Di Papa Paolo VI. Il Rito della Confermazione. I Importanza della Confermazione. II Uffici e ministeri nella celebrazione della Confermazione. III Celebrazione del Sacramento. IV Adattamenti di competenza delle Conferenze Episcopali. V Adattamenti che competono al ministro. VI Cose da prepararsi.
COSTITUZIONE APOSTOLICA
SUL SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE
PAOLO VESCOVO
servo dei servi di Dio – a perpetua memoria
La partecipazione alla natura divina, che gli uomini ricevono in dono mediante la grazia di Cristo, rivela una certa analogia con l’origine, lo sviluppo e l’accrescimento della vita naturale. Difatti i fedeli, rinati nel santo Battesimo, sono corroborati dal sacramento della Confermazione e, quindi, sono nutriti con il cibo della vita eterna nell’Eucaristia, sicché, per effetto di questi sacramenti dell’iniziazione cristiana, sono in grado di gustare sempre più e sempre meglio i tesori della vita divina e progredire fino al raggiungimento della perfezione della carità. Molto giustamente sono state scritte in proposito queste parole: Viene lavata la carne, perché l’anima sia liberata da ogni macchia; viene unta la carne perché l’anima sia consacrata; viene segnata la carne, perché anche l’anima sia rinvigorita; la carne è adombrata dall’imposizione delle mani, perché anche l’anima sia illuminata dallo Spirito; la carne si pasce del corpo e del sangue di Cristo, perché anche l’anima si nutra abbondantemente di Dio [tertulliano, De resurrectione mortuorum, VIII, 3: CCL 2, p. 931].
Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella consapevolezza delle sue finalità pastorali, ha fatto oggetto di particolare cura e attenzione questi sacramenti dell’iniziazione, prescrivendo che i relativi riti fossero sottoposti a opportuna revisione, perché fossero più adatti alla capacità di comprensione dei fedeli. Poiché dunque è già entrato nell’uso liturgico il Rito del Battesimo dei bambini, nella nuova forma preparata per disposizione dello stesso Concilio Ecumenico e pubblicata per Nostra autorità, appare conveniente pubblicare il rito della Confermazione, al fine di mettere in debita luce l’unità dell’iniziazione cristiana.
Per la verità, alla revisione delle modalità della celebrazione di questo sacramento è stato dedicato nel corso di questi anni un grande e accurato lavoro; l’intenzione era ovviamente quella di procurare che più chiaramente apparisse l’intima connessione di questo sacramento con l’intero ciclo dell’iniziazione cristiana [Cf SC 71]. Ora il nesso, che collega la Confermazione con gli altri sacramenti del medesimo ciclo, non solo risulta apertamente dal fatto che i riti sono meglio coordinati tra loro, ma appare anche dai gesti e dalle parole, impiegati per amministrare la Confermazione. Ne risulta infatti che i riti e le parole di questo sacramento esprimono più chiaramente le realtà sante da esse significate, e il popolo cristiano, per quanto possibile, riesca a capirne facilmente il senso e a parteciparvi con una celebrazione piena, attiva e comunitaria [SC 21].
A tal fine Noi abbiamo voluto che, in questo lavoro di revisione, fossero inseriti anche quegli elementi che si riferiscono all’essenza stessa del rito della Confermazione, nel quale i fedeli ricevono come dono lo Spirito Santo. Il Nuovo Testamento mette bene in luce in che modo lo Spirito Santo assisteva il Cristo nell’adempimento della sua funzione messianica. Gesù, infatti, dopo aver ricevuto il battesimo di Giovanni, vide su di sé discendere lo Spirito Santo (cf Mc 1, 10), il quale rimase sopra di lui (cf Gv 1, 32). Sempre dal medesimo Spirito egli fu spinto a dare pubblico inizio al ministero di Messia, forte della sua presenza e del suo aiuto. Quando Gesù impartiva i suoi salutari insegnamenti al popolo di Nazaret, fece capire con le sue parole che proprio a lui si riferiva l’oracolo di Isaia: Lo Spirito del Signore è sopra di me (cf Lc 4, 17-21). In seguito promise ai suoi discepoli che lo Spirito Santo avrebbe aiutato anche loro, infondendo in essi il coraggio per testimoniare la fede anche di fronte ai persecutori (cf Le 12, 12). Alla vigilia poi della sua Passione, assicurò che avrebbe inviato agli Apostoli, da parte del Padre, lo Spirito di verità (cf Gv 15, 26), che sarebbe rimasto con essi in eterno (cf Gv 14, 16) e li avrebbe validamente aiutati a rendere testimonianza a lui stesso (cf Gv 15, 26). Infine dopo la sua Risurrezione, Cristo promise l’imminente discesa dello Spirito Santo: Riceverete la virtù dello Spirito Santo, che discenderà su di voi, e mi sarete testimoni (At 1, 8; cf Lc 24, 49).
E in realtà, nel giorno della festa di Pentecoste, lo Spirito Santo discese in forma del tutto straordinaria sopra gli Apostoli, riuniti con Maria, Madre di Gesù, e con il gruppo dei discepoli: essi allora a tal punto ne furono pieni (At 2, 4) che, infiammati dal soffio divino, cominciarono ad annunciare le meraviglie di Dio, Pietro, poi, ritenne che lo Spirito disceso in quel modo sopra gli Apostoli, fosse il dono dell’età messianica (cf At 2, 17-18). Allora furono battezzati coloro che avevano creduto alla predicazione apostolica, e anch’essi ricevettero // dono dello Spirito Santo (At 2, 38).
Fin da quel tempo gli Apostoli, in adempimento del volere di Cristo, comunicavano ai neofiti, attraverso l’imposizione delle mani, il dono dello Spirito, destinato a completare la grazia del Battesimo (cf At 8, 15-17; 19, 5 ss). Questo spiega perché nell’epistola agli Ebrei viene ricordata, tra i primi elementi della formazione cristiana, la dottrina dei battesimi e anche dell’imposizione delle mani (cf Eb 6, 2). E appunto questa imposizione delle mani che giustamente viene considerata dalla tradizione cattolica come la prima origine del sacramento della Confermazione, il quale rende, in qualche modo, perenne nella Chiesa la grazia della Pentecoste. Da tutto ciò appare evidente la speciale importanza della Confermazione ai fini dell’iniziazione sacramentale, per la quale i fedeli, come membra del Cristo vivente, a lui sono incorporati e assimilati per il ‘Battesimo, come anche per la Confermazione e l’Eucaristia [AG 36]. Nel Battesimo i neofiti ricevono il perdono dei peccati, l’adozione a figli di Dio nonché il carattere di Cristo, per cui vengono aggregati alla Chiesa e diventano, inizialmente, partecipi del sacerdozio del loro Salvatore (cf 1Pt 2, 5.9). Con il sacramento della Confermazione, coloro che sono rinati nel Battesimo, ricevono il dono ineffabile, lo Spirito Santo stesso, per cui sono arricchiti di una forza speciale [LG 11], e, segnati dal carattere del medesimo sacramento, sono collegati più perfettamente alla Chiesa [LG 11] mentre sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere, con la parola e con l’opera, la loro fede, come autentici testimoni di Cristo [LG 11; cf AG 11]. Infine la Confermazione è talmente collegata con la sacra Eucaristia [Cf PO 5] che i fedeli, già segnati dal santo Battesimo e dalla Confermazione, sono inseriti in maniera piena nel Corpo di Cristo mediante la partecipazione all’Eucaristia [Cf PO 5]. Il conferimento del dono dello Spirito Santo, fin dalle antiche età, avveniva nella Chiesa secondo riti diversi. Tali riti in Oriente e in Occidente subirono molteplici trasformazioni, ma sempre tali da mantenere intatto il significato di comunicazione dello Spirito Santo.
In molti riti dell’Oriente sembra che fin dall’antichità fosse più frequente, nel comunicare lo Spirito Santo, il rito della crismazione, che non era ancora chiaramente distinto dal Battesimo [Cf ORIGENE, De Principiis, I, 3, 2: GCS 22, pp. 49 ss; Comm. in Ep. ad Rom., V, 8: PG 14, 1038; S. Cirillo di gerusalemme, Catech. XVI, 26; XXI, 1-7: PG 33, 956; 1088-1093]. Tale rito è anche oggi in vigore presso la maggior parte delle Chiese Orientali.
In Occidente si hanno testimonianze molto antiche, relative a quella parte dell’iniziazione cristiana, nella quale fu poi ravvisato distintamente il sacramento della Confermazione. Infatti, dopo l’abluzione battesimale e prima della recezione del cibo eucaristico, vengono indicati molti gesti rituali da compiersi, come l’unzione, l’imposizione della mano e la consignatio [Cf tertulliano, De Baptismo, VII-VIII CCL 1, pp. 282 ss; B. botte, La tradition apostolique de Saint Hippolyte (Liturgiewissenschaftliche Quellen und Forschungen, 39), Münster in W. 1963, pp. 52-54; S. AMBROGIO, De Sacramentis, II, 24; III, 2, 8; VI, 2, 9: CSEL LXXIII, pp. 36, 42, 74-75; De Mysteriis, VII, 42: ibid. p. 106], che sono contenuti sia nei documenti liturgici [Liber Sacramentorum Romanae Ecclesiae Ordinis Anni circuli, ed. L.C. MOHLBERG (Rerum Ecclesiasticarum Documenta, Fontes, IV), Roma 1960, p. 75; Das Sacramentarium Gregorianum nach dem Aachener Urexemplar, ed. H. Lietzmann (Liturgiegeschichtliche Quellen, 3), Münster in W. 1921, pp. 53 ss; Liber Ordinum, ed. M. FÉROTIN (Monumenta Ecclesiae Liturgica, V), Paris 1904, pp. 33 ss; Missale Gallicanum Vetus, ed. L.C. mohlberg (Rerum Ecclesiasticarum Documenta, Fontes, III), Roma 1958, p. 42; Missale Gothicum, ed. L.C. MOHLBERG (Rerum Ecclesiasticarum Documenta, V), Roma 1961, p. 67; C. VOGEL – R. ELZ, Le Pontifical Romano-Germanique du dixième siècle, Le Texte, II (ST 227), Città del Vaticano 1963, p. 109; M. andrieu, Le Pontifical Romain au Moyen-Age, t. I, Le Pontifical Romain du XII siècle (ST 86), Città del Vaticano 1938, pp. 247 ss e 289, t. II, Le Pontifical de la Curie Ramarne au XIII siècle (ST 87), Città del Vaticano 1940, pp. 452 ss.] sia in molte testimonianze dei Padri. Da allora, lungo il corso dei secoli, sorsero discussioni e dubbi circa gli elementi che appartengono sicuramente all’essenza del rito della Confermazione. Giova, pertanto, ricordare almeno alcune di quelle testimonianze, che fin dal secolo XIII contribuirono non poco nei Concili Ecumenici e nei documenti dei Sommi Pontefici a illustrare l’importanza della crismazione, in modo però da non far dimenticare l’imposizione delle mani.
Innocenze III, nostro predecessore, così scrisse: Con la crismazione sulla fronte viene designata l’imposizione della mano che con altro vocabolo si dice confermazione, poiché per mezzo di essa viene dato lo Spirito Santo per la crescita e per l’irrobustimento [Ep. Cum venisset: PL 215, 285. La Professione di fede imposta dal medesimo Pontefice ai valdesi dice: Confirmationem ab episcopo factam, id est impositionem manuum, sanctam et venerande accipiendam esse censemus: PL 15,1511]. Un altro nostro predecessore, Innocenze IV, ricorda che gli Apostoli comunicavano lo Spirito Santo con l’imposizione della mano, rappresentata dalla confermazione o dalla crismazione sulla fronte [Ep. Sub Catholica professione: Mansi 23, 579]. Nella professione di fede dell’imperatore Michele Paleologo, letta nel II Concilio di Lione, si fa menzione del sacramento della Confermazione, che i vescovi conferiscono mediante l’imposizione delle mani, ungendo con il crisma i battezzati [mansi, 24,71]. Il Decreto per gli Armeni, emanato dal Concilio di Firenze, afferma che la materia del sacramento della Confermazione è il crisma ottenuto con olio… e balsamo [Epistolae Pontificiae ad Concilium Florentinum spedantes, ed. G. Hofmann, Concilium Florentinum, voi. I, ser. A, parte II, Roma 1944, p. 128] e, citate le parole degli Atti degli Apostoli riguardo a Pietro e Giovanni, i quali conferirono lo Spirito Santo con l’imposizione delle mani (cf At 8, 17), aggiunge: al posto poi di quella imposizione della mano, nella Chiesa viene data la confermazione [Ibid., p. 129]. Il Concilio di Trento, anche se non intende affatto definire il rito essenziale della Confermazione, lo designa tuttavia con il solo nome di sacro crisma della Confermazione [Concilii Tridentini Actorum pars altera, ed. S. Ehses, Concilium Tridentinum, V, Act. II, Freiburg Br. 1911, p. 996]. Benedetto XIV così dichiarò: Pertanto ciò che è fuori discussione, deve essere affermato; cioè che nella Chiesa latina si conferisce il sacramento della Confermazione usando il sacro crisma, ossia olio di oliva mescolato con balsamo e benedetto dal vescovo, mentre il ministro traccia un segno di croce sulla fronte del cresimando, e pronunzia le parole della forma [Ep. Ex quo primum tempore, 52: Benedicti XIV… Bullarium, t. III, Prati 1847, p. 320]. Molti teologi, tenendo conto di queste dichiarazioni e tradizioni, sostennero che fosse necessaria, per la valida amministrazione della Confermazione, la sola unzione con il crisma, fatta sulla fronte con l’imposizione della mano; tuttavia, nei riti della Chiesa latina era sempre prescritta l’imposizione delle mani prima della unzione dei cresimandi. Riguardo poi alle parole del rito con cui si comunica lo Spirito Santo, bisogna tener presente questo: già nella Chiesa nascente Pietro e Giovanni, a compimento della iniziazione dei battezzati in Samaria, pregarono per essi perché ricevessero lo Spirito Santo e poi imposero le mani su di loro (cf At 8, 15-17). In Oriente, nei secoli IV e V, appaiono, nel rito della crismazione, i primi indizi delle parole: signaculum doni Spiritus Sancti [Cf S. cirillo di gerusalemme, Catech. XVIII, 33: PG 33, 1056; Asterio Vescovo di Amasea, In parabolani de filio prodigo, in «Photii Bibliotheca», Cod. 271: PG 104, 213. Cf anche Epistola cuiusdam Patriarchae Constantino-politani ad Martyrium Episcopum Antiochenum: PG 119, 900]. Tali parole furono ben presto recepite dalla Chiesa di Costantinopoli e sono adoperate tuttora dalle Chiese di rito bizantino. In Occidente, invece, le parole di questo rito che completa il Battesimo, fino ai secoli XII e XIII non furono chiaramente fissate.
Ma nel Pontificale Romano del secolo XII ricorre per la prima volta la formula, che poi divenne comune: Io ti segno con il segno della croce e ti confermo con il crisma della salvezza. Nel nome del Padre e del figlio e dello Spirito Santo [M. andrieu, Le Pontifical…, cit., p. 247]. Da ciò che abbiamo ricordato è chiaro che nell’amministrazione della Confermazione in Oriente e in Occidente, anche se in modo diverso, ebbe il primo posto la crismazione, che comunque rappresenta l’imposizione delle mani usata dagli Apostoli. E poiché quella unzione con il crisma convenientemente significa l’unzione spirituale dello Spirito Santo, che viene dato ai fedeli, Noi intendiamo confermare l’esistenza e l’importanza della medesima.
Circa le parole che si pronunciano nell’atto della crismazione, abbiamo in verità considerato secondo il suo giusto valore la dignità della veneranda formula che si usa nella Chiesa latina; ad essa tuttavia riteniamo che sia da preferire l’antichissima formula propria del rito bizantino, con la quale si esprime il dono dello stesso Spirito Santo e si ricorda l’effusione dello Spirito che avvenne nel giorno di Pentecoste (cf At 2, 1-4.38). Adottiamo pertanto questa formula, riportandola quasi alla lettera.
Perché dunque la revisione del rito della Confermazione comprenda opportunamente anche l’essenza stessa del rito sacramentale, con la nostra suprema Autorità Apostolica decretiamo e stabiliamo che in avvenire sia osservato nella Chiesa latina quanto segue:
il sacramento della confermazione si conferisce mediante l’unzione del crisma sulla fronte, che si fa con l’imposizione della mano, e mediante le parole: «accipe signaculum doni spiritus sancti».
Tuttavia, l’imposizione delle mani sopra gli eletti, che si compie con l’orazione prescritta prima della crismazione, anche se non appartiene all’essenza del rito sacramentale, è da tenersi in grande considerazione, in quanto serve a integrare maggiormente il rito stesso e a favorire una migliore comprensione del sacramento. È chiaro che questa imposizione delle mani, che precede la crismazione, differisce dall’imposizione della mano, con cui si compie l’unzione crismale sulla fronte.
Dopo aver stabilito e dichiarato tutti questi elementi relativi al rito essenziale del sacramento della Confermazione, Noi approviamo con la nostra Autorità Apostolica anche l’Ordo del medesimo sacramento, revisionato dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino, d’intesa con le Sacre Congregazioni per la Dottrina della Fede, per la Disciplina dei Sacramenti e per l’Evangelizzazione dei Popoli, per quanto attiene alla materia di loro competenza.
L’edizione latina dell’Orafo, che contiene la nuova forma, andrà in vigore non appena sarà pubblicata; mentre le edizioni in lingua volgare, preparate dalle Conferenze Episcopali e approvate dalla Santa Sede, andranno in vigore dal giorno che sarà deciso dalle medesime singole Conferenze; il vecchio Ordo potrà essere usato fino al termine del 1972. Tuttavia, dal 1° gennaio 1973, tutti gli interessati dovranno fare uso soltanto del nuovo Ordo.
Tutto quello che qui abbiamo stabilito e prescritto, vogliamo che abbia, ora e in avvenire, piena efficacia nella Chiesa latina, nonostante – per quanto è necessario – le Costituzioni Apostoliche, emanate dai Nostri Predecessori, e le altre disposizioni, anche se degne di speciale menzione.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 15 agosto, nella solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, dell’anno 1971, nono del Nostro Pontificato.
Paolo PP. VI
IL RITO DELLA CONFERMAZIONE
INTRODUZIONE
I. IMPORTANZA DELLA CONFERMAZIONE
1. Con il sacramento della Confermazione i battezzati proseguono il cammino dell’iniziazione cristiana. In forza di questo sacramento, essi ricevono l’effusione dello Spirito Santo, che nel giorno di Pentecoste fu mandato dal Signore risorto sugli Apostoli.
2. Questo dono dello Spirito Santo rende i fedeli in modo più perfetto conformi a Cristo e comunica loro la forza di rendere a lui testimonianza, per l’edificazione del suo Corpo nella fede e nella carità. Essi ricevono inoltre il carattere o segno indelebile del Signore; per questo, il sacramento della Confermazione non si può ripetere.
II. UFFICI E MINISTERI NELLA CELEBRAZIONE DELLA CONFERMAZIONE
3. Spetta al popolo di Dio, ed è suo grande impegno, preparare i battezzati a ricevere il sacramento della Confermazione. I pastori poi devono procurare che tutti i battezzati giungano alla completa iniziazione cristiana e vengano perciò preparati con ogni diligenza alla Confermazione.
I catecumeni adulti, che riceveranno la Confermazione subito dopo il Battesimo, hanno il vantaggio di essere coadiuvati dalla comunità cristiana, e specialmente di poter usufruire dell’istruzione a essi impartita nel periodo del catecumenato dai catechisti, dai padrini e dai membri della Chiesa locale, e di poter partecipare alle celebrazioni rituali comuni.
Questa stessa preparazione catecumenale si potrà opportunamente adattare a coloro che, battezzati bambini, solo in età adulta si presentano a ricevere la Confermazione. In via ordinaria, spetta ai genitori cristiani preoccuparsi della iniziazione dei loro figli alla vita sacramentale, sia favorendo in essi la formazione e il progressivo sviluppo dello spirito di fede, sia preparandoli, con l’aiuto delle scuole di catechismo, ad accostarsi con frutto ai sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia. La coscienza di questo dovere i genitori l’esprimono anche con la loro attiva partecipazione alla celebrazione dei sacramenti.
4. È bene dare all’azione sacra un carattere festivo e solenne, come lo esige l’importanza del suo significato per la Chiesa locale: a questo carattere di solennità contribuirà specialmente una celebrazione comune per tutti i cresimandi. E il popolo di Dio, rappresentato dalle famiglie e dagli amici dei cresimandi e dai membri della comunità locale, non solo accoglierà l’invito a partecipare alla celebrazione, ma darà prova concreta della sua fede, dimostrando quali frutti abbia prodotto in esso lo Spirito Santo.
5. Ogni cresimando abbia normalmente il suo padrino. Il padrino dovrà accompagnare il figlioccio a ricevere il sacramento, presentarlo al ministro della Confermazione per la sacra unzione, e aiutarlo poi a osservare fedelmente le promesse del Battesimo, corrispondendo all’azione dello Spirito Santo, ricevuto in dono nel sacramento. Data l’attuale situazione pastorale, è bene che il padrino della Confermazione sia lo stesso del Battesimo. Così è meglio affermato il nesso tra il Battesimo e la Confermazione, e l’ufficio e il compito del padrino ne ha più efficace rilievo.
Non è però affatto esclusa la possibilità di scegliere per la Confermazione un padrino apposito; può anche darsi il caso che siano i genitori stessi a presentare i loro bambini. Spetterà comunque all’Ordinario del luogo, tenute presenti le circostanze di tempo e di luogo, stabilire il criterio da seguire nella sua diocesi.
6. I pastori d’anime procurino che il padrino, scelto dal cresimando o dalla famiglia, sia spiritualmente idoneo all’ufficio che assume, e abbia queste qualità:
a) sia sufficientemente maturo per compiere il suo ufficio;
b) appartenga alla Chiesa cattolica e abbia ricevuto i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Confermazione ed Eucaristia;
c) non abbia impedimenti giuridici per il compimento del suo ufficio di padrino.
7. Ministro ordinario della Confermazione è il vescovo. È lui che normalmente conferisce il sacramento, perché più chiaro ne risulti il riferimento alla prima effusione dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste. Furono infatti gli Apostoli stessi che, dopo essere stati ripieni di Spirito Santo, lo trasmisero ai fedeli per mezzo dell’imposizione delle mani. Il fatto di ricevere lo Spirito Santo attraverso il ministero del vescovo dimostra il più stretto legame che unisce i cresimati alla Chiesa, e il mandato di dare tra gli uomini testimonianza a Cristo. Oltre al vescovo, hanno ipso ture facoltà di confermare:
a) il prelato territoriale e l’abate territoriale, il vicario apostolico e il prefetto apostolico, l’amministratore apostolico e l’amministratore diocesano nei limiti del loro territorio e durante l’incarico;
b) relativamente alla persona del cresimando, il sacerdote che, in forza dell’ufficio o del mandato del vescovo diocesano, battezza un catecumeno fuori dell’infanzia, o ammette uno già battezzato nella piena comunione della Chiesa cattolica;
c) in riferimento a coloro che si trovano in pericolo di morte, il parroco, anzi ogni presbitero.
8. Il vescovo diocesano amministri personalmente la Confermazione, o provveda che sia amministrata da un altro vescovo; qualora lo richiedesse una necessità, può concedere a uno o più sacerdoti determinati la facoltà di amministrare questo sacramento.
Per un grave motivo, come può avvenire talvolta per il numero rilevante di cresimandi, il vescovo, come pure il sacerdote che in forza del diritto o di una speciale concessione dell’autorità competente ha la facoltà di cresimare, possono, in singoli casi, associarsi dei presbiteri, perché amministrino anch’essi il sacramento.
Si consiglia tuttavia di invitare presbiteri che:
a) esercitino in diocesi un compito o un ufficio particolare, siano cioè vicari generali, vicari episcopali o vicari foranei;
b) ovvero siano parroci del luogo in cui si conferisce la Confermazione, o parroci del luogo di appartenenza dei cresimandi, o sacerdoti che si sono particolarmente prestati per la preparazione catechistica dei cresimandi stessi.
III. CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO
9. Il sacramento della Confermazione viene conferito per mezzo dell’unzione del crisma sulla fronte, unzione che si fa con l’imposizione della mano, mentre si pronunciano le parole: Accipe signaculum Doni Spiritus Sancti.
L’imposizione delle mani sui cresimandi, accompagnata dall’orazione Deus omnipotens, non appartiene, è vero, al valido conferimento della Confermazione, ma deve essere tenuta in grande considerazione per l’integrità del rito, e per un’intelligenza più profonda e più completa del sacramento. I sacerdoti, che si uniscono talvolta al ministro principale nel conferimento della Confermazione, fanno con lui l’imposizione delle mani su tutti i cresimandi, ma senza nulla dire. Nel suo complesso, il rito ha un duplice significato. L’imposizione delle mani, fatta dal vescovo e dai sacerdoti concelebranti, è un gesto biblico pienamente adatto all’intelligenza del popolo cristiano: con esso s’invoca il dono dello Spirito Santo. L’unzione del crisma e le parole che l’accompagnano significano molto bene gli effetti dello Spirito Santo. Il battezzato sul quale il vescovo stende la mano, per tracciargli in fronte il segno della croce con l’Olio profumato, riceve un carattere indelebile, sigillo del Signore, e, insieme, il dono dello Spirito, che lo configura più perfettamente a Cristo e gli da la grazia di spanderne tra gli uomini il «buon profumo».
10. Il sacro crisma viene consacrato dal vescovo nella Messa celebrata normalmente a questo scopo il giovedì della Settimana Santa.
11. I catecumeni adulti e i fanciulli che vengono battezzati all’età del catechismo, appena ricevuto il Battesimo, siano di norma ammessi anche alla Confermazione e all’Eucaristia. Se questo non fosse possibile, ricevano la Confermazione in un’altra celebrazione comunitaria (cf n. 4). Così pure in una celebrazione comunitaria ricevono la Confermazione e l’Eucaristia gli adulti che sono stati battezzati da piccoli.
Per quanto riguarda i fanciulli, nella Chiesa latina, il conferimento della Confermazione viene generalmente differito fino ai sette anni circa. Tuttavia per ragioni pastorali, e specialmente per inculcare con maggior efficacia nella vita dei fedeli una piena adesione a Cristo Signore e una salda testimonianza, le Conferenze Episcopali possono stabilire un’età più matura qualora la ritengano più idonea per far precedere alla recezione del sacramento una congrua preparazione. Si usino comunque le dovute precauzioni, perché, in caso di pericolo di morte o di gravi difficoltà di altro genere, i fanciulli siano cresimati in tempo opportuno, anche prima dell’uso di ragione, per non restar privi dei benefici del sacramento.
12. Per ricevere la Confermazione, il candidato deve aver ricevuto il Battesimo. Inoltre, se il fedele ha l’uso di ragione, si richiede che sia in stato di grazia, che abbia ricevuto una conveniente istruzione e possa rinnovare le promesse battesimali. Spetta alle Conferenze Episcopali determinare in concreto i sussidi pastorali per una conveniente preparazione dei candidati, specialmente dei fanciulli, alla Confermazione. Per gli adulti si osservino, con opportuni adattamenti, le norme in vigore nelle singole diocesi per l’ammissione dei catecumeni al Battesimo e all’Eucaristia. Si provveda soprattutto perché venga premessa al sacramento una buona catechesi, e perché la partecipazione dei cresimandi alla vita della comunità cristiana e dei singoli fedeli sia di valido aiuto per attuare la loro formazione alla testimonianza di vita cristiana e all’apostolato, e per ravvivare in essi il desiderio di partecipare all’Eucaristia (cf «Introduzione» L’Iniziazione cristiana degli adulti, n. 19).
La preparazione di un adulto battezzato alla Confermazione coincide talvolta con la preparazione al Matrimonio. Se, in casi del genere, si prevedesse l’impossibilità di attuare quanto è richiesto per una fruttuosa recezione della Confermazione, l’Ordinario del luogo giudicherà se non sia più opportuno differire la Confermazione a dopo la celebrazione del Matrimonio.
Se poi la Confermazione si conferisse a un fedele, che ha l’uso di ragione e si trova in pericolo di morte, si premetta possibilmente una preparazione spirituale, tenendo conto delle singole situazioni.
13. La Confermazione si conferisce normalmente durante la Messa, perché risalti meglio l’intimo nesso di questo sacramento con tutta l’iniziazione cristiana, che raggiunge il suo culmine nella partecipazione conviviale al sacrificio del corpo e del sangue di Cristo. Così i cresimati possono partecipare all’Eucaristia, che porta a compimento la loro iniziazione cristiana.
Se i cresimandi sono fanciulli che non hanno ancora ricevuto la SS. Eucarestia, e nemmeno nell’azione liturgica in atto vengono ammessi alla prima Comunione, o se circostanze particolari lo consigliano, la Confermazione si conferisca fuori della Messa. Tutte le volte che la Confermazione si conferisce senza la Messa, vi si faccia precedere una celebrazione della parola di Dio.
Se la Confermazione si conferisce durante la Messa, conviene che sia lo stesso ministro della Confermazione a celebrare la Messa, anzi a concelebrarla, specialmente con i sacerdoti che eventualmente si uniscono a lui nel conferire il sacramento. Se la Messa è celebrata da un altro, è bene che il vescovo presieda la liturgia della Parola, e vi faccia tutto quello che spetta di norma al celebrante; alla fine della Messa, tocca a lui dar la benedizione.
Grande importanza si deve dare alla celebrazione della parola di Dio, dalla quale ha inizio il rito della Confermazione. Proviene infatti dall’ascolto della parola di Dio l’azione multiforme dello Spirito Santo nella Chiesa e in ogni battezzato o cresimato, e proprio per essa si manifesta nella vita cristiana la volontà del Signore. Né minore importanza si deve dare alla recita della preghiera del Signore, il «Padre nostro», che i cresimati diranno con il popolo o durante la Messa prima della comunione, o fuori della Messa prima della benedizione, perché è proprio lo Spirito che prega in noi, ed è nello Spirito che il cristiano dice «Abbà, Padre».
14. I nomi dei cresimati, con la menzione del ministro, dei genitori e dei padrini, del luogo e della data del conferimento della Confermazione, vengano trascritti nel libro dei cresimati della curia diocesana, Oppure, là dove così avrà prescritto la conferenza dei vescovi o il vescovo diocesano, nel libro da conservare nell’archivio parrocchiale; della Confermazione conferita il parroco deve avvertire il parroco del luogo del Battesimo, perché ne sia presa nota, a norma del diritto, nel libro dei battezzati.
15. Se il parroco del luogo non è stato presente, il ministro della Confermazione, o direttamente o per mezzo di altri, lo informi al più presto del sacramento conferito.
IV. ADATTAMENTI DI COMPETENZA DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
16-17. Il rito del Pontificale Romano accenna a eventuali ritocchi e adattamenti da parte delle singole Conferenze Episcopali. I ritocchi apportati dalla Conferenza Episcopale Italiana sono stati inseriti nelle varie parti del rito.
V. ADATTAMENTI CHE COMPETONO AL MINISTRO
18. Il ministro, nei singoli casi e tenendo conto della condizione dei cresimandi, potrà introdurre nel rito qualche esortazione o adattare opportunamente quelle già esistenti, proponendole, per esempio, in forma di dialogo, specialmente con i fanciulli ecc.
Quando la Confermazione viene conferita da un ministro straordinario, sia per concessione del diritto generale che per uno speciale indulto della Sede Apostolica, è bene che questi faccia nell’omelia menzione del vescovo, ministro originario del sacramento, e illustri il motivo per cui anche ai sacerdoti è concessa dal diritto o in forza di un indulto della sede Apostolica la facoltà di conferire il sacramento.
VI. COSE DA PREPARARSI
19. Per il conferimento della Confermazione si preparino:
a) le vesti sacre richieste per la celebrazione della Messa, sia per il vescovo, sia, se vi sono, per i sacerdoti che lo aiutano, allorché la Confermazione viene conferita durante la Messa concelebrata; se la Messa è celebrata da un altro, conviene che il ministro della Confermazione e i sacerdoti che lo aiutano nel conferire il sacramento, partecipino alla Messa indossando le sacre vesti prescritte per il conferimento della Confermazione, cioè il camice, la stola, e, per il ministro della Confermazione, il piviale; queste vesti si devono indossare anche quando si conferisce la Confermazione fuori della Messa;
b) i seggi per il vescovo e per i sacerdoti che lo aiutano;
c) il vasetto (o i vasetti) col crisma;
d) il Pontificale Romano o il Rituale;
e) quando la Confermazione si conferisce durante la Messa, il necessario per la celebrazione, ed eventualmente per la comunione sotto le due specie;
f) il necessario per astergere le mani dopo l’unzione.