Perché un Dio uomo (I)

Sant’Anselmo. Al numero degli angeli decaduti devono essere sostituiti altrettanti uomini? Non si può dubitare che le creature razionali siano da Lui previste secondo un numero ragionevole e perfetto. … PRESENTAZIONE DELL’OPERA A PAPA URBANO II.  PREFAZIONE. LIBRO PRIMO. CAPITOLI DEL LIBRO PRIMO. QUESTIONE FONDAMENTALE DI TUTTA L’OPERA. VALORE DA ATTRIBUIRE A QUANTO VERRÀ AFFERMATO.

PRESENTAZIONE DELL’OPERA A PAPA URBANO II.
Dopo gli Apostoli, molti santi Padri e Dottori nostri hanno illustrato le verità della fede con tanti e così solidi argomenti da toglierci la speranza che qualcuno, ora o in seguito, possa eguagliarli nella contemplazione della verità.
Lo fecero sia per confutare l’insipienza degli infedeli e infrangerne la pervicacia, sia per nutrire coloro che, avendo già il cuore purificato dalla fede, gustano di vederne la ragionevolezza: dopo la sua certezza è infatti quanto di meglio possiamo in essa desiderare. A ogni modo, penso che non si debba riprendere chi, fermo nella fede, vuole esercitarsi nella ricerca delle sue spiegazioni di ordine razionale.
Essendo infatti “i giorni dell’uomo brevi” (Gb 14, 5), anche quei santi Padri non dissero tutto quello che avrebbero potuto dire se fossero vissuti più a lungo; e poi le ragioni della verità sono tanto vaste e profonde che non possono essere esaurite dai mortali; per di più il Signore non cessa di comunicare i doni della sua grazia alla Chiesa, cui ha promesso la sua assistenza “fino alla consumazione dei secoli” (Mt, 28, 20).
E pur tacendo dei versetti coi quali la Sacra Scrittura ci invita alla ricerca delle ragioni, dicendo a noi “non capirete se non crederete” (Is 7, 9), essa esplicitamente ci esorta a sforzarci di arrivare a capire, in quanto ci insegna il modo per avvicinarci a questa intelligenza.
Infine, siccome so che tra la fede e la visione (beatifica) vi è uno stato intermedio, cioè l’intelligenza di cui siamo capaci in questa vita, penso che quanto più uno progredisce in questa intelligenza tanto più si avvicina alla visione che tutti desideriamo.
Perciò, sebbene la mia scienza sia assai limitata, sostenuto da queste considerazioni mi sforzo anch’io di assurgere un po’ – per quanto mi sarà concesso dalla divina grazia – alla spiegazione razionale di ciò che crediamo. Quando poi scopro qualche cosa che prima non vedevo, volentieri la mostro agli altri, per imparare dal giudizio altrui quello che posso tenere con sicurezza.
Perciò, Padre mio e mio Signore, Papa Urbano, che tutti i cristiani devono con rispetto amare e con amore riverire, e che la Provvidenza di Dio ha costituito Sommo Pontefice della sua Chiesa, sottometto il presente opuscolo alla Santità Vostra – poiché con nessun altro lo potrei fare più ragionevolmente – affinché con la vostra autorità approviate ciò che può essere approvato e correggiate quello che deve essere corretto.
 
PREFAZIONE.
L’iniziativa di alcuni, che trascrivevano a mia insaputa le prime parti del presente lavoro ancor prima che fosse finito e rielaborato, mi costrinse a terminarlo, come potei, con una fretta poco opportuna e con una brevità che non volevo. Perché, se avessi potuto completarlo con calma e avessi avuto a mia disposizione più tempo, avrei inserito e detto molte cose che invece dovetti tacere.
Lo incominciai in Inghilterra, perché pregavo, e lo terminai durante il mio viaggio nella provincia di Capua, tra grandi sofferenze interiori di cui il Signore conosce le origini e le ragioni. Dalla materia donde è nato lo intitolai “Cur Deus Homo” e lo divisi in due libri. Il primo contiene le obiezioni in base alle quali gli infedeli rigettano la fede cristiana credendola contraria alla ragione, e le risposte dei fedeli.
Inoltre, prescindendo da Cristo e supponendo che egli non sia mai esistito, dimostra con ragioni apodittiche che, senza di lui, la salvezza dell’umanità è impossibile.
Così pure il secondo libro, supponendo che di Cristo non si sappia nulla, prova con argomenti evidenti e veri che la natura umana è stata creata affinché tutto l’uomo – cioè anima e corpo – un giorno goda della beata immortalità. Dimostra poi che questo fine è all’uomo necessario, in quanto fu creato proprio in vista di esso, ma che può venir realizzato solo per opera dell’Uomo-Dio, e tutto quello che crediamo del Cristo deve necessariamente avvenire.
Prego tutti coloro che vogliono trascrivere questo libro di premettervi questa breve prefazione e tutti i capitoli dell’opera; così chiunque lo prende in mano può subito, per così dire, vedergli in fronte se in tutto il corpo c’è qualche cosa che meriti la sua stima.
 
LIBRO PRIMO
 
CAPITOLI DEL LIBRO PRIMO
1.      Questione fondamentale di tutta l’opera;
2.      Valore da attribuire a quanto verrà affermato;
3.      Obiezioni degli infedeli e risposte dei fedeli;
4.      Quante risposte sembrano agli infedeli poco probative, come immagini dipinte;
5.      La redenzione dell’uomo non poté essere attuata che personalmente da Dio;
6.      Critiche degli infedeli alla nostra affermazione: Dio ci ha redento con la sua morte, così ha mostrato il suo amore per noi ed è venuto a sconfiggere il diavolo in vece nostra;
7.      Il diavolo non aveva alcun diritto sull’uomo; potrebbe parere invece che egli esigesse da Dio questo particolare modo di salvezza dell’umanità;
8.      Benché le umiliazioni del Cristo non riguardino la divinità, tuttavia agli infedeli sembra sconveniente attribuirle a lui in quanto uomo. Ragion per cui a loro sembra che questo uomo non sia morto spontaneamente;
9.      Egli è morto spontaneamente;
10.  Altro modo do interpretare quei medesimi testi;
11.  Che cosa significa peccare e soddisfare per il peccato?;
12.  È conveniente che Dio rimetta il peccato per pura misericordia, senza la minima soddisfazione del debito?;
13.  Nell’ordine dell’Universo è intollerabile il fatto che la creatura tolga al Creatore il debito onore e non restituisca quello che gli ha tolto;
14.  Come la punizione del peccatore onora Dio?;
15.  Può Dio sopportare, anche se per poco, che il suo onore sia violato?;
16.  Al numero degli angeli decaduti devono essere sostituiti altrettanti uomini?;
17.  Gli angeli caduti non possono essere sostituiti da altri angeli;
18.  Gli uomini santi saranno più degli angeli cattivi?;
19.  L’uomo non può essere salvato senza soddisfazione per il peccato;
20.  La soddisfazione deve essere commisurata al peccato e l’uomo non può darla da sé;
21.  Qual’è la gravità del peccato;
22.  L’uomo offese gravemente Dio quando si lasciò vincere dal diavolo e ora non può soddisfare;
23.  Quando l’uomo peccò che cosa rubò a Dio che ora non può restituirgli?;
24.  Fino a quando l’uomo non restituisce a Dio ciò che gli deve, non può essere beato, e la sua incapacità non gli è di scusa;
25.  È necessario che l’uomo sia salvato da Cristo.
1         
QUESTIONE FONDAMENTALE DI TUTTA L’OPERA.
Spesso e con grande insistenza, sia a parole che per iscritto, fui pregato da molti di scrivere, per affidarli alla memoria, gli argomenti di ragione riguardanti una certa questione della nostra fede; argomenti con i quali sono solito rispondere a chi mi interroga. Mi dicono che essi piacciono loro e li giudicano soddisfacenti.
Me lo chiedono non per arrivare alla fede per mezzo della ragione, ma per il piacere di capire e contemplare quello che già credono e per esser pronti, in quanto possono, “a rispondere a chiunque chiede conto della speranza” che è in noi (Pt 3, 15).
Tale questione è l’oggetto abituale delle obiezioni degli infedeli, i quali deridono la semplicità della fede cristiana come una cosa sciocca; ed è pure motivo di preoccupazione di molti fedeli che si domandano per qual ragione o necessità Dio si sia fatto uomo e perché – come crediamo e professiamo – abbia ridonato al mondo la vita con la propria morte, dal momento che avrebbe potuto farlo o per altra persona angelica o umana, o con un semplice atto do volontà.
E non solo i dotti, ma anche molti che non hanno studiato, cercano e desiderano conoscere la soluzione di tale questione.
Poiché molti chiedono che la questione venga trattata, nonostante presenti delle difficoltà nella ricerca, – ma la soluzione può essere capita da tutti e amata per l’umiltà e la bellezza delle spiegazioni – e benché i santi Padri ne abbiano già parlato sufficientemente, cercherò comunque di mostrare a quelli che me lo chiedono ciò che il Signore si degnerà di insegnarmi.
Siccome le ricerche condotte in forma dialogica appaiono più chiare e quindi piacevoli a molti e soprattutto ai più tardi, prenderò come interlocutore uno di quelli che sollecitano questa spiegazione e che con maggiore insistenza ci spinge a incominciarla.
Così Bosone domanderà e Anselmo risponderà nel modo seguente.
Bosone – Come il retto ordine esige che, prima di desumere di discuterli, noi crediamo i profondi misteri della fede cristiana, così mi sembra negligenza se, una volta rassodati nella fede, non cerchiamo di capire quanto crediamo. Penso che, per grazia proveniente da Dio, io credo nella nostra redenzione in modo tale che, anche se non potessi in nessuna maniera comprendere quanto credo, nulla mi potrebbe scostare dal credervi fermamente. Ti chiedo però di volermi spiegare quello che, come sai, molti domandano con me, cioè per quale necessità o motivo Dio, che è onnipotente, ha assunto la bassezza e la debolezza della natura umana per restaurarla.
Anselmo – Ciò che mi chiedi è superiore alle mie possibilità; io temo di trattare “cose troppo alte (cf Eccli 3, 23)” per me, perché può darsi che qualcuno, credendo o constatando che le spiegazioni non sono solide, pensi che io non sono in possesso della verità e non piuttosto che la mia intelligenza è incapace di afferrarla.
Bosone – Non lasciarti prendere da questo timore, piuttosto ricordati che spesso, mentre si ragiona insieme di una questione, Dio rivela quello che era nascosto; spera invece dalla divina grazia che, se tu volentieri dispensi ciò che hai gratuitamente ricevuto (cf Mt 10, 8), meriterai la rivelazione di cose ancor più alte a cui per il momento non sei ancora arrivato.
Anselmo – C’è anche un altro motivo che mi fa vedere difficile o addirittura impossibile trattare ora appieno tra noi questo argomento: sono infatti necessarie le nozioni di potenza, di necessità, di volontà e altre di natura tale che è impossibile esaminarle a fondo una per una senza tener conto anche delle rimanenti. Quindi la loro investigazione esige un lavoro a parte, che penso non molto facile e neppure del tutto inutile: è appunto l’ignoranza di tali nozioni che rende difficili alcune spiegazioni, le quali diventano invece assai facili una volta che si è in possesso di quelle.
Bosone – Ne potrai quindi trattare brevemente a suo posto e in modo sufficiente per il presente trattato, rimandando invece ad altro tempo le spiegazioni supplementari.
Anselmo – Vi è anche un altro motivo che mi fa esitare davanti alla tua domanda; ed è non solo la preziosità dell’argomento, ma anche la bellezza delle sue ragioni, le quali sorpassano l’umana intelligenza in quanto trattano del “bello tra i figli degli uomini” (Sal 45, 3). Temo perciò che, come io son solito indignarmi coi pittori scadenti quando vedo il Signore dipinto con brutto sembiante, non avvenga così anche di me se oso trattare un argomento tanto bello con uno stile disadorno e degno di disprezzo.
Bosone – Neppur questo ti deve trattenere perché, come tu permetti di parlare meglio a chi ne è capace, così non proibisci a nessuno, se il tuo stile non piace, di scrivere meglio. E poi, per tagliare corto con tutte le tue scuse, sappi che la tua opera non è indirizzata ai dotti, ma a me e a coloro che con me te la chiedono.
 
2
VALORE DA ATTRIBUIRE A QUANTO VERRÀ AFFERMATO.
Anselmo – A causa della tua insistenza e di quelli che me lo chiedono per motivi di carità e di religione, tenterò con tutte le mie forze, sostenute dalla grazia di Dio e della preghiere che mi avete promesso e che io vi ho chiesto appunto a questo scopo, non tanto di insegnarvi quello di cui mi chiedete, ma di cercarlo insieme a te.
A un patto però: che prendiate le mie affermazioni nel senso che voglio io. E cioè: se dirò qualcosa che non sembra affermato da un’autorità più grande, anche se la dimostrazione pare convincente, non lo si deve tenere come certo se non con la riserva che io lo credo tale fino a che Dio non mi illumini in altro modo.
Che se poi in qualche cosa potrò soddisfare la tua richiesta, sii certo che un altro più sapiente di me lo potrà fare più esaurientemente. Anzi bisogna tener presente che tutto quello che l’uomo può dire è superato da ragioni più alte che rimangono occulte.