MATRIMONIO

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". MATRIMONIO (dal lat. matris munus = ufficio della madre?): è il sacramento che prepara i nuovi candidati al regno di Dio.

Nelle prime pagine della S. Scrittura (Gen. 2, 23 ss.; cfr. Mt. 19, 4 ss.) è tratteggiata la struttura del matrimonio come contratto naturale (officium naturae). Eccone gli elementi: 1) è istituito da Dio indirettamente per la costituzione dei due sessi, che per istinto di natura si attraggono, direttamente per intervento positivo del Creatore, narrato nella Genesi; 2) è costituito nei singoli casi dal mutuo consenso con cui un uomo e una donna si uniscono agli scopi voluti da Dio; 3) è caratterizzato da due qualità fondamentali: l'unità e l'indissolubilità «due in una carne sola»; 4) è orientato al fine principale della procreazione «crescete e moltiplicatevi» (Gen. 1, 27-28), a quello secondario del mutuo aiuto «adiutorium simile sibi» (Gen. 2, 18), e a quello accessorio di disciplinare l'istinto disordinato; 5) porta fin dalle origini qualche cosa di sacro, che tutti i popoli riconobbero nelle cerimonie religiose di cui circondarono le nozze e che Dio nel N. T. apertamente ci rivelò dicendolo simbolo della futura unione di Cristo Con la Chiesa (Ef. 5, 32). Dalla caduta di Adamo alla redenzione la primitiva unità e indissolubilità non venne sempre osservata né presso il popolo eletto, che per la sua dura cervice strappò una specie di dispensa da Dio stesso, né, tanto meno, presso i pagani, che rotti al divorzio e alla poligamia scesero ben presto a quel basso livello morale, da cui Cristo venne a liberare il mondo. Egli infatti, prima di tutto, restituì il matrimonio alla sua primitiva purezza richiamando in vigore la legge dell'unità (Mt. 19, 9; Mc. 10, 11; Lc. 16. 18) e sancendo quella dell'indissolubilità con il celebre detto: «Quod Deus coniunxit homo non separet» (Mt. 19-6), poi elevò l'istituto matrimoniale alla dignità di sacramento. Tale elevazione adombrata nel modo di agire di Cristo, più chiaramente suggerita da S. Paolo (Ef. 5, 20-32) ed apertamente insegnata dalla Tradizione. trasfèrì nell'ordine soprannaturale 1'«officium naturae» e lo pose sotto la luce dell'unione di Cristo con la Chiesa, da cui riceve la propria fisionomia. Infatti come l'unione di Cristo con la Chiesa 1) nasce da quella generosa dedizione. 2) per la quale Gesù Cristo nell'effusione del suo amore purissimo si dà per sempre (indissolubilità) ad una sola Sposa (unità), 3) per fecondarla spiritualmente, affinché si completi il suo corpo mistico; così il matrimonio cristiano a) trova la sua genesi nella mutua dedizione espressa esternamente nelle parole del contratto (il rito sensibile del sacramento), b) che produce tra l'uomo e la donna un vincolo unico, perché esclusivo di terzi, e indissolubile, perché duraturo fino alla morte, c) al fine principale della fecondità, ordinata a moltiplicare i cittadini del regno di Dio, cui si aggiunge lo scopo secondario di amarsi e confortarsi scambievolmente e quello accessorio di mitigare il fornite della concupiscenza.
 Per il conseguimento di tali fini il matrimonio postula e produce «ex opere operato» la grazia santificante e sacramentale, che stabilisce un orientamento costante dell'organismo soprannaturale dei coniugi, cui è annesso uno spirito di rettitudine nella procreazione della prole, di giustizia e di canta scambievole nel portare i pesi della la miglia c nell'assolvere il difficile compito di educare cristianamente i figli. Per la sua elevazione soprannaturale il matrimonio è sottratto all'ingerenza civile e sottoposto alla vigilanza della Chiesa, che determina le condizioni di validità del contratto coniugale, ne stabilisce gli impedimenti e giudica di tutte le cause concernenti il vincolo sacramentale (cfr. Conc. Trid. Sess. 24). Sulla dignità del matrimonio cristiano e sui rimedi contro gli abusi moderni. Pio XI emanò la splendida Enciclica «Casti Connubii», 1930.