promuovere prima di tutto le persone dalla natura simile alla loro oppure almeno quelle di cui sono certi che non si opporranno mai per il loro debole carattere. In tal modo può avvenire che la Chiesa si trovi ad avere in posizioni direttive persone profondamente corrotte, persone molto lontane dal livello spirituale degno di una carica importante, persone false e particolarmente esposte ai ricatti degli avversari del cristianesimo.

Le persone che non „parlano dal cuore”, tengono celato questo loro modo di essere, perché sanno che dovrebbero vergognarsi. Ripetono invece frasi apprese e copiano testi di altri. Spesso si avverte intorno a loro una percepibile atmosfera di falsità e di torpore morale. Fariseismo nella forma  più pura [12].

Benché alcuni di loro siano soltanto omosessuali passivi, di solito cercano di difendere e di promuovere anche quelli attivi, sono molto solidali nei loro confronti, pronti a mentire insieme a loro. In tal modo pongono il proprio benessere al di sopra del bene della comunità, secondo il motto: „Che la Chiesa sia perfino tanto screditata, tanto derisa, purché io ed i „miei” stiamo bene fino alla fine della vita, che non ci manchi niente”. Omertà nella sua forma più pura. In tal modo costoro possono però dominare in molti campi della gerarchia ecclesiastica, diventare „gruppi detentori di potere”, acquisendo di fatto un influsso enorme sulle nomine importanti e su tutta la vita della Chiesa. Molte volte risultano essere più forti perfino di vescovi onesti e diligenti [13].

Ed è da qui che nascono le più gravi difficoltà per gli altri sacerdoti. Può accadere che vengano accolti in seminario giovani che sono già partner di quegli omopreti. Quando il rettore oppure un altro superiore cercano di allontanarli, succede che alla fine dei conti sono loro stessi ad essere rimossi, e non gli omoseminaristi. Altre volte, quando un vicario tenta di difendere i giovani dalle molestie sessuali di un parroco è proprio lui, e non il parroco, ad essere richiamato all’ordine, vessato ed infine trasferito. Per aver svolto con coraggio il proprio dovere costui si ritrova a vivere esperienze dolorose. Succede che, con un’azione organizzata, egli venga ricattato, umiliato e diffamato sia nell’ambiente parrocchiale che sacerdotale. Inoltre, quando un prete o un frate subiscono loro stessi delle molestie sessuali da altri colleghi e superiori e cercano di chiedere aiuto e difesa ai livelli più alti, può accadere che incontrino un omosessuale ancora più importante.

In tal modo i membri di un’omocombriccola possono raggiungere cariche ed esercitare influenze così rilevanti da acquisire una sensazione di potere straordinario e di assoluta impunibilità [14] La loro vita diventa molte volte una caricatura diabolica del sacerdozio così come le omorelazioni sono le caricature del matrimonio. Come è noto, anche dai mass-media, costoro iniziano a comportarsi come drogati dell’omosesso, diventano sempre più dissoluti, ed arrivano talvolta a commettere anche atti di violenza. Iniziano a compiere molestie perfino sui minori costringendoli a fare sesso. Allora hanno luogo gli atti più gravi, come omicidi e suicidi.

Dell’esistenza del problema del vescovo Paetz ho saputo casualmente da un seminarista, che mi ha raccontato con spavento e tremore come era molestato proprio dal suo vescovo diocesano. Quel ragazzo rischiava di perdere la fede e la salute psichica oltreché quella spirituale. Non era facile convincerlo che un uomo non è rappresentativo di tutta la Chiesa. Anche per questo bisogna diventare prete, per non lasciare qualcosa di così importante nelle mani di persone del genere. Molte storie simili  sono state riportate da preti di Łomża e di Poznań (dove Paetz è stato successivamente vescovo diocesano), incontrati durante congressi scientifici nazionali ed internazionali.

Tuttavia i nostri interventi presso i vari gradini della gerarchia ecclesiastica non davano alcun risultato, incontravano un muro insormontabile, perfino in una questione così evidente. Mentre nel caso di un vicario o di un insegnante di religione basterebbe soltanto un accenno a informazioni del genere per provocare una reazione, nel caso di quel vescovo ci è voluto invece un clamore mediatico ed un intervento diretto dal papa.

Alla situazione specifica si addicono le parole di don Augustyn: “La Chiesa non genera l’omosessualità, ma è una vittima delle persone disoneste con tendenze omosessuali, che sfruttano le strutture ecclesiastiche per realizzare i propri istinti più bassi. I preti omosessuali praticanti sono maestri nel camuffarsi. A volte li smaschera un caso. (…) Un vero pericolo per la Chiesa è costituito da (…) cinici preti omosessuali, che sfruttano le loro cariche a favore di loro stessi, e lo fanno a volte in modo del tutto astuto. Questi fatti costituiscono una grande sofferenza per la Chiesa, per la comunione sacerdotale, per i superiori. Il problema è molto spinoso [15]”.

3. La lotta di Benedetto XVI

Benedetto XVI ha conosciuto questo tipo di sacerdoti durante tanti anni di lavoro in Vaticano. Molte volte sottolineava quanto sconvolgente fosse per lui scoprire la dimensione della piaga dei reati commessi dagli omosessuali nella Chiesa, l’estensione dell’attività clandestina connessa e la gravità dei danni procurati ai giovani ed alla Chiesa intera. Si è così espresso: “Sì, è una crisi grande, bisogna dirlo. È stato sconvolgente per tutti noi. All’improvviso tutta quella sporcizia. È stato quasi come se il cratere di un vulcano avesse improvvisamente eruttato una grossa nube di sporcizia che insudiciava e rabbuiava tutto, cosicché soprattutto il sacerdozio improvvisamente appariva come un luogo della vergogna ed ogni sacerdote era sospettato di essere “uno di quelli” [16]”. Ancora cardinale, si riferiva soprattutto a sacerdoti del genere durante la famosa Via Crucis al Colosseo nel 2005, poco prima della morte di Giovanni Paolo II e dell’elezione a Romano Pontefice, esprimendosi in tal modo: “Quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? (…) In quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! (cfr. Mt 8,25)”Il papa ha anche constatato: “La più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa” [17]. Sapeva quale compito lo aspettava, perciò durante la liturgia per l’insediamento nel Ministero Petrino come vescovo di Roma, svoltasi il 24 aprile 2005, ha detto: “Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi” [18].

Perciò, una volta eletto papa, ha iniziato ad agire con determinazione e rapidità. Ha posto come una delle priorità del suo pontificato la purificazione della Chiesa dagli abusi omosessuali e l’eliminazione degli stessi per il futuro. Ha iniziato a rimuovere sacerdoti corrotti dalle loro cariche. Già durante i primi mesi del suo pontificato, ancora nel 2005, ha promulgato una direttiva che vietava rigorosamente l’ordinazione degli omosessuali non guariti. Tale direttiva era accompagnata da una lettera inviata dalla Santa Sede ai vescovi di tutto il mondo, che intimava la rimozione immediata dei preti con tendenze omosessuali da qualsiasi incarico educativo nei seminari [19]. Successivamente un documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica del 2008 ha impedito del tutto la loro ammissione nei seminari. In questo documento viene chiaramente detto che tali candidati vi possono accedere solo dopo la loro completa guarigione [20]. Siffatte norme sono state confermate per tutta la Chiesa nel 2010 dalla Nota del Vicariato di Roma per il Successore di San Pietro [21]. Un esempio di comportamento in tali casi è costituito anche dalla lettera pastorale del papa ai cattolici dell’Irlanda “Gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi” [22], del 2010. Così come Joachim Gauck, pastore protestante ed attuale Presidente della Repubblica Federale Tedesca, ha condotto in modo riuscito ed esemplare la lustratio (indagini sugli atti contenuti negli archivi della Stasi), anche il suo connazionale in Vaticano effettua con decisione ed onestà una purificazione cristiana della Chiesa [23]. Il papa cerca inoltre di impedire che una catastrofe del genere si ripeta in futuro. Lo fa tramite un risoluto divieto delle ordinazioni di persone con tendenze omosessuali nonché tramite la rimozione delle possibilità di rinnovamento di quell’ambiente.

Bisogna sottolinearlo, visto che nella Chiesa polacca il problema della relazione omosessualità – sacerdozio non è stato ancora sufficientemente affrontato. Sembra che la svolta introdotta in quest’ambito da Benedetto XVI e dalla Santa Sede, nel paese della Vistola sia ancora troppo poco conosciuta. I dettami del Pontefice possono essere così riassunti:

1) Invece della divisione tra l’omosessualità attiva e quella passiva, il Santo Padre nei documenti ufficiali introduce una divisione tra le tendenze omosessuali transitorie, che accadono nel periodo dell’adolescenza, e quelle profondamente radicate. Tutte e due le forme di omosessualità, e non più soltanto l’omosessualità attiva(di solito transitoria), costituiscono un ostacolo che esclude dall’ordinazione sacerdotale.

2) L’omosessualità non è conciliabile con la vocazione sacerdotale. Di conseguenza, non è solo rigorosamente vietata l’ordinazione di uomini con qualsiasi tipo di tendenza omosessuale (pur se transitoria), ma anche la loro ammissione in seminario.

3) Le tendenze omosessuali transitorie devono essere superate prima dell’ammissione al primo anno di studi oppure al noviziato.

4) Seminari, Ordini sacri, canoniche  e curie diocesane devono essere del tutto libere da qualsiasi forma di omosessualità.

5) Gli uomini con tendenze omosessuali, già ordinati diaconi, preti e vescovi conservano la validità delle ordinazioni, ma sono obbligati ad osservare tutti i comandamenti di Dio nonché di tutte le disposizioni della Chiesa. Così, come gli altri preti, devono vivere in castità e cessare ogni azione contro il bene della persona umana e della Chiesa, qualsiasi attività di carattere mafioso e soprattutto atteggiamenti di rivolta contro il Santo Padre e la Santa Sede.

6) I sacerdoti afflitti da disturbi del genere sono fortemente indirizzati ad intraprendere al più presto una terapia adeguata [24].

Nel libro di Benedetto XVI del 2010 Luce del mondo troviamo un frammento molto importante sull’omosessualità ed il sacerdozio. Le parole del Santo Padre sono una specie di commento ai documenti precedenti della Santa Sede. Le parole del papa provengono “direttamente dal cuore” e sono particolarmente esplicite:

L’omosessualità non è conciliabile con il ministero sacerdotale; perché altrimenti anche il celibato come rinuncia non ha alcun senso. Sarebbe un grande pericolo se il celibato divenisse motivo per avviare al sacerdozio persone che in ogni caso non desiderano sposarsi, perché in fin dei conti anche il loro atteggiamento nei confronti dell’uomo e della donna è in qualche modo alterato, disorientato, ed in ogni caso non è in quell’ordine della creazione del quale abbiamo parlato.

Alcuni anni fa la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha emanato una disposizione per la quale candidati omosessuali non possono diventare sacerdoti perché il loro orientamento sessuale li distanzia dalla retta paternità, da ciò che nel profondo definisce l’essere sacerdote. La scelta dei candidati al sacerdozio deve perciò essere molto accurata. Bisogna usare molta attenzione affinché non si introduca una simile confusione ed alla fine il celibato dei preti non venga identificato con la tendenza all’omosessualità” [25].

La grande importanza data dal papa e dalla Santa Sede a questo problema viene messa in evidenza dal fatto che, benché nell’Europa occidentale ed in America manchino preti e nuove vocazioni, la Chiesa non vuole accettare nei seminari tale genere di candidati, visti i gravi danni arrecati dai sacerdoti omosessuali. Troppo sono già costati alla Chiesa!

4. Omoeresia nella Chiesa

Non tutti però vogliono accettare i principi sopraelencati. L’insegnamento del papa incontra opposizioni: la comunità omosessuale della Chiesa si difende ed attacca. Ha bisogno anche di strumenti intellettuali, di giustificazioni e perciò l’omoideologia assume, nei suoi ragionamenti, discorsi e scritti, la forma di omoeresia.

La ribellione più aperta contro il papa e contro la Chiesa è diretta da alcuni gesuiti statunitensi che si oppongono apertamente e dichiarano che, in contrasto con i principi sopracitati, accetteranno ugualmente seminaristi con tendenze omosessuali, invitandoli perfino di proposito [26].

Hanno in questo una lunga tradizione poiché da anni costituiscono un baluardo della omoideologia e della omoeresia. Fanno proprie molte opinioni di un teologo morale eretico ed ex-prete Charles Curran. Sono anche grandemente influenzati dal loro ex-fratello padre John McNeill S.I., che ha fondato il movimento pro-omosessualeDignity ed ha pubblicato il libro la Chiesa e l’omosessuale in cui respinge apertamente l’insegnamento della Chiesa ed accoglie come propria l’omoideologia. Questo libro ha ottenuto l’imprimatur del suo Provinciale di New York e, nonostante i divieti del Vaticano, è stato ristampato più volte. Il libro è pertanto diventato una specie di bibbia omosessuale per molti gesuiti americani. McNeill assume per costoro un’importanza forse superiore a quella di Gesù o di San Paolo, sicuramente più di quella del papa [27]. Le riviste “Theological Studies” ed “America”, da loro pubblicate, sostengono e  diffondono sempre idee pro-omosessuali. Di conseguenza, si stima che i preti omosessuali abbiano già raggiunto in America il più alto grado al mondo di diffusione, che supera ampiamente il 30 %. Mentre i gay si sentono sempre più a loro agio, gli altri sacerdoti, in quest’ambiente specifico, si sentono sempre più in difficoltà [28]. Si può dire che il quarto voto di obbedienza al papa è stato cambiato da costoro in quarto voto di arcidisubbedienza.

Questo stato di cose non ci dovrebbe né meravigliare né impressionare particolarmente, visto che anche gli ecclesiastici sono soggetti agli influssi della propria epoca, anche a quelli peggiori. Se sono troppo deboli intellettualmente oppure moralmente, allora non soltanto sono soggetti, ma addirittura cedono ad essi. Tutto ciò è una delle cause principali della nascita delle eresie nella Chiesa, eresie già numerose e che la Chiesa ha dovuto smascherare e combattere. All’epoca della dominazione delle ideologie fasciste e marxiste anche all’interno della Chiesa c’erano sia preti fascisti che marxisti. Ed ora che dagli uomini di sinistra viene promossa l’omoideologia, allora anche nella Chiesa sono certamente presenti  sacerdoti omideologi, ed a volte perfino omoeretici.

Don Jacek Prusak S.I. è il loro rappresentante più conosciuto in Polonia, istruito appunto dai gesuiti americani. Sono già otto anni che viene considerato il portavoce dell’omolobby della Chiesa e che lotta per gli interessi di quella lobby.

Il lessico e gli argomenti di don Jacek Prusak sembrano essere spesso presi, parola per parola, dai manuali di omoideologia, specificamente dalle pagine che si riferiscono ai gay. I suoi testi hanno molte lacune sia di contenuto che di logica, ma il loro scopo principale è sempre lo stesso: fare un’apologia, la più grande possibile, dell’omosessualità in generale, e soprattutto del sacerdozio omosessuale, indipendentemente da quante manipolazioni siano necessarie per raggiungere questo obiettivo [29].

Quando un ecclesiastico o un laico parlano in pubblico della posizione della Chiesa sull’omosessualità, quando la difendono e la sostengono, quando invitano a mantenerla, devono aspettarsi un attacco immediato e brutale di don Jacek Prusak, un attacco ripetuto anche su giornali particolarmente anticristiani.

In questa grande lotta della Chiesa contro l’omoideologia egli si schiera in modo inequivocabile da parte avversa e lo fa in modo perfetto. In un primo momento è stato sostenuto anche da padre Tadeusz Bartoś O.P., benché con atteggiamenti molto meno aggressivi. Quando invece nel 2007 padre Tadeusz Bartoś ha lasciato il sacerdozio e l’ordine dei frati domenicani, don Jacek Prusak è rimasto da solo a svolgere questo ruolo [30]. Egli è il “commentatore di turno” dei media che sono ostili alla Chiesa soprattutto per quanto riguarda tale tema. Nel 2005, subito dopo la pubblicazione della disposizione papale che vietava l’ordinazione di omosessuali, don Jacek Prusak l’ha sottoposta ad una pesante critica su un giornale noto per la sua fanatica propaganda dell’omoideologia [31]. Anche nel suo articolo Lawendowa historia Kościoła [Storia di lavanda della Chiesa], ha sostenuto che l’orientamento omosessuale non deve escludere un candidato al sacerdozio, ponendosi in posizione esattamente contraria alle dichiarazioni del Magistero della Chiesa cattolica. Egli mette in dubbio l’esistenza dell’omolobby nella Chiesa, mentre lui stesso nonché la sua attività sono prove particolarmente convincenti dell’esatto contrario [32]. In tal modo continua la tradizione di preti che esprimono idee contrarie all’insegnamento della Chiesa e proprio per questo vengono portati avanti dai mass media anticristiani di sinistra. Ne sono esempi don Michał Czajkowski, l’ex gesuita Stanisław Obirek e l’ex domenicano Tadeusz Bartoś.

È facile convincersi di questo fatto paragonando gli interventi di don Prusak su questo argomento con le dichiarazioni del papa e con i documenti della Chiesa sopracitati. Comunque non è possibile accettare che un prete omoideologo attacchi l’insegnamento della Chiesa nonché i sacerdoti e i laici che difendono quest’insegnamento, che la minoranza omoideologica domini sulla maggioranza normale. Il modo in cui don Jacek Prusak si oppone al Santo Padre è inammissibile e scandaloso.

Qui è in gioco l’esistenza stessa della Chiesa. Tale ideologia e tali manipolazioni vanno soffocate sul nascere, dato che l’aumento di sacerdoti come don Prusak potrebbe creare seri problemi di sopravvivenza alla Chiesa stessa. Si potrebbe arrivare addirittura all’autodistruzione della Chiesa, il che è già successo in molti posti dell’Ovest. La Chiesa che contraddice se stessa, che rinnega i proprio insegnamento, non è utile a nessuno, muore, come la Chiesa in Olanda. Qualcosa di contraddittorio in fondo non può esistere.

Una teologia sbagliata è un pericolo mortale. Un teologo non competente può ridurre la fede, la teologia e la filosofia alla psicologia. Può insomma introdurre un’infezione nell’organismo della Chiesa, un “virus” contenente le idee malate dell’avversario, può contagiare se stesso ed il prossimo con malattie di altri. È quello che si è verificato nel caso di Eugen Drewermann, un ex prete tedesco, che ha iniziato a lavorare come professore di teologia dogmatica a Paderborn, e, poi, riducendo la teologia alla psicologia è finito con l’abbracciare le idee della New Age e del buddismo. Zygmunt Freud e Karol Jung sono diventati per lui più importanti di Gesù e San Paolo.

Gli effetti non si sono dovuti attendere a lungo [33]. Se tali teorie si diffondono, possono diventare distruttive per tutta la Chiesa, come in Olanda. È proprio là, fra l’altro, che la teologia malata di Edward Schillebeecks ha contribuito alla disgregazione e quasi alla morte della Chiesa, in precedenza molto viva. Infatti nell’arco di dieci anni, o poco più, quella Chiesa ha quasi cessato di esistere, quasi fosse stata minata alle fondamenta.

Bisogna difendersi con determinazione contro questa “teologia olandese”. Qui si tratta dell’essere o non esseredella Chiesa. Se agli omosessuali si permettesse di agire liberamente, si avrebbe, come conseguenza, la potenziale distruzione in breve tempo di diocesi e conventi interi, come avviene negli Stati Uniti, dove la vocazione al sacerdozio sempre più spesso viene chiamata gayprofession (soprattutto in riferimento ai gesuiti locali), oppure come in Irlanda dove gli uomini hanno paura di entrare in quei seminari vuoti temendo di essere subito accusati di qualche disturbo.

La situazione è simile a quella che ebbe luogo agli inizi della Riforma protestante, quando paesi e nazioni intere si staccarono dalla Chiesa cattolica. Principali cause di quell’allontanamento sono state la grande decadenza morale e la dissolutezza nella quale vivevano alcuni ecclesiastici, papa Alessandro VI incluso.

Così come il Concilio di Trento cercò di salvare la Chiesa tramite la sua conversione e l’aumento della disciplina, così Benedetto XVI cerca ora di salvarla tentando, per esempio, di ridurre al massimo l’influenza dell’omolobby ecclesiastica. Da ciò si evince il suo genio profetico e quello scientifico, qualificandolo come uno dei più grandi teologi del nostro tempo, capace quindi di sostenere una lotta spirituale. Lo si può veder bene in una prospettiva di lungo termine, se ci si ricorda di quanto altri grandi teologi si siano sbagliati flirtando e talvolta anche cedendo a ideologie di moda. Il teologo e vescovo Ratzinger è sempre stato intransigente e risolutivo, in modo eccellente e preciso. Non ha mai ceduto a tali illusioni, e non si è mai piegato né alla “teologia da giornale” né alla “teologia postmoderna”, in cui l’irresponsabilità è grande e con le quali è facile diffondere perfino qualcosa del tutto contrario al cristianesimo. Adesso non si deve vergognare di niente. Eppure proprio a causa di questa sua  puntuale risolutezza è così tanto respinto, e perfino odiato da alcuni uomini della Chiesa, soprattutto dai membri dell’omolobby, che appartengono al nucleo dell’opposizione interna al papa.

La grandezza di Benedetto XVI si può dedurre anche dal modo in cui sopporta tutto questo, cioè dalla sua serenità, fiducia e pazienza quando tace umilmente perfino di fronte agli attacchi più violenti, anche quando questi provengono dai “suoi uomini”. Egli non si difende, egli vuole soprattutto il Cristo e l’uomo. È un grande scienziato e un grande testimone dell’Epifania. È, realmente, non soltanto un intellettuale eminente, ma allo stesso tempo un “buon pastore che quando vede venire i lupi, non abbandona le pecore né fugge, ma offre la sua vita per loro” (cfr. Gv10,12.15).

Tuttavia egli da solo non può fare tutto. Ha bisogno di ciascuno di noi. Ha bisogno di appoggio e di una sana predicazione in ogni Chiesa locale. È una questione di fedeltà alla coscienza: la difesa della verità della salvezza, indipendentemente da quanto questo potrebbe costare. In questo contesto si vede particolarmente bene la grandezza e la santità della Chiesa.

L’omoideologia sembra essere così potente e viene promossa in modo così aggressivo come una volta lo erano il marxismo ed il fascismo. La sua vittoria, a molti, pare inevitabile (come è accaduto con quelle ideologie). In tali circostanze è soprattutto la Chiesa a difendere così chiaramente le verità fondamentali, sostenendole con la razionalità. Quando infuriano i demoni delle ideologie, e proprio allora che la fede, paradossalmente, deve diventare un’importante custode e protettrice della ragione. La Chiesa ha già vissuto difficoltà più grandi, eresie peggiori. Ma l’assurdità deve infine crollare, esaurirsi, divorare se stessa. Non si può vivere in una contraddizione senza fine. Non si può vivere per sempre contro la ragione, contro la natura, contro i comandamenti, così come non si può stare indefinitamente a testa in giù. Alla fine uno deve o convertirsi o cadere.

La grandezza della Chiesa cattolica si manifesta fra l’altro nel fatto che sa riconoscere i propri errori, ammettere la colpa dei suoi membri, sa chiedere scusa per quelle colpe ed è capace di intraprendere un processo di conversione e di purificazione. Altri ambienti sono capaci di ravvedersi, ma in modo più limitato, benché la situazione al loro interno sia più grave. I media, che spesso si potrebbero indicare con la sigla COC – Centri di Odio del Cristianesimo, si comportano come se quello dell’omosessualità fosse il problema principale oppure l’unico della Chiesa cattolica, come se gli efebofili esistessero soltanto fra i preti, ed ogni sacerdote dovesse perciò essere accusato di tale misfatto.

Esattamente nello stesso modo la propaganda di Goebbels, ai tempi di Hitler, si esprimeva nei confronti dei sacerdoti cattolici. Si ripropongono quindi i vecchi metodi di generalizzazione dei singoli casi.

Al contrario sono gli stessi giornalisti onesti a constatare: “vediamo che la Chiesa cattolica è la sola istituzione che sta facendo qualcosa con la pedofilia che costituisce un problema comune in tutti gli ambienti e nelle istituzioni dedicate all’educazione” [34].

Ci si potrebbe dunque chiedere perché i giornalisti non affrontino tale argomento anche nell’ambito del proprio ambiente, dei proprietari dei loro giornali, e fra quelli che guidano le manipolazioni e la caccia alle streghe praticate dai mass media. Può essere difficile, come in Belgio e in Lituania, dove si vedono coinvolte in pedofilia perfino autorità all’apice di varie gerarchie. Ma dov’è il coraggio e lo zelo di quei giornalisti che così volentieri attaccano la Chiesa? Fondate ricerche dimostrano che questo problema colpisce la Chiesa cattolica in minimo grado. Perché allora si parla solo di essa? Secondo le ricerche su 1000 casi di pedo ed efebofilia uno solo riguarda la Chiesa cattolica. Negli Stati Uniti su 10.000 persone coinvolte, soltanto da tre a cinque vedono implicati preti cattolici. Per esempio, secondo le statistiche, sono colpiti da questo problema in misura ben maggiore sacerdoti protestanti sposati ed insegnanti, soprattutto di sport [35].

Di conseguenza non è il celibato, come ipotizzano alcune persone, ad essere il responsabile di questi casi. Tarcisio Bertone, cardinale e  Segretario di Stato Vaticano (il numero due in Vaticano), lo mette in evidenza asserendo: “Numerosi psichiatri e psicologi hanno dimostrato chenon esiste relazione tra celibato e pedofilia, ma molti altri hanno dimostrato che esiste un legame tra omosessualità e pedofilia”. Inoltre, sottolinea che: “l’80 % dei pedofili condannati negli USA sono omosessuali. Anche tra i preti condannati per pedofilia gli omosessuali costituiscono il 90 %”. Questi dati dimostrano “che la Chiesa ha avuto più problemi con gli omosessuali che con i pedofili”. Lo sostiene Massimo Itrovigne, un sociologo italiano, che afferma: “non c’è legame tra il celibato e la pedofilia, visto che tra i preti sposati ci sono più pedofili che fra i sacerdoti cattolici (…). Negli USA quasi mille preti sono stati accusati di abusi sessuali sui minori, mentre ne sono stati condannati poco più di cinquanta. Invece sono stati addirittura sei mila gli insegnanti di educazione fisica e gli allenatori, nella maggior parte dei casi sposati, condannati per lo stesso reato” [36].

Che argomento potrebbe essere questo per i media! Allora perché non ne parlano quasi mai? Perché si preoccupano più della distruzione della Chiesa anziché del bene dei ragazzi e degli adolescenti. Se le loro intenzioni fossero sincere, essi dovrebbero colpire soprattutto quelli che commettono reati di questo genere, che sono molti di più. In tali casi sono decisamente assenti i “giusti”, quelli che potrebbero fare qualcosa, anche rischiando. I casi che riguardano “i suoi” vengono nascosti e giustificati molto più di quelli che avvengono all’interno della Chiesa (si può prendere come esempio il comportamento di Roman Polański a Hollywood nel 1978, che a quanto pare allora in quell’ambiente era uno standard). Sembrano dire: “Se lo fanno “i nostri”, allora non muoveremo nemmeno un dito. Che si abusi pure dei ragazzi! Non ci importa niente. Basta che per noi tutto vada bene”. Ecco l’ipocrisia ed il cinismo dei giornalisti “coraggiosi” e dei loro committenti.

5. La nostra lotta

È importante capire perché la Chiesa per molto tempo non è riuscita a contrastare e superare il problema dell’omolobby. Non è dovuto soltanto alle influenze dell’omolobby stessa, come nel caso in cui le accuse nei confronti di un omosessuale in abito talare finivano sulla scrivania di un altro, e da lì nel cestino oppure, ancora peggio, tornavano nelle mani dello stesso accusato, affinché egli potesse vendicarsi quanto voleva sui suoi accusatori. Si è pertanto creata una qual forma di perversa solidarietà di gruppo, secondo il principio “difendiamo il nostro” anche se gravemente colpevole, solo perché è “il nostro” [37].

Un’altra ragione è stata l’inconsapevolezza della gravità del problema. Per un prete normale il fatto che il male così grande possa essere così vicino a lui è qualcosa di inimmaginabile. Per di più, sacerdoti coscienziosi e diligenti sono di solito così carichi di lavoro da non aver spesso più le forze per occuparsi anche di questo problema. Del resto chi vorrebbe, senza una necessità, occuparsi di un tal genere di scelleratezze? Per questo motivo spesso, finché non scoppia veramente un grande scandalo, ci si comporta secondo il principio: “a piccoli passi, ma va avanti”. Infine, abbiamo a che fare con un’attività criminale, ma la Chiesa non è la polizia, non ha mezzi per affrontare con successo la criminalità organizzata. Se un prete ha provocato un incidente stradale oppure ha commesso reati economici, è la polizia che deve occuparsene per prima, e non un vescovo o un provinciale. E gli atti di pedofilia e di efebofilia sono i  reati più gravi che si possano commettere sul corpo, sulla psiche e sull’anima di ragazzi ed adolescenti. Come gravemente devono essere malati i sacerdoti che ripetutamente commettono queste turpitudini per un attimo di piacere! Rovinano la vita al prossimo. È proprio soprattutto nei confronti di pedofili e di efebofili che Gesù ha detto: “Guai a loro” ed ha continuato: “Chi  scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina di mulino, e fosse gettato negli abissi del mare” (cfr. Mt 18, 6-11 e Lc 17, 1-2). Simili atti di violenza sessuale sono, per un ragazzo normale, qualcosa di più orribile, una ferita enorme, un “omicidio” della sua anima. Spesso la vittima di un efebofilo non riesce a superare il trauma per tutta la vita, perde la fiducia negli altri, la stima di se stesso e perde il rispetto per le norme morali. Ma se questa depravazione viene commessa da un sacerdote, allora l’impatto è molto più doloroso, visto che proviene dalla persona che propugnava idee sublimi, verso cui la vittima nutriva una grande fiducia, e dalla quale aveva diritto di aspettarsi quanto di più nobile e virtuoso. Poi i ragazzi feriti dicono: “non metterò mai più piede in chiesa”“tutti i preti sono mascalzoni”. Spesso perdono del tutto la fede oppure entrano nelle sette ed effettivamente a volte non ritornano mai più nella Chiesa. Eppure questi giovani sono stati i più vicini al sacerdote, provenivano spesso da famiglie credenti, erano chierichetti, lettori, partecipavano a campi, pellegrinaggi, ritiri spirituali: erano il vero tesoro ed il futuro della Chiesa. E così il lavoro prezioso, scrupoloso di tanti genitori, suore, catecheti, preti, vescovi viene rovinato dal comportamento spregevole di pochi uomini ignobili.

In questa situazione può essere di grande aiuto ai ragazzi feriti la difesa sostenuta proprio da un altro prete. Tale appoggio può restituire loro la fiducia nella Chiesa, quando un altro sacerdote difenderà un ragazzo dal suo collega deviato e lo accompagnerà lui stesso alla polizia. E proprio in ciò consiste la fedeltà all’uomo ed a Cristo. È indispensabile interrompere sul nascere, senza indugio e ad ogni costo questi atti di pedofilia e di efebofilia.

Non si può esitare, indipendentemente da quanto rischieremmo, chi ci inimicheremmo, che cosa potremmo perdere. Così come il padre ha il dovere difendere suo figlio anche a costo della propria vita, anche il  prete ha questo dovere, di difendere questi ragazzi, che sono figli di Dio. In Polonia la situazione e più pericolosa in quanto i gay e gli efebofili in abito talare più anziani possono avere legami con gli ex-dipendenti dei servizi segreti Służba Bezpieczeństwa (SB, cioè Servizio di Sicurezza del Ministero degli Interni del regime comunista in Polonia). Tra questi preti gay venivano scelti molti collaboratori segreti, in quanto erano facilmente ricattabili. A volte lo sono anche oggi. Se la loro indegnità venisse a galla, allora gli ufficiali dei servizi segreti soprannominati non avrebbero più mezzi per terrorizzarli, e di conseguenza la fonte del loro guadagno regolare si prosciugherebbe.

Di conseguenza un sacerdote onesto che in difesa dei giovani si opporrà ad un pedofilo o efebofilo influente, può vivere una vera tortura. Può pertanto succedere che all’improvviso avrà contro di se non soltanto l’omomafia ecclesiastica di tutta la zona, ma anche le vecchie strutture di SB. E loro sono abituati a maltrattare ed uccidere i sacerdoti, come è successo, negli anni addietro, al beato don Jerzy Popiełuszko, o anche a don Zych, a don Niedzielak, don Suchowolc e ad altri.

Da quanto sopra si evince che nei confronti dell’omomafia la Chiesa dovrebbe comportarsi in modo molto professionale, come un pubblico ministero oppure un ufficiale sul campo di battaglia. Occorre rendersi conto del fatto che la controparte si è spesso così degradata interiormente nel corso di molti decenni di vita nel peccato e nell’ipocrisia, da essere caduta al livello dei comuni criminali, e che in difesa dei propri interessi è pronta a commettere, con parole e fatti, le azioni peggiori. Bisogna essere preparati, e perfino non stupirsi, se saremo insultati pesantemente, se saremo accusati delle cose peggiori “poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore” (Mt 12,34). Se qualcuno da decenni compie atti ignobili, allora è pronto a commettere azioni ugualmente spregevoli allo scopo di celare le proprie colpe e sfuggire alle responsabilità.

È più facile mentire dicendo di non aver commesso nessun reato che percuotere o uccidere qualcuno.

Occorre pertanto creare un vasto gruppo di uomini di buona volontà che ci difenderanno e che appoggeranno le nostre azioni [38]. Dovrebbero appartenervi sacerdoti possibilmente di alto rango, esperti nei vari campi, archivisti, giuristi, poliziotti, giornalisti ed un nutrito gruppo di persone credenti, con l’obiettivo di scambiarsi informazioni, documenti e prove. Per bilanciare la potenza di una omolobby occorre una rete estesa di persone oneste. Internet è, per esempio, un potente mezzo di comunicazione che permette di creare una comunità mondiale di uomini interessati al destino della Chiesa e decisi ad opporsi all’omoideologia ed all’omoeresia. Quanto più sappiamo, tanto più possiamo. Occorre tenere presente che in questi casi si è è un po’ come “una pecora mandata in mezzo ai lupi”, ed è perciò necessario essere “puri come colombe” e “prudenti come serpenti” (Mt 10,16). Occorre essere coraggiosi nei confronti dei malfattori, come Gesù Cristo lo è stato verso i farisei del suo tempo. Non si può costruire la vita su dolci illusioni, perché solo “la verità vi farà liberi“ (Gv 8,32) e proprio per questo motivo “Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza” (2Tm 1,7).

Tutti gli interventi vanno intrapresi con un grandissimo rispetto e amore per ogni essere umano, anche per gli autori di questi reati. L’essenza del cristianesimo è costituita dalla volontà di salvare possibilmente ogni essere umano, in quanto per i peggiori delinquenti ci può essere il  rischio oltre che della perdita della vita terrena anche di quella eterna. E perciò costoro hanno particolarmente bisogno di maggiori attenzioni e di preghiera. Abele deve cercare di salvare non solo se stesso, ma anche tutti gli altri, Caino compreso.

6. Amore e verità della Chiesa

Nella nostra lotta per la Chiesa di Gesù Cristo non dobbiamo lasciarsi ingannare da argomenti del tipo: “la Chiesa è madre, e della madre non si parla male”. Così dicono spesso coloro che questa madre l’hanno ferita di più, le hanno provocato una grave malattia, ed adesso non vogliono curarla. Se la Chiesa, la più buona delle madri, è malata, per farla guarire, bisogna disporre delle medicine più efficaci e delle diagnosi migliori, le più precise. Occorre quindi sapere quale sia la malattia e parlarne. Se la Chiesa in Polonia è adesso in attesa di tempi difficili, se deve prepararsi a persecuzioni, a resistere e a combattere, allora tanto più  il suo organismo dovrebbe essere sano e forte, ed esente da cancrena.

Il presidente Joachim Gauck rilevava che nella vecchia Repubblica Democratica Tedesca coloro che di più si opponevano al processo di purificazione e di riparazione, erano coloro che avevano danneggiato e tradito in forma più grave i loro fratelli e sorelle, portandone un peso maggiore sulla coscienza.

Accuse simili si potrebbero fare agli Evangelisti, che hanno scritto sul tradimento di Giuda, sul rinnegamento di Pietro e sulla sua condanna da parte di Gesù, sull’incredulità di Tommaso, sulla mentalità arrivista di Giacomo e Giovanni.

Si potrebbe chiedere perché essi non hanno taciuto su questa verità scomode, e proprio ai tempi in cui la Chiesa nascente era ancora debole, ai tempi delle prime sanguinose persecuzioni, quando venivano uccisi uno dopo l’altro apostoli e cristiani? Infine, simili obiezioni si potrebbero fare allo stesso Signore Gesù Cristo, quando criticava in modo così radicale i farisei, quando metteva in risalto pubblicamente la loro indegnità, falsità, doppiezza ed ipocrisia? Eppure è in tal modo che Lui attaccava un’élite politica e religiosa che rappresentava pubblicamente la religione così preziosa e così benemerita del Popolo Eletto. Per di più gli Evangelisti hanno scritto e descritto come i sommi sacerdoti, i sadducei ed i farisei si sono comportati con Lui durante la Pasqua. In tal modo hanno gravemente minato la credibilità delle più alte autorità religiose e morali del loro popolo, e questo proprio durante la notte buia dell’occupazione romana.

Eppure è stata proprio la pubblica condanna delle strutture sociali del peccato, dei farisei, una delle più importanti attività di Cristo. Anche in questo bisogna seguirLo, nel Suo coraggio, nella Sua determinazione nella lotta contro il male, nella precisione dei Suoi argomenti per smascherare i malfattori. Quello che ha fatto Cristo costituisce un modello sempre attuale, da seguire in ogni epoca.

Affinché la lotta contro il male sia efficace abbiamo bisogno di conoscere il problema. Perciò, visto che “li riconoscerete dai loro frutti” (Mt 7,16) e visti i fatti degli ultimi 25 anni noti pubblicamente, e vista infine la reazione della Santa Sede ed i documenti da essa emanati, bisogna dirlo con decisione chiaro e tondo: sì, nella Chiesa cattolica esiste (così come in molti altri posti) l’omosessualità clandestina, che a seconda del grado di impegno dei suoi membri, delle loro parole ed azioni, si può descrivere con le definizioni: omoeresia, omolobby, omocongrega e perfino omomafia [39]. Gli ambienti ecclesiastici di questo tipo si oppongono decisamente alla verità, alla moralità ed all’Epifania, collaborano con gli avversari della Chiesa, provocano la rivolta contro il Pietro dei nostri tempi, la Santa Sede e tutta la Chiesa. Benché i membri di questa lobby nella Chiesa costituiscano un piccolo gruppo, ricoprono spesso cariche importanti (alle le quali aspirano intensamente), formano una rete stretta di connessioni, si appoggiano a vicenda ed è per questo che sono pericolosi. Sono pericolosi soprattutto per i giovani, sui quali incombono con la violenza sessuale. Sono pericolosi per loro stessi, dato che, sprofondando sempre di più nel male, possono, come ha ammonito Cristo, infine “morire nei loro peccati“ (Gv 8,24). Sono pericolosi per i laici e per gli ecclesiastici onesti che a loro si oppongono. Ed infine sono pericolosi per la Chiesa intera, perché quando le loro indegnità vengono a galla, quando diventano un argomento per i media, fanno sì che la fede di milioni di uomini si indebolisca, muoia perfino. Molti allora dicono: “in una Chiesa del genere non voglio stare né io né i miei figli e nipoti”. In tale modo uomini corrotti e malfattori omosessuali diventano per milioni di fedeli un grande esempio di depravazione, un ostacolo enorme sulla via della fede, della salvezza, di Cristo. E tutto questo per pochi decenni di vita soddisfacente nel peccato! Può esserci una colpa maggiore? Eppure la Chiesa è stata creata come una bellissima, perfetta comunità di amore e di bene per coloro che si vogliono salvare, che vivono nell’amicizia con il loro Signore e con se stessi. Non possiamo permettere di distruggere il nostro tesoro più grande. Siamo fiduciosi e tranquilli. La gente sana ed onesta costituisce la stragrande maggioranza. Bisogna soltanto informarla in modo adeguato, mobilitarla ed unirla nell’azione.

Ogni verità, anche quella più difficile, dovrebbe portarci alla creazione del bene, alla lotta per la prosperità dell’uomo e della Chiesa. Nonostante tutti i suoi peccati e debolezze è proprio la Chiesa la miglior opportunità che abbiamo. Anche perché il male, anche quello omosessuale, è molto più presente al di fuori della Chiesa, nelle altre collettività. Quelli che ci criticano sono spesso come ipocriti che “non si accorgono della trave che hanno nel proprio occhio” (Mt 7,1-5). Per questo motivo la Chiesa è molte volte così odiata, così attaccata, perché la sua sola esistenza costituisce un permanente rimorso di coscienza, una costante ammonizione, per coloro che vivono con peccati molto più gravi di quelli che possono affliggere alcuni uomini della Chiesa.

Ma manteniamo le giuste proporzioni. Nella Chiesa ci sono sempre stati, e sempre ci saranno cristiani battezzati che vivono come Caino o Giuda; ma non si può condannare Abele a causa di Caino, e rifiutare, a causa di Giuda, lo stesso Gesù Cristo e gli altri undici Apostoli. Sarebbe un gravissimo errore, dato che Giuda costituisce soltanto l’8 % di tutti i 12 Apostoli. Ma non si può neanche permettere a Giuda di dominare e governare nella Chiesa. Egli non può essere più influente di Giovanni o Paolo. È il Pietro dei nostri tempi ad essere più importante nella Chiesa, è lui che bisogna ascoltare. Benedetto XVI è un grande dono della Provvidenza, così come il suo venerabile predecessore Giovanni Paolo II. Stiamo dunque dalla parte di Benedetto XVI così come siamo stati dalla parte del beato Giovanni Paolo II, il Grande. Che duetto apostolico, hanno creato insieme, così meraviglioso, saggio e coraggioso! Erano entrambi in grande sintonia e si  appoggiavano a vicenda, anche in questa causa [40].

La Chiesa è come gli uomini che la formano, e perciò eternamente peccatrice, ma anche eternamente santa. In questa Chiesa, composta da oltre un miliardo di membri, solo poche migliaia di persone  compiono atti indegni, mentre centinaia di milioni di cattolici e di cattoliche sono onesti e pii. Più di metà di loro è costituita dalle donne, particolarmente sensibili al bene dell’uomo, alla sorte di giovani e ragazzi, all’amore puro. Nel mondo vivono centinaia di milioni di persone che si impegnano ogni giorno con grande fatica nel lavoro, nel matrimonio, nella famiglia, nel far nascere ed educare i figli. Ci sono migliaia di missionarie e missionari (solo dalla Polonia più di duemila) che si impegnano per tutta la vita in condizioni difficilissime, nella più grande povertà. Ci sono circa settecentomila suore che cercano di vivere con estrema dedizione e seguendo i dettami del Vangelo. Come Madre Teresa e qualche mila delle sue suore.

Dire “abbandono la Chiesa, perché dentro di essa c’è troppo male ed è troppo affetta dal peccato”, è come dire “io sono troppo buono per essa”, “io sono un uomo migliore, più bravo di Madre Teresa, della Vergine Maria o dello stesso Gesù Cristo”, mentre per questi ultimi la Chiesa è, nonostante tutto, abbastanza buona per rimanere in essa, per amarla e difenderla. Perché questa Chiesa appunto ha il più di Dio, quindi nello stesso tempo ha il più del vero, del bene e del bello. E, proprio rimanendo e crescendo all’interno della Chiesa si possono raggiungere le vette più alte del cristianesimo e dell’umanità, come nel caso della beata Madre Teresa di Calcutta, del beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, le figure più significative dei nostri tempi.

Tutti siamo invitati a diventare santi nella Chiesa di Gesù Cristo rimanendo in stato di grazia e dedicandoci con coscienza al nostro lavoro, indipendentemente dalla fase di sviluppo della Chiesa in cui ci troviamo attualmente. Bisogna soltanto “alzarsi ed andare” (J 14,31).