I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Gesù Cristo (V)

 35. Grandezza di Gesù Cristo.
 36. Scienza di Gesù Cristo.
 37. Gesù è luce.
 38. Divina bellezza di Gesù Cristo.
 39. Povertà volontaria di Gesù Cristo.
 40. Umiltà di Gesù Cristo.
 41. Obbedienza di Gesù Cristo.
 42. Bontà e amore di Gesù Cristo.
 43. Santità di Gesù Cristo.

35. GRANDEZZA DI GESÙ CRISTO. – Guardate, dice S. Gerolamo, con un occhio il presepio di Betlemme, con l’altro il cielo. Quel bambino che vagisce in una mangiatoia è adorato e lodato dagli angeli in cielo. Erode lo perseguita, ma i Magi lo cercano e lo venerano; i farisei lo ignorano, ma la stella lo annunzia all\’universo; è battezzato dal suo servo, ma la voce di Dio lo manifesta Figliuolo dell\’Altissimo; è immerso nell\’acqua, ma lo Spirito Santo lo circonda (Lib. sup. Matth.). Gesù Cristo è tanto grande nel seno di Maria, nella stalla, nella sua vita nascosta, nella passione, nella morte, nella tomba, quanto nello splendore della maestà divina.
Gesù Cristo, come Dio, ha tutta la gloria, l\’essenza, la maestà e la potenza della divinità che ha il Padre: come uomo, siede alla destra di Dio Padre, sopra gli angeli e gli uomini; egli parteciperà così dappresso e in modo tanto perfetto della grandezza e della gloria di Dio Padre, che si può dire con verità, che ha la medesima gloria e grandezza: infinitamente superiore a tutti gli spiriti celesti i quali sono altresì, a loro modo, nella gloria di Dio Padre… Di lui vaticinava il Salmista che avrebbe dominato da un mare all\’altro, dal fiume fino all\’estremità della terra (Psalm. LXXI, 8); che il suo nome sarebbe stato glorificato in tutti i secoli; che in lui sarebbero state benedette tutte le nazioni e che tutti gli avrebbero dato gloria (Psalm. LXXI, 17); che tutti i re della terra l\’avrebbero adorato, tutte le genti servito, che insomma il mondo intero sarebbe riempito della maestà sua (Ib. 11, 19). «E al nome di Gesù, dice l\’Apostolo, si pieghi ogni ginocchio nel cielo, su la terra e nell\’inferno (Philipp. II, 10). Il cielo e la terra riconoscono e adorano la sua grandezza, gli astri gli inneggiano, l\’inferno lo rispetta e teme.

36. SCIENZA DI GESÙ CRISTO. – «Ci è nato un bambino, dice Isaia; e si chiamerà il Consigliere» (IX, 6). Gesù Cristo è nostro Consigliere: 1° per la sua scienza divina, nella quale è la scienza del Padre e dello Spirito Santo, e per mezzo di essa egli dirige da maestro gli angeli, gli uomini e le creature tutte…; 2° per la sua prescienza, in virtù della quale egli vede, fin dal primo istante della sua concezione, perfettamente, in Dio tutti i suoi disegni riguardo al presente ed al futuro, rispetto agli angeli ed agli uomini, agli eletti ed ai reprobi… 3° principalmente per la conoscenza e dispensazione delle grazie di Dio e della redenzione che è la più grande opera di Dio, della vocazione dei Gentili e della riprovazione degli Ebrei… Infatti Gesù Cristo è quel «Dio che scruta le reni ed il cuore» (Psalm. VII, 9); «che vede tutto senza velo» (Hebr. IV. 13); «che pesa gli spiriti», (Prov. XV; 2), «e i cui occhi sono quasi fiamma di fuoco» (Apoc. I, 14).
«Io penso, scriveva S. Paolo, che ogni cosa è perdita se si confronta con la sublime scienza di Gesù Cristo mio Signore; per rispetto del quale io disprezzo ogni cosa, avendola in conto d\’immondezza» (Philipp. III, 8). Perciò, scrivendo ai Corinzi, si vantava di non aver avuto in mezzo a loro altra scienza, se non quella di conoscere e predicare Gesù, e Gesù crocifisso (I, II, 2).
«Noi sappiamo, dice l\’apostolo S. Giovanni, che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l\’intelligenza, affinché conosciamo il vero Dio; e siamo nel vero suo Figlio. Questi è il vero Dio e la vita eterna» (I, V, 20).
«Non vi è cosa più eccellente della cognizione di Dio, dice S. Agostino, perché non vi è nulla di più beato: anzi in questa conoscenza consiste la beatitudine per essenza (Serm. CXII, de Temp.)». E infatti, Gesù rivolto al Padre, così parlava: «Padre mio, la vita eterna sta in ciò, che gli uomini conoscano voi solo vero Dio, e l\’inviato da voi, Gesù Cristo» (IOANN. XVII, 3).
«Gesù Cristo c\’insegna, dice S. Paolo a Tito, che rinunziando all\’empietà ed alle voglie secolari, noi viviamo con sobrietà, giustizia e pietà in questo secolo» (II, 12). Conoscere Gesù Cristo è la vera scienza, perché egli è l\’autore di tutte le scienze, è la scienza per essenza; ogni scienza, senza la scienza di Gesù Cristo, è ignoranza ed accecamento. «Se tu non conosci Cristo, canta un poeta, niente vale qualunque altra cosa che tu possa sapere; se conosci Gesù, ne sai abbastanza, ancorché tu non sappia nulla di tutto il resto».

37. GESÙ È LUCE. – S. Anselmo osserva che Gesù Cristo «ha vestito la nostra carne affinché possiamo concepirlo, vederlo, udirlo e godere di lui (Monolog.)», come appunto canta la Chiesa nel Prefazio del Santo Natale; nel quale dice essere giusto, che noi diamo lode e gloria a Dio, «perché per il mistero dell\’incarnazione del Verbo, una nuova luce dello splendore divino risplende agli occhi nostri, affinché, conoscendo il nostro Dio fatto visibile, per mezzo suo c\’innalziamo all\’amore delle cose invisibili».
«La luce è sorta per il giusto, e la gioia per quelli dal cuore retto», esclamava il Salmista (Psalm. XCVI, 11); e S. Matteo, riferendosi ad Isaia, nota che «un popolo il quale giaceva nelle tenebre, vide una grande luce; e che uno splendore vivissimo sorse ad illuminare coloro che brancolavano nelle caliginose regioni della morte» (MATTH. IV, 16).
Qual era questa splendida luce? Era, risponde S. Giovanni, il Verbo Incarnato, Gesù Cristo. Poiché, «in lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini; e la luce risplende nelle tenebre» (IOANN. I, 4-5). «Egli era la vera luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo» (Ib. 9). E infatti, alla nascita del Redentore, « un angelo apparve ai pastori, e lo splendore di Dio li investi» (Luc. II, 9). Perché questa chiarezza? Perché una nuova stella si accende nel firmamento a scortare i Magi a Betlemme, se non per annunziare all\’universo che era nato il Dio della luce? quel Dio che l\’occhio di Zaccaria, padre del Battista, vedeva come presente, nascere qual sole dall\’alto, per rischiarare quelli che sedevano nelle tenebre e nelle ombre di morte (Lc. I, 78-79).
Gesù Cristo, poi, dice di se stesso: «Io sono la luce del mondo; chi cammina dietro di me, non va nelle tenebre, ma ha con sé il lume della vita. E finché io sarò nel mondo, ne sarò la luce» (IOANN. VIII, 12; Id. IX, 5). «Chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto luce nel mondo, affinché chiunque crede in me, non rimanga nelle tenebre» (Id. XII, 45-46).
«Dio è luce, scriveva S. Giovanni, ed in lui non vi sono tenebre di sorta. Ora se qualcuno dice di essere in comunione con Dio e intanto cammina nelle tenebre, costui mentisce e non pratica la verità; ma se noi camminiamo nella luce (di Gesù Cristo), com\’egli stesso è nella luce (è la luce eterna), noi siamo in vicendevole comunione, e il sangue di Gesù Cristo ci monda d\’ogni peccato» (1 IOANN. I, 5-7).
«La notte ha preceduto, ma il giorno si è avvicinato, scriveva S. Paolo ai Romani; rigettiamo adunque le opere delle tenebre, e vestiamo le armi della luce » (Rom. XIII, 12). Vestirsi della luce, è vestirsi di Gesù Cristo. «Fu già tempo, diceva il medesimo Apostolo agli Efesini, che voi eravate tenebre, ma al presente siete luce nel Signore; camminate dunque come figli della luce» (Eph. V, 8). E ai Corinzi scriveva, che quel Dio il quale aveva fatto splendere la luce in mezzo alle tenebre, egli medesimo aveva illuminato i loro cuori con la luce della scienza, della chiarezza di Dio, improntata su la faccia di Gesù Cristo (II Cor IV, 6).
«Gesù Cristo, dice S. Cipriano, è la nostra luce, perché ci apre i segreti di Dio e della Trinità Santissima, c\’insegna quello che è necessario alla salute, i precetti, le regole, per menare una nuova vita, ci svela i disegni, ci palesa le arti della malizia diabolica, per preservarcene» (Serm.). Ah sì! Gesù Cristo è nostra luce, nostra guida; ci porge consigli su la castità, su la povertà e su le altre virtù insegnate dal Vangelo, virtù che vincono la natura e superano l\’intendimento della ragione umana. Ma «non abbiate paura, dice San Cipriano, nel seguire questi consigli, delle opposizioni della natura e delle tentazioni (Serm); poiché chi vi consiglia è il Dio forte il quale, dopo che ha vinto egli medesimo, promette la vittoria ai suoi soldati e il cielo ai vincitori». Gesù nacque nel fitto della notte per dissipare le tenebre. Al suo nascere la stella di Giacobbe compare; al suo morire il sole si oscura. Se facciamo nascere Gesù nei nostri cuori, saremo illuminati; se lo facciamo morire, noi precipitiamo nelle tenebre dell\’inferno.
Sant\’Ambrogio chiama il sole, «occhio del mondo, gioia del giorno, bellezza del cielo, misura del tempo, forza e vigore di tutte le stelle (Hexamer.)». E il sole non è che smorta immagine dello splendore del Verbo incarnato, il quale è la vera luce increata; vera luce per la sua dottrina celeste; luce che rischiara le anime con la sua grazia; luce universale che tutto e tutti illumina; luce di verità, luce per la verità del suo essere, del suo spirito, delle sue parole, dei suoi miracoli, della sua vita, delle sue opere. Egli illumina ogni uomo per quanto dipende da lui; quelli che non vogliono essere illuminati, sono e restano nelle tenebre. Il sole rischiara la terra, purché non vi si frappongano delle nubi; ma in questo caso non è difetto del sole; così Gesù Cristo illumina chiunque viene in questo mondo, a meno che uno a bella posta s\’immerga nelle tenebre delle passioni…
«Padre mio, pregava Gesù Cristo, fate che sia conosciuta la luce del vostro Figlio» (IOANN. XVII, 1). Un triplice lume vi è in Gesù Cristo: 1° il lume increato ed infinito; 2° il lume dell\’umanità creata; 3° il lume per il quale manifesta agli apostoli ed agli altri fedeli la sua luce increata e la sua luce creata, la divinità e l\’umanità sua! Poiché, come osserva S. Paolo, «Gesù Cristo ha distrutto la morte, e fatto risplendere la vita e l\’incorruttibilità per mezzo del Vangelo» (II Tim. I, 10).
Come Dio, come Verbo eterno, Gesù Cristo è la luce formale, eterna; come uomo è la luce creata, perché pieno di sapienza, di gloria. E anche luce, come causa, perché a lui si deve la nostra sapienza, la nostra grazia, la nostra gloria. «Egli è, come disse il vecchio Simeone, la luce delle genti» (Luc. II, 32). «E perciò, dice S. Agostino, Gesù venne ad illuminare, perché il demonio era venuto ad accecare (Homil. XLIII, inter L)».
Gesù Cristo partecipa la sua luce ai fedeli e specialmente agli uomini apostolici, affinché diventino ancor essi luce del mondo. Quindi diceva loro: «Voi siete la luce del mondo» – «Non può una città, situata su la vetta di un monte, stare nascosta; e non si accende la lampada per metterla sotto il maggio, ma sul candelabro, acciocché faccia lume a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la luce vostra innanzi al mondo, affinché veda le vostre buone opere, e glorifichi il Padre vostro che è nei cieli» (MATTH. V, 14-16).
La luce del Verbo risplende nelle tenebre degli empi, per mezzo del lume della ragione, dei rimorsi della coscienza, della voce delle creature le quali tutte gridano, che vi è un Creatore, cui si deve servizio, venerazione, culto, amore… «Poiché le cose invisibili di lui, dopo creato il mondo, comprendendosi per mezzo delle cose create, si vedono; ed anche l’eterna potenza ed il divino essere di lui; perciò gli increduli sono inescusabili e diventano stolti» (Rom. I, 20-22).
La sua luce illumina per mezzo della legge naturale scritta in fondo all\’anima; per mezzo della nuova legge, della Scrittura dei Padri, dei dottori, dei predicatori, dei santi, delle buone inspirazioni, dei sacramenti, dei miracoli, dell\’insegnamento della Chiesa… A ragione si paragona la divinità di Gesù Cristo al sole, la sua umanità alla luna; perché 1° come il sole è il focolare, il padre delle altre luci, così Gesù Cristo, come Dio, è la sorgente, il centro, il padre dei lumi; e come la luna trae la sua chiarezza dal sole, così l\’umanità del Redentore riceve dalla divinità la sua sapienza, la sua grazia, la sua gloria. 2° Dio ha creato il sole come il grande luminare per presiedere al giorno, e la luna come fiaccola dolce e temperata per soprastare alla notte. Così la divinità di Gesù Cristo è il grande sole che forma l\’eterno giorno della suprema beatitudine nel cielo; la sua umanità è lampada preziosa e temperata, che sfavilla a rompere la notte di questo secolo, come già avvertiva S. Agostino (Tract. in Ioann. XXXIV). Si può dire di Gesù Cristo, più che del sole «che percorre il suo giro versando da tutti i lati torrenti di luce» (Eccle. I, 6). A questo proposito diceva S. Ambrogio: «Gesù Cristo è un nuovo sole che penetra nell\’ombra e nelle tenebre, scalda i cuori, perfeziona ciò che è deforme. E un nuovo sole che vivifica col suo raggio quel che è morto, ripara ciò che è ruinato, risuscita quel che è esanime, consuma col suo calore quel che è sordido, dissipa quel che è vizioso, e fa sbocciare i fiori della virtù. Egli è veramente il sole di giustizia a di sapienza che non rischiara indistintamente ed ugualmente i buoni ed i cattivi, come fa il sole che sta acceso nel firmamento, ma con giusto giudizio, splende per i santi e, tramonta per i peccatori indurati» (Serm. X, de Nativ. Christ.).
Per mezzo dei profeti, Dio aveva già annunziato questo carattere del Messia; già aveva promesso di dare al mondo il Figliuol suo, affinché Egli fosse luce che ne rischiarasse le parti più recondite. «Io ti darò in segno di alleanza col mio popolo e per luce alle nazioni, diceva il Signore a Gesù Cristo nella persona d\’Isaia, affinché tu apra gli occhi ai ciechi, rompa le catene ai prigionieri, e metta in libertà coloro che stanno avvinti in mezzo alle tenebre» (XLII, 6, 7). «Ti ho stabilito sole alle genti e àncora di salvezza al mondo tutto; mediatore della mia alleanza col popolo, affinché risusciti la terra e riunisca le eredità disperse; affinché dica ai prigionieri: I vostri ferri sono spezzati; ed a quelli che giacciono nelle tenebre: Vedete la luce» (XLIX, 6, 8-9).
Volgendosi quindi a Gerusalemme, questo grande profeta esclama: «Orsù, apri ormai gli occhi alla luce, o Gerusalemme, perché essa è giunta, e la gloria del Signore risplende sopra di te. Le genti cammineranno al chiarore della tua luce, e i re al fulgore del tuo raggio» (LX, 1, 3). Levatevi, o popoli, invitati a Gesù Cristo, luce del mondo; popoli infelici, che dormivate nell\’accecamento dell’incredulità, dell\’idolatria, dell\’ignoranza; o voi, che eravate sepolti nel sonno della morte spirituale, chiusi nel sepolcro di tutti i delitti, alzatevi; mirate la luce del Verbo fatto carne che si avanza; e voi che gemevate incatenati nella schiavitù di Satana, scuotetevi, aprite gli occhi; il momento è giunto di vedere; alzatevi e ricevete Gesù Cristo, il sole divino di giustizia che si leva per voi; alzate il capo, abbracciate la libertà, la gioia che vi è offerta da Gesù Cristo. Ricevete la luce della fede e della grazia, affinché trasformati ad immagine del Figliuolo di Dio, del Dio di luce, diveniate voi ancora altrettanti soli. Non esitate; su via, correte incontro al lume che si avvicina. – La vostra luce si avanza, eccola venuta. Questa luce è la presenza di Gesù Cristo, la sua dottrina, la sua grazia, tutti gli splendori e la gloria del Vangelo.
Dice il profeta Zaccaria: «Ecco l\’uomo, Oriente è il suo nome» (VI, 12). Gesù Cristo è chiamato Oriente, perché dall\’oriente si leva la luce… Veramente, scrive il Crisostomo, la luce della divinità si è levata sotto l\’ombra dell\’umanità. La luce è venuta nel mondo; essa si mostra agli occhi nostri torbidi. Quel che era sepolto nelle tenebre fu veduto, quel che era nascosto comparve in pieno giorno, le tetre notti si dileguarono; affinché la luce splendesse ai nostri sguardi. La luce è sorta per noi che giacevamo involti nelle tenebre e nelle ombre della morte (Homil. ad pop.).
Il profeta Malachia diceva: «Per voi si leverà il sole di giustizia: sotto l\’ombra delle ali sue sarà la salute» (IV, 3). Gesù Cristo come sole nascente rischiara, scalda, feconda e vivifica per mezzo di mille grazie e virtù. E\’ chiamato sole di giustizia, l° perché manda raggi di giustizia, coi quali illumina e giustifica i peccatori che vogliono fissare lui, cioè Credere in lui e obbedirlo, come appunto il sole comunica la sua luce, la gioia, la vita a tutto ciò che riceve i suoi raggi. 2° Il sole nascente raffigura uno sposo che esce dal talamo nuziale; Gesù Cristo, vero sole, è lo sposo della Chiesa. 3° Il sole va nella sua corsa come un gigante; similmente Gesù Cristo corre da potente la via gloriosa della sua grazia, e nulla può arrestarlo. 4° Il sole non aspetta che noi siamo svegliati e levati, non attende che si inviti e preghi, ma splende appena sorto e presenta a tutti quelli che lo vedono la luce e la vita. Medesimamente Gesù Cristo ci ha amati il primo; e mentre ancora noi eravamo suoi nemici, egli ci ha prevenuti e illuminati ed arricchiti… 5° Il sole si vela di nubi; Gesù Cristo, essendosi vestito della nostra carne, ha velato la sua divinità. Nessun occhio può fissare il sole, se non è velato da qualche nube: la divinità si è velata della nube della nostra mortalità, affinché ci fosse possibile contemplarla e non avessimo nulla da temere nell\’avvicinarsi a lei.

38. DIVINA BELLEZZA DI GESÙ CRISTO. – Gesù Cristo vince in bellezza il più bello dei figliuoli degli uomini, dice il Salmista; il più incantevole sorriso della grazia infiora le sue labbra, perché il Signore l’ha benedetto per l\’eternità. Nessuno può competere con voi, o divino Gesù, in bellezza; l\’avvenenza è sparsa sul vostro volto. In questa impareggiabile bellezza, nella vostra maestà, camminate al trionfo de mondo; nella verità, nella clemenza e nella giustizia, la vostra destra farà opere portentose (Psalm. XLIV, 2, 4).
«Come sei bello, diletto mio, come sei grazioso!» (Cantic. I, 15), esclamava la Sposa dei Cantici. Queste parole suggerivano a S. Bernardo una dolcissima apostrofe: «Quanto sei bello agli occhi degli angeli, o Signore Gesù, nella tua forma di Dio, nel giorno della tua eternità, nello splendore dei santi, generato prima dell\’aurora! Tu sei lo splendore e la figura della sostanza del Padre, ed eternamente senza nubi. Quanto sei bello, o mio Signore ai miei occhi, nel luogo della tua gloria! Come sei bello nel tuo annientamento, dove hai nascosto la tua luce eterna! La tua pietà si è mostrata più apertamente; la tua carità splendette più ardente; la tua grazia si versò più abbondante. Come splendida e luminosa comparisci per me, o stella di Giacobbe, come grazioso e magnifico mi ti presenti, o fiore dell\’albero di Iesse! Come sei bello, meravigliosamente bello alle virtù celesti nella tua concezione di Spirito Santo, nella tua nascita da una Vergine, nell\’innocenza della tua vita, nella tua dottrina, nel fulgore dei tuoi miracoli, nella rivelazione dei tuoi misteri! O sole di giustizia, di quanta bellezza raggiante compari, quando, dopo essere stato sepolto, sei risuscitato! Come sei bello, o Re della gloria, nella tua ascensione! Deh! perché non posso cambiare tutte le mie membra in altrettante lingue, per gridare: Chi è simile a te, o mio Signore?» (Serm. in Cantic.).
«La nostra fede, dice S. Agostino, ci riveli la bellezza di questo Sposo celeste. Il Dio Verbo è bello presso Dio; bello nel seno della Vergine, dove ha assunto l\’umanità senza perdere la divinità. Bello è il Verbo nato, bello il Verbo fanciullo; perché mentre è bambino, mentre succhia il latte, mentre la madre sua lo tiene tra le braccia, i cieli parlano, gli angeli inneggiano, la stella guida i Magi, è adorato nel presepio. Egli è bello nel cielo, bello su la terra, bello nel seno di Maria, bello tra le braccia di Giuseppe, bello nei miracoli, bello nei patimenti, bello nei suoi inviti alla vita, bello nel guarire la morte, bello quando sacrifica l\’anima sua, bello quando la riprende, bello su la croce, bello nel sepolcro, bello nelle anime nostre» (In Psalm. XLIV).

39. POVERTÀ VOLONTARIA DI GESÙ CRISTO. – S. Paolo esortava i Filippesi a nutrire in loro i sentimenti che Gesù Cristo aveva in sé; egli, essendo nella forma di Dio, poté senza usurpazione dirsi uguale a Dio; ciò nulla di meno si è annientato fino al punto di vestire la forma di servo, fatto a somiglianza degli uomini, tenuto all\’esteriore quale un uomo (Philipp. II, 7)
Di tutti i beni della terra, Gesù Cristo, Re dei re, non volle altro che una stalla ed una croce; e per mezzo di questi due strumenti, povertà personificata, egli ha tolto il mondo dai cenci della più squallida miseria, e gli ha procurato ricchezze immense… Il Colui che è la ricchezza per natura, dice S. Cirillo, nasce in una stalla; Colui che copre il cielo di nubi, è avvolto in poveri stracci; Quegli che solo è re, viene adagiato in una greppia» (Homil.).
Gesù Cristo, nei trent\’anni della sua vita privata, lavora con San Giuseppe a guadagnarsi la vita, ammaestramento a noi perché amiamo il lavoro e fuggiamo l\’ozio. «Un Dio che ha fatto il mondo, predicava S. Agostino, lavora come un povero artigiano. Ecco – umile operaio quel Dio che raddrizza l\’anima, ne spiana le asprezze, ne recide i pensieri orgogliosi (Serm. CV)». «Quegli che spezza il diamante con un atto solo del suo volere, è figlio di un falegname», dice S. Ilario (lib. III).
«Gesù Cristo, dice S. Pier Crisologo, era figlio di un fabbro; ma di quel fabbro che innalzò l\’edifizio dell\’universo, non con colpi di martello, ma con una parola della sua potenza; che ha creato e ordinato gli elementi con un cenno del suo volere; che ha formato e fuso la massa del mondo non col calore del carbone, tua col soffio della sua onnipotenza: è figlio dell\’artefice che accende il sole non col fuoco terreno, ma col suo supremo calore; che creò la luna, stabilì la notte e il giorno e le stagioni; che distinse le stelle con diverso splendore, che ogni cosa trasse dal nulla (Serm. VI)».
«Le volpi hanno le loro tane, diceva Gesù Cristo, e gli uccelli i loro nidi; il Figliuol dell\’uomo non ha dove adagiare il capo» (MATTH. VIII, 20). Entra trionfante in Gerusalemme, ma è in groppa a un asinello cedutogli per grazia… Povertà volontaria che condanna le ricchezze e santifica la povertà… Egli è venduto per trenta denari, prezzo di uno schiavo… Quindi a ragione egli dice: «Guai a voi, o ricchi! Beati i poveri»! (LUC. VI, 24); (MATTH. V, 3).

40. UMILTÀ DI GESÙ CRISTO. – Dove trovare umiltà più grande che in Gesù Cristo il quale la spinse fino al punto, dice S. Paolo, da annientare se medesimo, vestendo la sembianza di servo? (Philipp. II, 7). «Il grande per eccellenza, esclama S. Agostino, venne al piccolissimo per essenza; il vivente si abbassò ad abbracciarsi col morto. E che fece? Prese le membra di bambinello, facendosi piccolissimo, per assumere la forma di servo; unendosi al piccolo si è fatto piccolo egli stesso, per fare del nostro corpo d\’ignominia, un corpo conforme al suo pieno di gloria (Serm. LV)».
Per amore di umiltà, Gesù Cristo discende nel seno di una vergine, nasce in una stalla, mena una vita povera, ignorata, nascosta per trent\’anni, e la consuma su di un patibolo infame in mezzo a due malfattori, riputato scellerato egli medesimo… Quali e quante sublimi lezioni di umiltà per gli uomini!… E mentre il nostro grande Iddio tanto si abbassa, sarà lecito a noi, vermi della terra, inorgoglirci? «Affinché l\’uomo non isdegnasse umiliarsi, Dio si è abbassato, dice il citato S. Agostino; e noi, uomini, in grazia dell\’umiltà del Verbo di Dio, che ha preso la nostra carne, diventiamo dèi. Dunque l\’uomo, che è un nulla, abbassi la fronte orgogliosa e non sdegni di seguire le orme di un Dio nella sua umiltà» (Serm. LV).

41. OBBEDIENZA DI GESÙ CRISTO. – Tale è stata l\’obbedienza di Gesù Cristo verso il Padre celeste, che ancora prima di nascere, già si offriva vittima di obbedienza dicendogli: «Tu hai rifiutato il sacrifizio e le offerte e mi hai dato un corpo; né olocausto, né sacrifizio hai dimandato per il peccato; allora io dissi: «Eccomi pronto a fare la tua volontà; così ho voluto, mio Dio» (Hebr. X, 5-7).
Durante la sua vita, dipende in tutto dai cenni di Giuseppe e di Maria (Luc. II, 51); e «quel Cristo, commenta qui S. Agostino, al cui impero si regge il mondo, è sottomesso al comando dei suoi parenti (In Luc. Evang)». In quanto poi alla sua sudditanza verso il Padre celeste, essa è così piena e così assoluta che può dire «che suo cibo e nutrimento è fare la volontà di Colui che l\’ha mandato» (IOANN. IV, 34); splendida prova ne ha fornito nell\’orto degli Olivi, dove, preso da tristezza, tra ambasce così crudeli da spremergli dalle vene un sudore di sangue, esce in quelle parole: «O Padre, se è possibile, questo calice di amarezza mi sia risparmiato; non si faccia però come voglio io, ma come vuoi tu» (MATTH. XXVI, 39). A ragione pertanto S. Paolo affermava di Gesù Cristo, che si era fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce (Philipp. II, 8).
Ad esempio di Gesù Cristo, anche noi dobbiamo immolare la nostra volontà e soggettarla interamente alla volontà di Dio. Dobbiamo dire e praticare quelle sublimi parole da lui insegnateci nella preghiera del Pater: «Sia fatta la volontà tua, come in cielo così in terra» (MATTH. VI, 10).

42. BONTÀ E AMORE DI GESÙ CRISTO. – Chi non ammirerà la bontà e l\’amore di Gesù Cristo, quando rammenti e mediti tutto ciò che ha fatto e patito per noi? Quel Dio, ch\’era solamente nostro padre e nella sua divinità e nella creazione, è divenuto, col vestire la nostra umanità e col redimerci, anche nostra madre. Dio ha preso come sposo, ,l\’umanità, nostra madre, in isposa; egli se l\’è unita ipostaticamente. I figli, cui la severità del padre mette timore, sogliono ricorrere alla madre; facciamo cosi anche noi; portiamoci alla santa umanità di Gesù Cristo, prendiamola per nostra madre, ed essa ci condurrà a Dio nostro padre. Perciò la Chiesa chiude tutte le sue preghiere con quelle parole: Noi vi domandiamo queste grazie, o Dio, per mezzo del Nostro Signore Gesù Cristo.
L\’umanità di Gesù Cristo è nostra madre; come una madre porta con molta cura e pena nell\’utero il figliuol suo: lo forma, lo partorisce, l\’allatta, lo fascia, lo tiene in braccio, l\’istruisce e ne fa un uomo, così Gesù Cristo, qual tenera madre, ci ha per trentatré anni, a costo di continui travagli, d\’incessanti dolori e principalmente con la sua passione e con la sua morte in croce, concepiti, partoriti alla grazia, allattati, nutriti e formati, perché diventiamo uomini perfetti. E questa la ragione per cui Gesù Cristo, prendendo la nostra carne, volle nascere solamente di madre, senza padre… «Per amor nostro, dice S. Paolo, Gesù Cristo ha dato se stesso per noi, per redimerci da ogni peccato e formarsi un popolo puro, accetto, fautore di buone opere» (Tit. II, 14).
«Di due cose abbisognava l\’uomo nel misero suo stato di perdizione, osserva S. Tommaso: cioè di partecipare alla divinità e di svestire l\’uomo vecchio. Ora l\’una e l\’altra ci ha procurato Cristo: la prima, mentre ci fece, per la sua grazia, partecipi della natura divina; la seconda, quando col battesimo ci ha rigenerati e trasformati in una nuova creatura (In Epistola ad Tit.)». Gesù Cristo, dice il medesimo dottore, si è fatto nostro compagno, nascendo; nostro cibo, mangiando con noi; nostro prezzo, col morire per noi; nostro premio, regnando nella gloria (Hymn. in Officio SS.mi Sacram.)».
Isaia aveva predetto del Messia che non sarebbe stato chiassoso né accettatore di persone; che non avrebbe calpestato la canna fessa, né spento il lucignolo ancora fumante (ISAI. XLII, 273). Ora questo appunto fece Gesù Cristo quando, eccitato da\’ suoi discepoli a far discendere il fuoco dal cielo su la città che si era rifiutata di accoglierlo, disse loro: «Ah! voi non sapete da quale spirito siate mossi nel fare tal proposta. Il Figliuolo dell\’uomo non è venuto per dannare le anime, ma per salvarle» (Lc. IX, 54-56).
Osservate la bontà di Gesù Cristo verso la Samaritana, la donna adultera, la Maddalena…! contemplate la bontà sua nelle parabole del buon pastore che si prende su le spalle la pecorella smarrita e indocile, del caritatevole Samaritano, del padre del figliuol prodigo, ecc. Pensate che Giuda lo tradisce con un bacio, e gli dà tuttavia il dolce nome di amico; Pietro lo rinnega tre volte, e gli perdona; il buon ladrone chiede grazia, e l\’ottiene; i suoi nemici gridano: Sia crocifisso – ed egli esclama dall\’alto della croce: «Padre, perdona loro, perché non sanno quel che si fanno» – Egli muore di amore per noi che eravamo suoi crocifissori… E dopo ciò, vi stupirete se l\’udite ripetere: «Venite a me voi tutti che piegate sotto il peso della fatica, ed io vi conforterò» (MATTH. XI, 28)?.. L\’amore di Gesù Cristo è incomprensibile, è ineffabile, principalmente su la croce e nel santo sacramento dell\’altare… Esso in verità «Ci preme e ci spinge», come si esprime S. Paolo (II Cor. V, 14).

43. SANTITÀ DI GESÙ CRISTO. – Gesù Cristo come Dio è la santità per essenza, la santità increata, infinita; come uomo è santissimo, non solamente per la grazia infusa nell\’anima sua, grazia per la quale supera infinitamente tutti gli angeli e i santi; ma principalmente per l\’unione della grazia ipostatica, in forza di cui la pienezza della divinità, come si esprime S. Paolo, e quindi della santità, dimora in lui corporalmente (Coloss. II, 9).
Questa santità in Gesù Cristo è incomparabile, incomprensibile, perché Dio ha costituito Gesù Cristo il fonte, la sorgente dell\’espiazione e della santificazione del genere umano. Noi abbiamo tutti attinto da questa pienezza di santità, e quello che ne resta è bastante a mondare e purificare milioni di mondi da tutti i peccati possibili, e santificare un numero infinito di anime. Questo spiega quelle parole di S. Paolo: «Dio ci ha eletti in Gesù Cristo prima della costituzione del mondo, affinché noi fossimo santi e immacolati al suo cospetto nella carità» (Eph. I, 4).
La santità di Gesù Cristo è dunque la causa efficiente, meritoria, esemplare, finale di tutta la santità degli uomini; poiché tutta la nostra santità deve conformarsi alla santità di Gesù Cristo, come a suo modello, ed essere volta alla gloria di lui come a suo ultimo scopo, affinché egli sia onorato, lodato, glorificato eternamente in tutti quelli che ha redenti e santificati. Perciò dobbiamo a Gesù Cristo un sommo rispettò, una riconoscenza, un amore, un\’obbedienza illimitata.

Vedi anche sopra n. 30. e 31.