Le ordinazioni diaconali celebrate nella diocesi di San Cristóbal de las Casas.

CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI. Lettera Como vuestra excelencia sabe circa le ordinazioni diaconali celebrate nella diocesi di San Cristóbal de las Casas. Prot. 159/00 20 luglio 2000: Notitiae 37(2001) 183-188, del 20 luglio 2000
 

Eccellenza reverendissima,
Come sua eccellenza sa, in data 23 febbraio 2000, n. di protocollo 469.345, la Segreteria di stato ha affidato alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, in collaborazione con la Congregazione per la dottrina della fede, la Congregazione per i vescovi, la Congregazione per il clero, la Congregazione per l’educazione cattolica e la Pontificia commissione per l’America Latina, uno studio sull’ordinazione in massa di diaconi indigeni permanenti celebrata nella diocesi di San Cristóbal de Las Casas. il 18 gennaio dell’anno in corso, dal suo predecessore, l’ecc.mo e rev.mo mons. Samuel Ruiz Garcia e dal suo coadiutore, l’ecc.mo e rev.mo mons. Raùl Vera Lopez.
L’evento ha suscitato sorpresa per vari motivi, tra cui il fatto che negli ultimi 40 anni sono stati ordinati dalla diocesi di San Cristóbal de Las Casas solamente 8 presbiteri, a fronte più di 400 diaconi permanenti.
La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha raccolto al riguardo informazioni sufficienti, a partire dalla risposta di s.e.r. mons. Ruiz Garcia alle domande della congregazione, per proseguire con altri documenti attendibili, tra cui un video della citata ordinazione. Non abbiamo invece ricevuto, sebbene fosse stata richiesta, una informativa dell’ex coadiutore, mons. Raul Vera Lopez. Tutte le informazioni raccolte sono state comunicate ai dicasteri interessati in invii successivi.
Il giorno 18 del mese in corso ha avuto luogo una riunione interdicasteriale presso la Congregazione per il culto divino, con la partecipazione dell’em.mo cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede; di s.e.r. mons. Zénon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica; di s.e.r. mons. Giuseppe Pittau. segretario della Congregazione per l’educazione cattolica: di s.e.r. Francesco Monlerisi, segretario della Congregazione per i vescovi: di s.e.r. mons. Csaba Ternyàk, segretario della Congregazione per il clero: di s.e.r. mons. Cipriano Calderon, vicepresidente della Pontificia Commissione per l’America Latina; di padre Gianfranco Giretti, sottosegretario della Congregazione per la dottrina della fede e di mons. Mario Marini, sottosegretario della Congregazione per il culto divino. La riunione è stata presieduta dal prefetto della Congregazione per il culto divino, e ha avuto per oggetto la valutazione dell’ultima ordinazione in massa di diaconi permanenti, senza trascurare altri aspetti a essa correlati.
I prelati superiori che hanno preso parte alla riunione interdicasteriale sono consapevoli delle gravi difficoltà che s.e. deve affrontare nel governo pastorale della diocesi di San Cristobal de Las Casas e le esprimono il loro sostegno e il desiderio di fornirle tutto l’aiuto necessario per il positivo svolgimento del suo sacro ministero come vescovo di tale Chiesa particolare.
Sappiamo che la sua missione non è affatto semplice e che richiederà tatto, fermezza e perseveranza. Le assicuriamo fin d’ora le nostre preghiere.
Avendo esaminato attentamente tutti gli antecedenti, la riunione interdicasteriale. di comune accordo e con l’intento di collaborare con s.e., ha ritenuto utile comunicarle alcune preoccupazioni e suggerimenti che ci sono sembrati opportuni, e ha incaricato la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti di portarlo alla sua conoscenza, cosa che faccio per mezzo della presente.

1. Aspetto dottrinale
1. Sotto questo aspetto è necessario sottolineare che non esiste alcun dualismo tra l’ecclesiologia della costituzione dogmatica Lumen gentium e il decreto Ad gentes del concilio Vaticano II e che, di conseguenza, tali documenti conciliari non possono essere utilizzati come fondamento di presunti “modelli ecclesiologici” distinti.
2. E’ anche necessario precisare il contenuto dell’espressione “Chiesa autoctona”, in modo da non presentarla come un “modello” diverso, ma come il risultato naturale dell’impianto della Chiesa in un determinato contesto sociale, in modo che, almeno per una parte significativa, abbia in esso le proprie radici e ottenga dai propri fedeli le vocazioni e le risorse necessarie alla realizzazione della sua missione, il tutto in stretta comunione con il vescovo di Roma e con tutte le Chiese, in pace e in comunione gerarchica con lui.
3. Non è possibile costruire un modello di Chiesa particolare valentemente diaconale, che non sarebbe conforme alla costituzione gerarchica della Chiesa.

II. Formazione del clero
Il numero ridotto di sacerdoti originari di San Cristóbal de Las Casas ordinati negli ultimi 40 anni suggerisce di irrobustire la pastorale vocazionale e lo studio dell’eventuale istituzione di un nuovo seminario nella diocesi.
La riunione interdicasteriale ha inoltre raccomandato vivamente di chiedere al nuovo vescovo di San Cristóbal de Las Casas di ” aprire” la realtà diocesana a tutte le componenti della Chiesa, affinchè tale diocesi non resti “chiusa” nella tipologia esclusiva precedente. Pertanto, in questa prospettiva, s.e. potrebbe cercare l’aiuto di sacerdoti, religiosi e religiose che possano cooperare all’inserimento completo di questa Chiesa particolare nel tessuto della Chiesa che è pellegrina in Messico.

III. Diaconi indigeni permanenti
Dato il gran numero di diaconi indigeni permanenti già ordinati, si suggerisce a s.e. di sospendere tali ordinazioni per un periodo non breve, allo scopo di consolidare l’esistente.
2. Si suggerisce di implementare alcune iniziative di formazione permanente dei diaconi già ordinati, poiché esistono antecedenti che causano qualche preoccupazione rispetto alla solidità e all’equilibrio della loro formazione. Occorre domandarsi se i diaconi già ordinati abbiano un’idea chiara della natura del ministero ordinato in generale, e dell’identità del ministero diaconale in particolare. In questo lavoro di formazione bisognerebbe dare ampio spazio all’uso del Catechismo della Chiesa cattolica.
3. Bisognerebbe evitare il termine “diacono indigeno permanente“,  che sembra collocare il diaconato della diocesi di San Cristóbal de Las Casas in una tipologia diversa, utilizzando invece quello di “diacono permanente” (indigeno), per indicare la sua totale armonia con l’unica ministerialità della Chiesa universale. Allo stesso modo, bisognerebbe evitare il termine di “pre-diaconi”, che non appartiene al vocabolario comunemente usato e si presta a confusione, poiché si dice a volte che [costoro] sono “ordinati”, il che non corrisponde alla realtà. Li si può chiamare “candidati” una volta che abbiano ricevuto il rito di ammissione previsto dal canone 1034 § 1 del Codice di diritto canonico.
4. Sarebbe necessario fare una dichiarazione pubblica riguardo al fatto che le mogli dei diaconi permanenti non hanno ricevuto alcuna ordinazione sacramentale e che, pertanto, non sono “diaconesse“. Il loro ruolo è quello di appoggiare il ministero dei propri mariti e di esercitare le mansioni apostoliche che il vescovo o il parroco abbiano loro affidato, come possono farlo gli altri laici.
Si raccomanda una sollecita revisione dei programmi di formazione rivolti ai diaconi permanenti indigeni, tenendo conto del documento “Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti e Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti“, pubblicato dalla Congregazione per l’educazione cattolica e dalla Congregazione per il clero nell’anno 1998.
6. Pare necessaria una dichiarazione pubblica circa il fatto che i diaconi permanenti indigeni già ordinati non costituiscano una tappa, in vista di una successiva ordinazione degli stessi come sacerdoti sposati: sono stati ordinati come diaconi permanenti e non con aspettative di ordinazione sacerdotale.
7. Quanto alle ordinazioni celebrate il 18 gennaio dell’anno in corso nella diocesi di San Cristóbal de Las Casas, si segnala:
a) che i vescovi ordinanti non hanno fatto uso della casula, come prescritto dalla liturgia;
b) che i candidati sono stati presentati da persone che non erano sacerdoti;
c) che nel rito d’ordinazione dei diaconi è il vescovo celebrante principale, e soltanto lui, a imporre le mani:
d) che l’imposizione delle mani sulla testa delle mogli dei diaconi è stato un abuso, che ha creato confusione e ambiguità come se fossero state anch’esse “ordinate”;
e) nel rito d’ordinazione diaconale il vescovo impone entrambe le mani sopra la testa di ciascun ordinato, e non una sola;
f) che all’imposizione delle mani non si deve sovrapporre alcun altro rito, né un dialogo:
g) che conviene analizzare altri “segni” utilizzati, allo scopo di verificare se contengano o meno elementi sincretisti.
8. Se qualcuno dei diaconi permanenti indigeni non si considerasse adatto allo svolgimento del ministero diaconale e decidesse di richiedere la propria laicizzazione, lo può fare, con la raccomandazione del suo vescovo diocesano, rivolgendosi alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
Il parere espresso nel corso della riunione interdicasteriale è che non esistano le basi per mettere in dubbio la validità delle ordinazioni di diaconi indigeni permanenti celebrate da s.e.r. mons. Samuel Ruiz Garcia e da s.e.r. mons. Raùl Vera Lopez
Se s.e. ritiene più semplice che sia la Congregazione stessa a fare le dichiarazioni a cui si riferiscono i paragrafi III, nn. 4 e 6, sarà sufficiente che ce lo renda noto e noi lo faremo.
Approfitto di questa occasione per porgere a s.e. i miei migliori saluti e per assicurarle il nostro desiderio sincero di prestarle tutta la collaborazione possibile. Resto suo fedele servitore e affezionatissimo fratello nell’episcopato,

Jorge A. card. MEDINA ESTÉVEZ. prefetto
+ Mons. Mario MARINI, sottosegretario
Città del Vaticano, 20 luglio 2000