I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Gesù Cristo (I)

 1. Eternità del Verbo e sue generazioni.
 2. Perché il Figlio di Dio si chiama Verbo?
 3. Il Verbo incarnandosi rimase nel seno del Padre.
 4. L\’incarnazione è il capolavoro di Dio.
 5. Come poté aver luogo l\’incarnazione?
 6. Come si effettuò l\’incarnazione?

1. ETERNITÀ DEL VERBO E SUE GENERAZIONI. – Ecco in qual modo parla del Verbo che è sapienza del padre, la santa Scrittura: «Il Signore mi ebbe con sé, dice il Verbo per bocca del Savio, nel cominciamento delle opere sue, da principio, prima di creare cosa alcuna. Dall\’eternità io ebbi principio, prima che fosse fatta la terra. Non c\’erano ancora gli abissi, ed io era già concepita» (Prov. VIII, 22-24). Queste parole hanno riscontro e spiegazione in quelle di S. Giovanni: «Nel principio era il Verbo, e il Verbo era appresso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era nel principio presso Iddio. Per mezzo di lui furono fatte le cose tutte; e senza di lui nulla fu fatto di ciò che è stato fatto. In lui era la vita» (I, 1,4). Anche S. Paolo chiarisce le parole del Savio dove chiama Gesù Cristo, il primogenito di tutte le creature, e dice di lui che tale era ieri, quale è oggi, quale sarà per tutti i secoli (Coloss. I, 15); (Hebr. XIII, 8). Queste sentenze sono così commentate da S. Agostino: «Il figlio riceve eternamente l\’essere suo da Dio Padre, ed emana da lui, come lo splendore dal sole. E anche noi, che siamo fratelli di Gesù Cristo, siamo generati del continuo da Dio nella sua intelligenza, nelle sue opere, nelle sue parole, se in noi accogliamo la divina semenza della grazia, e vi cooperiamo (In Epistola Ioann.)».
«Chi racconterà la sua generazione?», dice Isaia (LIII, 8). Chi si leverà tant\’alto col pensiero e con la parola, da poter narrare la duplice generazione del Verbo, divina e umana, eterna e temporale? Egli infatti è concepito da tutta l\’eternità negli splendori della gloria del Padre eterno, ed è concepito nel tempo come Uomo Dio nel seno di Maria. Chi potrà penetrare negli abissi di queste due generazioni? A queste accenna S. Paolo nelle parole – Gesù Cristo era ieri, cioè da tutta l\’eternità; oggi, cioè si è incarnato. A queste due generazioni del Verbo alludeva pure il profeta Michea: «Da te, Betlemme Efrata, verrà colui che deve essere dominatore in Israele, e la generazione di lui è da principio, dai giorni dell\’eternità» (V, 2).
Quando S. Pietro rispose a Gesù Cristo: «Tu sei il Cristo Figlio di Dio vivo» (MATTH. XVI, 16) volle dirgli: Tu sei il Figlio, non per grazia e adozione, come i santi, ma per natura ed in forza della divinità che ti fu comunicata dal Padre nella tua generazione dall\’eternità. Tu sei il Figlio di Dio vivente. Tu vivi formalmente della vita eterna, increata, essenziale e beata. S. Pietro illuminato da Dio, vide distintamente e soprannaturalmente che Gesù Cristo era il Figlio di Dio, concepito e generato da tutta l\’eternità, egli confessò e proclamò altamente che Gesù Cristo è consostanziale al Padre e vero Dio, eterno come il Padre.
Mosè aveva detto: «Al principio Dio creò il cielo e la terra» (Gen, l, l). Mosè parla del principio del mondo; ma ben più alto s\’innalza S. Giovanni nel suo Vangelo: egli comincia dall\’eternità del Verbo: «Nel principio era il Verbo, e il Verbo era in Dio, e Dio era il Verbo». Mosè indica il principio dei tempi, nel quale Dio ha fatto tutte le cose. S. Giovanni prende il suo principio nell\’eternità, quando esisteva già il Verbo per mezzo del quale il Padre ha fatta, nel tempo, tutto ciò che è stato fatto. Nel principio, cioè nel Padre eterno, il Verbo era nel seno del Padre, non fatto, ma generato da tutta l\’eternità. Nel principio, cioè al di fuori del tempo, avendo la medesima età, uguale al Padre per natura, incomprensibile, ineffabile, Figlio senza madre, principio senza principio, il Verbo. generato da tutta l\’eternità, Figlio unico del Padre.
Ma come mai il Figlio può essere eterno al pari del Padre? Nel modo medesimo con cui il raggio, lo splendore sarebbe eterno, posto che il sole fosse eterno… «Io sono uscito dalla bocca dell\’Altissimo» (Eccli. XXIV, 5), attesta di sé il Verbo. Qui la bocca simboleggia lo spirito, l\’intelligenza di Dio… Gesù Cristo, dice S. Paolo, è prima di tutti gli uomini (Coloss. I, 17).
Ma l\’evangelista S. Giovanni non si ferma alla generazione del Verbo: dopo di avere accennato a questa, parla della generazione temporale del medesimo, scrivendo: «E il Verbo si è fatto carne» (I, 14). Tre case egli accenna nei primi versicoli del suo Vangelo: primieramente, la generazione eterna; – in secondo luogo, la creazione del mondo; – in terzo luogo, l\’incarnazione del Verbo

2. PERCHÈ IL FIGLIO DI DIO SI CHIAMA VERBO? – Perché l\’evangelista S. Giovanni dà al Figliuolo di Dio il nome di Verbo? l° Perché nel suo Vangelo è in capo alla Sua Epistola allude al racconto di Mosè, nel quale Dio creò il cielo e la terra, e tutto ciò che in essi si contiene. 2° Perché il Figlio che è nel seno del Padre, che possiede ogni sapienza, avendo vestito la nostra carne, ci ha parlato di questa sapienza infinita, e S. Giovanni vuole farci conoscere questa sapienza; quindi egli dà il nome di Verbo a Gesù Cristo, riferendo a noi le parole di questo Verbo, perché verbo vuole appunto dire parola… 3° Lo chiama Verbo anziché Figlio, per non dare un pretesto a certuni di figurarselo corporale, e in tutto come gli altri figli. La parola Verbo non è carnale, ma spirituale, intellettuale, divina e perciò pura, integra, incorruttibile, e vuol dire che è generato dallo Spirito divino, quasi come parola del suo spirito. Egli è chiamato Verbo, perché il Verbo nelle case divine indica il Figlio; significando il Verbo la concezione mentale di Dio Padre, che è essa stessa la generazione del Figlio; che manifesta e rappresenta, come una parola, la sapienza e la volontà del Padre.
Perché il Figlio si chiama Verbo? Eccone altri motivi. l° Il Figlio è intimo al Padre, come l\’intelligenza o la ragione è intima all\’uomo, 2° Il Figlio o il Verbo viene dal Padre, come la ragione o conoscenza viene dallo spirito. 3° Il Verbo porta in sé, dice Eusebio (Demonstr. lib. V, c. 5), le ragioni di tutte le cose create, e perciò è chiamato Sapienza e Verbo. Si noti però con S. Agostino, che il vocabolo ragione non esprime casi adeguatamente, come quello di parola o Verbo, che il Figlio viene dal Padre. Inoltre la parola ragione è essenziale, non personale, ed è comune alla Santissima Trinità (Serm. XXXVIII, de verb. Dom.). Il 4° motivo è che il vocabolo verbo può significare azione; infatti il Verbo del Padre è la sua azione, simile a lui, uguale a lui, antico come lui. Il 5° motivo è che la parola verbo porta con sé il significato di forza; il Verbo, infatti, è la forza, la potenza, il braccio, la destra del Padre; per lui questi ha fatto e creato ogni cosa. Il Verbo, in quanto Dio, è la virtù della creazione; in quanto uomo, è la virtù della redenzione di tutta l\’umanità. Il 6° è che verbo o parola può avere il significato di forma; e il Verbo è la forma e la bellezza del Padre, Il 7° è che verbo può indicare causa; perché il Verbo è la causa per cui ogni cosa fu fatta ed esiste.
A chi domandasse se questo Verbo divino, e questa parola, è simile alla parola del nostro spirito, risponderei che sotto un riguardo vi è somiglianza, sotto un altro, no.
Vi è somiglianza perché: l° La parola del nostro spirito è spirituale, come spirituale è la parola divina. 2° Come l\’uomo concepisce e genera nel suo intelletto la parola del suo spirito, che poi produce al di fuori, casi il Padre, comprendendo perfettamente nel suo spirito e nella sua intelligenza la sua essenza e tutti i suoi attributi, genera il Verbo; poiché il Verbo è la conoscenza e l\’espressione della conoscenza che il Padre ha di se stesso. Egli conosce se stesso e questa conoscenza espressa è il Verbo. 3° Come noi per mezzo della nostra parola mentale esprimiamo tutte le cose, così Dio per mezzo del suo Verbo produce tutte le cose. 4° Come alla nostra parola mentale non si può assegnare una specificata origine nel nostro spirito, così è del Verbo eterno rispetto al Padre, poiché egli è presso il Padre, nel seno del Padre, come la nostra parola è unita ed intima al nostro spirito. 5° Come la nostra parola è un\’idea secondo la quale noi operiamo, così Dio padre compie ogni opera per mezzo del suo Verbo, 6° Come la parola del nostro intelletto diventa vocale e sensibile quando parliamo, così il Verbo divino si è fatto esteriormente sensibile, ossia carne, quando si è espresso per mezzo dell\’incarnazione. 7° Come la nostra parola è l\’immagine della cosa che noi comprendiamo, così il Verbo divino è l\’immagine del Padre. 8° Come la nostra parola mentale, che è nostro concetto, dura quanto la nostra intelligenza, così il Verbo divino dura quanto il Padre. Ma l\’intelletto del Padre dura sempre, e per ciò sempre genera, quindi anche il Verbo, che è prodotto dal suo intelletto, dura sempre; siccome l\’intelletto del Padre è sempre in azione, anche la generazione del Verbo è sempre in azione. 9° Come il concepimento della nostra mente precede l\’azione, così il Verbo precede l\’azione di Dio…
Questi sono i tratti di somiglianza tra il Verbo o la parola divina, e la parola del nostro spirito; ecco ora i tratti di dissomiglianza. 1° La parola o concetto mentale, in noi e negli angeli, è soltanto accidentale; invece il Verbo di Dio è una sostanza ed una persona reale. 2° La nostra parola mentale è posteriore allo spirito; il Verbo di Dio è eterno, e tanto antico quanto il Padre. 3° La nostra parola mentale è imperfetta e mutabile, quindi varia e si divide; il Verbo di Dio è perfetto, costante, immutabile, semplice ed uno. 4° La nostra parola mentale è distinta dal nostro intelletto, cioè di altra natura; il Verbo di Dio è consostanziale al Padre. 5° La nostra parola è nel nostro essere; il Verbo di Dio è una persona distinta dal Padre, per la quale il Padre dice e fa ogni cosa. 6° Il Padre, producendo il suo Verbo gli comunica tutta la sua intelligenza, la qual cosa non fa il nostro spirito alla nostra parola. 7° La nostra parola è impotente ed inefficace; il Verbo di Dio è efficacissimo ed onnipotente. 8° La nostra parola, della bocca e dello spirito, appena è concepita e nata, si perde e scompare; il Verbo di Dio è eterno, perché l\’intelligenza, cioè la generazione del Padre, è eterna. Perciò, anche quando noi ci eleviamo dalla nostra parola mentale al Verbo di Dio, ci rimane però sempre un mistero incomprensibile che non è conosciuto e creduto se non per la rivelazione di Dio.
«Noi vi annunziamo, dice l\’apostolo S. Giovanni, la vita eterna la quale era presso il Padre; ed ora si è a noi manifestata» (I, I, 2). Il Verbo comparve, affinché da invisibile si rendesse visibile per mezzo dell\’incarnazione, della predicazione, dei miracoli, della risurrezione, dell\’ascensione. La parola presso Dio – che adopera S. Giovanni, ha tre significati: 1° denota che il Verbo è una persona distinta dal Padre; 2° indica che esiste tra l\’uno e l\’altro una perfettissima unione; 3° nota l\’uguaglianza del Figlio col Padre; uguaglianza chiaramente confermata con quelle altre espressioni: «E il Verbo era Dio» – Distinzione di persone, unione di persone, eguaglianza di persone: ecco il senso di quelle parole: Il Verbo era presso Dio.

3. IL VERBO INCARNANDOSI RIMANE NEL SENO DEL PADRE. – Seneca scrive: «Come i raggi solari, quando vengono a toccare la terra, non lasciano di essere là di dove si partono, così il grande Spirito, facendosi in ciò umile e basso, viene e conversa con noi alla famigliare, per farci conoscere più da vicino le cose celesti; ma rimane attaccato alla sua celeste origine (Epl. XLI)».
Alla domanda che facevano gli Ariani, se il Figlio, quando venne al mondo vestito della forma di schiavo, lasciò il Padre, così rispondeva Agnello, vescovo di Ravenna: «Ditemi, di grazia, la parola che esce dal mio labbro ed entra nel vostro orecchio, e per via di questo passa a dimorare nel vostro spirito e nel vostro cuore, non è forse più in me perché essa è in voi? Quanto meglio adunque il Verbo di Dio è rimasto nel seno del Padre, anche facendosi uomo!» (Storia Eccles.).

4. L\’INCARNAZIONE È IL CAPOLAVORO DI DIO. – Dio si è fatto uomo; – il Figlio di Dio si è fatto il Figlio di Maria: questa è la più eccellente; la più perfetta delle opere di Dio. In essa Dio ha fatto risplendere la sua onnipotenza, unendo l\’uomo a Dio, il fango al Verbo, la terra al cielo; e ciò per mezzo dell\’unione ipostatica, l\’unione più perfetta e più intima; unione indissolubile e necessariamente indissolubile. Ha fatto risplendere la sua infinita sapienza, prendendo un corpo nel seno di una vergine, per poter soffrire e soddisfare a Dio Padre per i nostri peccati, giacché la divinità non poteva patire, per riscattarci… Ha fatto risplendere la sua giustizia infinita, poiché con la dignità della sua persona, il Verbo incarnato, col morire, ha pienamente soddisfatto alla giustizia vendicativa dell\’Altissimo… Ha fatto risplendere la sua bontà senza limiti perché si è spogliato ed annichilato per colmare noi dei suoi doni… «Si è fatto figliuolo dell\’uomo, dice S. Agostino, per fare noi figli di Dio (De Incarn.)». «E’ nato su la terra, dice S. Gregorio, affinché l\’uomo nascesse in cielo (De Incarn.)».
La Scrittura ci dice che la sapienza divina tocca da un\’estremità all\’altra con forza. e dispone tutte le cose con soavità (Sap. VIII, 1). La verità di queste parole risplende più che mai nell\’incarnazione. Qui Iddio toccò e riunì mediante la sua potenza, sapienza, ricchezza, bontà, scienza, misericordia e amore infinito, le due estremità, le due cose più lontane e più opposte in apparenza: l\’infinito col finito, la divinità che è l\’essenza per eccellenza, e l\’uomo che è il nulla. Egli ha disposto tutte le cose in modo soave, miracoloso, misterioso. Tutto era disordinato, abbattuto, perso; l\’incarnazione tutto riordina, regola, raddrizza e miracolosamente ristora.
S. Bernardo applicando all\’incarnazione del Verbo quell\’invocazione del Savio: «Rinnova i prodigi, e fa\’ nuove meraviglie. Glorifica la tua mano, e il tuo braccio destro» (Eccli. XXXVI, 6-7), così esclama: Signore Gesù, aumentate le opere vostre mirabili, rinnovate i vostri miracoli, cambiateli, perché gli antichi vostri prodigi, sono così numerosi e frequenti, che quasi non vi si bada. E ben vero che miracoli stupendi sono il levare del sole e il suo tramonto, la fecondità della terra e l\’avvicendarsi delle stagioni; ma da tanto tempo vediamo queste meraviglie, che più non ce ne diamo per intesi. Ah sì! rinnovate i vostri miracoli, cangiate i vostri portenti, dateci altri prodigi. Ecco, dice Dio, che io rinnovo tutto (Apoc. XXI, 5). E l\’Agnello che così parla dal suo trono. O miracoli veramente nuovi! Una vergine concepisce senza perdere la sua verginità, e partorisce senza dolore. Come un uomo ordinario non può avere per madre una vergine, così un Dio uomo non può avere per madre altra che una vergine. Dio ha fatto in Gesù ed in Maria dei prodigi sconosciuti a tutti i secoli; ha mutato l\’ordine del mondo è di tutte le cose. La maledizione di Eva è stata mutata per noi in benedizione in una vergine. Una donna concepisce un figlio, uomo perfetto per la sua scienza, bambino per l\’età, Verbo eterno per la sua persona, Dio per natura, nato da una vergine nel tempo, pieno di grazie, che porta il dolce nome di Gesù, ed è infatti Salvatore. Quanti miracoli strepitosi in questo mistero dell\’incarnazione! e lo stesso avviene nei misteri della passione, della croce, della morte, della risurrezione, dell’ascensione, ecc. Gesù Cristo è l’unione, il perno, la base, il vertice di tutte le meraviglie e di tutti i miracoli che Dio ha fatto in tutti i tempi (Serm. IV, in Vig. Nativ.).
Intorno al medesimo passo dell\’Ecclesiastico, così ragiona Ugo da S. Vittore: «Dio ha fatto l\’uomo in meravigliosa maniera, a sua immagine e somiglianza; ma in più mirabile guisa s\’è fatto egli stesso a immagine e somiglianza dell\’uomo. La verga secca di Aronne meravigliosamente rinverdisce e fruttifica; ma più meravigliosamente la Beata Vergine concepisce e dà alla luce un figlio, restando vergine. Il serpente di bronzo guariva prodigiosamente quelli ch\’erano morsicati; ma Gesù ha guarito in modo più prodigioso tutti i credenti, per mezzo della sua incarnazione e della sua croce. Elia risuscita per miracolo il figlio di una vedova; ma D o Padre ritoglie con più sorprendente miracolo il Figliuol suo alle fauci della morte. Sansone abbatte in modo prodigioso, morendo, i Filistei; ma con più portentosa vittoria Gesù trionfa della morte e dei demoni. Giona esce miracolosamente dal ventre della balena; ma più miracolosamente Gesù esce dal seno di Maria e dal sepolcro sigillato. Meravigliosa fu la salita di Elia su un carro di fuoco; ma più meravigliosa l\’ascensione di Gesù Cristo al cielo. Eliseo, presente all’ascensione di Elia, singhiozzava; gli Apostoli, testimoni dell’ascensione di Cristo, giubilavano estatici di meraviglia. Elia, nel salire al cielo, lascia cadere il mantello sopra Eliseo; Gesù Cristo, assiso alla destra del Padre, invia lo Spirito Santo. Ecco il rinnovamento dei miracoli e il cangiamento dei prodigi» (In Ecclesiast.).
Geremia aveva predetto «che il Signore avrebbe creato una nuova cosa su la terra; una donna chiuderà in sé l\’uomo», porterà nel suo seno l\’uomo Dio (IEREM. XXXI, 22). Questo nuovo prodigio, osserva S. Bernardo, ne comprende molti altri, non mai più veduti né uditi. Infatti in Gesù fatto uomo si scorge la lunghezza accorciata, la larghezza ristretta, l\’altezza abbassata, la profondità colmata. Si vede la luce senza luce, il Verbo bambino, la fonte eterna che ha sete, il pane degli angeli che ha fame. Osservate, e vedrete la potenza che è governata, la sapienza che riceve istruzione, la forza che richiede sostegno; un Dio che succhia del latte, mentre ciba gli angeli, geme e piange mentre è la consolazione degli afflitti. Osservate e vedete la gioia che si angoscia, la confidenza che trema, la sanità che soffre, la vita che muore, la forza che si accascia; ma considerate quel che non è meno stupendo, l\’infermità che fortifica, la morte che dà la vita (Serm. in Vig. Nativ.).
Il miracolo dell\’incarnazione compiutosi in Maria, chiude in sé molti altri miracoli. Una Vergine concepisce, rimanendo intatta la verginità sua… Lo Spirito Santo copre dell\’ombra sua la Vergine…il corpo e l\’anima di Gesù Cristo incarnato si uniscono alla divinità per l\’unione ipostatica… Dio si fa uomo… L\’uomo diventa Dio… Il bambino è ricolmo di sapienza dall’istante stesso della sua concezione… Egli è concepito senza macchia originale e pieno di grazia… Il suo concepimento non viene dall\’uomo, ma dallo Spirito Santo… La santissima anima di Gesù, appena creata, vede l\’essenza di Dio e si offre nel medesimo tempo a Dio in olocausto di espiazione per gli uomini. Ha mai la terra veduto miracoli più grandi? Altre volte vide essa il sole arrestarsi alla voce di Giosuè e retrocedere sotto il re Ezechia; ora nell\’incarnazione vede il sole increato non eclissarsi, ma aumentarsi. Altre volte vide il roveto ardente conservare verdegggiante il suo fogliame; ora vede nell\’incarnazione il giglio della verginità mantenersi intatto tra i frutti della maternità. Vide altre volte la verga di Abramo rinverdirsi e fiorire a un tratto; ora vede nell\’incarnazione la verga di Jesse dare al mondo un frutto divino, senza cooperazione di uomo. Altre volte vide la verga di Mosè mutarsi in serpente; ora vede nell\’incarnazione un Dio trasformarsi in uomo per i peccatori. Vide nell\’Egitto il mar Rosso aprirsi e dividersi; vede nell\’incarnazione un Dio nell\’immacolato seno di una Vergine. Vide nel deserto la manna piovere dal cielo; vede nell\’incarnazione Il Verbo del Padre, il pane degli angeli, discendere nel seno della Madre di Dio. Vide nel tempi antichi Elia portato al cielo sopra un carro di fuoco, vede nei tempi nostri la natura umana salire fino alla divinità e unirsi ipostaticamente alla persona del Verbo eterno. A ragione adunque la Chiesa dice a Maria: «Con alta meraviglia della natura tutta, voi avete, o Maria, concepito e partorito il vostro santo Genitore» (In hymn. Alma Redemptoris).
S. Tommaso chiede se possa Dio fare cose più buone e più magnifiche di quelle gia fatte, e risponde che sì, tuttavia eccettuandone: 1° l\’incarnazione del Verbo; 2° la divina maternità di Maria; 3° la beatitudine del cielo. Infatti, egli dice, Dio non può fare un uomo migliore di un Uomo Dio, né una madre più perfetta della Madre di Dio, né una felicita più completa della felicita che porta la visione ed il possesso eterno di Dio. In vero, l\’umanità di Gesù Cristo, in quanto è unita a Dio; la felicità degli eletti, in quanto è il godimento pieno di Dio; la Beata Vergine, in quanto è Madre di Dio, hanno in sé una certa dignità infinita per riguardo al bene infinito che è Dio: sotto quest’aspetto niente può esistere che sia migliore di queste tre cose, come non vi può essere cosa migliore che Dio (1.a 1.ae q. XXVI, art. 6, ad 4).
L\’incarnazione è un capolavoro della potenza di Dio, incomparabilmente più grande e più prodigioso che non la creazione dell\’universo, perché maggiore distanza corre tra Dio e l\’uomo, che non tra l\’uomo e il nulla. Difatti l\’uomo, benché capolavoro della creazione, è sempre un essere limitato, ristretto, finito, quindi infinita non può essere la distanza che lo separa dal nulla; mentre tra Dio e l\’uomo vi è una distanza infinita. Perciò il fare dell\’uomo un Dio è cosa infinitamente più mirabile e portentosa che fare del niente un essere, un uomo, un angelo. A ragione S. Cipriano esclama: «Quanto ammirabile è il nome vostro, o Signore! Voi siete veramente il Dio operatore di prodigi. Non solamente io ammiro la struttura del mondo, la stabilità della terra, lo splendore del sole, la bellezza della luna, l\’incanto delle stelle, ma ammiro infinitamente di più un Dio nel seno di una Vergine; l\’Onnipotente in un presepio, la carne unita al Verbo di Dio; un Dio tutto vestito di corpo umano. Questo mi fa trasecolare di stupore, mi rapisce in estasi di meraviglia, ed esclama col Profeta: Ho considerato le vostre opere, o Signore e fui sbalordito di ammirazione» (Serm. III, de Nativ. Christi).
Dice S. Leone: «Gesù Cristo entra in questo basso mondo in maniera affatto nuova, con nascita non mai più veduta. In nuova maniera, poiché visibile in cielo, volle farsi visibile anche in terra; incomprensibile, volle essere compreso; vivente prima dei secoli, cominciò ad essere nel tempo; il Signore infinitamente grande ha preso la forma di servo: Dio impassibile si è degnato farsi uomo passibile: l\’immortale si è assoggettato all\’impero della morte. Nuova poi e non mai più veduta fu la sua nascita, perché concepito da una Vergine, nacque da una Vergine, senza partecipazione di padre carnale, senza violazione dell\’ integrità materna (Serm. II de Nativ.)». Perciò S. Giovanni Damasceno chiama la Vergine Maria: «La sede, l\’abisso dei miracoli (Serm. I de Nativ) ».
Maria è dunque, conchiudiamo con S. Agostino, (Serm. de Nativ.), la meraviglia dei secoli, lo stupore della natura, il prodigio dell’universo. O miracolo veramente nuovo, non mai veduto né inteso, e che non si vedrà più mai! Una donna concepisce un Dio, genera un Dio che è l\’uomo o piuttosto il gigante dell\’eternità e dell\’immensità, che è, in tutti i luoghi e in tutti i secoli, che sostiene il cielo e la terra, che porta l\’universo nella palma della sua mano; e questo Dio non soffre nulla da queste profonde umiliazioni! e questa donna non è consumata dagli ardenti raggi della divina maestà incarnata! e la sua verginità non ne ritrae sfregio! Questo prodigio è opera stragrande del Signore, ed è mirabile agli occhi nostri.
Il Figlio di Dio è generato da tutta l\’eternità da un padre nel cielo, è concepito Uomo-Dio da una madre nel tempo; viene dall\’immortalità del Padre, dall\’integrità della madre; da un padre senza madre, da una madre senza padre; da un padre fuori del tempo, da una madre nel tempo; da un padre principio della vita, da una madre fine della morte; da un padre moderatore del giorno, da una madre che consacra il giorno concependo un Dio! Come Eva, prima donna vergine, è stato formata di Adamo, primo uomo vergine, così, in senso differente, Gesù Cristo secondo uomo Vergine, è stato formato di Maria, seconda donna vergine. «Signore, esclama il profeta Abacuc, date vita all\’opera vostra nel mezzo degli anni; la farete conoscere nel mezzo dei tempi» (III, 2). Quest\’opera per eccellenza, a cui accenna il profeta, è l\’incarnazione.
«La maestà, dice S. Bernardo, si è annientata per unirsi al nostro fango, e per giungere in una persona Iddio e la terra, la maestà e l\’abiezione, la sublimità e il niente. E avvertite che, come in quell\’unica divinità vi è trinità nelle persone, unità nella sostanza; così in questa singolare unione, che è l\’incarnazione, vi è trinità di sostanze, unità di persona. Infatti il Verbo, l\’anima e la carne si uniscono a formare una sola persona: e di queste tre cose ne risulta una sola, e quest’una si compone di tre, non per la confusione della sostanza, ma per l\’unità della persona (Serm. III in vig. Nativ)».
Dice il profeta Aggeo: «Ecco quel che dice il Signore degli eserciti: Ancora un poco di tempo, ed io scuoterò il cielo e il mondo, il mare e la terra. Commoverò tutte le genti, e verrà il desiderato da tutti i popoli, ed io riempirò di gloria questa casa. La gloria di quest\’ultimo tempio soverchierà di gran lunga la gloria del primo, ed in questo luogo io darò la pace» (AGG. II, 7-10). Non è questo un annunzio chiarissimo e solenne dell\’incarnazione?.. E non vi alludeva pure Davide quando diceva a Dio: «Scuoti la tua potenza, e vieni a salvarci» (Psalm. LXXIX, 3)? E Maria cantò anch\’essa (Luc. I, 51). «Iddio manifestò la forza del suo braccio».
L\’incarnazione è dunque il capolavoro di Dio: qui egli ha dato fondo ai tesori della sua sapienza, ecc. ecc.

5. COME POTÈ AVER LUOGO L\’INCARNAZIONE? – Di Adamo vergine, Dio ha formato Eva vergine; ora perché non avrà potuto, similmente, formare un uomo vergine di una donna vergine? Eva nacque solamente dal suo marito; che impossibilità vi è dunque che Maria concepisca e generi da sola, di Spirito Santo, per virtù di Dio? Dio ha fatto Adamo vivente, e l\’ha fatto con un pugno di fango; chi vieta, che abbia formato un uomo di una vergine vivente? Non è forse una vergine qualche cosa di più che una manata di polvere?.. L\’incarnazione avvenne, perché così Dio volle… L\’incarnazione ebbe effetto per la potenza di Dio che non è costretta da limiti…

6. COME SI EFFETTUÒ L\’INCARNAZIONE? – Giunta l\’ora designata nei decreti di Dio per l\’incarnazione del Verbo, narra il Vangelo che l\’angelo Gabriele fu inviato da Dio in Nazareth, piccola città della Galilea, messaggero ad una vergine sposata a un uomo della casa di David, per nome Giuseppe, e il nome della vergine era Maria. Entrato l\’angelo nella casa dov\’essa stava, le disse: Io ti saluto, o piena di grazia, il Signore è teco: tu sei benedetta fra tutte le donne. A queste parole si turbò la Vergine e stette sopra pensiero intorno al senso di questo saluto; ma l\’angelo tosto soggiunse: «Non temere, o Maria, perché il Signore in te si compiacque; e per ciò concepirai e partorirai un Figlio, cui porrai nome Gesù. Egli sarà grande, e si chiamerà il Figliuolo dell\’Altissimo, il Signore Iddio lo insedierà sul trono di Davide suo Padre, ed egli regnerà eternamente su la casa di Giacobbe, e il suo impero non avrà confine» (Luc. I; 31-33). Ed avendo Maria osservato come mai questo poteva avvenire, dal momento che essa non conosceva uomo, n\’ebbe in risposta dall\’Angelo, che lo Spirito Santo sarebbe disceso in lei, e coperta l\’avrebbe dell\’ombra sua la virtù dell\’Altissimo. Perciò il santo frutto che da lei sarebbe nato, si chiamerebbe il Figlio di Dio. Al che Maria assentendo: Ecco la serva del Signore, si adempia in me quello che hai detto (Id. 35-38).
In questa maniera sublime si effettuava l\’incarnazione del Verbo eterno; essa si compiva in virtù del più grande miracolo della potenza di Dio.
Solo il Verbo o il Figlio di Dio si è incarnato, egli solo si è fatto uomo, ma intanto tutta la Trinità è stata la causa efficiente dell\’incarnazione. Allo Spirito Santo in particolar modo si attribuisce quest\’opera: 1° perché è opera santissima; 2° perché le opere della redenzione nostra e della bontà di Dio sono riferite allo Spirito Santo perché egli procede come amore del Padre e del Figlio; come si attribuisce la sapienza al Figlio, come Verbo e parola, e l\’onnipotenza al Padre come principio e sorgente. Lo Spirito Santo è stato l\’artefice
dell\’umanità di Gesù Cristo, perché l\’ha formata, disposta e animata nel virgineo seno di Maria; non può esserne chiamato padre, perché nulla gli ha dato, né comunicato di sua sostanza, come insegna Sant’Agostino (De Nativ.).
Lo Spirito Santo sopravverrà in te, o Maria, affinché la concezione di Gesù Cristo, e Gesù Cristo medesimo siano santi, non solo in virtù dell\’unione ipostatica dell\’umanità col Verbo, ma anche in virtù di questo divino concepimento che ha luogo non per mezzo dell\’uomo e dell\’angelo, ma per mezzo dello Spirito Santo. Perciò Gesù Cristo, in virtù di questo concepimento, non era figlio di Adamo, nel contrarne il peccato originale e nel nascere peccatore, ma era purissimo e santissimo…
La virtù dell\’Altissimo ti coprirà della sua ombra, o Maria; cioè, come spiega S. Gregorio, il Verbo di Dio prenderà in te un corpo il quale sarà come l\’ombra della divinità che vi resterà velata e nascosta (Moral. lib. XXXIII, c. 2). Secondo Origene, il corpo di Gesù Cristo è chiamato ombra, perché nella sua passione fu talmente avvilito, sfigurato, oscurato, che pareva appena più un\’ombra (Homil. III, In Iosue).
S. Ambrogio intende per quest’ombra la vita terrestre e mortale che lo Spirito Santo ha dato a Gesù Cristo; essa è infatti quasi un\’ombra della vera vita dell\’eternità (In Psalm. ex VIII, serm. V). Il medesimo S. Ambrogio, S. Agostino e più altri padri vedono in quest\’ombra che coprirà Maria, la grazia dello Spirito Santo che come ombra difenderà la Vergine, nella concezione di Gesù Cristo, dal fuoco della concupiscenza carnale; perché essa concepirà Gesù per effetto di purissimo amore. S. Agostino dice ancora: «La virtù dell\’Altissimo vi coprirà della sua ombra, o Maria, cioè si apprenderà e adatterà a voi come ombra al corpo, perché non potrebbe la vostra debolezza umana capire e sostenere tutta la forza ed efficacia sua» (Quaest. veto et novi Test. c. 41):
Lo Spirito Santo vi coprirà della sua ombra, cioè nasconderà voi, il più stupendo dei misteri e dei miracoli… Quest\’ombra sarà una nuvola, perché nelle nuvole si forma la pioggia; e come la nube, mentre fa ombra alla terra, la feconda per l\’acqua che versa, così l\’ombra dello Spirito, o Vergine immacolata, nell’atto che vi coprirà, vi renderà feconda; adempiendosi quel voti d\’Isaia: «Versate, o cieli, la vostra rugiada; piovete, o nubi, il giusto, si apra la terra, e germogli il Salvatore» (ISAI. XL V, 8).
Dice S. Bernardo: «Lo Spirito Santo vi coprirà della sua ombra; perché questa meraviglia dell’incarnazione del Verbo era un mistero, e la Trinità sola ha voluto operarlo di per se stessa, in Maria sola, e con Maria sola; a lei sola anche è stato dato di comprendere quel che essa sola poteva sperimentare. Quindi all\’interrogazione da lei fatta, come sarebbe ciò potuto avvenire, in altre parole l\’angelo rispose: Perché a me dimandi quello che presto troverai in te? Tu lo saprai di certa scienza, e sapendolo ne sarai felice; ma lo saprai da quello stesso che è l\’autore del prodigio; quanto a me non per altro venni a te inviato, se non per annunziarti la divina verginale concezione (Serm. IV, super Missus)».
Perciò, soggiunse l\’angelo, il santo frutto che nascerà da te, sarà chiamato il Figliuolo di Dio. Egli sarà santo per il Santo Spirito santo per l\’unione ipostatica. Sarà il Figliuolo di Dio per natura, mentre noi siamo tali per grazia… Maria risponde: Ecco l’ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola; e in quell\’istante il Verbo si è fatto carne: – Et verbum caro factum est... – Con un fiat il mondo ebbe vita: per un fiat di Adamo, il mondo ebbe morte; per il fiat di Maria, il verbo vestì carne umana, e il mondo fu richiamato in vita!…