I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: La pusillanimità

L\’uomo pusillanime è inetto al combattimento, è incapace di bene; egli non deve aspettarsi altro che disprezzo per parte del mondo, e terribile condanna per parte di Dio.

«Sono pusillanimi, dice l\’abate Vittore, coloro che per ogni lievissima tentazione perdono la calma» (Ap. Sophron. c. CLXIV), e li dipinge al vivo il Salmista in quel versetto: «Tremarono là dove non c\’era ombra da temere» (Psalm. XIII, 5). La pusillanimità proviene da una mente debole, stretta, piccola; i pusillanimi sono imprudenti, impazienti, facili a prendere la stizza come le femminucce e i ragazzi. Il loro spirito senza saldezza e senza energia non può soffrire nulla: parlano ed operano secondo che sono impressionati in quel momento. Come l\’energia e il vigore dell\’anima dipendono dalla speranza che uno ha di vincere quel dato ostacolo, così la pusillanimità dell\’anima, il suo abbattimento e la sua caduta provengono da ciò, che uno diffida e dispera di poter reggere al combattimento e uscirne vittorioso.
«Se nel giorno dell\’ambascia, leggiamo nei Proverbi, voi vi perdete di cuore, la vostra forza andrà scemando» (XXIV, 10). Difatti chi comincia a cedere, perde cedendo le sue forze; quello che vediamo avvenirci nel corpo e nelle faccende temporali, si avvera nell\’anima e nelle cose spirituali… Nella pusillanimità si trova o diffidenza o pigrizia o stanchezza, sovente e questa e quella. Quando un\’anima perde la fiducia di poter vincere o di liberarsi da una afflizione che essa crede più forte di lei, allora essa rinunzia alle sue forze, alla speranza di resistere con buon esito; diventa fiacca, languida, accasciata; se poi la prova si prolunga, quest\’anima pusillanime dispera affatto di poterla sopportare; perde il rimanente delle sue forze e soccombe del tutto… La speranza allarga, dilata, rinforza l\’anima, mostrandole la ricompensa ed il trionfo della virtù; la pusillanimità, al contrario, la stringe e chiude e inceppa e infiacchisce e la rende incapace di ogni nobile impresa. Non vogliate cedere, grida il Poeta, a questa pusillanimità, in mezzo ai rovesci, che anzi incoraggiati dagli ostacoli, camminate più fermi e più baldi per la strada delle avversità e delle virtù. La vittoria sta nella magnanimità che genera la speranza del trionfo.
In generale, tutte le persone irreligiose, gli uomini di costumi dissoluti, sono pusillanimi… La grandezza d\’animo, l\’energia, lo zelo, il coraggio, la forza, la potenza, l\’eroismo sono il retaggio dell\’uomo virtuoso… Osservate da una parte gli apostoli, i martiri, le vergini, i missionari cattolici; dall\’altro i voluttuosi, gli effeminati, gli apostati, e le loro opere vi diranno da qual parte si trovi la magnanimità e da quale la codardia… L\’uomo pusillanime è inetto al combattimento, è incapace di bene; egli non deve aspettarsi altro che disprezzo per parte del mondo, e terribile condanna per parte di Dio. Infatti il posto assegnato dal Profeta dell\’Apocalisse ai timidi, ai pusillanimi, ai vili, è nello stagno di fuoco e dello zolfo ardente, in mezzo agli increduli, agli omicidi, ai fornicatori, agli idolatri, e simile genia (Apoc. XXI).