I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Sacrilegio

 1. Il sacrilegio è il più enorme dei misfatti.
 2. Empietà del sacrilego.
 3. Castigo dei profanatori dei sacramenti.

1. IL SACRILEGIO È IL PIÙ ENORME DEI MISFATTI. – Sono perentorie, a questo proposito, le sentenze di S. Paolo ai Corinzi ed agli Ebrei: «Chiunque, scriveva a quelli, mangerà questo pane (l\’eucaristico), o berrà il calice del Signore indegnamente, si farà reo del corpo e del sangue del Signore… egli si mangia e beve la sua condanna…» (I Cor XI, 27-29). Agli Ebrei poi, dopo di aver detto che il profanato re crocifigge un\’altra volta in sé il Figlio di Dio (Hebr. VI, 6), così ragiona: «Se colui che per deposizione di due o tre testimoni è convinto di avere trasgredito la legge di Dio, viene senza pietà condannato a morte; pensate quanto più acerbo supplizio meriti colui che ha calpestato il Figlio di Dio, ha macchiato il sangue dell\’alleanza nel quale era stato santificato ed ha oltraggiato lo spirito di grazia» (Id. X, 28-29).
A tutta ragione pertanto S. Vincenzo Ferreri predicava che colui il quale si comunica indegnamente, commette peccato più enorme di colui che gettasse il Santissimo Sacramento in una fogna (Conc. de Corpor. Ch.); e S. Bernardo chiama i profanatori del corpo di Gesù Cristo «peggiori di Giuda, perché costui consegnò il Salvatore in mano ai Giudei, mentre quelli lo consegnano al demonio, perché ne mettono il corpo adorabile in un luogo soggetto alla potestà del demonio, tale essendo il loro corpo e il loro cuore (Serm. LV, c. III)». «Non tanto indegno di ricevere il corpo di Gesù Cristo è il fango, dice Teofilatto, quanto l\’impuro cuore del profanatore (In Hebr. XX, 16)». Di quale orribile misfatto non si farebbe reo, chi profanasse una chiesa, un altare, un tabernacolo, i vasi sacri! Ora che cosa pensare del delitto di chi si comunica indegnamente?
«Chi sarà così empio, domanda S. Agostino, che osi trattare il santissimo sacramento con mani fangose? (Serm. CCXLIV de Temp.). Ma chi tratta indegnamente il corpo di Cristo regnante nei cieli, pecca assai più gravemente di coloro che lo confissero in croce mentr\’era su questa terra (S. AUGUST. In Psalm. LXVII, 22)». Perché, come nota Tertulliano, i Giudei soltanto una volta catturarono, malmenarono e crocefissero il Cristo; mentre il sacrilego lo prende, lo lega, lo maltratta, lo crocifigge tutte le volte che indegnamente si comunica. Di quale misfatto si fa colpevole chi cambia la redenzione in perdizione, la comunione in veleno, la vita in strumento di morte!… «Ah tolga Iddio! esclama S. Pier Damiani, che colui il quale adora idoli di carne, ardisca accogliere nel tempio di Venere, il Figlio della Vergine! (In Epist.)», «E se volete peccare, dice S. Bernardo, cercatevi un\’altra lingua che ancora non rosseggi del sangue di Gesù Cristo (Serm. in die Passion.)».
 
2. EMPIETÀ DEL SACRILEGO. – Il Vangelo racconta che Giuda, recatosi dai principi dei sacerdoti, disse loro: Che cosa volete darmi, ed io vi consegnerò nelle mani il Cristo? Essi gli promisero trenta monete d\’argento, e da quel punto Giuda studiò l\’occasione di tradire Gesù Cristo (MATTH. XXVI, 14-16). Il sacrilego fa anch\’egli un patto con Satana e gli dice: Che cosa vuoi darmi, ed io ti consegnerò Gesù? Dammi quel piacere impuro, quelle ricchezze, quello sfogo di vendetta, ed io ti darò in cambio il mio Dio!… I sacrileghi vendono, tradiscono Gesù a imitazione di Giuda, con questa differenza che il tradimento di Giuda si cambiò in bene per la salute universale, ma il peccato del profanatore sacrilego non serve che a oltraggiare Gesù e a rallegrare l\’inferno.
Dio è nostro padre, ed il migliore dei padri… E che cosa fa il sacrilego? Egli s\’innalza contro Dio, lo flagella, lo crocifigge, lo annienta per quanto gli è possibile… Non è dunque un parricida?.. Dio l\’ha colmato e tuttora gli è largo di benefizi, ed egli insolentire, disprezzarlo, perseguitarlo come suo mortale nemico… Non si deve chiamare mostro d\’ingratitudine?.. Udite com\’egli se ne lamenta: «Se fosse un mio nemico quello che m\’insulta, lo sopporterei; se contro di me si fosse sollevato chi mi odia, forse mi sarei sottratto alle sue persecuzioni: ma ribellarti a me, combattermi, insultarmi tu che io riguardava come un altro me stesso; tu che vivevi con me alla familiare; tu il confidente dei miei segreti, che ti cibavi alla mia mensa; tu col quale io camminava d\’accordo nella casa del Signore?» (Psalm. LIV, 12-15); ah! questo è un tale eccesso d\’ingratitudine, che supera la malizia dell\’uomo… Vi è in questo procedere tale mostruosa impostura, che sa di diabolico. Giuda con un finto bacio tradisce il maestro… Il profanatore sacrilego con le mani giunte sul petto, con gli occhi fissi a terra, con le ginocchia piegate, in atteggiamento di rispetto e di preghiera, vende il Salvatore a Satana.
Ma non basta il dire che nella condotta del sacrilego vi è un certo non so che di diabolico; bisogna dire che è egli medesimo un demonio in carne ed ossa. Infatti non è forse il nome con cui Gesù Cristo medesimo chiamò Giuda allorché si preparava a tradirlo? (IOANN. VI, 71). E S. Paolo non lascia anch\’egli intendere chiaramente questa verità, cioè che il sacrilego diventa un demonio, dove scrive ai Corinzi: «Io non voglio che voi abbiate società alcuna coi demoni. Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; né stare alla mensa del Signore e alla tavola dei demoni» (I Cor X, 20-21). «Colui che si comunica, conscio a se medesimo di peccato mortale, è peggiore di un diavolo», dice S. Giovanni Crisostomo (Homil. ad pop.). E S. Isidoro dice che «in questo traditore sacrilego il demonio entra, tutto intero (Epist.)».
Ciò nonostante, o come frequentemente Gesù Cristo potrebbe dire a quelle turbe di gente che fanno ressa al sacro altare: «Voi siete mondi, ma non tutti» (IOANN. XIII, 10), « e vi è tra di voi chi mangia il pane con me, il quale alzerà contro di me il calcagno» (Ib. 18). «Io vi dico in verità che si trova qui chi mi tradirà» (Ib. 21). Risponderete forse voi con Giuda: sono io, o Signore? Sì, siete proprio voi, il sacrilego, il traditore, se avete celato in confessione qualche peccato mortale…; siete voi il traditore, se vi siete accostati al tribunale della penitenza senza contrizione:..; siete voi, se non avete fatto un saldo proponimento di non peccare, se conservate qualche colpevole attaccamento a cosa peccaminosa… Le vostre comunioni vi fanno esse perdere le vostre cattive abitudini?, domanda S. Bonaventura, e risponde che se così non è, avete ragione di credervi sacrileghi profanatori.
 
3. CASTIGO DEI PROFANATORI DEI SACRAMENTI. – «Guai a colui che tradirà il Figliuolo dell\’uomo! Meg1io sarebbe per costui che non fosse mai nato» (MATTH. XXVI, 24), disse il Maestro Divino alludendo non solamente a Giuda, ma a tutti quelli che, imitatori di Giuda, l\’avrebbero sacrilegamente ricevuto. E volete vedere l\’adempimento di questa minaccia? Uditelo dalla bocca di San Giovanni: «Dopo che Giuda si fu comunicato, Satana se ne impadronì» (IOANN. XIII, 27). Terribile castigo, diventare schiavo e corpo di Satana! e qual altro castigo tiene dietro al primo? Lo dice S. Giovanni Crisostomo: «Il primo traditore, il primo sacrilego perde l\’anima sua, egli si trova al presente nell\’inferno sottoposto a inevitabile supplizio (Hom. I in Prodit. Iudae)». A tutta ragione adunque, esclama spaventato S. Bernardo: «Guai, e mille volte guai a chi con anima immonda si accosta al sacro altare! (De Ord. vitae)».
Come abbiamo veduto, S. Paolo dice apertamente, che chi mangia e beve indegnamente il corpo e il sangue di Gesù cristo, si mangia e beve la propria condanna (I Cor. II, 29), e che se si condannava a morte chi aveva violato la legge di Mosè, molto più acerbi supplizi aspettano colui che conculca il Figlio di Dio, ne profana il sangue, ne contrista lo spirito (Hebr. X, 29); ai Corinzi poi rivela che se vi sono tra di loro molti infermi e deboli e molti colpiti di morte, se ne deve dare la colpa alle comunioni loro indegne e sacrileghe (I Cor. XI, 30). Ah! quanto è vero che sui sacrileghi profanatori piovono quelle tremende imprecazioni di Davide: «Piombi su di loro la morte e discendano vivi nell\’inferno» (Psalm. LIV, 16). «Sia questa mensa per loro un laccio; si oscurino gli occhi loro, affinché non veggano» (Psalm. LXVIII, 23-24). «Versate, o Signore, sopra di essi l\’ira vostra, e il fuoco della vostra collera li investa; siano dimenticati per sempre dalla vostra clemenza, e scancellati dal libro della vita» (Psalm. LXVIII, 25,28-29). Oza porta imprudentemente la mano su l\’arca del Signore, ed eccolo morto, percosso dall\’ira del Signore (II Reg. VI, 6-7). Oh, a quanti cristiani invisibilmente avviene quello che il Salmista dice degli ebrei mormoratori e ribelli a Dio, nel deserto: «Avevano tuttavia in bocca le loro vivande, e già la vendetta di Dio li aveva colpiti di morte» (Psalm. LXXVII, 34-35).
«Chiunque, dice S. Pier Damiani, osa accostarsi ai sacri altari col fuoco della concupiscenza carnale nelle viscere, questi è senza dubbio consunto dal fuoco della divina vendetta (Opusc. XXVI, c. 3)». «Guai alle mani sacrileghe! esclama S. Tommaso da Villanova, guai ai cuori immondi che indegnamente ricevono il loro Dio! Non vi è supplizio, né tormento che basti a punire l\’oltraggio che a Gesù Cristo fa il sacrilego profanatore del Sacramento (Conc. III, de Sanct. Altar.)». S. Cipriano parlando di una femmina che, essendosi sacrilegamente comunicata, cadde morta su l\’istante ai piedi della sacra mensa, dice: «Essa ricevette non un cibo, ma una spada; cadde a terra come se avesse ingoiato un veleno; e colei che aveva ingannato l\’uomo, trovò per vendicatore un Dio (Serm. V, de Lapsis)».
Molti altri esempi di castighi repentini e visibili incolti ai sacrileghi sono registrati dalla storia. S. Ottato, vescovo di Milevi nell\’Africa, narra, cosa incredibile e orrenda!, che avendo alcuni vescovi Donatisti (eretici) ordinato che le specie eucaristiche fossero gettate ai cani, si videro allora sensibili indizi della collera divina, perché quegli animali, divenuti improvvisamente arrabbiati, si avventarono contro i loro padroni, e coi loro denti ne misero i corpi a brandelli (Contra Donat.). Avvenne ai tempi di S. Giovanni Crisostomo, che molti, ricevuta l\’ostia sacra, restavano invasati dal demonio. S. Gregorio Magno ricorda una esemplare punizione toccata ad ottanta profanatori del corpo di Gesù Cristo, i quali furono, nell\’atto stesso della sacrilega comunione, assaliti da schifosa pestilenza che li trasse in poco tempo a spaventosa morte. S. Anselmo attesta di avere veduto, dopo le pasque, malattie gravissime a cagione dei sacrilegi (In Monol.).
Chi ignora la terribile vendetta che il cielo fece di Lotario, re di Francia, e di parecchi altri signori della sua corte, per causa di un sacrilegio? Infatti questo re, avendo osato, aggiungendo il sacrilegio allo spergiuro, ricever dalle mani di Papa Adriano II il sacro corpo di Cristo in conferma del giuramento da lui fatto di essersi, dopo la scomunica di Papa Niccolò, astenuto da ogni relazione con l\’adultera Valdradra, non ostante che il Sommo Pontefice l\’avesse ammonito della condanna in cui sarebbe incorso se avesse osato profanare il sangue del Signore con una comunione sacrilega, non tardò a pagare il fio del doppio delitto. Se ne tornava al suo regno, tutto allegro e contento di aver potuto ingannare il Papa, quand\’ecco, appena giunto a Lucca egli, col suo seguito, è assalito da una febbre maligna con sintomi e conseguenze non mai più vedute. I capelli, le unghie, la pelle medesima cadevano loro a squame, mentre un fuoco interno li divorava. Il re, trasportato a Piacenza, perdette la parola e la cognizione e morì senza dare segno di pentimento. In quanto poi alla sua gente, fu osservato che coloro i quali all\’intimazione del Papa, che si accostassero alla sacra mensa solo quelli che potevano giurare di avere né consentito né cooperato agli adulterii del loro signore con Valdrada, avevano ardito di profanare con lui il corpo di Gesù Cristo, morirono allo stesso suo modo; mentre quelli che temendo un tanto sacrilegio, si erano astenuti dalla santa comunione, o non furono colti dalla febbre o ne guarirono (Storia della Chiesa di Francia). Innumerevoli altri fatti certi ed autentici si potrebbero citare per provare che Dio punisce i sacrileghi ben sovente anche in questa vita, con castighi temporali.
Tremate, o profanatori del corpo e del sangue di Gesù Cristo! Tremate voi che vi mangiate e vi bevete il vostro giudizio e la vostra condanna! Perché cosa orrenda, dice l\’Apostolo, è il cadere nelle mani del Dio vivente! (Hebr. X, 31). Tremate, perché Dio non si beffa impunemente (Gal. VI, 7); ed i sacrileghi profanatori dei suoi sacramenti saranno sommersi, dice S. Brigida, nel fuoco dell\’inferno al disotto dei demoni medesimi.
«L\’uomo dunque provi se stesso, poi mangi di quel pane e beva di quel calice» (I Cor XI, 28). Queste parole dell\’Apostolo Paolo hanno la loro spiegazione in queste altre di S. Agostino: «Chi vuole ricevere la vita, muti vita, perché se non cangia vita, riceverà la vita a sua condanna; e ricevendo indegnamente quella vita che è Gesù, cade più profondo nella corruzione; invece di attingervi la sanità dell\’anima, v\’incontra la morte (De Civit. Dei)». Più innanzi si spinge S. Pier Damiani e dice: «Guardatevi dall\’accostarvi all\’altare con troppa tepidezza; perché vi comunicate male, se non vi accostate con profondo rispetto e molta attenzione (Opusc. XXVI. c. 3)». Il provarsi importa dunque: 1° fare una buona confessione; 2° pentirsi sinceramente; 3° correggersi; 4° istruirsi; 5° mettersi in istato di grazia; 6° avere sensi di fede, di speranza, di amore, di umiltà, di desiderio, e simili…