CONCORSO (divino)

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". CONCORSO (divino): è l\’influsso della Causa prima sulla attività della creatura. L\’ente finito dipende da Dio nel suo essere (v. Creazione e Conservazione): deve perciò dipenderne anche nelle sue operazioni secondo l\’adagio scolastico: «Operatio sequitur esse».

Pochissimi Teologi, tra cui Durando, riducono questa dipendenza operativa all\’azione creativa e conservativa di Dio, il quale concorrerebbe all\’operazione della creatura remotamente (concorso mediato), in quanto le ha dato l\’essere e le facoltà per agire. Altri spingono tanto innanzi l\’intervento divino da eliminare l\’azione della creatura (per es. l\’Occasionalismo di Malebranche). La Teologia sana è unanime nell\’ammettere la necessità di un\’azione positiva di Dio sulla creatura per spiegarne l\’attività (concorso immediato). Questa verità, pur non essendo di fede definita, ha i suoi fondamenti nella Scrittura: già Isaia, 26. 12: «Signore, tu hai operato in noi tutte le nostre azioni» e S. Paolo (Atti ap. 17, 28): «In Lui (Dio) viviamo, ci moviamo, esistiamo».
Ragioni: a) Solo Dio è il suo essere e quindi il suo operare essenzialmente (v. Operazione); la creatura invece riceve l\’essere e quindi deve ricevere anche l\’impulso all\’operazione, perché una potenza non può passare all\’atto da sé (v. Atto). b) Dio come prima Causa efficiente e finale dell\’universo ha il dominio assoluto su tutte le cose e però sottrarre l\’attività delle creature all\’influsso divino è assurdo. c) Ogni attività della creatura è realizzatrice, cioè produce in qualche modo e tocca l\’essere delle cose; ma l\’essere, effetto universalissimo, deve ridursi a Dio come alla sua causa propria, principale, cui la creatura è subordinata come causa strumentale.
S. Tommaso nel «De potentia », q. 3, a. 7. fissa in 4 punti il divino concorso: Dio è causa dell\’azione d\’ogni creatura (anche dell\’uomo): 1° in quanto la crea; 2° in quanto la conserva (concorso mediato); 3° in quanto la muove ad agire; 4° e se ne serve come di uno strumento (concorso immediato).
Di qui la teoria della premozione fisica, sviluppata dal tomista rigido Banez (sec. XVI) fino al concetto di predeterminazione ad unum, per cui Dio non solo spingerebbe l\’uomo ad agire, ma anche a far questo piuttosto che quello (togliendo l\’indifferenza attiva con pericolo della libertà). Contro questa interpretazione (v. Bannesianismo) insorge Molina, gesuita, il quale propone il concorso immediato non sulla creatura, ma insieme con essa verso il medesimo effetto: una specie di parallelismo tra Dio e la creatura cooperanti insieme (concorso simultaneo). Questa opinione salva la libertà umana, ma certo è estranea al pensiero di S. Tommaso (v. Molinismo).
Si può ammettere una mozione divina che faccia passare all\’esercizio dell\’atto la creatura, la quale però contribuisce alla specificazione dell\’atto stesso (v. Tomismo).