BEGUARDI

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". BEGUARDI (dall\’antico ted. beggam = mendicare, pregare?): una delle tante sette religiose, che pullularono tra il sec. XII e il sec. XIII in Europa. Veramente i Beguardi sono una derivazione delle Beguine, donne consacrate alla vita casta e spesso povera. 

Gli uni e le altre furono da principio ortodossi, ma poi cominciarono a deviare, specialmente i Beguardi. che s\’ispirarono alle stravaganze di altre sette, come quella dei Fraticelli. Dal punto di vista teologico interessa sapere la dottrina che essi professavano e diffondevano. Ne abbiamo un saggio autentico nelle proposizioni condannate dal Conc. di Vienne (1311­1312). L\’uomo può raggiungere in questa vita tanta perfezione spirituale da diventare impeccabile. Arrivato a questa altezza l\’uomo può fare a meno dei digiuni e delle preghiere. dell\’ubbidienza all\’autorità e d\’altra parte non deve preoccuparsi più del corpo, a cui può concedere quel che vuole, senza peccare. Inoltre il perfetto spirituale può elevarsi in vita alla visione di Dio senza il lume della gloria (v. questa voce). Non è peccato quello a cui si è naturalmente inclinati; il mistico contemplativo non deve abbassarsi al culto dell\’Eucarestia e dell\’Umanità di Cristo (DB, 471-478). Caratteristica ancora del Beguardismo è l\’avversione alla chiesa romana. E\’ facile vedere in questa eresia i lineamenti del futuro Quietismo (v. questa voce e Molinosismo).
 QUIETISMO: una tendenza pseudoedonistica sviluppatasi in seno alla Chiesa, che ripone la perfezione spirituale nella preghiera e nella contemplazione, concepita passivamente come abbandono in Dio, a cui l\’anima si dà, rinunziando alla sua libera attività e al controllo della carne e delle passioni, fino al punto da conciliare il più basso sensualismo con l\’adesione mistica a Dio. Questo atteggiamento dello spirito implica il disprezzo dell\’ascetica intesa come laboriosa cooperazione con la grazia per la conquista della perfezione, e la trascuratezza di tutti gli altri mezzi tradizionali suggeriti dalla rivelazione divina e dalla esperienza dei Santi.
 Il Quietismo si è diffuso un po\’ dappertutto e in forme diverse: in Spagna con la setta degli Alumbrados (= Illuminati) fin dal sec. XVI; in Francia, dove ci fu una duplice corrente quietista; una temperata, ristretta solo al metodo della preghiera contemplativa e dell\’abbandono in Dio) che si rileva negli scritti di Boudon, di Surin, di Epiphane e specialmente di Fénelon (attaccato da Bossuet); un\’altra più vivace e compromettente, che fa capo a Madame Guyon, un\’esaltata che al misticismo contemplativo univa il misticismo sensuale con la teoria della passività nell\’anima nelle tentazioni e nei peccati di lussuria. Nella sua fosca vicenda fu coinvolto il barnabita Fr. La Combe, forse in buona fede. Più che altrove però il Quietismo morboso infierì in Italia per opera principalmente dello spagnolo Michele Molinos, caposcuola famoso del quale si parla a parte (v. Molinosismo). Per avere un\’idea del Quietismo moderato basta leggere le proposizioni estratte da uno scritto di Fénelon (Explications des maximes des Saints sur la vie intérieure) e condannate da Innocenzo XII nel 1699 (DB, 1327-1349). Ma nessuno ha sviluppato la teoria quietistica fino alle estreme conseguenze come Molinos nella sua celebre Guida spirituale, donde furono ricavate le 68 proposizioni condannate da Innocenzo XI nel 1687 DB, 1221 ss.).