PASQUA

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". PASQUA. Era, con la Pentecoste e la festa delle Capanne (o Tabernacoli), una delle tre grandi solennità liturgiche con le quali il popolo ebraico ricordava i benefici da Dio ricevuti nell\’ordine della natura e della grazia, nel corso della sua agitatissima storia.

Il nome ebraico è Pesach, in aramaico Paschàh, donde il nostro Pasqua. La radice verbale Psch (= Pàsach) significa «saltare, oltrepassare» e la festa fu, difatti, istituita per ricordare lo scampo dei primogeniti degli Ebrei durante la decima piaga d\’Egitto, quando l\’Angelo sterminatore «oltrepassava» cioè risparmiava la case degli Ebrei segnate dal sangue dell\’Agnello (Es. 12, 13, 23, 27).
 La festa durava dal 14 fino al 21 del mese di nisan (= marzo-aprile). Il primo e l\’ultimo giorno erano di festa completa con l\’obbligo del riposo (v. Es. c, 12; Lev. 23, 1-14). Il 14, ogni capo famiglia portava nel Tempio un agnello o un capretto perché il sacerdote lo sgozzasse e ne versasse il sangue sull\’altare mentre il grasso veniva bruciato; ritornato a casa, arrostiva l\’animale infitto in due legni a forma di croce per non romperne le ossa. Seguiva, dopo il tramonto, la grande cena pasquale, durante la quale l\’agnello veniva consumato tra preghiere e istruzioni, con pane non fermentato e con erbe amare. I commensali dovevano trovarsi tutti nella richiesta condizione di purità legale. Ogni rimasuglio di carne veniva poi bruciato. Durante la settimana di Pasqua si mangiava soltanto pane azzimo – donde il nome di «festa degli azzimi» usato nei Vangeli – e si offrivano nel Tempio particolari sacrifici. Nelle epoche successive il rito venne di molto arricchito. L\’agnello pasquale era un vero e proprio sacrificio e raffigurava l\’immolazione del Cristo (I Cor 5. 7 dove «Pasqua» indica per metonimia l\’agnello; I Petr. 1, 19; cfr. Giov.,19, 33-36). II convito pasquale nel quale Israele rinnovava il patto con Dio fu figura del convito eucaristico (I Cor 10, 17).
 Gesù Cristo istituì l\’Eucarestia appunto alla fine dell\’ultima cena pasquale della sua vita.