I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Timor di Dio

 1. Bisogna temere Dio.
 2. Vantaggi del timor di Dio.
 3. Felicità che procura il timor di Dio.
 4. Mezzi per acquistare il timor di Dio.

1. BISOGNA TEMERE DIO. – «Temete il Signore con tutta l\’anima vostra», dice l\’Ecclesiastico (VII, 31). «Ascoltiamo tutti, dice l\’Ecclesiaste, il fine di ogni discorso, che è temete il Signore e osservatene i comandi, perché in ciò consiste tutto l\’uomo» (Eccle. XII; 13). «Temete il Signore, voi tutti Santi suoi» (Psalm. XXXIII, 10). Se Dio fa un dovere ai giusti di temerlo, di quale timore non devono essere compresi i peccatori! Dunque «temete il Signore Dio vostro» (IV Reg. XVII, 3-9); «e con timore e tremore operate la vostra salute» (Phi­lipp. II, 12). Non sia timore fugace, instabile e transitorio, ma saldo, continuo, profondamente radicato (Eccli. II, 6).
I principali motivi che ci obbligano a temere il Signore, sono: 1° I molti nostri peccati. «Chi può comprendere tutti i traviamenti del cuore umano? esclama il Profeta: Mondatemi, o Signore, dai peccati che io ignoro, e da quelli che gli altri per colpa mia commisero» (Psalm. XVIII, 13-14).
2° L\’incertezza in cui siamo dello stato dell\’anima nostra: infatti l\’uomo non sa se meriti amore od odio (Eccle. IX, 1); e se quel vaso di elezione che era S. Paolo, diceva tremando: «Nonostante che la mia coscienza punto non mi rimorda, non perciò io sono giustificato» (I Cor IV, 4), chi avrà il coraggio di asserire: «Io ho il cuore puro e sono esente da peccati»? (Prov. XX, 9). Noi sappiamo per certo di aver peccato, ma non siamo sicuri di essere stati perdonati… Noi siamo certi che i nostri peccati meritarono l\’inferno, ma ignoriamo se la nostra penitenza l\’abbia chiuso… Che ragione adunque non abbiamo di attendere alla nostra salute con timore e tremore? (Philipp. II, 12). E se questo si chiede S. Paolo, non è evidente che nessuno è affatto sicuro e certo della grazia e della perseveranza?
«Siccome, dice S. Basilio, a tutti accade di mancare in molte cose, non conosciamo nemmeno la maggior parte dei nostri errori… Noi commettiamo molte colpe senza accorgercene, quindi non diremo mai bugia, se ci chiameremo peccatori (In psalm. XXXIII)». «Poveri noi! esclama S. Agostino, in mezzo agli scogli, alle tempeste ed ai marosi del grande mare di questo mondo, noi governiamo la fragile nostra navicella, senza sapere se approderemo al porto. Poveri noi! ripeto, la cui vita passa in esilio, il viaggio corre tra i rischi, il fine sta celato nel dubbio! (Soliloq.)».
3° Si deve temere anche per i peccati già perdonati. «Non siate senza timore, dice il Savio, per il peccato perdonato. E non aggiungete colpe a colpe, dicendo: La misericordia del Signore è grande, egli avrà pietà dei molti miei mancamenti; perché la sua misericordia e la sua collera ci si appressano in un baleno, e la sua vendetta guarda i peccatori» (Eccli. V, 5-7). Lo Spirito Santo qui vuole inspirare anche ai giusti medesimi un salutare timore, affinché vivano sempre nell\’umiltà, nella vigilanza, nell\’esercizio della penitenza e di tutte le virtù. «Il Signore non lascia, dice S. Gregorio, nessun peccato senza castigo; perché o lo vendichiamo noi col pianto, ovvero se lo riserva egli al suo giudizio (De Carit.)».
4° Bisogna temere, perché possiamo cadere. «Chi crede di stare in piedi, badi a non cadere», scrive S. Paolo (I Cor X, 12); e S. Agostino, perché ci manteniamo umili, ci avverte che non si dà peccato cosi enorme commesso da un uomo, che non possa commettere un altro uomo, se venga abbandonato da Dio (De Charit.).
5° Bisogna temere: perché ignoriamo il punto della morte, e di qual morte finiremo. «Il giorno del Signore arriva come un ladro notturno», dice S. Paolo (I Thess. V, 2). «Io verrò quando meno ve lo pensate», dice Gesù Cristo (Luc. XII, 40).
6° Bisogna temere Dio principalmente a cagione delle seduzioni della carne. «Trafiggete, o Signore, la mia carne col vostro timore» (Psalm. CXVIII, 120). Molto più da temere sono le insidie che ci tendono i sensi, che non ogni altro pericolo. S. Bernardo loda di prudenza e di salutare avvedutezza il Salmista il quale domanda a Dio che gli trapassi coi dardi del suo timore le carni; perché questo timore è una saetta prodigiosa per trafiggere mortalmente i desideri della carne. E S. Paolo il quale castiga e riduce in schiavitù il suo corpo, non vi sembra forse, domanda il medesimo Dottore, che presti esso medesimo la mano al Signore perché lo percuota e trafigga? (Serm. in Psalm.)».
7° Bisogna temere il Signore a cagione dei suoi giudizi. «I vostri giudizi, o mio Dio, dice Davide, empiono l\’anima mia di terrore. Deh! per pietà, non entrate in giudizio col vostro servo, perché dinanzi a voi nessun uomo vivente può trovare discolpa» (Psalm. CXVIII, 120); (Psalm. CXLII, 2).
8° Mille altri motivi finalmente noi abbiamo di temere Dio: 1) l\’incertezza della grazia; ce la meriteremo noi?… 2) la nostra ignoranza; vediamo noi in fondo al nostro cuore?.. 3) i segreti impenetrabili di Dio; un interno orgoglio, una negligenza, un peccato anche veniale possono essere causa che Dio ritiri a poco a poco da noi la sua grazia, e permetta che cadiamo in colpe gravi, esponendoci a pericoli e tentazioni… 4) la nostra fragilità ed incostanza… 5) abbiamo da fare con nemici pessimi, fortissimi, accortissimi… 6) siamo incerti della nostra perseveranza.
Chi dunque non starà in timore? Lucifero, l\’angelo più bello e più sapiente, era nel cielo e ne cadde… Adamo era nel paradiso terrestre, e cadde… Sansone, Davide, Salomone, S. Pietro, Origene, Tertulliano, ed altri fedeli servi ed amici di Dio caddero… Quanti eresiarchi non erano da principio modelli di virtù?.. Quanti anacoreti di virtù consumatissima non traviarono?.. Quanti confessori, quanti martiri, sul punto di cingere la corona, fecero naufragio?.. Non mancarono di quelli che la durarono nella santità fino a inol­trata vecchiezza, poi macchiarono la loro canizie, si disonorarono e andarono perduti… Chi dunque non temerà di cadere? Se gli alberi più robusti furono scossi dall\’uragano e spezzati dalla folgore, che cosa non dobbiamo temere noi, deboli canne?
Tuttavia non bisogna mai né scoraggiarci, né disperare, né abbandonarci agli scrupoli; perché invece di un rimedio noi troveremmo in questa condotta un veleno. Il timor di Dio è strada che mena alla salute; lo scoraggiamento e la disperazione sono la via che mette all\’inferno; gli scrupoli sono il purgatorio di questo mondo. È questo l\’insegnamento di S. Bernardo che scrive: «Il timore è il più saldo fondamento della speranza, perché il timore è un dono di Dio, che ci dirige e conduce a salvezza; le grazie da noi ricevute ci dànno giusto motivo di sperare i doni futuri; Dio si compiace di quelli che lo temono, e come la nostra vita dipende dalla sua volontà, la nostra salute eterna dipende dal suo beneplacito (Serm. XV, in Psalm.)». Quasi tutti quelli che caddero, della loro caduta devono incolpare o la presunzione, o la troppa sicurezza, ad un segreto orgoglio; si fidavano troppo della propria virtù e santità.

2. VANTAGGI DEL TIMOR DI DIO. – Leggiamo negli Atti Apostolici, che la Chiesa di Dio si estendeva camminando nel timor di Dio (Act. IX, 31). Que­sto timore filiale va aggiunto con la carità, o meglio ancora è esso medesimo carità; poiché come la carità, esso non ama altro che Dio e schiva sopra ogni cosa l\’offenderlo e il dispiacergli. «L\’amore ed il timore di Dio conducono l\’uomo ad ogni opera buona, dice S. Ago­stino, mentre l\’amore ed il timore del mondo lo precipitano in ogni peccato. Per fare il bene ed evitare il male, bisogna discernere quello che si deve amare e quello che si deve temere (De Civit.)». «Il timore sprona, la carità guarisce le ferite fatte dal timore. È dunque necessario che il timore entri il primo in un cuore, per introdurvi l\’amore. Il timore è rimedio, la carità è guarigione. Il timore è il servo della carità e il custode della legge, fino all\’arrivo dell\’amore (In Epl. S. Ioann.)». La medesima os­servazione fa S. Basilio, su l\’uffizio del timore, in ordine alla conversione­ e santificazione dell\’uomo. Egli lo chiama il portinaio e l\’intro­duttore necessario della pietà; al quale però succede ben presto l\’a­more che conduce alla perfezione i figli adottivi del Signore (Homil. VIII in Psalm. XXXIII). Tertulliano ci assicura che dove vi è il ti­more di Dio, s\’incontra gravità decente, esattezza mirabile, cura assi­dua, scelta prudente, relazioni frutto di riflessione, innalzamento me­ritato, sottomissione religiosa, esteriore pio, assemblea unita e ogni ben di Dio (De Praescrip. c. XLIII)».
Ma consideriamo più da vicino l\’eccellenza e l\’utilità. del timor di Dio, nel sublime quadro che ne fa lo Spirito Santo: «Dio glorifica quelli che lo temono» (Psalm. XIV, 4). «Qual è l\’uomo che teme il Signore? Iddio lo guiderà per la via che ha intrapreso; la sua anima godrà in pace tutti i beni e la sua poste­rità avrà la terra in retaggio; perché il Signore è il sostegno di quelli che lo temono e loro manifesta la sua alleanza» (XXIV, 12-14). «L\’occhio del Signore si posa su quelli che lo temono; egli libererà l\’anima loro dalla morte e li nutrirà in tempo di carestia. Temete il Signore, voi che siete suoi Santi; perché non manca nulla a quelli che lo temono» (XXXII, 18-19); XXXIII, 10).
«Nel segreto del suo cuore l\’empio ha preso, coraggio per fare il male; perché non gli sta dinanzi agli occhi il timor di Dio» (XXXV, 1). Il Profeta accenna qui le due prime radici del peccato; l\’una è nella volontà che ha stabilito di fare il male; l\’altra nell\’in­telligenza che perde di vista il timor di Dio. Chi teme un uomo, non osa fare il male in sua presenza; chi teme Dia, non osa blandire il peccato in cuor suo, perché Dio è lo scrutatore dei pensieri. Perciò, «principio della sapienza è il timor di Dio, e la salute del Signore sta vicino a quelli che lo temono. Egli prodiga a loro i tesori della sua misericordia e questa riposa su di loro in eterno. In loro si compiace, li benedice; ne compie la volontà, ne esaudisce le preghiere, ne assicura la salvezza» (CX, 10; LXXXIV, 10; CII, 11, 17; CXLIV, 19).
Tutti i beni immaginabili, tutti i doveri, tutta la felicità, la perfe­zione, il principio insomma ed il fine dell\’uomo sta, come insegna lo Spirito Santo, nel timor di Dio e nell\’osservanza dei suoi comanda­menti (Eccle. XII, 13); perché, come diceva Samuele agli Ebrei, noi diamo prova di temere Dio, se andiamo dietro a lui (1 Reg. XII, 14). E chi lo teme così, ha per suo conforto la assicurazione di lui, che lo libererà dalle mani di tutti i suoi nemici (IV Reg. XVII, 39). E infatti noi leggiamo nell\’Esodo, che Dio pro­sperò le case delle levatrici egiziane, perché avevano temuto il Signore (Exod. I, 21). E di Giuditta leggiamo, che godeva gran fama, perché temeva molto il Signore (Iudith. VIII, 8); ed essa medesima diceva: «Quelli che vi temono, o Signore, saranno grandi in tutte le cose, agli occhi vostri» (Ibid. XVI, 19). Perciò S. Ambrogio sentenzia che «il timor di Dio scaccia da noi ogni terrore ostile (Offic. 1. I, c. III)», e S. Giovanni Crisostomo dice: «Non vi è male che non venga distrutto dal timore di Dio. Il fuoco che investe un ferro irrugginito, lo purga, lo forbisce e lo rende lucido; così il timor di Dio, in pochissimo tempo viene a capo di ogni impresa; quelli che ne sono penetrati, diventano invincibili (In Psalm. CXXVII)».
Vero modello dell\’uomo timorato di Dio, Tobia non si crucciò punto né mormorò contro il Signore perché lo avesse privato della vista, ma rimase fermo nel timor di Dio, rendendogli grazie di tutti i giorni della sua vita; ed al figlio raccomandava che non temesse di nulla, perché quantunque vivessero poveramente, sarebbero molto ricchi finché temessero il Signore (Tob. IV, 23).
«Chi cammina per la strada retta, teme il Signore», dicono i Proverbi (XIV, 2); questo timore salutare non lo lascia mai traviare dal cammino della giustizia, che piace a Dio. Al contrario chi cam­mina per la strada dell\’iniquità. si mette dietro le spalle il timor di Dio e scotendo da sé questo timore, cade man mano in ogni delitto, perché ha rotto il più potente dei freni. La vita che l\’uomo fa indica se egli teme o se disprezza Dio; la virtù genera il timore e porta a ser­vire Dio; il vizio genera il disprezzo di Dio, della religione e della pietà… «L\’uomo, scrive S. Agostino, comincia dal temere il giorno del giudizio; questo timore lo porta a correggersi dei suoi vizi, lo rende vigilante con i suoi nemici, gli fa evitare il peccato, gli restituisce la vita interiore e lo induce a mortificare la sua carne (In Epl. Ioann. tract. IX)».
«Il timore del Signore è un elemento di forza» – leggiamo ancora nei Proverbi (XIV, 26). Quelli che temono Dio sono forti, coraggiosi, eroici, perché mettono tutta la loro confidenza nell\’Onnipotente. Sapendo che sono nelle mani benefiche e nel cuore di Dio, non temono di nulla; superano generosamente tutte le tentazioni, le tribolazioni, le persecuzioni, le noie, perché in essi il timor di Dio domina tutti gli altri timori, come la luce del sole supera ed eclissa tutte le altre luci. Essi dicono con S. Paolo: «Se Dio è con noi, chi ci starà contro?» (Rom. VIII, 31). Colui che vorrà vincerci, co­minci a vincere Dio medesimo, perché Dio è nostro protettore. È questo il sentimento di S. Gregario Papa: «Nella strada del Signore, egli dice, si parte dal timore per giungere ad una fortezza invincibile. Nella via del secolo, l\’audacia produce la forza; nella via del Signore, produce la debolezza. In quella, il timore genera la fiacchezza; in questa, dal timore nasce la forza. Fino a tanto che stiamo uniti per mezzo di un timore retto, al Creatore di tutte cose, godiamo di una certa potenza la quale ci fa dominare su tutte le cose (Moral. lib. V, c. XII)».
Quelli che temono il Signore, lo rispettano; camminano premurosi alla sua presenza, sforzandosi di piacergli in ogni Cosa e guardandosi dall\’offenderlo anche leggermente. Il timor di Dio fece cogliere a tanti martiri splendide corone…, popolò di angeli terrestri le solitudini…conduce miriadi di vergini nel ritiro del chiostro…, rende da una parte i genitori vigilanti ed esemplari, dall\’altra i figli umili, sottomessi, rispettosi…, fa schivare il peccato e le cattive compagnie, e praticare la virtù… Il timor di Dio chiude l\’inferno, apre il para­diso…, di un reprobo ne forma un santo; di un demonio, un angelo. Al contrario, per mancanza di timor di Dio, un santo diventa un re­probo, un eletto si cambia in demonio.
Il timor di Dio è, come dice il Savio, la sorgente di vita che pre­serva dagli attentati della morte (Prov. XIV, 27). Infatti il timor di Dio è come una sorgente inesauribile da cui scaturiscono 1e acque della vita di grazia, delle virtù, della salute e della gloria eterna; esso ci scampa dagli agguati della morte, cioè del demonio, del mondo, della concupiscenza… Quelli che temono il Signore, somigliano alle colombe le quali stanno attorno ai laghi ed alle limpide fonti, affinché vedendo in quello specchio l\’immagine dell\’uccello da preda, possano a tempo sottrarsi alla morte; essi non perdono mai di vista né il timore né la legge di Dio, in cui si dipingono non solamente i peccati, il demo­nio, l\’inferno, ma perfino le ombre di essi, e non appena questi ne­mici compaiono, essi fuggono e vanno a rifugiarsi tra le braccia del Signore.
Altra sentenza dello Spirito Santo è questa: «È meglio avere poco col timor di Dio, che tesori grandissimi con turbamento» (Prov. XV, 16). Le ragioni di ciò sono:
1° Che siccome il timore di Dio vale più di tutti i tesori, così chi possiede questo è in realtà più ricco di quelli che ammucchiano oro ed argento. S. Giovanni Crisostomo predicava: «Abbiate il timore di Dio, e nulla vi sarà disgustoso, né la povertà, né la malattia, né la prigionia, né la servitù, né qualunque altra afflizione; anzi questi incomodi si cambieranno per voi in motivi di gioia. La povertà vi con­verrà meglio delle ricchezze, la malattia vi renderà più robusti della sanità, la prigionia e la servitù vi riusciranno più gloriose e più dolci della libertà (Homil. XXVI, in Epl. ad Hebr.)». E donde trae il timor di Dio questa forza a distruggere il male? Da ciò, risponde il citato Dottore, che il timor di Dio schianta dal nostro cuore le passioni (Homil. in Epl. ad Hebr.). È certo che le passioni sono la radice ai tutti i mali. Ora nessuno meglio del timor di Dio può strappare questa radice, e allora i mali si convertono in beni, la povertà diviene ricchezza, la malattia sanità, la schiavitù libertà.
2° Il timor di Dio è più prezioso che i molti tesori, perché rende tranquillo lo spirito e ci fa contenti dello stato in cui ci troviamo posti da Dio: ora chi non preferirà questa tranquillità, questo riposo, questa contentezza dell\’anima ai turbamenti e alle agitazioni che le ricchezze portano necessariamente con sé?
3° Il timor di Dio riempie e sazia l\’anima, perché la unisce a Dio; e che altro rimane ancora a desiderare a chi possiede Dio? Invece che cosa potrà mai bastare all\’uomo cui non basta Dio?
4° Le ricchezze chiedono cure, sollecitudini, lavori, travagli; ge­nerano noie, inquietudini, tristezze, liti; il timor di Dio produce effetti del tutto diversi.
5° A chi teme Dio, quel po\’ che possiede torna assai più utile, che non i molti tesori a chi è senza timor di Dio. Solo le ricchezze che vengono da Dio sono durature e solide.
6° Chi possiede poco, ma ha il timore di Dio, è modesto, umile, so­brio… «Ogni uomo che teme Dio, schiva il peccato», dice il Savio (Prov. XV, 27); «im­para la sapienza» (Ibid. 33); «giunge alla vita» (Id. XIX, 23). Sì, il timor di Dio è sorgente di vita, perché reprimendo con severa disci­plina i vizi, ci addestra alla vera sapienza, cioè alla virtù nella quale sta la dignità e la gloria suprema dell\’uomo. «Io ho toccato con mano, dice S. Bernardo, che niente tanto aiuta e giova a meritare, conservare e ricuperare la grazia di Dio, quanto il basso sentire di sé ed il temere Iddio (Serm. LIV, in Cant.)». Il timor di Dio è ricco e prezioso monile al collo dell\’uomo, è diadema reale e corona di vincitore al suo capo; l\’uomo che teme Dio regna sui suoi nemici, trionfa del peccato, del mondo della carne e di Satana. S. Giovanni Crisostomo dice: «Se vi è in noi il timor di Dio, non abbiamo più bisogno di nulla; se poi non abbiamo questo, siamo i più miserabili degli uomini, ancorché possediamo un regno. Chi teme Dio, non ha nulla da temere, perché il timor di Dio supera ogni cosa; possediamolo dunque e cerchiamo in tutti i modi di acquistarlo. Esso è un muro, una fortezza, una torre inespugnabile; e noi abbiamo bisogno di potente difesa, tante sono le insidie, tanti gli agguati che da ogni parte ci sono tesi! (Homil. LXIX, ad pop.)».
Il timor di Dio dev\’essere un timore di figlio e non di schiavo… S. Bernardo, scrivendo a Oggero, gli diceva: Il timore che io mi studio d\’inspirarvi, non è quello che mena alla disperazione, ma quello che dà la speranza della beatitudine. Il timore che non merita il perdono, perché non lo cerca, è un timore inutile, crudele, che produce tristez­za; il vero timore, al contrario, è pio, umile, vantaggioso, chiama la misericordia su qualunque peccatore, per quanto sia colpevole; ge­nera e alimenta l\’umiltà, la dolcezza, la pazienza, la longanimità; e chi mai non si rallegra di tale famiglia? Di tutt\’altra famiglia si circonda l\’altro timore che mette alla disperazione; esso produce la noia, la melanconia smoderata, lo scoraggiamento, il disgusto, il di­sprezzo, la disperazione. Per paura che voi non abbiate questo timore che inspira la confidenza, o che ne abbiate troppo poco, ho creduto bene di farvi cancellare la vostra colpa, col ricordarvela.
Il timore è, secondo S. Agostino, la prima delle virtù che s\’impadroniscono dell\’anima, ma essa non vi dimora, perché vi è entrata solo per introdurvi l\’amore. Quella prepara il luogo, e quando questa comincia a regnare, il timore si ritira, avendo terminato il suo uffi­zio. Il timore diminuisce a misura che cresce l\’amore; e più la carità è interiore e solida, più il timore si allontana. Più l\’amor di Dio è grande, più il timore diviene debole; più il primo è fiacco, più il se­condo è forte. Dove poi il timore è nullo, la carità non ha luogo (De Civit. Dei). Da queste parole di S. Agostino si rileva che quanto più l\’uomo ama Dio, tanto meno lo teme, ossia teme i suoi giudizi; poiché in tal caso l\’anima, stretta intimamente a Dio per l\’amore, riceve una certa quale sicurezza della propria salute. Ma quanto più un\’anima ama Dio, tanto più teme e fugge il peccato; e in questo senso la ca­rità non solo non diminuisce il timore, ma lo accresce. Il timore essenziale è quello del peccato. S. Tommaso fa eco al grande Vescovo d\’Ippona, dicendo: «Più si ama Dio, meno si teme il castigo (De Peccat.)».
Il timor di Dio sradica i vizi, schianta le passioni. «Dove non regna il timor di Dio, osserva il Venerabile Beda, domina il peccato; ma dove vi è il timor di Dio, vi è il regno di Dio e della santità (In Sentent.)». «Badate, dice S. Bernardo, che siccome la troppa confidenza è ori­gine e madre di tutti i peccati, così il timor di Dio è radice e custode di tutti i beni. Perciò sta scritto che, se non vi tenete del continuo nel timore di Dio, la vostra casa sarà ben presto diroccata: infatti tutta l\’edifizio delle virtù si sfascia, se perde l\’appoggio di questa grazia (De Don. S. S. c. I) ».
Dice ancora la Spirito Santo: «Conservatevi nel timor di Dio ed invecchiate in esso. Voi che temete il Signore, aspettate la sua mi­sericordia. Voi che temete il Signore, credete in lui, e la vostra ricompensa non andrà perduta; sperate in lui, e la sua misericordia vi colmerà di gioia; amatela e i vostri cuori saranno inondati di luce. Quelli che temono il Signore, non saranno increduli alla sua parola; cercheranno quello che a lui piace; prepareranno i loro cuori e santi­ficheranno le loro anime alla sua presenza» (Prov. II, 6-20); prepareranno i loro cuori umiliandosi, staccandosi e purificandosi dai desideri terreni, pregando e desiderando di ricevere i lumi, le inspira­zioni, i doni di Dio. «Quelli che temono il Signore, osserveranno i suoi comandamenti; e conserveranno la pazienza fina al giorno del giu­dizio» (Ibid. 21). In queste sentenze sono indicati sei principali ef­fetti del timor di Dio: conserva: 1° la fede; 2° la speranza; 3° la carità; 4° fa osservare la legge; 5° induce l\’uomo a rendersi gradito a Dio; 6° gli assicura la perseveranza nel bene fino alla morte. Il timor di Dio non cessa di frenare le malvagie tendenze; distrugge la falsa confidenza; inspira il desiderio della salute; fiacca l\’orgoglio; nutre l\’umiltà; aumenta la carità; moltiplica le virtù. La prima delle grazie, scrive S. Bernardo, è il timor di Dio; chi lo accoglie in sé e ne ascolta i consigli, detesta .ogni peccato, essendo scritto: «Il timore del Si­gnore odia il male»; e ancora: «Temete il Signore e allontanatevi dal male». Leggiamo di Giobbe che era uomo timorato di Dio e lontano dal male. Senza questa grazia che è il principio della pietà, non vi è bene che germini, attecchisca e si moltiplichi (De Don. Spir. S. c. I). «Chi teme il Signore, dice S. Efrem (De timore Dei, t. 1), è sempre vigilante e sobrio. Non trascura nulla per non offendere Dio: approva, imprende, compie tutta quanto sa tornare accetta al suo Signore».
« Il timor di Dio racchiude in sé tutta la sapienza, dice l\’Ecclesiastico, e non vi è cosa migliore del timor di Dio» (Eccli. XIX, 18; XXIII, 37). «Grande è colui che ha trovato la sapienza e la scienza; ma non più grande dell\’uomo che teme il Signore» (Id. XXV, 13). «Il timore del Signore vince ogni altra bene» (Id. XXV, 14). Il timor di Dio è gemma preziosissima, è l\’ornamento e la bellezza dell\’uomo: è l\’ultimo grado della sapienza e della scienza. Esso è il compimento, la corona, il lustro, la guida, il re di tutte le virtù; senza di lui l\’uomo non può che errare, indebolirsi e cadere nel fango del vizio e delle passioni. «Il male non andrà contro chi teme il Signore; ma nella tentazione Dio lo conserverà e la libererà dal male» (Ib. 1). Dio lo libererà dal male, cioè dal peccato e dalle pene, conseguenza del peccato. Il timor di Dio fa evitare le colpe, principalmente quelle gravi, e preserva in certa qual modo dalle pene che sono conseguenza del peccata; poiché per l\’uomo che teme Dio, queste pene non sano più male, ma guadagno. Così la pensavano i martiri e i confessori. Le pene, effetto del peccato, restano talmente addolcite dal timore e dall\’amor di Dio, che si cam­biano in delizie. Il male non andrà contro l\’uomo timorato di Dio, cioè i mali eterni non saranno suo retaggio, poiché non vi è altro vero male che il male eterno, né altri veri beni se non gli eterni.
Ecco che cosa promette ancora il Signore a coloro che hanno il suo santo timore: «Il sole di giustizia si leverà su di quelli che temono il mio nome ed essi troveranno salute all\’ombra delle sue ali; calpesteranno gli empi, allorché saranno cenere sotto i loro piedi» (MALACH. IV, 2-3). Il timor di Dio, in un altro luogo della Scrittura, è paragonato a un paradiso di benedizione, pieno di gloria che supera ogni altra gloria (Eccli. XL, 28). Queste espressioni significano che Dio benedice colui che la teme, che la colma di favori, di carezze e di ogni sorta di beni, che lo adorna e lo arricchisce splendidamente. Cosicché con bellissima figura S. Gregorio Papa chiamò àncora del cuore il timore (Mor. 1. VI, C. XXVII); S. Gerolamo vide in lui il custode delle virtù (Ad Fabiol, De XLII Mans.); e Tertulliano, «il fondamento della salute: perché temendo ci teniamo in guardia, e guardandoci giungeremo a salvamento (De Cultu foemin.)». Togliete il timore, e vedrete gli uomini, fatti simili a pazzi frenetici, rompere ogni freno alle perverse inclinazioni e precipitare nel baratro di or­rendi misfatti.

3. FELICITÀ CHE PROCURA IL TIMOR DI DIO. – «Quanto sono grandi, esclamava David, quanto sono soavi e molteplici, o Signore, i beni che voi tenete in serbo per coloro che vi temono!» (Psalm. XXX, 20). «Beato l\’uomo che teme il Signore; egli si ralle­grerà nell\’adempirne i comandi. Patente sarà su la terra la sua discendenza, e benedetta dal Signore la sua stirpe. La gloria e le ricchezze abbonderanno nella sua casa, e la sua giustizia echeggerà in tutti i secoli» (Psalm. XXI, 1-3). «Fortunati quelli che temono il Signore, che camminano per le sue strade!» (Psalm. CXXVII, 1). «Felice l\’uomo, ripete il Savio, cui fu dato di avere il timor di Dio! Chi mai potrà stargli a petto?» (Eccli. XXV, 15).
«Il timor di Dio dà saldezza e stabilità inalterabile, dice S. Giovanni Crisostomo; procura tal gioia che ci rende insensibili a tutti i mali; perché temendo Iddio come si merita e confidando in lui, si acquista il principio. medesimo della felicità e la sorgente di ogni gioia (Homil. XVIII, ad pop.)». S. Ilarione, per testimonianza di S. Gerolamo, diceva in punto di morte: Esci, che cosa temi tu, anima mia? Sono ornai settant\’anni che servi il Signore con timore; rallegrati. Con ragione egli parlava così all\’anima sua, perché lo Spirito Santo ci assicura che «chi teme Dio avrà bene in fine di sua vita» (Eccli. I, 13). Egli troverà il suo benessere, la tranquillità al punto della morte e del giudizio, nel cielo e per l\’eternità. «Teniamoci sempre nel timor di Dio, e la speranza sarà la nostra porzione dell\’ultimo giorno e la nostra felicità non ci mancherà mai più» (Prov. XXIII, 17-18). «Beato l\’uomo che sempre vive in timore» (Ibid. XXVIII, 14). Questo timore non solo non toglie la sicurezza, ma anzi la mantiene e la conferma; dà una fiducia immobile, fa nascere la pace, la forza, la gioia, secondo quell\’altro detto del Savio: «Il timore del Signore è gloria, trionfo, sorgente di gaudio, corona di letizia. Il timore del Signore rasserena il cuore, gli apporta gioia, allegrezza, e lunghi giorni» (Eccli. I, 11-12). Il timor di Dio è un principio di gioia, di felicità, di gloria su la terra e nel cielo; conduce al trionfo, rende invincibile. Fa nascere la pace della coscienza e inspira una grande confidenza in Dio, due cose che dànno la vera felicità; da esse provengono le consolazioni della grazia e le gioie divine.

4. MEZZI PER ACQUISTARE IL TIMOR DI DIO. – I mezzi per acquistare il timore di Dio, sono: l° Stare sempre alla presenza di Dio… 2° Condurre una buona vita. «Mediante una buona vita, dice S. Agostino, ci procuriamo una buona coscienza, e con una buona coscienza non temiamo castighi. Perciò impari a temere ora, chi non vuole tremare di spavento un giorno; impari ad essere, per un po\’ di tempo, pieno di sollecitudine, chi vuol essere sempre sicuro. Tanto più decresce il timore, quanto più si avvicina la patria. Grande è il timore del viaggiatore; minore quello di chi già vede le mura della città santa; nullo quello di colui che vi è giunto (De Civ. 1. XIV)». 3° «La sapienza fa nascere il timore, l\’intelligenza lo illumina, il consiglio lo dirige, la virtù lo rinforza, la scienza lo governa, la pietà lo abbellisce (Offic. lib. I); è questo il terzo mezzo suggerito da S. Ambrogio.