La verginità di Maria, oggi (2)

…Parte Prima. “Concepito di Spirito Santo”. La Verginità di Maria “Prima del parto”. Gli errori e i dubbi di oggi. Sentenze di modernisti e protestanti. Influsso degli acattolici sui cattolici. Il “Nuovo Catechismo Olandese”. Echi delle controversie in Italia. Alla radice dei vari errori. Errori vecchi presentati come… nuovi….

LA VERGINITA’ DI MARIA, OGGI



PARTE   PRIMA


“CONCEPITO DI SPIRITO SANTO “


 


LA VERGINITÀ’ DI MARIA ” PRIMA DEL PARTO “




II. GLI ERRORI E I DUBBI DI OGGI



1. SENTENZE DI MODERNISTI E PROTESTANTI


Secondo i Modernisti la verginità di Maria ” prima del parto ” (ossia il concepimento verginale) dev’essere negata, perché sarebbe stata introdotta nella Chiesa nel secolo II, sotto l’influsso dei Doceti, i quali negavano la realtà dell’umanità di Cristo (così p. es. il TURMEL o ps. HERZOG, La Sainte Vierge dans l’histoire, Parigi, 1908); oppure perché, anziché un fatto storico, non sarebbe altro che un ” mito “, del quale han cura di indicare persino i vari stadi che avrebbe percorso (così p. es. H. KOCH, Virgo Eva-Virgo Maria, Berlin Leipzig, 1917; Idem, Adhuc Virgo; Tùbingen 1929).


La teologia liberale o razionalistica, nega il concepimento verginale di Cristo non già per motivi di scienza biblica, ma unicamente perché ritiene impossibile qualsiasi prodigio. Per spiegare poi in che modo, per quale via, un tale concepimento verginale è penetrato nei Libri sacri del Nuovo Testamento, ha proposto due soluzioni: 1) esso è sorto – dicono – nell’ambiente palestinese, sotto l’influsso di Isaia, 7, 14: ” Ecco che una vergine concepisce e partorisce un figlio… “;


2) esso è sorto sotto l’influsso della mitologia pagana. La prima soluzione è stata sostenuta da Adolfo Harnack. S. Matteo infatti (1, 22) si rifà esplicitamente al celebre testo di Isaia del quale vede una realizzazione della nascita di Gesù. San Luca (1, 31) poi allude allo stesso testo di Isaia. È ben noto però come nell’Antico Testamento il testo di Isaia non fu affatto interpretato nel senso di un concepimento e di un parto verginale; una tale idea era del tutto estranea al giudaismo, e perciò non poteva venire dal giudaismo. Per S. Matteo infatti non è il testo di Isaia che lo guida alla comprensione della realizzazione del parto verginale, ma è la realizzazione del parto verginale che lo guida alla comprensione del testo di Isaia, il quale solo per ispirazione profetica divina (non già da miti orientali preesistenti) potè avere l’idea di un concepimento e di un parto verginale (secondo un’indagine di G. DALLING, Theologisches Worterbuch, V, 824-835, Is. 7, 14, è la testimonianza certa più antica di una tale idea).


Altri razionalisti, messa da parte questa prima soluzione, danno la seconda, ossia, ritengono che il concepimento verginale sia stato originato da idee mitologiche pagane (ossia, dalla mitologia babilonese, egiziana, persiana, e, specialmente, greca). La storia delle religioni pagane, infatti, ci parla del mito dell’unione di qualche dio con qualche donna, dalla quale unione sono nati gli uomini grandi, divini (filosofi, re, imperatori, eroi, ecc.). Di qui l’idea mitica delle dee-madri. Così, per esempio, secondo il mito, sarebbero nati Platone, Pitagora, Alessandro, Augusto, ecc. Essi sarebbero figli di un padre celeste e di una madre terrena. Ciò posto, i cristiani di formazione ellenistica provenienti dal paganesimo – secondo i razionalisti – avrebbero ammesso una simile origine divina, una origine verginale anche per Cristo.


Tra i Protestanti di oggi han negato in modo radicale il concepimento verginale H. von Campenhausen e M. Dibelius, luterani, nonché il razionalista Bultmann. Tutti e tre hanno influenzato alcuni cattolici.


H. VON CAMPENHAUSEN (Die Jungfrauengeburt in der Theologie der Alten Kirche [ Sitzungsbericht Heidelberger Akad. Wiss. phil.-hist. Klasse, 3] 1962) ha presentato un breve studio critico secondo il quale il concepimento verginale non sarebbe altro che uno sviluppo leggendario, estraneo a Paolo e a due degli Evangelisti (Marco e Giovanni), tardivamente sviluppato dagli altri due (Matteo e Luca) partendo da elementi che, all’inizio, erano differentemente orientali. Egli sottolinea il relativo silenzio dei primi Padri e ciò che potrebbe limitare le loro affermazioni, cercando tutte le vie per minimizzarle.


MARTIN DIBELIUS (che ha influito non poco – come vedremo – su alcuni cattolici ” progressisti “) ha cercato di spiegare la primitiva fede cristiana nel concepimento verginale di Cristo da parte di Maria come uno sviluppo normale e una rielaborazione progressiva delle idee veterotestamentarie e giudaiche intorno all’origine di alcuni insigni personaggi della Storia Sacra, origine dovuta ad uno speciale intervento di Dio (Isacco, Sansone, Samuele, ecc.). Il giudaismo palestinese – dice Dibelius – afferma una tale idea, ma non arrivò fino all’esclusione dell’opera dell’uomo. Il giudaismo ellenista, invece, sotto l’influsso della versione del versetto 14 del capo VII di Isaia fatta dai Settanta e sotto l’influsso delle idee elleniche (sopra esposte), arrivò all’idea di un concepimento meraviglioso, per opera dello Spirito Santo di Dio nel seno di una Vergine, senza parlare di un padre umano. Un esempio di ciò il protestante Dibelius lo trova in San Paolo allorché descrive, nella lettera ai Galati, la doppia maternità di Sarà (moglie di Abramo): costei ebbe un figlio ” secondo la carne “, Ismaele; e un figlio ” secondo lo spirito “, Isacco. Certo – dice Dibelius – San Paolo sapeva che Isacco era figlio naturale di Abramo; non per questo però esclude l’idea che un eletto da Dio venga generato in modo meraviglioso in quanto che, in luogo del padre umano, entra in azione la forza dello spirito di Dio. Anche in Filone – rileva inoltre Dibelius – si incontra, in forma allegorica, l’idea che alcune insigni donne ottengono la fecondità mediante il meraviglioso intervento divino, senza intervento di alcun mortale. L’esempio di Paolo e di Filone – secondo Dibelius – giustificano la conclusione che il giudaismo ellenico conosceva l’idea del concepimento miracoloso di uomini santi sotto l’azione di Dio, con esclusione di padre umano. Ciò posto, qual è – si chiede Dibelius – il senso di tale affermazione? Con essa – dice Dibelius – non si intendeva affermare un fatto storico, ma si intendeva affermare un’idea teologica: il dominio assoluto di Dio, il quale dispone della vita dell’uomo e dirige provvidenzialmente l’apparizione degli uomini grandi predestinati a qualche missione. All’avvento del Cristianesimo – prosegue Dibelius – era quasi inevitabile che venisse applicata a Cristo una simile teoria, cioè: essere ” generato secondo lo spirito “. In tal modo fin dai primi anni del Cristianesimo, l’idea della origine verginale di Cristo (” secondo lo spirito “) fu creduta e predicata come un ” teologumenon ” cristiano, prima di passare ad essere descritta, sensibilizzata e sceneggiata da S. Luca in una narrazione (“leggenda”), quale la possediamo oggi. Con l’espressione ” teologumenon ” si intende dire che i cristiani primitivi non sapevano in modo fisso come venne al mondo Gesù e che a loro neppure interessava saperlo. Con l’espressione: concepito ” secondo lo Spirito “, essi intendevano esprimere questa idea teologica: il supremo dominio di Dio sopra tutte le circostanze concrete che hanno accompagnato la venuta del Messia in questo mondo (cfr. DIBELIUS M., Jungfrauensohn und Krippenkind: Untersuchungen zur Geburtsgeschichte Jesu in Lukas-Evangelium: Botschaft und Geschichte, Gesammelte, Autsatze von Martin Dibelius, 1° vol., p. 1-78. J.C.B. Mohr-Tubingen, 1953, p. 18 ss., 25-35, 35-38, 36-39. Fu pubblicato per la prima volta nel 1932, nella collezione ” Sitzungsberichte der Heidelberg Akademie der Steinmetzer Fr. X: Klasse Abh. 4 “).


Una discreta eco ha avuto anche fra i cattolici ” progressisti “, la cosiddetta ” demitizzazione ” proclamata dal protestante evangelico RUDOLF BULTMANN negli articoli pubblicati nel fascicolo VII dei Beitràge zur Evangelischen Theologie del 1941. Nel secondo di questi articoli (Neues Testament una Mythologie, ripubblicato nel volume Kerigma und Mythos, vol. I, Hamburg, 1954), Bultmann, parte dalla constatazione che una delle maggiori fonti di difficoltà incontrate dall’uomo contemporaneo (formatosi alla scuola della scienza e della tecnica) è dovuta al fatto che le varie confessioni religiose gli impongono una specie di ” sacrificio dell’intelletto ” (sacrificium intellectus) che, in realtà, non è affatto necessario, poiché il Nuovo Testamento espone il Kerigma divino in forma di mito, ossia, quel modo di rappresentare il divino come umano, l’al di là come l’al di qua (op, cit., p. 23, 1). ,


I miracoli, secondo lui” non sono affatto qualcosa di eccezionale…: sono” elementi mitologici, i quali non possono essere credibili per l’uomo d’oggi. Conseguentemente, la predicazione del Nuovo Testamento, presentata in forma mitica, se si vuole che sia valida per l’uomo d’oggi, dev’essere “demitizzata “, attraverso l’interpretazione esistenzialistica del mito. Tra questi ” miti ” vi è anche, ovviamente, il prodigio del concepimento verginale di Cristo. Anche questo ” mito ” perciò dovrebbe essere sottoposto al trattamento della demitizzazione: un tale prodigioso concepimento non esprimerebbe altro che la trascendenza del Figlio (la sua origine dal Padre) e la perfetta santità della Madre (la sua purezza morale totale), dimenticando – evidentemente – di riflettere che un tale concepimento verginale è un’esigenza sia della trascendenza del Figlio, sia della perfetta santità della Madre.



2. INFLUSSO DEGLI ACATTOLICI SUI CATTOLICI


Le idee espresse da Campenhausen, da Dibelius e da Bultmann hanno esercitato un influsso nefasto sopra alcuni cattolici “progressisti “. Per questo la S. Congregazione per la Dottrina della Fede, in una Lettera in data 14 luglio 1966, tra i punti ai quali chiedeva alle Conferenze Episcopali delle varie nazioni una risposta intorno agli ” errori ” che circolano nei vari paesi, elencava anche quello della ” concezione verginale ” di Cristo, ridotta – secondo la suddetta Lettera – a ” fatto puramente naturale “. È nota la risposta data a tale domanda dall’Episcopato Olandese:


” Per quanto concerne la concezione verginale di Cristo da Maria si deve stabilire anzitutto che tutti coloro che accettano il significato singolare e unico di salvezza di Gesù, ne vedono un’espressione nei racconti dell’Annunciazione di Luca 1 e Matteo 1. Questi difatti devono essere valutati anzitutto come una confessione di Cristo da parte della novella Chiesa, come anche l’articolo del simbolo apostolico “che è concepito dallo Spirito Santo, nato da Maria Vergine”.


” Ora però c’è diversità di idee sulla questione se si tratti di un racconto oppure di un avvenimento nel corpo di Maria; in altre parole cioè se questo racconto e l’articolo di fede corrispondente debba essere compreso metaforicamente o letteralmente.


” Benché sia significativo che i racconti così differenti di Mt. e Lc. sull’infanzia descrivono ciascuno nel proprio modo la nascita verginale di Cristo, questa tradizione non sembra però farsi strada in tutto il Nuovo Testamento. In favore di una interpretazione letterale dei racconti si ha il fatto che le genealogie di Gesù evitano di nominare Giuseppe padre di Gesù (Mt. 1, 16; Le. 3, 23); contro di essa si sa che la paternità di Giuseppe è espressa altrove senza riserva anche se sempre sulla bocca di altri e non dell’evangelista (Le. 2, 48; 4, 22 contro Mc. 6, 3; Gv. 1, 45; 6, 42). Ciò che restava indeciso dentro la tradizione biblica e non del tutto deciso anche nella tradizione post-biblica. È vero che nei testi liturgici e dogmatici Maria viene quasi sempre designata come vergine e spesse volte come “sempre vergine” ma mai è stato definito con la pienezza del Magistero se questo termine “vergine” debba essere compreso letteralmente. Certo, il Concilio Lateranense del 649 si è pronunciato in questo senso (Denz. Schon. 503. Denz. 256), ma questo era un Concilio provinciale, non universale. Anche in una bolla di Papa Paolo IV del 1555 (Denz. Schòn. 1880; Denz. 993) il senso letterale, insieme ad altri punti dottrinali, viene difeso contro gli Unitari, ma questo è detto di passaggio, non nella forma di una risposta diretta ad una controversia. Ovviamente non si può trascurare il magistero ordinario, ma si richiede uno studio più preciso per sapere se esso si pronunzi anche in modo diretto in favore della interpretazione letterale della concezione verginale ” (cfr. “Il Regno”, Documentazione Cattolica 1968, n. 6, p. 105).



3. IL ” NUOVO CATECHISMO OLANDESE “


Secondo gli autori gli questo ” Nuovo Catechismo ” la verginità di Maria, come è stata espressa fino ad oggi dalla Chiesa, dev’essere riveduta e corretta. Le parole del Simbolo della fede ” Nato dalla Vergine Maria ” applicate a Gesù – secondo costoro – non sarebbero altro che un’espressione poetica, usata per significare che Egli è venuto al mondo come un singolare ” dono ” della grazia di Dio. Gli autori del famoso ” Nuova Catechismo Olandese “, sono arrivati a dire che gli Evangelisti Matteo e Luca, asserendo che Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo, non già per opera d’uomo, han voluto significare che Gesù è ” nel più alto grado, il frutto di una promessa “, frutto ” superiore a tutte le possibilità dell’uomo “, il ” dono ” di Dio all’uomo. Questo – secondo gli autori del Catechismo – sarebbe il significato ” profondo ” delle asserzioni dei due Evangelisti. ” Dei grandi uomini dell’Antico Testamento – dice il ” Nuovo Catechismo Olandese ” – si narra come furono impetrati da Dio “. E dopo aver nominato alcuni Patriarchi (Isacco, Giacobbe, Sansone, Samuele, il bambino della casa reale di Acaz e S. Giovanni Battista), prosegue rilevando che ” di tutti i figli della promessa di Israele, Gesù è il punto più alto “. Gesù perciò viene messo nella stessa linea di tutti gli altri (generati in modo ordinario) e questo sarebbe ciò che esprimono gli Evangelisti Matteo e Luca quando annunciano che Gesù non procedette dalla volontà di uomo. Questo sarebbe il senso ” profondo ” dell’articolo di fede: ” nato da Maria Vergine “. Questo fatto non avrebbe altro che una significazione ” simbolica ” esprimente la somma gratuità del ” dono ” fattoci da Dio.


Ecco il testo completo del ” Nuovo Catechismo olandese ” : ” Contemporaneamente all’origine umana di Gesù, i Vangeli riferiscono anche la sua origine da Dio. ” Dei grandi personaggi del Vecchio Testamento si racconta spesso che furono implorati da Dio. Dopo invocazioni e preghiere e dopo la promessa di Dio, l’intimità coniugale di sposi che non avevano ancora avuto figli diveniva finalmente feconda. Fu così per i Patriarchi di Israele, Isacco e Giacobbe, così per Sansone e Samuele e il figlio della casata di Achaz, segno della fedeltà di Dio in tempi travagliati. Così fu per Giovanni il Battista. In quei racconti emerge in modo eccezionale ciò che palpita in ogni paternità e maternità: un nuovo essere umano (sempre ogni volta unico) è, in ultima analisi, un dono di Dio,


Si usa dire che i genitori “hanno avuto” un bambino, più che non lo abbiano “fatto”.


” Fra tanti figli della promessa di Israele, Gesù è il più eccelso. Quando venne al mondo, era stato implorato da tutto un popolo, promesso da tutta una storia. Figlio di promessa come nessun altro, Oggetto del più profondo desiderio di tutta l’umanità. Nacque per pura grazia, per sola promessa, “concepito di Spirito Santo”. Il dono di Dio all’umanità.


” Gli evangelisti Matteo e Luca  sottolineano tutto ciò quando affermano che Gesù non è nato per volontà di un uomo. Essi dicono che questa nascita, ben più della nascita di qualsiasi altra creatura umana, non sta in relazione alcuna con le capacità puramente umane. Appunto questo è il senso profondo dell’articolo di fede che dice: “nacque da Maria Vergine”. Nulla esiste in seno all’umanità, nulla nell’umana fecondità, che possa generarlo. Lui dal quale dipende ogni fecondità umana, la formazione tutta del nostro genere umano: in Lui, infatti, tutto è creato.


” In ultima analisi il genere umano deve la venuta di questo Promesso allo Spirito Santo. La sua origine non è ne dal sangue ne dalla volontà della carne, ne dalla volontà di un uomo, ma da Dio: da tanta altezza, da tanto lontano “. (Il Nuovo Catechismo Olandese, Torino, ed. Elle di ci, pag. 92).


II testo – come si vede – è per lo meno equivoco : sotto la cortina fumogena delle parole, si viene a negare velatamente il dogma.


Con ragione perciò la ” Commissione Cardinalizia ” nominata dal S.P. Paolo VI per l’esame del ” Nuovo Catechismo Olandese “, dichiarava, fra l’altro:


” 3. Circa la concezione di Gesù da Maria in modo verginale.


– La Commissione dei Cardinali ha chiesto che il “Catechismo” proclami apertamente che la Madre Santissima del Verbo Incarnato ha sempre goduto dell’onore della verginità, e che affermi chiaramente il fatto stesso della concezione verginale di Gesù, che quantomai conveniva al mistero dell’Incarnazione; e che perciò non si dia alcuna ansa per abbandonare la realtà di questo fatto, contenuto nella tradizione della Chiesa fondata sulla Sacra Scrittura, conservandone soltanto una sua significazione simbolica, per esempio la somma gratuità del dono, che Dio ci ha fatto del Figlio Suo “. [92. 95. 96. 188] (cfr. A.A.S. 60 [1968] p. 688). Per questo il S.P. Paolo VI, nella Lettera del 30 marzo 1967 al Card. Alfrink, Primate d’Olanda, chiedeva che fosse evitata qualsiasi ambiguità, trattandosi di un dogma di fede (cfr. Il Dossier del Catechismo Olandese, p. 146, 148).


Il concepimento verginale di Cristo da Maria, negato velatamente o, per lo meno, esposto in modo equivoco, ambiguo nel ” Nuovo Catechismo Olandese “, è stato negato apertamente da alcuni teologi olandesi che hanno collaborato alla composizione del medesimo.


1) II P. PIET SCHOONENBERG S.J.. in una intervista radiofonica, osservava che per una retta interpretazione del cosiddetto ” Vangelo dell’Infanzia ” (Mt. 1, Le. 1-2) andava tenuto presente il “genere letterario “. ” Basandoci – diceva – su questa nuova (…) comprensione (del Vangelo), possiamo domandarci se il racconto dell’annunciazione tramandatoci da Luca (1, 26-38) e da Matteo (1, 20-25) debba intendersi in senso letterale (proprio) o figurato ” (cfr. I grandi temi del Catechismo Olandese, Brescia, Queriniana, 1968, p. 131-136).


Secondo Schoonenberg, la verginità corporale di Maria non è da ritenersi come dogma, ma come ” questione aperta “. ” II Nuovo Testamento – secondo lui – nel suo insieme, da l’impressione che la nascita verginale (di Gesù) sia un modo di parlare poetico ” (cfr. ” De Tijd “, 17 dic. 1966).


2) Anche il P. VAN KILSDONK S.J. (collega del P. Schoonenberg ) dopo aver negato apertamente la verginità corporale di Maria, dichiara: ” II titolo di “Vergine”, per Maria, non è altro che un’aggiunta della poesia religiosa del Nuovo Testamento “. Per il P. Van Kilsdonk, ” il concepimento di Gesù nel seno di sua madre, senza l’intervento di un uomo ” dev’essere rigettato (cfr. ” Confrontatie “, 8 nov. 1966, pagina 29 s.), ove viene riportata una trasmissione fatta dal P. Van Kilsdonk alla radio cattolica olandese (K.R.O.) l’11ottobre 1966.


3) Anche il Cappellano olandese GROENENDIJK, ha negato recisamente il concepimento verginale come fatto biologico alla televisione olandese il 14 luglio 1966, ponendola sullo stesso piano dei sette giorni della creazione i quali – evidentemente – non van presi in senso storico, letterale (cfr, la protesta di P. Van Doornik M.S.C, su ” De Tijd ” del 20 luglio 1966).


4) II tedesco UBERTO ABEAS, facendo eco ai suddetti olandesi ha negato anche lui recisamente la verginità’ di Maria ” prima del parto ” nel concepimento di Cristo (cfr. Fundamental Katecketik, Dùsseldorf, 1968, p. 200 ss.). È stato però riprovato dalla Gerarchia cattolica tedesca (cfr. Herder-Korresp.; Heft 1, del 1969, pag. 15-18).



4. ECHI DELLE CONTROVERSIE IN ITALIA


Recentemente, poi, anche in Italia, in un opuscolo indirizzato ” ai cristiani adulti di oggi ” (H. MOURITZ, I grandi temi del Catechismo Olandese, edito dalla Queriniana di Brescia) si affermava che, per i cattolici, la questione della verginità fisica o soltanto morale di Maria nel concepimento di Cristo, era una questione tuttora ” aperta ” e perciò discutibile! Questo infame opuscolo viene presentato, dalla Editrice Queriniana (Cattolica!…) come una ” sintesi completa e precisa ” del famigerato Catechismo Olandese. Vi si dice: ” II sorgere di nuove opinioni sulla nascita verginale è stato influenzato dal progresso [o regresso?…] dell’esegesi e da una migliore comprensione della Scrittura [meglio si direbbe: da un nuovo travisamento della Scrittura]. Basandoci su questa nuova comprensione, possiamo domandarci se il racconto dell’annunciazione tramandatoci da Luca (1, 26-38) e da Matteo (1, 13-25) debba intendersi in senso letterale o figurato.


… Il punto cruciale è questo: che cosa hanno inteso dire i due evangelisti con la loro narrazione, considerata come un tutto unico? Intendono descrivere un avvenimento biologico e fisico, o vogliono invece servirsi di un genere letterario per dirci che Gesù è il Figlio unigenito fin dall’origine? In altri termini: Matteo e Luca ci danno un’interpretazione teologica sotto forma di racconto, o vogliono darci invece un documento storico? ” (p. 132 s.). Il Mouritz propende verso la prima parte del dilemma. Poco importa a lui che ” la suprema autorità della Chiesa ” (alla quale sola appartiene l’autentica interpretazione della S. Scrittura) si sia pronunziata in senso contrario, perché la questione – secondo lui – come si presenta oggi, non è stata mai definita ” in modo esplicito “. E più oltre, a p. 113, aggiunge che ci possiamo chiedere se questa autorità (della Chiesa) difenda l’aspetto fisico della nascita verginale a causa della fede, o, forse per altri motivi, per esempio a causa di una minore valorizzazione della sessualità. E conclude, con la più grande disinvoltura: ” Anche se Maria ha concepito Cristo in modo fisico ordinario [non verginalmente, ossia, per opera d’uomo], Essa resta pur sempre Vergine Madre [è lui che sottolinea] per la dedizione di tutta se stessa a Dio. È a Lui infatti che ha dato tutto il suo cuore ” (p. 135). Sarebbe quindi una Vergine Madre solo di nome, non già di fatto. E aggiunge ancora (quantunque non ve ne sia bisogno): ” Giustamente il Catechismo Olandese si ispira a queste verità [meglio avrebbe detto: ” a queste falsità]. Se ci atteniamo a questo significato essenziale dell’evento salvifico, possiamo considerare ancora aperta la questione se la concezione di Cristo sia stata fisica o meno ” (p. 136). La nostra fede – secondo il Mouritz – è… ” una fede di ricerca ” (ibid.), ossia, una fede in fieri!… (4).



5. ALLA RADICE DEI VARI ERRORI


Alla base di questa odierna contestazione della verginità di Maria ” prima del parto “, stanno le seguenti ragioni:


1 ) vi è la difficoltà di riconoscere il miracolo, ossia, un intervento miracoloso di Dio, al quale ” nulla è impossibile ” (Lc. 1, 37) nell’ordine della natura corporea: per questa gente il ” mito ” si identifica col ” miracolo “;


2) vi è la tendenza a rendere l’incarnazione più umana, a sottolineare in modo particolare, in Cristo, l’uomo, l’umanità, onde renderlo il più vicino possibile agli uomini, ossia, più umano: un Cristo infatti concepito come tutti gli altri uomini, sarebbe un Cristo più vicino all’umanità; ma costoro finiscono con lasciare nell’ombra la divinità di Cristo, o col negarla;


3) vi è la tendenza a svalutare la verginità, a valorizzare la sessualità, ad esaltare esageratamente l’unione coniugale da parte dell’uomo d’oggi; il quale – a differenza dell’uomo di ieri – vede nel matrimonio un istituto ingiustamente abbassato per elevare lo stato verginale: per il  fatto stesso – dicono – che Cristo è il frutto del matrimonio e della procreazione umana, si ha un’esaltazione dello stato matrimoniale.


Questi sono i tre principali motivi per cui non pochi hanno negato il carattere verginale e perciò miracoloso del concepimento di Cristo da parte di Maria, e l’hanno ritenuta frutto di un rivestimento poetico, mitologico. Essi dimenticano che il concepimento verginale di Cristo è ordinato a rivelare la sua natura di Figlio di Dio che, in una nuova creazione, viene ad inserirsi, per salvarlo, nel mondo (cfr. DANIELI G., Origini della tradizione sinottica sulla concezione verginale, in ” Divus Thomas ” [Plac.], 72 [1969] pag. 312-331).



6. ERRORI VECCHI PRESENTATI COME… NUOVI


Secondo questi negatori o contestatori di oggi, il concepimento verginale di Cristo (l’espressione ” nato dalla Vergine “), comporterebbe un rivestimento poetico d’ordine prodigioso (mitico) dato ad una realtà più semplice, questa: Gesù è nato in virtù di un ” dono speciale ” di Dio, il dono supremo della grazia divina, perciò la sua nascita si trova al vertice delle nascite degli uomini insigni dell’Antico Testamento, nascite che ci vengono presentate dalla Bibbia come provenienti da un sovrano intervento di Dio, quantunque siano frutto dell’unione coniugale. Questa l’idea o realtà primitiva. Per accentuare poi meglio una tale idea o realtà primitiva, la comunità cristiana l’avrebbe rivestita dell’idea prodigiosa (mitica), ossia, di un’origine o concepimento verginale. Si veniva ad esprimere così, in modo materiale, biologico, ciò che era soltanto spirituale (un figlio venuto eccezionalmente dall’alto).


Dinanzi a questa pretesa mitizzazione dell’idea o realtà primitiva, s’impone – dicono costoro – una purificazione, una demitizzazione, ossia, una liquidazione pura e semplice del rivestimento portentoso dal concepimento verginale. In tal modo – dicono – il dogma del concepimento verginale di Cristo, non verrebbe negato, ma verrebbe purificato, verrebbe inteso nel suo vero significato. Questa demitizzazione indubbiamente, – lo riconoscono – va contro la tradizione cristiana e contro l’insegnamento della Chiesa (le definizioni infallibili dei Concili e dei Papi); però – dicono i demitizzatori – se all’origine della tradizione cristiana vi si trova un mito, ne segue che la formulazione (il genere letterario) che vi si appoggia deve essere presa in funzione dello sviluppo mitologico che essa suppone, per cui tutte le porte che si vorrebbero chiudere alla demitizzazione dovranno invece essere aperte. Orbene questi odierni paladini della cosiddetta ” demitizzazione “, pur pretendendo di dire qualcosa di nuovo, in realtà non fanno altro che ripetere ne più ne meno un errore proposto già verso la metà del secolo II e confutato egregiamente, fin da quel tempo, da San Giustino Martire (c. 110- c. 165). Discutendo col rabbino giudeo Trifone sulla verginità di Maria, San Giustino faceva appello alla celebre profezia di Isaia (7, 15) sul concepimento e sul parto verginale della Madre dell’Emanuele. ” Isaia – diceva S. Giustino a Trifone – ispirato dallo Spirito Santo, preannunzia, come vi ho esposto, un vero prodigio… ” (Dial. cum Triphone, 14, n. 84, PG 6, 674), Ma Trifone – si noti bene!… – precedendo di quasi 19 secoli i demitizzatori di oggi, invitò S. Giustino a demitizzare il concepimento e la nascita verginale di Cristo: ” Nei miti di coloro che si chiamano Greci – asseriva Trifone – si dice che Perseo nacque da Danae la quale era vergine, dopo che colui, il quale presso di loro viene appellato Zeus, si era effuso su di essa sotto forma di oro. Voi – diceva – dovreste arrossire di raccontare le stesse cose, e sarebbe meglio dire che Gesù fu un uomo tra gli uomini… Ma non arrischiatevi a parlare di prodigi onde evitare di esser presi per scemi, come i Greci ” (ibid., 67, 1-2, ediz. G. Archambault, Parigi 1909, I, p. 319-321).


Ciò dunque che per Trifone era un ” mito “, per S. Giustino era un ” mistero “, un ” prodigio “. E come Trifone invitava S. Giustino a ” demitizzare “, in nome della ragione, un tale ” mistero “, un tale ” prodigio ” così questi novelli Trifoni (regressisti, non già progressisti) invitano oggi la Chiesa (dinanzi alla quale osano impancarsi a maestri, anziché mostrarsi docili discepoli) a ” demitizzare ” il prodigioso ” mistero ” del concepimento verginale di Cristo.


Ciò premesso, in base all’insegnamento del Magistero Ecclesiastico, della Sacra Scrittura e della Tradizione primitiva, noi confuteremo gli esposti errori dimostrando come il concepimento verginale di Cristo (la verginità di Maria SS. ” prima del parto “) sia una verità di fede definita, una ” questione chiusa ” e non già – come si vorrebbe – una ” questione aperta “, un ” mistero ” da credersi, non già da discutersi. Passiamo perciò al terzo punto, ossia, alla confutazione degli errori.



Note alla prima parte


 (4) Anche il P. Carl Rahner ha negato la storicità del cosiddetto ” Vangelo dell’Infanzia ” (Matteo 1, 13-25 e Luca 1, 26-38) in cui si parla del concepimento verginale di Cristo per opera dello Spirito Santo. Un tale Vangelo, pel Rahner, non era parte del ” Kerigma apostolico della salvezza “, ma è ” una vera teologia cristiana della rivelazione e del messaggio di salvezza ” (RAHNER C., Saggi di Cristologia e di Mariologia, Ediz. Paoline, 1965, p. 389-390). Ciò che viene raccontato perciò nel cosiddetto ” Vangelo dell’Infanzia ” (incluso il concepimento verginale), non sarebbe storia tramandata, ma teologia, ossia, un ripensamento personale di Matteo e Luca.