MODERAZIONE

Disponete con ordine gli sforzi richiesti al bambino, poiché il suo punto di saturazione è presto raggiunto: non oltrepassatelo. Bisogna saper dargli respiro. l’attenzione del bambino ha una piccola imboccatura: non bisogna riempirlo di troppe cose insieme. 

* Evitate al bambino la tensione nervosa e il soverchio affaticamento fisico e morale. Il bambino, per assimilare tutto ciò che gli si dice o gli s’insegna, ha bisogno di periodi di tranquillità. Occorre che possa vivere un po’ a modo suo.

* Vegliate, sì, sui vostri bambini, ma non siate pedanti ne’ soffocanti.

* Stare continuamente “alle calcagna” del bambino è stancarlo inutilmente e impedirgli di essere sé stesso.

* Disponete con ordine gli sforzi richiesti al bambino, poiché il suo punto di saturazione è presto raggiunto: non oltrepassatelo. Bisogna saper dargli respiro. L’attenzione del bambino ha una piccola imboccatura: non bisogna riempirlo di troppe cose insieme.

* Evitate ogni esagerazione coi bimbi, perché prendono alla lettera tutto ciò che si dice loro. Troppi elogi possono diventare altrettanto nocivi di un eccessivo biasimo.

* Evitate di incutere paura ad un fanciullo; il suo organismo è ancor fragile, e non si sa quindi quali ripercussioni profonde possa avere uno spavento irragionevole. Risparmiategli le storie di banditi, fantasmi e lupi marinari e ancor meno vi appellerete al diavolo e all’inferno per una colpa leggera. Non usate minacce ridicole: “Se non stai buono, verrà l’orco e ti mangerà!“. E soprattutto non prendete il vezzo di quella povera donna che vedendo passare un prete, onde far cessare il pianto del suo monello, diceva: ” Se tu non smetti di piangere, lo dirò al signor Curato, l’uomo nero, che ti porta via…“. È il metodo migliore per alienare per sempre il fanciullo dal prete e dalla religione.

* Quale grave errore psicologico presentare Dio come aguzzino: “Vedi, ti sta bene! Hai disobbedito e Dio ti ha castigato…“! Il fanciullo non tarderà ad accorgersi che Dio non punisce sempre i nostri sbagli immediatamente. D’altra parte, quale cosa più falsa e più pericolosa per la sua fede, di presentare il Dio d’amore come un despota sempre pronto a vendicarsi?

* Proporzioniamo sempre lo sforzo con l’effetto che vogliamo ottenere. A forza di incollerirsi, di far scenate per un nonnulla, di investire il fanciullo con urla, rimproveri, lacrime e con lunghi sermoni, l’educatore perde ogni influenza. Si è bruciato… pace alle sue ceneri! Il fanciullo ne trae subito il suo partito e finisce con opporre l’indifferenza della forza d’inerzia se non addirittura il disprezzo interiore.

* Lo schiamazzo temerario e ordinario passa in usanza e suscita il disprezzo

* È nocivo affogare l’attenzione del ragazzo in discorsi interminabili. Terminando una mamma la sua filippica veemente e lunga contro suo figlio, questi con impertinenza, ma con simpatia quasi spaventata, le dice: ” Povera mamma mia, quanta sete devi avere!“.

* Non esigete cose irragionevoli dai bambini; o, se chiedete uno sforzo eccezionale, create prima un clima favorevole, mostratevi molto incoraggianti e fate attenzione a non calcare molto la mano. Per esempio, non obbligate continuamente un bambino a restare silenzioso e immobile. Ecco: una sera il babbo rientra dal lavoro con una forte emicrania; la mamma prenderà in disparte il bambino e gli dirà affettuosamente: “Vedi, babbo ha tanto male di testa. Stasera ti chiedo un grande sforzo (so che ora sei capace perché sei già un ragazzo grande): cerca di fare meno rumore possibile; siedi in quell’angolo e sfoglia questo libro di figure…“. E ogni tanto un bacio ricompensi la saggezza del bravo ometto.

* Non abusate di alcune parole come, per esempio, di “cattivo”. “Quanto sei cattivo, Pietro, a mettere sempre le dita nel naso!” — “Giovanna, cattiva, non va bene toccare le tendine!“. In presenza di Renato una mamma dice a una amica: “Oh, signora, se sapeste quanto è cattivo! Ha strappato di nuovo i calzoni“. L’aggettivo “cattivo” è usato a iosa per le più futili occasioni e per i più piccoli sbagli. Come volete che Pietro, Giovanna e Renato, che si sentono decretare l’appellativo di “cattivo” a ogni pie’ sospinto per sciocchezze, che non hanno riferimento a mancanze morali o vizi di carattere, possano farsi una giusta idea della vera cattiveria?

* II fanciullo da alle cose l’importanza e il valore che i genitori danno ad esse. È quindi necessario che i genitori abbiano il senso della proporzione onde non attribuire l’importanza del principale all’accessorio.

* Alcune approvazioni troppo vive possono falsare interiormente la prospettiva morale di esseri troppo giovani per stabilire essi stessi la scala dei valori. Per esempio: non date mai maggiore importanza a un piatto rotto, a un paio di calzoni strappati, a una porta mal chiusa, che a un disordine morale come la menzogna, l’ostinazione, la crudeltà.

* I bambini, fin da piccolissimi, hanno il senso della loro dignità. Bisogna rispettarla. Certe umiliazioni pubbliche possono causare dei complessi di inibizione e di misantropia che seguiranno il ragazzo per tutta l’esistenza. Vi sono madri che dicono abitualmente ai loro bambini: “Vedi, tutti ti guardano! Dovresti vergognarti!“. Ne può risultare una timidezza esasperata, un timore di arrossire, un’apprensione per l’opinione pubblica, dannosa certamente al bambino quando sarà cresciuto.

* Due complessi sono ugualmente pericolosi; il sentimento della superiorità ed il sentimento della inferiorità e dell’insufficienza. Il seme generatore di questi due complessi che occupano un posto importante nell’origine delle perturbazioni psichiche viene gettato fin dall’infanzia. Se il bambino sente continuamente ripetere che ha un’intelligenza eccezionale, che è divinamente bello, che ha disposizioni meravigliose, che è sviluppato oltre la sua età, diventerà d’una sufficienza insopportabile, si crederà un essere straordinario e più tardi cozzerà dolorosamente contro la dura realtà della vita. Quando invece si rimprovera continuamente un bambino di essere troppo goffo e stupido, si sviluppa in lui un sentimento di inferiorità, che ne fa anticipatamente un vinto e un disperato.

* Evitare tutto ciò che può nuocere al “naturale” del bambino. La sua anima è pianta troppo delicata perché non la si preservi da ammirazioni esagerate che rischiano di offuscarla o anche di falsarla. Che dire poi di certi inviti a farla da buffone, come: “Mostra al signore quanto sei bravo a fare le smorfie”?

* Regola d’oro: Non parlate mai dei vostri bambini in loro presenza! Se ne dite bene rischiate di renderli vanitosi; se ne dite male li umiliate pericolosamente.