La recita del Rosario davanti al Santissimo esposto

Quando si recita il Santo Rosario con il senso cristologico che gli è proprio, recitandolo in un clima meditativo-adorante, e quando la recita del medesimo aiuta ad ottenere una maggiore stima del mistero eucaristico, sarebbe inaccettabile proibirlo. Nella fede cattolica il mistero dell’incarnazione presenta inseparabile l’amore a Cristo e l’amore che nutriamo verso la sua Santissima Madre

La recita del rosario davanti al Santissimo esposto

(15 gennaio 1997)

Eccellenza reverendissima,


Questo dicastero ha ricevuto la sua lettera nella quale lei pone tre domande riguardanti la recita del rosario mariano davanti al Santissimo esposto alla pubblica venerazione.


Per rispondere a ciascuna delle sue tre domande è necessario tener presente i principi della costituzione conciliare Sacrosanctum concilium e la documentazione postconciliare che parla della finalità e spirito dell’esposizione del Santissimo e del rosario.


Le risposte devono essere oggetto di riflessione da parte dei gruppi che si riuniscono per l’orazione, poiché il contesto cambia sensibilmente se si tratta di un gruppo di seminaristi, di religiose, di giovani o di fedeli di una parrocchia.


Nella Nota aggiunta troverà i necessari riferimenti alla documentazione con alcune riflessioni che possono essere utili per capire meglio le risposte che qui si danno in forma breve:


1. Quando si recita il santo rosario con il senso cristologico che gli è proprio, recitandolo in un clima meditativo-adorante, e quando la recita del medesimo aiuta ad ottenere una maggiore stima del mistero eucaristico, sarebbe inaccettabile proibirlo. Nella fede cattolica il mistero dell’incarnazione presenta inseparabile l’amore a Cristo e l’amore che nutriamo verso la sua santissima madre.


2. La catechesi che si deve dare ai fedeli deve andare unita alla prassi, poiché non si tratta di eliminare una usanza ma di darle il suo significato profondo. Perciò è bene cercare di introdurre gradualmente e con sensibilità pastorale ciò che può servire affinché i fedeli giungano ad una maggiore conoscenza sia del significato dell’esposizione del Santissimo sia del santo rosario.


3. Si deve incentivare tutto quello che aiuta il rinnovamento della vita liturgica e il significato pieno degli esercizi di pietà, fra i quali il santo rosario merita un’attenzione speciale.


È necessario che i sacerdoti in questa materia procedano con grande tatto e rispettando accuratamente la fede dei cristiani semplici e non tanto formati, evitando atteggiamenti che essi non comprenderebbero e che potrebbero considerare come disprezzo della loro fede o offesa dei loro diritti.


Approfitto dell’occasione per porgere a sua eccellenza i miei rispettosi saluti e reiterarle la mia stima e considerazione.



Dev.mo nel Signore


Jorge MEDINA ESTÉVEZ, arcivescovo pro-prefetto


Gerardo M. AGNELO, arcivescovo segretario



Allegato al Prot. 2287/96/L



Nota relativa alla recita del rosario davanti al Santissimo esposto



I. Principi


1. La costituzione conciliare Sacrosanctum concilium, n.13, dice: “I pii esercizi del popolo cristiano, purché siano conformi alle leggi e alle norme della chiesa, sono vivamente raccomandati, soprattutto quando si compiono per mandato della sede apostolica…. Bisogna però che tali esercizi siano regolati tenendo conto dei tempi liturgici, in modo da essere in armonia con la sacra liturgia, da essa in qualche modo traggano ispirazione e ad essa, data la sua natura di gran lunga superiore, conducano il popolo cristiano”. Il Catechismo della chiesa cattolica fa riferimento alla citazione della Sacrosanctum concilium: “Queste espressioni sono un prolungamento della vita liturgica della chiesa, ma non la sostituiscono”.


– L’esposizione eucaristica è una celebrazione che ha riferimento con la liturgia, come si deduce dalla Istruzione Eucharistìcum mysterium, n. 62, dal Rituale romano Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico e dal Cerimoniale dei vescovi che ne tratta al cap. XXII.


– Il santo rosario è senza alcun dubbio uno degli esercizi di pietà più raccomandati dall’autorità ecclesiastica; cf. anche le indicazioni che da il Catechismo della chiesa cattolica: nn. 971, 1674, 2678, 2708.


– Il sentire cattolico non separa mai il Cristo da sua madre né viceversa.


2. La lettera apostolica Vicesimus quintus annus, al n. 18 dice: “Infine, per salvaguardare la riforma e assicurare l’incremento della liturgia, occorre tener conto della pietà popolare cristiana e del suo rapporto con la vita liturgica. Questa pietà popolare non può essere né ignorata, né trattata con indifferenza o disprezzo, perché è ricca di valori, e già di per sé esprime l’atteggiamento religioso di fronte a Dio. Ma essa ha bisogno di essere di continuo evangelizzata, affinché la fede, che esprime, divenga un atto sempre più maturo e autentico. Tanto i pii esercizi del popolo cristiano, quanto altre forme di devozione, sono accolti e raccomandati purché non sostituiscano e non si mescolino alle celebrazioni liturgiche. Un’autentica pastorale liturgica saprà appoggiarsi sulle ricchezze della pietà popolare, purificarle e orientarle verso la liturgia come offerta dei popoli”.



II. Relazione tra esposizione eucaristica e santo rosario


Tre sono i documenti più importanti, dai quali cito un numero di ciascuno di essi, e cioè:


1. “Durante l’esposizione si disponga tutto perché i fedeli, intenti alla preghiera, si dedichino a Cristo, il Signore” Istruzione Eucharisticum mysterium, n. 62).


2. “Per alimentare l’orazione inferiore, si può ricorrere a letture della sacra Scrittura con omelia o brevi esortazioni che guidino ad una maggiore stima del mistero eucaristico”


(Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico, n. 95).


3. L’esortazione apostolica Marialis cultus fa presente che il santo rosario: “come preghiera evangelica, incentrata nel mistero dell’incarnazione redentrice è preghiera di orientamento nettamente cristologico” (n. 46).



III. Qui sembra opportuno annotare:


Dal concilio Vaticano II ad oggi si è osservato quanto segue:


* Nei primi due decenni, più o meno, è sorta all’interno della chiesa cattolica una tendenza a eliminare tra il popolo cristiano l’adorazione davanti al Santissimo esposto.


* Negli ultimi anni si torna a valorizzare la preghiera davanti al Santissimo esposto. In questo caso si osservano due fenomeni, e cioè: Si adora il Santissimo con il medesimo stile, mentalità e preghiere come prima del concilio o si celebra tenendo presenti gli orientamenti dei documenti della chiesa.


Dal punto di vista pastorale è il momento importante affinché la preghiera di adorazione davanti al Santissimo si svolga secondo lo spirito dei documenti della chiesa. Non si può perdere questa occasione di riorientare questa pratica popolare.


 – Si deve incoraggiare la recita del rosario nella sua forma autentica, cioè secondo il suo carattere cristologico. Invece la forma tradizionale di recitare il rosario sembrerebbe ridursi alla recita del Padre nostro e dell’Ave Maria. Ultimamente in alcuni luoghi, accompagnano l’enunciazione del mistero con la lettura di un breve testo biblico, con lo scopo di aiutare la meditazione, e questo è molto positivo. Il Catechismo della chiesa cattolica (cf. n. 2708) precisa che la preghiera cristiana deve tendere più lontano: deve condurre alla conoscenza d’amore del Signore Gesù, all’unione con lui incontrando nella pietà liturgica verso l’eucaristia un grande stimolo e appoggio.


 – Non si deve esporre l’eucaristia solo per recitare il rosario, ma fra le preghiere che si compiono si può includere certamente la recita del santo rosario mettendo in evidenza gli aspetti cristologici con letture bibliche relative ai misteri, e dando spazio alla meditazione silenziosa e adorante dei medesimi.


 – “Durante l’esposizione, le preghiere, i canti e le letture devono essere organizzate in modo che i fedeli in preghiera si orientino a Cristo, il Signore. Per favorire la preghiera interiore, sono ammesse letture della sacra Scrittura, omelia o brevi esortazioni che conducano a una migliore comprensione del mistero eucaristico” (Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico, n. 95).


In questo campo della pietà popolare tuttavia conta molto far sì che i pii esercizi possano condurre alla vita liturgica e viceversa, ed educare il popolo cristiano a penetrare nel significato di questo pio esercizio per coglierne l’autentica ricchezza.