I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Gesù Cristo (IV)

 26. Divinità di Gesù Cristo provata dai miracoli.
 27. Divinità di Gesù Cristo provata dai suoi miracoli.
 28. Divinità di Gesù Cristo provata dalle sue profezie.
 29. Divinità di Gesù Cristo provata dai miracoli dei santi.
 30. La divinità di Gesù Cristo provata dalla sua morale divina.
 31. Divinità di Gesù Cristo provata dalle sue divine perfezioni.
 32. Gesù Cristo è i1 suggello della divinità.
 33. Gesù Cristo è il vero Messia.
 34. Potenza di Gesù Cristo.

26. DIVINITÀ DI GESÙ CRISTO PROVATA DAI MIRACOLI. – Iddio aveva fatto bandire da Aggeo che la venuta del Desiderato delle genti sarebbe preceduta, accompagnata e seguita da grandi prodigi in cielo, su la terra, nel mare, in mezzo alle nazioni, sicché l\’universo intero ne sarebbe commosso (AGG. II, 7-8). Avvennero infatti dei prodigi nel cielo:
1° Il giorno dell\’incarnazione un angelo appare a Maria… 2° Nell\’istante medesimo del Natale di Gesù Cristo, gli angeli si mostrano ai pastori, annunziano la fortunata nascita, e cantano gloria a Dio nell\’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buon volere (Luc. II, 14). 3° Una nuova stella, già prenunziata molti secoli prima, compare nel firmamento da oriente e guida i Magi ad adorare Gesù bambino in Betlemme (MATTH. II, 1-2). 4° Poco prima della nascita del Salvatore, sul principio dell\’impero di Augusto, per testimonianza di Orosio e di Svetonio, in un giorno serenissimo e puro, si vide uno smagliante cerchio, come arcobaleno, circondare il globo solare, quasi a indicare che il Creatore del sole stava per comparire (lib. VI, Hist. c. XVIII). 5° Il medesimo autore riferisce, che si vide in quei tempi dai Romani un globo immenso, di colore d’oro, calare dal cielo su la terra, ingrandire e poi li salire verso il cielo e nascondere il sole (Loc. cit.). 6° Un anno prima dell\’impero di Augusto, afferma Eusebio, comparvero in cielo tre soli e si unirono in uno solo (In Chronic.). – Un anno dopo, a quanto riferiscono Dione e Baronio, il sole si mostrò splendente in mezzo a tre circoli luminosi, uno dei quali era cinto da una corona di spiche di fuoco. Dione pensa che fosse quello un pronostico del triunvirato di Augusto, Antonio e Lepido; non è più ragionevole scorgervi Gesù Cristo, il vero sole, e la rivelazione materiale dell\’esistenza di un Dio in tre persone? (lib. XXXVII). 7° Lo Spirito Santo discende in forma di colomba sopra Gesù Cristo il giorno del suo battesimo. La voce del Padre si fa intendere dal cielo in queste parole: «Questi è il Figliuolo mio diletto» (MATTH. III, 17). E questa voce risuonò ancora il giorno della Trasfigurazione (MATTH. XVII, 5). 8° Gli angeli vengono a servire Gesù Cristo nel deserto, nella sua passione, nella risurrezione ed in altri incontri (IOANN. I, 51). 9° Nella passione del Redentore il sole si oscura completamente, sebbene un eclisse in quella circostanza fosse impossibile; la notte sottentra al giorno, la natura annunzia e piange la morte del suo Creatore, tanto che Dionigi l\’Areopagita esclama: «O il Dio della natura patisce, o il mondo (Epist. ad Apolloph)». 10° Quaranta giorni dopo la sua risurrezione, ascende visibilmente ed in trionfo al cielo (Act. I, 9). 11° Cinquanta giorni dopo la sua risurrezione, lo Spirito Santo discende in forma visibile su gli apostoli e con tale rumore, che tutta Gerusalemme ne è scossa (Act. II, 2-3). 12° La Vergine madre di Dio si fa vedere dal cielo sul Campidoglio a Cesare Augusto, con in braccio un bambino. Egli già sapeva, per l\’oracolo di Apollonio, che era nato un bambino ebreo il quale costringeva al silenzio gli oracoli. In conseguenza di quest\’apparizione, gli eresse sul Campidoglio un\’ara intitolata al primogenito di Dio. – Così narra la cosa Baronio seguendo Suida, Niceforo e più altri.
Dei prodigi avvenuti su la terra in attestazione della divinità di Gesù Cristo, ecco che cosa narrano gli storici:
1° Orosio racconta che l\’anno della nascita di Gesù Cristo ci fu in ogni genere un abbondanza così grande e insolita, che non trova parole ad esprimerla. In tutto l\’universo regna una pace generale, non per sospensione ma per abolizione di guerre. Il tempio di Giano è chi uso; ogni fomite di ribellione è tolto, l\’universo intero giura nel nome di Cesare e non forma che un impero, una società, una famiglia… In questo modo, dice S. Leone (Serm. de Nativ.), Cesare, per la sua potente dominazione, preparava la strada a Gesù Cristo, vero re della pace, supremo Signore della terra, ed al suo Vangelo, che doveva essere annunziato a tutto il mondo dalla capitale del mondo, cioè da Roma.
2° I Romani e gli altri popoli furono commossi, chi da timore chi da speranza, per gli oracoli delle sibille che prenunziavano la venuta di un re dalla parte d\’Oriente, il quale avrebbe regnato su tutto il mondo. Attesta Tacito che «in parecchi era entrata la persuasione, insinuata e avvalorata dagli antichi scritti dei sacerdoti, che intorno a quel tempo l\’Oriente avrebbe ripreso forze e che uomini provenienti di Giudea si sarebbero insignoriti del mondo (l. I, 21)» ; e sebbene questo autore pagano applichi a Vespasiano e Tito ciò che si riferiva a Gesù Cristo, egli è però testimonio dell\’universale desiderio in cui erano allora i popoli. Svetonio tiene il medesimo linguaggio e soggiunge che i Giudei, spinti da questa credenza e dalla speranza del Messia nuovo re che doveva ben presto comparire, si ribellarono ai Romani e furono perciò disfatti da Tito (Maxim.).
3° Cicerone, Arnobio e parecchi altri affermano che un po\’ prima della nascita di Gesù Cristo, l’oracolo di Delfo e di tutti gli altri tacquero; ed un autore pagano racconta che si udì una gran voce gridare senza che si vedesse persona: il gran Pan è morto (Ita Paxus ex Euseb. in Chronic.).
4° L\’anno terzo del triumvirato di Augusto, cioè circa quarant\’anni prima della nascita di Gesù Cristo, scaturì in Roma e gettò per tutto un giorno una copiosa fontana di olio. Ora, questo prodigio, osserva Orosio, non accennava forse che il Cristo sarebbe venuto sotto il regno di Augusto? Infatti il nome di Cristo vuoI dire Unto o consacrato. Quella miracolosa abbondanza di olio annunziava la venuta di Gesù Cristo e le opere di misericordia che avrebbe sparso per il mondo. A perpetuare la memoria di tanto prodigio, una magnifica basilica fu costrutta nel luogo stesso dove scaturì il fonte (Hist. t. VI, cap. 1).
5° Racconta Dione (lib. XXXVII), che in Roma molte statue colpite dal fulmine caddero distrutte e fuse; altri simulacri si trovarono rovesciati e infranti; la statua medesima di Giove, collocata su d\’una colonna, ruinò al suolo fatta in pezzi; il quadro rappresentante la lupa che allatta Romolo e Remo si squarciò; i caratteri, in cui erano scritte le leggi su le colonne, furono cancellati. Tutto questo fece dire e Svetonio, nei suoi scritti intorno ad Augusto, che «un gran prodigio era avvenuto a Roma, per il quale si annunziava che la natura stava per partorire un re al popolo romano. Perciò atterrito il senato romano, ordinò che non si allevasse quell\’anno nessun figlio maschio (In August. c. LIII)». Il medesimo Svetonio dice ancora che Augusto dimise il nome di Signore, quasi che presentisse la venuta del Cristo, vero Signore del cielo e della terra (Ibid.)».
6° Si conserva tuttora la tradizione che, fuggendo Gesù la collera omicida di Erode, appena giunto in Egitto gli idoli traballarono e cadevano al suo passaggio; e ciò concorda con la profezia d’Isaia: «Ecco che il Signore è portato sopra leggera nube; entra nell\’Egitto, ed al suo cospetto gli idoli sono scossi» (ISAI. XIX, 1).
7° Alla morte di Gesù Cristo la Scrittura ci dice che la terra tremò e si aperse, che i macigni e le rupi si spaccarono. Con gli autori sacri concordano i profani, poiché Plinio dice che, imperando Tiberio Cesare, ci fu un terremoto tale che non si ricordava l\’uguale e che in una sola notte rovinò dodici città (Anton. in Meliss).
Non mancarono poi finalmente i prodigi nel mare e nelle isole, ad attestare della divinità di Gesù Cristo: 1° Una tempesta così straordinaria infuriò su le coste della Gran Bretagna, che gli isolani pensarono che fosse morto uno degli eroi o dei semidei. 2° Gesù calma le tempeste di mare, cammina su le onde e vi fa camminare S. Pietro. Alla sua morte, il mare fu commosso non meno che la terra.
Molte sono le cause per le quali il cielo, la terra, il mare e le isole si commossero alla venuta di Gesù Cristo: 1° Il cielo, la terra e il mare stavano colpiti di meraviglia e di stupore, davanti all\’annientamento e alla carità del Salvatore… 2° Ogni cosa era scossa, per commuovere i freddi cuori degli uomini, alla vista di un tanto prodigio, per romperli e per costringerli a giovarsi dell\’infinita bontà di Gesù Cristo, a ringraziarlo di un sì grande amore, a rendergli amore per amore… 3° Perché tutte le creature sono rialzate dalla loro caduta, e come deificate per mezzo di Gesù, poiché esse sono unite al Verbo di Dio per mezzo di Gesù incarnato, essendo l\’uomo un composto di tutte le creature che tutte in sé le comprende. Quando il Verbo divino ha assunto l\’umanità, egli si è associato tutte quante le creature; perciò furono in moto nella sua incarnazione, nella sua nascita, nella sua vita ed alla sua morte: al suo nascere tripudiarono di gioia, al suo morire fremettero d\’indignazione. Esultarono di allegrezza alla sua venuta, principalmente perché dovevano essere liberate dalla corruzione e dalla miseria in cui incorsero insieme all\’uomo, per il peccato di Adamo, secondo quelle profonde parole di S. Paolo: «Le creature stanno con ansietà attendendo la manifestazione dei figliuoli di Dio: poiché le creature sono soggette alla vanità, non già per loro elezione, ma a cagione di colui che se le ha sottomesse nella speranza; e perché saranno liberate anch\’esse dalla servitù della corruzione e rimesse nella libertà dei figli di Dio. Infatti noi sappiamo che ogni creatura geme tuttora nei dolori del parto» (Rom. VIII, 19-22).

27. DIVINITÀ DI GESÙ CRISTO PROVATA DAI SUOI MIRACOLI. – Gesù Cristo è concepito e nasce da una madre vergine… Chiuso nel seno di sua madre, fa esultare di gioia S. Giovanni Battista nell\’utero di Elisabetta… «Gesù, dice S. Matteo, percorreva tutta la Galilea, guarendo ogni malattia e infermità tra il popolo» (IV, 23). I lebbrosi, i ciechi, i sordi, i muti, gli zoppi, i febbricitanti, gli storpi, i lunatici, gli ossessi, erano da lui guariti… Moltiplica due volte prodigiosamente pochi pani e pochi pesci; comanda ai venti ed al mare, ed alla tempesta succede la bonaccia…; risuscita i morti…; risuscita se medesimo…
Egli opera dei miracoli ad ogni istante e per tutto il corso di sua vita; li fa in suo nome e annunziandosi per Messia, per Figlio di Dio; dunque egli è il vero Messia, egli è veramente Dio. I suoi miracoli avvengono in pubblico, con una sola parola, ad un solo contatto, in sul momento… Sono visibili, numerosi, stupendi, splendidi, strepitosi, utili al bene, al sollievo dei miseri… Tanta virtù è nel corpo di Gesù Cristo, che al solo toccarne il lembo della veste i malati restano guariti. Dunque Gesù è veramente il Messia, il Salvatore del mondo, di Verbo di Dio; se tale non fosse stato, non avrebbe fatto dei veri miracoli, perché essendo i miracoli oltre le forze della natura, Dio solo può farli; e Dio né fa, né lascia che altri faccia miracoli per appoggiare la menzogna e l\’errore, per accecare e ingannare gli uomini. Gli apostoli e i santi di tutti i secoli operarono miracoli, non mai però in nome proprio, ma sempre nel nome di Gesù Cristo; solo Gesù li fece in nome suo proprio; Egli è dunque veramente Dio.
I Giudei potevano certamente, alla vista dei miracoli di Gesù Cristo, riconoscere in lui il Messia da quaranta secoli aspettato; 1° perché Gesù li faceva a questo scopo… 2° egli operava tutti quei miracoli che i profeti avevano predetto del Messia… 3° Benché alcuni profeti ed altri santi personaggi avessero fatto dei miracoli, non ne fecero però tanti né così stupendi e inoltre non mai in nome loro proprio, ma sempre nel nome di Dio. La potenza assoluta, la virtù continua di fare miracoli di ogni genere, di farli ad ogni passo, con una sola parola, con un solo sguardo, s\’incontra solo in Gesù… Mosè, i profeti, l\’angelo, la stella, i pastori, i magi, Zaccaria, Elisabetta, Simeone, Anna la profetessa, Giovanni Battista, tutti gli infermi che risanava, tutti gli elementi, i demoni medesimi gli rendevano testimonianza, attestavano la sua divinità…
Io mi presento innanzi a voi come il Messia, come il Figlio di Dio, diceva Gesù ai Giudei; ne fo le opere; adempio tutto ciò che i vostri profeti hanno predetto del Cristo; se è vero che credete a Mosè ed ai profeti, dovete pure credere in me è riconoscermi come il Desiderato delle genti. Voi date mano ai sassi per lapidarmi, perché mi annunzio Figlio di Dio! Ebbene, sì, io sono proprio il Figliuolo di Dio, e per prova ne fo in presenza vostra le opere. Ora se io faccio le opere che solo il Padre mio celeste può fare, se non volete credere a me, credete almeno alle opere che mi vedete fare; perché a questo fine appunto le faccio, che voi vediate e crediate che il Padre è in me, ed io sono nel Padre (IOANN. X, 37-38). Credete dietro la testimonianza di questi ciechi che vedono, di questi zoppi che corrono, di questi sordi che odono, di questi muti che parlano, di questi morti risuscitati. – Altra volta così li sfidava: Voi vi scandalizzate di ciò che vi dico, or bene, affinché sappiate che io sono il figlio di Dio, che ho la potestà di rimettere i peccati, la quale voi medesimi asserite appartiene solo a Dio, ecco questo paralitico, io gli dico: Lèvati, prendi il tuo letto e vattene a casa (MATTH. IX, 6); e il vostro paralitico è guarito; dunque io sono veramente il Figlio di Dio. Ah! investigate e studiate le Scritture ed esse tutte vi renderanno testimonianza della mia divinità (IOANN. V, 39). Confrontando quello, ch\’esse dicono del Messia, con quello che io fo, non potrete fare a meno di riconoscere in me il Messia da esse indicato. Questo ragionamento doveva riuscire perentorio per i Giudei, tanto più che essi stessi per i primi andavano dicendo: «Potrà forse il Cristo, quando verrà, operare miracoli maggiori di quelli che opera costui?» (IOANN. VII, 21).
Quelli pertanto che negano che Gesù Cristo è il Messia promesso, il Figliuolo di Dio, quelli che non vogliono credere in lui, o sono ignoranti o di mala fede: quindi avverrà di loro quel che sentenzia S. Paolo: «Perché non vollero ricevere la carità della verità per la loro salvezza, Dio li abbandonerà in balìa alla seduzione dell\’errore, sicché credano alla menzogna; siano condannati tutti coloro che non credettero alla verità, ma fecero buon viso all\’iniquità» (II Thess. II, 10-11).

28. DIVINITÀ DI GESÙ CRISTO PROVATA DALLE SUE PROFEZIE. – l° Prima della sua passione, «Gesù, dice S. Matteo, dichiarò agli apostoli, che doveva portarsi a Gerusalemme, e che quivi avrebbe incontrato molti patimenti per parte dei seniori, degli scribi, dei principi dei sacerdoti, fino ad esserne ucciso, e che il terzo giorno sarebbe risorto» (XVI, 21). Predisse loro la sua ascensione, la discesa dello Spirito Santo, le cose mirabili che essi farebbero nel mondo, ecc. E di tutte le sue predizioni la storia ne registra l\’adempimento…
2° Vaticinò chiaramente la caduta del tempio e perfino le circostanze della medesima. Infatti narra S. Matteo, che un giorno gli apostoli, nell\’uscire di Gerusalemme, gli facevano rilevare la bellezza del tempio ed egli rispose loro: «Di tutto questo non rimarrà pietra su pietra, ma tutto sarà atterrato fin dalle fondamenta» (MATTH. XXIV, 2). Giunto un\’altra volta in faccia a Gerusalemme, si sciolse in pianto, dicendo: «Ah se tu conoscessi almeno quest\’oggi, che ti è concesso quel che ti porterebbe la pace! ma queste cose stanno ora nascoste al tuo sguardo. Verrà su te un giorno in cui i tuoi nemici ti assedieranno ti stringeranno tutt\’intorno, ti ridurranno ad un mucchio di rovine, non lasciando dei tuoi superbi edifizi pietra sopra pietra, e traendosi dietro in ischiavitù i figli e le figlie tue» (Luc. XIX, 41-44). Tutto fu adempito…
3° Predisse che Giuda l\’avrebbe tradito (MATTH. XXVI, 2), che gli apostoli lo avrebbero abbandonato nella sua passione, che Pietro lo negherebbe tre volte. E così fu…
4° Annunziò ai suoi apostoli che sarebbero stati perseguitati, malmenati, uccisi, ma che trionferebbero di ogni ostacolo. Annunziò che la sua Chiesa dividerebbe nel mondo la sorte degli apostoli, ma sussisterebbe fino alla fine dei secoli, vincitrice di tutte le arti e di tutta la potenza dell\’inferno e dell\’empietà.

29. DIVINITÀ DI GESÙ CRISTO PROVATA DAI MIRACOLI DEI SANTI. – Vivendo ancora Gesù Cristo, già gli apostoli avevano operato dei miracoli; ma dopo l\’ascensione di Gesù e la discesa dello Spirito Santo, ne fanno nel nome di Gesù un numero stragrande, e chiari, e pubblici, e strepitosi.. Lo storpio che stava limosinando alla porta del tempio e che ad una parola sola di Pietro: Lèvati e cammina, – si alza pieno di vigore e pienamente guarito (Act. III, 2-7), non è che il principio di quelle innumerevoli meraviglie operate dagli apostoli le quali trassero il mondo pagano a conversione. Basti ricordare che tanta era l\’idea che si aveva della potenza di Pietro nel fare miracoli, che la gente traeva in calca sul suo passaggio portando i suoi infermi, affinché l\’ombra del suo corpo li toccasse, avendo già sperimentato che bastava questa a guarire ogni malore (Act. V, 15).
E poi, oltre i miracoli materiali, la conversione delle genti, la morte e il trionfo dei martiri in mezzo ai più fieri tormenti; la dottrina, la morale, la vita degli apostoli, non sono forse meraviglie che valgono i più stupendi miracoli?… In tutti i luoghi un grande numero di santi operarono miracoli e ogni giorno nella Chiesa di Dio e nel nome di Gesù Cristo continuano ad operarsi veri miracoli. Dunque non vi è dubbio che Gesù sia veramente Dio…

30. LA DIVINITÀ DI GESÙ CRISTO PROVATA DALLA SUA MORALE DIVINA. ­ Gesù Cristo proibisce tutto ciò che spiace a Dio…; tutto ciò che danneggia il prossimo…; tutto quello con cui si può nuocere a se stesso…; prescrive poi l’esercizio di tutte le virtù…
Che morale sublime è quella delle otto beatitudini!… che morale sublime è quella che vieta l\’odio e comanda il perdono, che ordina di amare i nemici, di pregare per loro e beneficarli!… Che eccellenti lezioni di morale intorno alla povertà, all\’abnegazione, alla castità, all\’umiltà!… Che libro incomparabile è quello dei Vangeli, degli Atti Apostolici, delle Epistole canoniche!… Ah! questa morale non può essere che la morale di un Dio, Dio solo poteva suggerire una morale così nuova, così sconosciuta, così pura, così celeste, così divina. Dunque l\’autore di questa morale è Dio; dunque Gesù Cristo è Dio, è il Verbo di Dio…

31. DIVINITÀ DI GESÙ CRISTO PROVATA DALLE SUE DIVINE PERFEZIONI. ­ Gesù Cristo è il modello vivente, il più perfetto esemplare di tutte le virtù, di tutte le perfezioni… Egli spinge al sommo grado lo zelo per la gloria di suo Padre, per la salute delle anime… Porge in sé il più compito ritratto della povertà, dell’obbedienza, dell\’umiltà, della pazienza, della dolcezza, della bontà, della misericordia, della carità, della sapienza, della giustizia, della prudenza, come vedremo più innanzi.
Studiate il Vangelo, leggete gli scritti degli apostoli, e voi vedrete la vita sublime e divina che fu quella di Gesù Cristo… Ah! quanto sarebbe desiderabile che ogni cristiano conoscesse quel che i santi Padri hanno detto della vita di Gesù Cristo, quel che ne dicono i maestri della vita spirituale, e le vite dei santi! La vita dei santi ci meraviglia; ora i santi ebbero una vita così perfetta, perché si studiarono d\’imitare Gesù Cristo. E quelli che arrivarono al colmo della perfezione, non vi giunsero se non con l\’imitazione di Cristo. Quanto più, infatti, l\’uomo imita al vivo Gesù Cristo, tanto più s\’innalza, si nobilita, si perfeziona, Gesù Cristo è dunque veramente Dio… I più arrabbiati nemici del Salvatore non poterono fare a meno di lodarne la vita…; i pagani medesimi ne fecero l\’elogio… Sia vostro libro l\’Imitazione di Cristo.

32. GESÙ CRISTO È IL SUGGELLO DELLA DIVINITÀ. – Dio aveva detto di Gesù Cristo suo Figliuolo, per bocca del profeta Aggeo: «Io ti terrò come un sigillo perché ti ho eletto» (AGG. II, 24). E Gesù Cristo, come uomo, è proprio il sigillo e l\’impronta di Dio: 1° per la comunicazione degli idiomi, in virtù della quale ciò che è dell\’uomo appartiene a Dio, e quel che è di Dio appartiene all\’uomo. E siccome il Verbo è l’impronta, l’immagine del Padre, anche Gesù Cristo in quanto uomo, essendo unito ipostaticamente al Verbo, è l\’impronta, il sigillo, l\’immagine del Padre.
2° Gesù Cristo è formalmente il suggello del Padre; perché il Verbo ha impresso all\’umanità la sua sembianza, cioè la sua scienza, la sua virtù, la sua santità, la sua parola, il suo pensiero, le sue azioni, i suoi costumi.
3° Gesù Cristo uomo è il sigillo della divinità, cioè il segno evidente degli attributi di Dio, della sua giustizia, della sua sapienza, della sua longanimità, della sua misericordia, del suo amore infinito verso gli uomini; perché, per mostrare tutti questi suoi attributi, Dio volle che il Figliuolo suo s\’incarnasse. Quindi Gesù fatto uomo è il suggello impresso, sul quale vediamo scritto e inciso l\’amore di Dio, la potenza, la sapienza, la misericordia, la giustizia sua.
4° Gesù Cristo è il sigillo della divinità, perché, come un sigillo, ha mostrato e certificato quale fosse la volontà di Dio, la sua dottrina, la sua legge; il che forma per l\’appunto il contenuto del Vangelo. «Nessuno, dice S. Giovanni, non ha mai visto Dio; il Figlio Unigenito che è nel seno del Padre, egli l\’ha rivelato» (IOANN. I, 18). Dio diede a Gesù Cristo il potere di fare miracoli, per confermare col suo suggello le parole di lui, e provare che esse gli erano rivelate e ordinate da Dio, secondo quel detto di S. Giovanni: «Dio Padre ha posto il suo segno sul Figlio» (IOANN. VI, 27).
5° Dio ha voluto regnare su la terra per mezzo di Gesù Cristo, per la fede, la legge, la grazia… Essendo, come Dio, invisibile in se stesso, volle vestire il Figliuol suo di carne, e velare per tal modo la divinità, affinché gli uomini potessero sostenerne la vista e arrivare a conoscerlo, a comprendere quali siano le virtù e perfezioni sue imitabili.
6° Gesù Cristo, sigillo divino, è l\’onore, l\’ornamento, la ricchezza, la gloria del Padre, della Chiesa, degli angeli, degli uomini. Infatti il Verbo incarnato non ha solamente riconciliato l\’uomo al Verbo, la terra al cielo, le creature a Dio, ma le ha congiunte in se medesimo e le ha unite fisicamente nella sua persona mercé l\’unione ipostatica.
7° Gesù Cristo è il suggello di Dio, nella sua qualità d\’inviato del Padre agli uomini, secondo quelle parole d\’Isaia: «Io l\’ho dato per testimonio ai popoli, guida e maestro alle nazioni» (LV, 4).
8° Gesù Cristo è il sigillo della divinità, cioè il diletto del Padre, l\’amabilissimo, il preziosissimo, l\’unitissimo al Padre, ed è nel tempo stesso la delizia del mondo intero per le sue beneficenze e la gioia che vi spande; poiché la sua umanità, quale sposa diletta, è stata unita al Verbo, che ne divenne lo sposo.
9° Gesù Cristo è il sigillo della divinità, in quanto che, come Verbo, è la sapienza increata del Padre; come uomo, ne è la sapienza creata; perciò egli ci ha rivelati i segreti, i misteri del Padre, le cose nascoste fin dall\’origine del mondo. Egli è ancora il suggello di Dio, perché in forza della sua fede, della sua grazia, della virtù dei suoi esempi, e per il suo carattere divino, imprime il suggello e l\’impronta di Dio sui fedeli suoi nel battesimo e negli altri sacramenti. Infatti, come scrive S. Paolo, «quelli che Dio ha conosciuto per la sua prescienza, li ha predestinati ad essere conformi all\’immagine del Figliuol suo, affinché sia egli medesimo il primogenito tra molti fratelli» (Rom. VIII, 29); «e affinché noi, come abbiamo portato l\’impronta dell\’uomo terreno, così portiamo quella dell\’uomo celeste» (I Cor. V, 49); cosicché ogni uomo rigenerato possa dire: «Non sono più io che vivo, ma è il Cristo che vive in me» (Galat. II, 20),
10° Finalmente Gesù Cristo, come sigillo divino, difende dalle tentazioni e dai nemici, coloro che hanno la sua impronta. E il sigillo di Gesù Cristo è la croce, la quale ci premunisce contro le insidie della carne, del mondo e del demonio; fa di noi altrettanti compagni, soldati e martiri di Gesù crocifisso.
Il cristiano dev\’essere il sigillo di Dio, un sigillo passivo, cioè conforme al divino modello, improntato dell\’immagine che in lui fu scolpita nella creazione, e che fu rifatta da Gesù Cristo nella redenzione, Di più, un suggello attivo, cioè deve imprimere la medesima immagine in tutti gli altri, affinché in tutti si rilevi l\’effetto di quelle parole del Salmista: «Segnata è sopra di noi, o Signore, l\’impronta del vostro viso » (Psalm. IV, 6). Bisogna che il fedele strappi via da sé e calpesti tutti i sigilli del mondo, della carne, di Satana. A quel modo che la cera porta l\’impronta del sigillo, così bisogna che il cristiano non abbia altra effigie, non viva di altra vita, non tenga altri costumi, che quelli di Gesù Cristo. Bisogna che a chiunque lo guardi, possa ripetere con l\’Apostolo: «Siate imitatori di me, come io lo sono di Cristo» (1 Cor IV, 16). S. Paolo fu sigillo di Gesù Cristo, perché imprimeva in tutti i cuori la dottrina e la morale del Redentore; siamo anche noi tali e Gesù ci contrassegnerà con l\’impronta della sua gloria… Diceva lo sposo alla Sposa dei Cantici: «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, su le tue braccia» (Cant. VIII, 6); domandiamo anche noi il medesimo favore a Gesù Cristo; supplichiamolo che impronti del suo sigillo tutti i pensieri, le parole, le azioni nostre, affinché nulla pensiamo, né vogliamo, né diciamo, né facciamo se non per lui, con lui e in lui… Gesù Cristo porta così profondamente impressa in sé l\’impronta divina, che «in lui abita corporalmente la pienezza della divinità» (Coloss. II, 9); ma notate, osserva S. Paolo, che così è affinché voi ne siate in lui riempiti (Ib. 10). È dunque obbligo nostro portare in noi l\’impronta, l\’effige di Gesù Cristo…

33. GESÙ CRISTO È IL VERO MESSIA. – Volgendosi un dì Gesù Cristo agli Apostoli, disse loro: «Che cosa pensa la gente del Figliuolo dell\’uomo, e chi dicono ch\’io mi sia? E avendo essi risposto: Chi vi crede Giovanni Battista, chi Elia, ed altri Geremia o alcuno dei profeti, il Salvatore aggiunse: E voi chi dite che io sia?» – «Allora Simon Pietro esclamò: Tu sei il Cristo, il Figliuolo di Dio vivo » (MATTH. XVI, 15-16); cioè, tu sei il Messia promesso ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe, a Mosè, a Davide. Tu sei Colui che i patriarchi, i profeti hanno ardentemente desiderato, e le nazioni ansiosamente aspettato. Tu sei il Cristo Messia, cioè l\’Unto di Dio per l\’unzione dell\’unione ipostatica col Verbo eterno, e per ciò consecrato dottore del mondo, pontefice, profeta e re dell\’universo: dottore per insegnare agli uomini la legge e la volontà di Dio; pontefice perché offrissi te medesimo in sacrifizio a Dio, per riconciliare la terra col cielo; profeta per annunziare le cose future, aprire i segreti di Dio, e soprattutto per predicare le ricompense celesti promesse ai virtuosi, ed i supplizi riservati agli increduli, ai cattivi; re per regnare in cielo, su la terra, in ogni luogo.
Tu es Christus Filius Dei vivi: – Tu sei il Cristo, Figliuolo di Dio vivo, non per grazia, come gli altri santi, ma per natura e per la divinità che hai comune con Dio in virtù della tua generazione eterna… – Tu es Christus Filius Dei vivi – Tu sei il Cristo Figliuolo di Dio vivo, Tu vivi formalmente, essenzialmente della vita eterna, increata e felice; tu inspiri ad ogni cosa, come principio vivificante, la forza, il vigore, l\’anima e la vita, perché da te, come dalla
sorgente, esce la luce e la vita di tutti gli angeli, di tutti gli uomini
e delle creature tutte…
S. Pietro, soprannaturalmente illuminato da Dio, vide in modo chiaro e distinto, che Gesù Cristo era il Messia, il Figlio di Dio, generato da tutta l\’eternità negli splendori della gloria; confessò e proclamò ad alta voce che Gesù Cristo è consostanziale al Padre, e quindi vero Dio eterno… «Le promesse del Messia, dice S. Paolo, furono fatte ad Abramo ed a quello che doveva nascere da lui. La Scrittura non dice: E a quelli che nasceranno, quasi che si trattasse di molti; ma parla di un solo dicendo: E a quello che nascerà da te, che è il Cristo» (Galat. III, 16).

34. POTENZA DI GESÙ CRISTO. «Ci è nato un bambino, dice Isaia, ci è stato dato un figlio; egli porta su l\’omero il segnale del suo impero, e sarà chiamato, il Forte» (ISAI. IX, 6). Questo pargoletto sarà la potenza per natura; sarà principe, re dell\’universo, perché ne è il creatore e il governatore; egli sarà sovrano del cielo e della terra. Tale è Gesù Cristo dal momento della sua concezione, in virtù della sua origine, cioè a motivo dell\’unione ipostatica col Verbo… Perciò Gesù avrebbe potuto, se così gli fosse piaciuto, deporre dal trono Augusto e tutti i re della terra, ma invece di un impero e di una potenza materiale, egli amò meglio un regno ed una potenza spirituale. Egli sarà chiamato Dio, il Forte; onnipotente ed invincibile, supererà ogni ostacolo; porterà a compimento le più grandi imprese; riuscirà trionfante di ogni nemico…
La potenza, la forza il coraggio si trovano in Gesù Cristo in grado eroico ed incomparabile. 1° Egli supera ogni fatica, ogni tormento e la morte medesima… 2° come giudice dei vivi e dei morti condannerà i potenti; governando con verga di ferro i malvagi, li spezzerà in fine come vasi di argilla… 3° Senza il suo soccorso, la forza di ogni creatura è vana… 4° Egli ci protegge e fortifica in ogni tribolazione; combatte per noi e mette in fuga i nostri nemici… 5° Abbatte il regno di Satana, del peccato della concupiscenza; riconcilia l\’uomo con Dio, chiude l\’inferno, apre il cielo; fa dell\’uomo un Dio… 6° Dall\’alto della sua croce attira a sé ogni cosa… 7° Trionfa e soggioga l\’universo con dodici poveri pescatori senza studio e senza lettere… 8° La sua potenza risplende nei martiri, nelle vergini, ecc.
S. Paolo scriveva agli Ebrei, che «Dio ha costituito il Figliuolo suo erede di ogni cosa, e per lui ha fatto i secoli; il quale essendo lo splendore della gloria e la figura della sostanza di lui, e sostenendo tutte le cose con la potenza della sua parola, e purificandoci dai peccati, siede alla destra della maestà nel più alto dei cieli» (Hebr. I, 2-3).
«Mandate, o Signore, esclamava Isaia, l\’Agnello dominato re della terra» (XVI, 1). «Sionne, dice il medesimo profeta, è la nostra città forte; perché il Salvatore ne sarà egli medesimo cinta e bastione» (XXVI, 1).
Sansone non era che sbiadita immagine della forza, della potenza di Gesù Cristo… Il Salvatore infatti guarisce ogni sorta di malori, scaccia i demoni, calma le tempeste, risuscita i morti; atterra con una parola gli sgherri giunti all\’Oliveto per catturarlo; spacca i macigni l\’istante in cui muore; e anche allora che è nel sepolcro ne smuove la pietra e n\’esce vincitore della morte. Confitto alla croce, egli solo è più potente che, tutti i re della terra, i quali invano collegano contro di lui le loro forze, perché egli se ne ride come di sforzi da ragazzi, e spezza come canna tutti gli apparati delle loro forze (Psalm. II, 4). Abbatte Saulo su la strada di Damasco, atterra gli idoli del paganesimo. Gesù Cristo spezza le catene ai peccatori, rompe, i cuori induriti, incatena i demoni, siede vittorioso sul mondo a lui conquistato dalla parola evangelica. Per mezzo di Pietro, armato della sola croce, soggiogherà a sé in breve tempo Roma e l\’impero romano rimasto fino allora invincibile: e quella Roma che dopo seicento anni di lotte, di guerre e di trionfi era divenuta la capitale di un impero, diventa in poco tempo e per opera di un solo uomo per tutti i tempi la capitale del mondo. Da diciannove secoli egli sostiene dall\’alto dei cieli i successori di Pietro, ed in virtù del potere che loro comunica, essi prostrano le eresie e gli eretici; conquidono le rivoluzioni e l\’empietà; essi sono Pietro, e la Chiesa fondata su di loro non cadrà mai sotto il martello demolitore dello scisma, o dell’eresia, o dell\’empietà, o della falsa politica (MATTH. XVI, 18). E per la potenza comunicatagli da Cristo, quel che il Pontefice romano lega o scioglie su la terra, è legato o sciolto nei cieli (Ib. 19). Si è mai veduto potere uguale a questo? Ah! Gesù Cristo è veramente quel cavaliere che l\’estatico di Patmos vide sopra un bianco cavallo, con l\’arco in pugno e la fronte incoronata uscir vincitore per vincere ancora (Apocal. VI, 2). Egli si chiama, dice il medesimo S. Giovanni, il Fedele, il Veritiero, giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi sono come fiamma di fuoco, sul suo capo splendono più diademi, porta scritto un nome che nessuno conosce, eccetto lui e il suo nome è Verbo di Dio. Le schiere celesti lo seguono; dalla sua bocca esce un\’affilata spada per colpire le nazioni le quali governerà con verga di ferro. Ed ha scritto sulla sua veste e sopra il suo fianco: Re dei re, Signore dei dominanti (Apoc. XIX, 11-16).
Nell\’Apocalisse leggiamo ancora, che il «leone di Giuda ha vinto» (V, 5). Ora Gesù Cristo è indicato sotto il nome e la figura di leone, 1° perché appartenente, per la generazione umana alla tribù di Giuda, la cui impresa era un leone, perché Giacobbe, benedicendo il figliuolo suo Giuda, aveva detto: «Giuda è come un lioncello: tu ti sei levato al bottino, figlio mio; nel riposo dormi come leone, e quasi leonessa che niuno ardisce svegliare» (Gen. XLIX, 9). 2° Gesù Cristo è chiamato leone per riguardo alla incomparabile sua forza che gli fa superare qualunque ostacolo; 3° come il leone è il re degli animali, cosi Gesù Cristo in quanto uomo, è il re dell\’umanità tutta quanta: 4° egli è tremendo ai cattivi, come il leone alle belve del deserto, e come il leone col solo suo ruggito incute terrore e spavento agli altri animali, così si presenterà Gesù Cristo in faccia ai tristi, il giorno in cui verrà a giudicare il mondo. «Allora, dice il Vangelo, vedranno il Figliuolo dell\’uomo venire su le nubi del cielo con grande potenza e maestà» (MATTH. XXIV, 30).