I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: L’ Orgoglio

1. Che cosa è e a qual segno si riconosce.
2. L’orgoglio è accecamento e pazzia.
3. L’orgoglio non soffre di essere ripreso.
4. Differenza tra 1’orgoglio e l’umiltà.
5. Enormità dell’orgoglio.
6. L’orgoglio è la causa di tutti i mali.
7. La superbia è detestabile.
8. Dio umilia i superbi.
9. Castighi dei superbi.
10. Diversi gradi d’orgoglio.
11. Motivi e mezzi di fuggire la superbia.

1. CHE COSA È E A QUAL
SEGNO SI RICONOSCE. – L’orgoglio è la stima sregolata di se
stesso. Avere orgoglio vuol dire preporci agli altri; attribuire a
noi quello che ci viene da Dio. A quattro segnali si riconosce
l’orgoglio: 1° l’orgoglioso crede che gli venga da se stesso
quello che possiede; 2° crede di non esserne debitore ad altri
che al proprio merito; 3° si gloria di quello che ha e si vanta
di quello che non ha; 4° disprezza gli altri e desidera che tutti
sappiano ch’egli ha molto.

2. L’ORGOGLIO È ACCECAMENTO E PAZZIA. –
«Se noi diciamo che non abbiamo peccato, inganniamo noi
medesimi e la verità non è in noi»

(I IOANN. II, 8), scrive
S. Giovanni, e «se qualcuno si tiene per qualche cosa, mentre è
un nulla, costui inganna se stesso», ripete S. Paolo (Gal.
VI, 3).
Gli orgogliosi si
compiacciono in se stessi e confidano in sé; si persuadono di
essere virtuosi e vivono in una stolta sicurezza, come se non
mancassero di nulla e non avessero nulla da temere. O stolto! tu
dici: io sono ricco in meriti e non ho bisogno di nessuno, e non sai
quanto sei misero, e infelice, e povero, e cieco, e nudo (Apoc.
III, 17).
L’orgoglioso crede di sapere anche
quello che non sa…; non vuol saperne né di consigli né
di avvisi; è caparbio; ed ecco perché vi è poca
o nessuna speranza di vederlo volgersi a ravvedimento… Tali erano
gli scribi e i farisei che, gonfi di se medesimi, non riconobbero il
vero dottore Gesù Cristo e ricusarono di ricevere da lui lume
e istruzione… Tali sono i Giudei… Tali ancora tutti gli eretici
ostinati…; non vogliono né istruirsi né vedere la
verità e vogliono insegnare… Che cosa potete sapere voi,
orgogliosi, se non conoscete; come può mai essere che, cenere
e polvere, v’insuperbiate?
L’orgoglio è la più
forte e la più pericolosa delle seduzioni cui l’uomo possa
cedere; esso lo precipita nelle più fitte tenebre…
L’orgoglioso vede malamente tutte le cose… Vede là dove non
c’è nulla da vedere; non vede nulla dove ci sarebbe da vedere
qualche cosa… Sempre cieco e zimbello della sua seduzione, egli è
convinto della sua chiaroveggenza e imparzialità.
Il Crisostomo
asserisce che l’orgoglio è somma pazzia e che non si dà
uomo più insensato dell’orgoglioso. Difatti, dove trovare idea
più pazza di quella di resistere a Dio e di fargli guerra? Vi
può essere impresa più stolta che quella di privarci
volontariamente del favore, della grazia e del soccorso di Dio da cui
tutto dipende e al quale tutto appartiene? Può l’uomo
commettere una pazzia più grande che quella di costituirsi
antagonista e nemico non di un uomo, non di un angelo, non del
demonio medesimo, ma di Dio in persona, così che osi sfidarlo
a duello? «L’orgoglio nasce dalla demenza, dice il medesimo
santo; non si dà orgoglioso che non sia insensato; il superbo
è pieno di stoltezza (De Considerat.)».
L’orgoglioso, essendo
un pazzo, e spregevole e disprezzato, è il caso di dire con S.
Paolo: «Vantandosi saggi, sono divenuti stolti» (Rom.
I, 22). «Avete voi veduto un uomo che si crede saggio? c’è
più da sperare da uno stupido che da lui», leggiamo nei
Proverbi (XXVI, 12); e un proverbio popolare dice: «Uomo
che si stima, perde ogni stima». – Quelli che si credono
accorti, sono facilmente ingannati dal demonio e si perdono. Chi
invece riconosce la sua poca saggezza, cerca una guida illuminata, e
con questo modo cammina sicuro e facilmente si salva.
L’umiltà è
la sapienza dell’anima; l’orgoglio ne è la stoltezza; infatti
l’umiltà riposa su la verità, l’orgoglio non è
che vanità, menzogna, errore. «Perché la terra e
la cenere si leva in superbia?» – dice l’Ecclesiastico
(X, 9). «Perché mai ti gonfi, o uomo? dice S. Bernardo;
di che t’insuperbisci tu, concepito nella colpa, nato nella miseria,
la cui vita è un peccare, il morire è angustia? (Serm.
in Cant.
)».

3. L’ORGOGLIOSO NON
SOFFRE DI ESSERE RIPRESO. – Gli orgogliosi non vogliono mai, aver
torto… Di loro si può dire: «Tocca i vulcani e
fumeranno (Psalm. CXLIII, 5). Oh sì, dagli orgogliosi
di cui i vulcani sono gli emblemi escono rombi di tuono, sordi
muggiti, onde di fumo; essi vomitano lave di sarcasmi, di motteggi,
di ingiurie contro l’uomo caritatevole che cerchi di riprenderli e
condurli a più savi pensieri… Provatevi a correggere un
superbo; empie l’aria di lamenti; quante scuse, quante false ragioni
accampa!… Non lo si conosce…; s’inventa…; si esagera a
suo danno…; tutti sono inveleniti…; nessuno lo tratta con
carità… Perché mischiarsi dei suoi affari…; egli sa
regolarsi…; egli non fa male…; nessuno ha diritto
d’imporgliene… E proprio vera la sentenza di S. Cirillo, che il
rimprovero il quale migliora gli umili, riesce intollerabile ai
superbi (Catech. II, 4); e con ragione il Venerabile Beda
dice: O quanto misera è la coscienza di colui che rimproverato
dalla parola di Dio, se ne risente come di un affronto (Collett.).
Quindi il Profeta pregava il Signore, che non permettesse che il suo
cuore si volgesse a parole di malizia, per scusare le sue mancanze e
i suoi peccati (Psalm. CXL, 4).
«Siccome dalla
radice dell’orgoglio nasce la disobbedienza, dice S. Gregorio, i
disobbedienti ascoltano chi scopre l’enormità delle loro
colpe, ma del ripararle per mezzo di un’umile confessione, non ne
vogliono sapere. Desiderando grandeggiare, da nulla tanto si
guardano, quanto dal lasciar vedere le loro cadute. Perciò
vanno in cerca di scuse e pretendono di aver ragione, perché
non vogliono apparire peccatori (Moral.)». S. Bernardo,
parlando della caduta di Adamo, cagionata dalla superbia, e della
scusa con cui egli volle coprirsi dinanzi a Dio, scusa inspirata
anch’essa dall’orgoglio, dimostra quanto grave e odiosa a Dio sia la
difesa del male.. «Vi è ragione di credere, dice, che
quell’antica così famosa e così nocevo le
prevaricazione avrebbe ottenuto perdono, se l’avesse seguita un’umile
confessione e non una difesa. Infatti non nocque tanto la
trasgressione, quantunque fatta con animo deliberato, quanto
l’ostinazione con la quale le si aggiunse una scusa premeditata (De
praecept. et Dispensat.
)».
L’orgoglioso somiglia al riccio;
nel quale, se lo vedete correre, distinguete le orecchie, le
zampette, il muso; ma se l’avvicinate e cercate di prenderlo, non è
più che un gomitolo irto di punte che vi forano le mani. In
qualunque modo, da qualunque lato prendiate il superbo, è un
riccio che punge e ferisce.

4. DIFFERENZA TRA
L’ORGOGLIO E L’UMILTÀ. – S. Gregorio dice: «Fatto nella
sua creazione superiore a tutte le creature, volle il demonio, nostro
mortale nemico, gonfio di orgoglio, che lo si considerasse come
dominante su tutto. Invece il nostro Redentore, infinitamente grande
e superiore a tutto, si degnò farsi piccolo in tutto. L’autore
della morte disse: Io ascenderò al cielo; l’autore della vita:
L’anima mia è piena d’angosce, è come annichilita.
Satana: disse: Io porrò il mio trono al di sopra degli astri
del cielo; Gesù Cristo disse al genere umano: Ecco che io
vengo ad abitare in mezzo agli uomini. Lucifero disse: Io siederò
sul monte dell’alleanza dalla parte dell’Aquilone; e il Salvatore: Io
sono un verme e non uomo, l’obbrobrio degli uomini, lo scherno della
plebe. Satana disse: Io salirò sopra le nubi e sarò
simile all’Altissimo; e il Verbo di Dio si è annientato,
vestendo la forma di servo (Moral. lib. XXXIV, c. XXI).

5. ENORMITÀ
DELL’ORGOGLIO. – Sant’Ottato, Vescovo di Milevi, dice che è
meno cattivo e fatale il peccato con l’umiltà, che l’innocenza
con l’orgoglio (Contra Parmen.). Infatti, come osserva S.
Bernardo, il superbo s’innalza sopra Dio e si mette con lui in aperta
lotta. Dio vuole che si faccia la sua volontà, e il superbo
pretende che si faccia la sua (Serm. IV, in
vig: Nativ.
). Quindi S. Agostino
diceva: «Colui che cerca, o Signore, di volgere i tuoi doni a
sua gloria e non alla tua, è ladro ed assassino, è
simile al demonio che volle prendere il tuo trono (De Civit.
Dei
)».
Lo stesso santo giunge a dire: «Io oso
dire ai superbi che si serbarono continenti, che è utile per
loro il cadere. Io oso asserire che è cosa vantaggiosa, agli
orgogliosi l’inciampare in qualche colpa manifesta e innegabile,
affinché essendo caduti per aver cercato di troppo piacere a
se stessi, si rialzino dispiacendo a se medesimi (De Civit. Dei)».
Ed osserva che «Dio, secondo lui, permise ai barbari che
conquistavano e saccheggiavano le città dell’impero Romano, di
violare le vergini cristiane, o perché erano orgogliose, o
perché vi era pericolo che peccassero di orgoglio, invanendo
della loro castità» (De Civit. l. I, c. XXVIII).
Il Profeta pregava:
«Preservatemi, o Signore, dal cadere in orgoglio»
(Psalm. XXXV, 11).
«Chiunque sia,
leggiamo nei Proverbi, l’uomo arrogante è abominato da
Dio» (XV, 5). E la ragione sta in ciò, che il superbo
si mette come emulo e antagonista di Dio: nuovo Lucifero, vuole
uguagliarsi a Dio, e mettere la sua volontà in luogo di quella
dell’Onnipotente. «La superbia fa il suo volere, scrive S.
Agostino, l’umiltà fa la volontà di Dio (De Civit.
Dei
)». Gran male è l’orgoglio, perché assale
Dio, lo schiaffeggia, lo provoca suo malgrado al combattimento.
Enorme è agli occhi del Crisostomo il delitto della superbia;
meglio, secondo lui, converrebbe all’uomo essere pazzo, piuttostochè
orgoglioso. La pazzia è l’impedimento all’azione dell’anima,
l’orgoglio è una pazzia volontaria. Il pazzo forma la
infelicità a se solo, il superbo forma la disgrazia degli
altri (Hom. XXXIX ad pop.).
Spaventosa sentenza è
quella dell’Ecclesiastico: «L’orgoglio dell’uomo
comincia dal farla apostatare da Dio; perché il suo cuore si
allontana da colui che l’ha fatto e dalla superbia comincia ogni
peccato» (X, 14-15). Quindi non c’è da stupire se, come
dice S. Giacomo, Dio resiste ai superbi (IAC. IV, 6).

6. L’ORGOGLIOSO È
LA CAUSA DI TUTTI I MALI. – «La superbia è fonte di ogni
male», dice il. Crisostomo (Hom. XV, in Matth.). Difatti
il primo atto del superbo è scuotere il giogo e la legge di
Dio… «L’orgoglio li ha invasi, leggiamo nei Salmi, ed
essi si sono macchiati di ogni empietà (Psalm. LXXII,
6); Davide confessa di se medesimo, che non cessò di peccare
se non quando fu umiliato (Psalm. CXVIII, 67). E Tobia
ammoniva suo figlio che non si lasciasse mai comandare dall’orgoglio
né nei pensieri né nelle parole; perché da esso
ebbe origine ogni perdizione (TOB. IV, 14).
«L’umiltà,
scrive S. Bernardo, rende gli uomini simili agli angeli, l’orgoglio
cambia gli uomini in demoni. L’orgoglio è il principio, il
fine, la causa di tutti i peccati, perché non solamente esso è
peccato in se stesso, ma nessun peccato né ha potuto, né
può, né potrà mai esistere senza orgoglio
(Epist.)». No, non si dà peccato senza orgoglio,
dice S. Prospero; perché chiunque pecca, preferisce sé
e l’appetito a Dio e alla sua legge, il che è vero orgoglio
(De Vita contemp. cap. XXV). Dalla superbia trae origine ogni
peccato, dice il Crisostomo. Da lei il disprezzo del poveri, da lei
la cupidigia dell’oro, da lei l’ambizione del comando, da lei il
desiderio di gloria umana. L’orgoglioso non può sopportare
nessuna prova, da qualunque parte essa venga, sia dai superiori, sia
dagli inferiori.
La superbia è
chiamata da S. Gregorio, regina del vizi (Moral. lib. III, c.
XVIII). Ed in quel modo, continua questo Santo, che la radice di un
albero sta nascosta, ma nutrisce il tronco e i rami, così la
superbia si nasconde in fondo al cuore, e di lì alimenta molti
vizi manifesti. Non vi sarebbe peccato pubblico, se l’orgoglio non
possedesse l’anima in segreto (Moral. lib. XXXIV, c. XVII).
Non si cade nel male se non per superbia, almeno segreta…
L’orgoglio precede gli empi, portando dinnanzi a loro una fiaccola,
per condurli al delitto… Agli orgogliosi in generale si adatta
quello che S. Agostino diceva del Pelagiani: «Perché non
vollero essere discepoli della verità, divennero maestri
dell’errore (De Pelag.)».
L’orgoglio produce le
risse, le gare, le dispute, gli odi, le maldicenze, le calunnie, le
liti, le guerre, gli scismi, le eresie, e via dicendo… L’umiltà,
al contrario, è sorgente di pace, di concordia, di unione; di
carità, di fratellanza… La superbia è la madre di
tutti i mali e di tette le malattie, poiché, e quelli e questi
sono frutto del peccato. Non vi è peccato che non sia infetto
di superbia, perché il peccato è ribellione contro Dio,
è disprezzo della sua legge: ora la rivolta e il disprezzo
vengono direttamente dall’orgoglio. «Siccome la superbia è
il principio di tutti i misfatti, dice S. Bernardo, così è
la rovina di tutte le virtù. L’orgoglio cammina il primo per
la via del peccato, ma viene l’ultimo per la via del pentimento (De
interior
. Dom., c. XLI)». E
in altro luogo dice: «La superbia ha concepito il dolore nel
cielo, ha partorito l’iniquità nel paradiso terrestre: il
dolore figlIo del peccato, l’Iniquità madre della morte e di
tutte le miserie. Solo tra i vizi, l’orgoglio fa guerra a tutte le
virtù, e come veleno universale le corrompe tutte (Serm.
XVII, in Cantic
.)
».
S. Giovanni
Crisostomo paragona l’orgoglio alle tempeste di mare; dice che questo
delitto acceca lo spirito; fa dell’uomo un oltraggiatore, un
bestemmiatore, uno spergiuro, un demonio; non vi è male che
l’uguagli. Esso è la sorgente di tutti i vizi, come
all’opposto l’umiltà è la fonte di tutte le virtù
(Homil. ad pop.)… È: il peccato dei demoni…; è
un peccato di cui ben raramente si trova chi si corregga… è
tale peccato che conduce per l’ordinario al suo seguito la curiosità,
la iattanza, l’ipocrisia, la caparbietà, l’ostinazione, le
liti. Gli orgogliosi si nutrono di vento, dice S. Isidoro; la
superbia è il più enorme dei delitti, è la causa
della morte dell’anima, sia col dare morte a tutte le virtù,
sia col generare tutti i vizi… Chiunque pecca è un
orgoglioso, perché peccando calpesta i divini precetti (Epist.
de forma bene viv
.).
L’orgoglio, scrive S. Gregorio, impedisce di
giudicare con equità; porta alle grida e agli schiamazzi;
inspira zelo amaro, gaiezza scomposta, tristezza furiosa, risposte
pungenti, atti impudenti, contegno insultante. L’anima dei superbi è
sempre forte per fare un oltraggio, sempre debole per tollerare un
affronto; pigra ad obbedire, importuna a stimolare gli altri; tarda a
fare quello che deve, pronta a quello che non deve. Nessuna
esortazione può muoverla a favore di ciò che non le
piace, cerca al contrario dI essere obbligata a mettere mano a ciò
che le piace (Moral.)».
L’orgoglio si caccia
dovunque, s’insinua e si mischia in ogni cosa, a tal punto che,
secondo l’avviso di S. Agostino, dobbiamo temerlo perfino nelle buone
opere (In Medit.). È veleno che infetta le preghiere;
le confessioni, le comunioni, l’ingegno, la bellezza, lo spirito,
l’anima, il cuore… Male sommo, cambia In male perfino il bene. Si
attacca a tutte le facoltà dell’anima, ad ogni senso del
corpo: «Vi è l’orgoglio del cuore, dice S. Bernardo,
l’orgoglio della bocca, l’orgoglio delle opere, l’orgoglio del
portamento (Serm. in Cant.) »… La superbia invade ogni
più remoto angolo della terra; si trova in fondo al cuore di
quasi tutti gli uomini… Siccome gli angeli cattivi furono perduti
da questo vizio, perciò di questo a preferenza di ogni altro
si servono per far perdere il genere umano… «Nessuna cosa,
dice S. Giovanni Crisostomo, tanto allontana l’uomo dall’amore divino
e più facIlmente lo precipita nell’inferno, quanto la follia
dell’orgoglio. Questo vizio insozza tutta quanta la nostra vita, per
quanto splendida e ragguardevole la facciano le preghiere, le
elemosine, i digiuni, Il pudore, la verginità, la virtù
(Hom. ad pop.
L’orgoglio ha spinto
gli angeli alla ribellione in cielo e ne ha fatto dei demoni;
l’orgoglio ha scavato l’inferno e vi ha precipitato gli spiriti
ribelli; l’orgoglio ha cambiato in supplizi eterni le delizie di cui
dovevano godere… L’orgoglio ha fatto cadere Adamo; l’ha cacciato
dal soggiorno della felicità e condannato al lavoro, alle
cure, alle pene, alle ambasce, alla nudità, all’accecamento,
ai dolori, alle malattie, alla morte, alla corruzione del sepolcro.
«L’orgoglio ha rovesciato la torre di Babele, scrive Papa
Innocenzo III, ha confuso le lingue, abbattuto Golia, innalzato il
patibolo di Aman, fatto morire Nicanore, colpito Antioco, sommerso
Faraone, ucciso Sennacherib. Donde viene questo fasto all’uomo?
all’uomo, la cui vita si sviluppa sotto il peso che gli impone il
lavoro come castigo che si chiude con la necessità della
morte, pena ancor più grande; all’uomo, la cui esistenza è
di un istante, la vita un naufragio, il mondo un esilio; all’uomo,
cui la morte o già si avvicina, o minaccia di avvicinarsi? (De
vilit. hominis
, lib. I)».

7. LA SUPERBIA È
DETESTABILE. – Dove trovare cosa più abominevole e più
degna di severissimi castighi che l’uomo superbo il quale s’innalza
su la terra in faccia a un Dio fatto uomo? esclama S. Leone, e
conchiude: «Intollerabile impudenza è questa, che un
vermiciattolo si gonfi e si inorgoglisca dove la maestà
suprema si annienta (Serm. I, de Nativ.)». I superbi
dispiacquero a Dio fin dal principio (IUDITH. IX, 16); anzi tanto
lui quanto gli uomini ebbero sempre in odio la superbia (Eccli.
X, 7).
L’orgoglioso disprezza tutti gli
altri, li insulta e canzona, s’innalza al di sopra di loro col
sarcasmo e col disprezzo. Ma il Signore dice: «Guai a te che
disprezzi! Non sarai tu forse disprezzato a tua volta?» (ISAI.
XXXIII, 1). Il superbo si prepara dunque il disprezzo e
l’umiliazione… L’orgoglio è la strada all’ignominia… A
misura che l’orgoglio aumenta e ascende, l’uomo diminuisce e cala fin
che si sprofonda nel fango.
«Tra i superbi
è un continuo rissare» (Prov. XIII, 10), dice il
Savio. Ecco perché noi vediamo tra gli eretici tante sètte
ed opinioni differenti, quanti sono individui… Gli orgogliosi si
odiano a vicenda,… Nulla per loro è sacro, ma pretendono di
essere essi sacri a tutti. O condotta sommamente ingiusta e
detestabile!
«Parlare con
disdegno ed arroganza, operare con insolenza è un rendersi
simile al demonio», dice S. Basilio (In Psalm.). S.
Leone, parlando di Satana e di Adamo, osserva che «ambedue
ambirono l’altezza; quegli della potenza, questi della scienza (Serm.
de Nativ.
)», ma il primo trovò nel suo orgoglio il
sommo della degradazione, il secondo il sommo dell’ignoranza.

8. DIO UMILIA I
SUPERBI. – È sentenza perentoria di Gesù Cristo che
«chi si esalta sarà umiliato» (Luc. XVIII,
14); Dio ha fatto dire a S. Giacomo ch’egli resiste ai superbi
(IACOB. IV, 6); a tal punto che, come disse la Beata Vergine, impiega
contro di loro la forza del suo braccio, per atterrarli, li balza dai
loro seggi per collocarvi gli umili (Luc. I, 52).
«Signore,
esclamava Giuditta, voi non abbandonate quelli che a voi si affidano;
ma umiliate quelli che confidano in sé e si vantano della loro
forza» (IUDITH. VI, 15). Ecco perché il Salmista trovava
buono per lui che Dio lo avesse umiliato (Psalm. CXVIII , 7).
«I superbi, dice Giobbe, s’innalzano per breve tempo ma non la
dureranno; saranno abbattuti e trebbiati come spighe mature. Si levi
pure la superbia dell’empio fino al cielo, giunga anche a nascondere
il capo nelle nuvole, egli finirà col perdersi nello sterco e
quelli che l’avevano veduto diranno: Dov’è?» (IOB.
XXIV, 24), (Ibid. XX, 6-7).
Per avere un’idea del
modo con cui Dio tratti e combatta i superbi, osservate quali armi e
quali eserciti impiega contro gli orgogliosi Egiziani a favore
d’Israele; sono rane, moscherini, cavallette… Il re Faraone è
vinto da una cavalletta; colui che aveva osato levare la sua fronte
contro Dio, è costretto a piegarla sotto una mosca. «
Fiero della sua forza, dice S. Agostino, parlando di Golia, gonfio,
pettoruto, comincia col riporre in sé solo la vittoria di
tutta la sua nazione. E perché ogni orgoglio si palesa nella
sfrontatezza, dalla percossa di un sasso in fronte egli è
rovesciato a terra. La fronte che mostrava l’impudenza dell’orgoglio,
fu spezzata; la fronte che portava l’umiltà della croce di
Cristo, fu coronata del trionfo (Homil. XXXI)».
Studiate la storia di Aman che
finisce col morire su di un patibolo alto cinquanta cubiti, da lui
destinato al supplizio dell’umile Mardocheo, e imparerete in qual
modo Dio resiste ai superbi. Inviperito quell’orgoglioso, che
Mardocheo non piegasse il ginocchio davanti a lui, giura di vendicare
nel sangue di lui e di tutti i suoi connazionali, il preteso
affronto. Ma tutto a un tratto le cose cambiano. Mardocheo, destinato
ad ignominiosa morte, è vestito da Aman medesimo del manto
reale, e questi ascende il patibolo preparato per quello. Chi può
dire il dispetto e l’umiliazione che prova Aman a questo mutare di
scena? Infatti: 1° si vede tolto l’onore altissimo che nella sua
superbia si era preparato; 2° vede dato quest’onore all’umile
Mardocheo; 3° Aman medesimo deve servire di strumento al trionfo
di Mardocheo; 4° quello stesso che poco prima si faceva adorare,
ora non è più che lo staffiere, il banditore di un vile
giudeo ch’egli detesta; 5° tutti questi affronti, queste inattese
fulminanti umiliazioni gli piombano addosso tutte a un tempo, perché
l’Altissimo atterra e stritola i superbi; 6° Aman è
condannato a pendere da quel medesimo patibolo ch’egli aveva
innalzato per Mardocheo. O giudizi di Dio contro i superbi come siete
terribili!
Le umiliazioni della.
carne accompagnano l’orgoglio dello spirito… Dio cambia in bestia
l’orgoglioso Nabucco che si glorifica nella città di
Babilonia; Dio abbatte lo sdegnoso Baldassarre e per umiliarlo e
farlo tremare non si serve che di una mano, anzi dell’ombra di una
mano; l’arrogante Antioco è divorato vivo dai vermi.
«Piangendo e umiliandosi, Pietro si condannava e si salvava,
dice S. Agostino, mentre, quando pago di se stesso confidava nelle
proprie forze, si perdeva» (In Psalm. XXXVII). Lo stesso
pensiero aveva espresso il Salmista: «Copriteli, o Signore,
d’ignominia, e cercheranno il vostro nome» (Psalm.
LXXXII, 15).

9. CASTIGHI DEI
SUPERBI. – Terribile castigo sono già per i superbi le
umiliazioni a cui li condanna Iddio, ma altre punizioni ancora egli
loro riserva nella sua collera: 1° Egli si allontana da loro.
«L’uomo, dice il Salmista, si esalterà in cuor suo, e
Dio ascenderà ancora più in alto» (Psalm.
LXIII, 7). «Dall’alto del suo trono il Signore fissa lo sguardo
sugli umili, ma li orgogliosi guarda da lontano» (Psalm.
CXXXVII, 7).
2° Dio castiga il
superbo abbandonandolo a se medesimo. Oggetto di scherno e di
abominio agli altri, l’orgoglioso si cruccia del disprezzo in cui è
tenuto, ne è offeso e straziato. «Se tu sei superbo,
dice S. Agostino, sarai punito e abbattuto. A Dio non mancano pesi
per farvi discendere, e questi pesi saranno quelli dei vostri
peccati. Egli ve li rinfaccerà e voi sarete annichilati»
(Homil.). L’orgoglio è un carnefice che accompagna
l’orgoglioso. In questo senso già diceva Seneca che Dio sta
con la spada della vendetta alle spalle dei superbi (In Hercule).
3° Dio ha
rovesciato i troni su cui. volevano sedere i superbi, scrive
l’Ecclesiastico (X, 17). Lucifero e i suoi seguaci, Adamo,
ecc. fanno testimonianza di questa verità… «Dio ha
fatto seccare perfino la radice delle nazioni superbe» (X, 18),
leggiamo ancora nel medesimo Ecclesiastico. Ne sono prova i
sette popoli Cananei sterminati da Dio per il loro orgoglio e il
medesimo popolo ebreo spogliato da lui di ogni grazia e di ogni
gloria, dopo che respinse Gesù umiliato.
4° «Dio ha
fatto scomparire la memoria dei superbi» – nota il Savio
(Eccli. X, 21), e il profeta Malachia annunzia che gli
orgogliosi saranno come paglia data alle fiamme, e non ne rimarrà
né germe né radice (MALACH. IV, 1).
5° Se Dio non
perdonò agli angeli superbi, dice S. Bernardo (Serm. I, de
Ad
.), come lusingarvi che risparmi voi, polvere e cenere?
L’angelo non venne al fatto; egli non ebbe che un pensiero di
orgoglio, eppure in un attimo fu precipitato senza remissione. Ah!
fuggite, ve ne scongiuro, fratelli, fuggite l’orgoglio; schivate
quella superbia che gettò così subitamente nelle
tenebre Lucifero, più splendido degli astri; fuggite
quell’orgoglio che cambiò un angelo, e il primo degli angeli,
in un demonio.
6° La superbia ha
fruttato la morte. «L’uomo, scrive S. Agostino, era stato fatto
immortale; avendo ambito la divinità, non perdette no la
qualità di uomo, ma l’immortalità; per causa
dell’orgoglio della sua disobbedienza, è stato condannato alle
malattie, ai patimenti, alla morte. Quindi la morte introdotta nel
mondo dalla superbia, è essa medesima castigo alla superbia
(Sentent. CCLX).
7° Rabano Mauro
fa osservare che Iddio onnipotente e sommamente buono volendo ogni
bene a tutti gli uomini, è stato in certo qual modo costretto
ad assoggettare all’impero degli angeli orgogliosi le persone
superbe, affinché perseguitate da loro comprendano la
differenza infinita che vi passa tra il servizio di Dio e quello del
demonio (De adepto virtut.). Il superbo che rifiuta di
sottomèttersi a Dio, diventa schiavo del demonio, delle
concupiscenze carnali, delle passioni, castigo certamente
spaventosissimo.
L’orgoglio
inaridisce la sorgente delle grazie
. «Voi farete, o
Signore, zampillare fontane nelle valli, e le acque loro passeranno;
in mezzo ai monti» (Psalm. CIII, 11). Queste valli
innaffiate sono gli umili colmi delle grazie del cielo; i monti che
non profittano delle acque sono i superbi divenuti simili a macigni
aridi e sterili… L’orgoglioso, pieno e gonfio di se stesso, non
lascia più in sé luogo alla grazia (IV Reg. IV,
6). La privazione della grazia è prova dell’esistenza
dell’orgoglio, come l’abbondanza di grazie è segno
dell’esistenza dell’umiltà. Chi dunque si vede privo della
grazia e dei doni di Dio, sappia che vi sono in lui radici di
superbia. L’orgoglio manda a male tutte le grazie. Vi è
castigo peggiore di questo?
La superbia
porta con sé l’accecamento spirituale
, l’indurimento del
cuore, l’impenitenza finale, una morte funesta, un giudizio
formidabile, una condanna terribile, l’inferno eterno… Fra tutti i
peccati, il più detestato e il più severamente punito
da Dio è la superbia. Dio solo è grande, ed ogni
orgoglio, assalendo questa grandezza ben difficilmente ottiene
misericordia. Dio dimentica e perdona facilmente le colpe di
debolezza, ma ben di rado quelle di caparbietà e di superbia.
«Noi apertamente conosciamo, dice S. Gregorio, che
evidentissimo segno di riprovazione è l’orgoglio e sicurissimo
indizio di predestinazione l’umiltà (Moral. lib. XXXIV,
c. XVIII)». Così parlano unanimi i Padri ed i Dottori,
così insegna la Chiesa e la S. Scrittura.

10. DIVERSI GRADI DI ORGOGLIO. –
L’orgoglio ha, sette gradi: 1° non soffrire che gli altri ci
guardino come poca cosa; 2° non essere contenti di vederci
disprezzati; 3° non confessare che meritiamo di esserlo; 4°
non sopportare l’insulto con eguaglianza di amore; 5° non
tollerare con pazienza gli affronti; 6° incollerire delle
umiliazioni; 7° ricusare di ammettere che non siamo buoni a
nulla.

11. MOTIVI E MEZZI PER FUGGIRE LA SUPERBIA. –
Ecco nove principali motivi che ci devono indurre a fuggire la
superbia: 1° essa è odiosa a Dio ed agli uomini; 2° è
causa d’ingiustizie, di rapine, d’inganni, d’insulti; 3° l’uomo,
per quanto potente, è sempre di natura sua una misera cosa; 4°
ogni uomo è un nulla, anche solo considerata la brevità
e la vanità della vita; 5° dopo morte, diventa pasto ai
vermi; 6° la superbia è un abbandono di Dio, un’apostasia;
7° è principio, radice, sorgente di ogni peccato; 8°
il superbo cessa in certo qual modo di essere la creatura di Dio, per
diventare creatura del diavolo; 9° si attira un rovescio di
castighi.
Leggiamo nella
Scrittura che Davide andando contro Golia, scelse nel torrente cinque
pulitissimi sassi con i quali atterrare quel gigante (I Reg.
XVII, 40). In quei cinque sassi S. Bernardo riscontra cinque mezzi
con i quali noi possiamo battere il Golia dell’orgoglio: 1° la
minaccia delle pene; 2° la promessa delle ricompense; 3°
l’amor di Dio; 4° l’imitazione dei Santi; 5° la preghiera
(Serm. sup. Missus)… Conoscere Dio, conoscere se stesso,
ecco un altro rimedio efficacissimo contro l’orgoglio… Bisogna
praticare, per quanto è in noi, la bella virtù
dell’umiltà; essa è la mazza che atterra e uccide la
superbia.