Zefirino Agostini, presbitero.

Autentico maestro di vita cristiana


Zefirino Agostini, 


presbitero, fondatore delle Orsoline Figlie di Maria Immacolata


ANGELO ORLANDI


Zefirino Agostini viene qualificato con i tre appellativi: sacerdote, parroco e fondatore, che ben delineano la sua vita e la sua opera. Vi si può aggiungere anche la qualifica di maestro di vita cristiana. Sono queste caratteristiche che hanno fondato la stima e la fama di santità presso i fedeli, hanno suscitato la fiducia a ricorrere alla sua intercessione, e dalle quali ha preso le mosse l’indagine e l’esame da parte della Chiesa intorno alla sua vita e alle sue virtù.

Zefirino Agostini ascese al sacerdozio con un cammino che possiamo dire normale, in forza di una scelta certamente ben ponderata assistita dal consiglio e dall’approvazione dei suoi educatori e in modo speciale dal suo parroco di san Paolo in Campo Marzio, don Stefano Barrai, che ne diede testimonianza al momento in cui il giovane si apprestava a prendere l’abito ecclesiastico per divenire sacerdote. Infatti il giovane Agostini sotto la guida di don Barrai aveva trascorso la sua adolescenza e prima giovinezza, nella parrocchia di san Paolo, per ritornare poi in quella dei santi Nazaro e Celso, dove era nato il 24 settembre 1813. Ebbe la formazione scolastica ginnasiale nel Ginnasio Municipale di san Sebastiano a Verona e quella filosofica e teologica nel Seminario Vescovile di Verona fino al sacerdozio nel marzo del 1837.


Cominciò il suo ministero come assistente nella sua parrocchia dei santi Nazaro e Celso, con l’incarico di curare l’oratorio dei giovani e la catechesi. Nello stesso tempo ebbe anche il compito di coadiutore di Curia, in effetti una specie di vice-cancelliere vescovile e in alcuni momenti vero e proprio cancelliere nel corso delle visite pastorali di Mons. Pietro Aurelio Mutti. Accanto a questi compiti il giovane sacerdote spese le sue energie di mente e di cuore con grande zelo in numerose predicazioni, a cui si preparava stendendo diligentemente i discorsi e le istruzioni, di cui restano copiosi manoscritti. Nel 1845 assunse il compito di parroco della sua vasta parrocchia dei santi Nazaro e Celso; si trattava di una cura impegnativa per ampiezza di territorio, per numero di abitanti in condizioni difficili anche perché la parrocchia era economicamente sprovvista di benefici e di risorse. Don Agostini non si ritrasse di fronte alle difficoltà e per 51 anni tenne il suo posto con energia ed instancabile laboriosità, intessendo le sue giornate di intensa preghiera, di ministero della penitenza, di visite agli ammalati, di catechesi alle varie categorie ed età dei suoi parrocchiani. Non mancarono nel corso di tanti anni i momenti difficili e dolorosi, come quelli delle tre guerre (1848, 1859, 1866), quando dovette prodigarsi nella cura dei feriti, e quelli delle epidemie, tra cui ebbe particolare rilevanza il colera del 1855. Ma quello che si nota in lui è la straordinaria fedeltà e lo straordinario impegno nei suoi compiti e nelle attività che aveva intrapreso. Valga come esempio il fatto che egli tenne puntualmente le istruzioni alle madri cristiane fino a pochi mesi dalla morte, precisamente fino al novembre del 1895, benché fosse già afflitto da acciacchi non lievi. La gente lo sentiva vivamente come il suo parroco, anche se aveva dato vita ad una nuova istituzione: «le moneghe de l’ansiprete» dicevano, sottolineando che lui prima di tutto era il parroco.


Divenne anche fondatore, non per una scelta programmata, ma per una serie di circostanze, che non possiamo non dire disegno della Divina Provvidenza. Infatti, il suo primo progetto per avere aiuti all’azione pastorale, specialmente per la popolazione femminile, fu quello di rivolgersi ad istituti già esistenti, come le Figlie della Carità Canossiane. Ma non avendo avuto successo in questo tentativo, si adattò ad accogliere quelle occasioni che gli si presentarono. Dall’oratorio femminile da lui animato nell’ideale di sant’Angela Merici sorse un gruppo di collaboratrici per la scuola di carità delle fanciulle e dal 1860 alcune di quelle collaboratrici cominciarono a far vita comune. Ma don Agostini non era ancora convinto di una nuova istituzione, tanto che prese contatto con le Suore di Maria Bambina, con l’intenzione di affidare l’opera a loro. Solo più tardi nel 1869, maturò il convincimento di dover sostenere l’opera e darvi una fisionomia, che egli prese da sant’Angela Merici. Infatti in quella data don Agostini ebbe dal Vescovo Mons. Luigi di Canossa, futuro Cardinale, l’incarico di ricostruire in diocesi la Compagnia di sant’Orsola e in questo ambito si mosse anche per formare il piccolo gruppo che aveva iniziato la vita comune e che poi si sviluppò come congregazione delle Orsoline Figlie di Maria Immacolata. Ma questa missione di fondatore non eclissò mai la sua figura di parroco: comportò per lui oneri economici e maggiori impegni, ma non sottrasse nulla al ministero parrocchiale. Zefirino Agostini nell’esplicare i suoi compiti sacerdotali, parrocchiali e anche di fondatore, si prodigò in un intenso lavoro formativo, in una puntuale e assidua catechesi, per la quale non esitava ad usare il dialetto per farsi capire dal popolino (suggerimento dato già dal Vescovo Innocenzo Liruti nel 1809), in una interminabile serie di istruzioni e predicazioni, fatto di cui danno documentazione i suoi manoscritti. Fu chiamato anche a predicare esercizi spirituali a seminaristi, a ordinandi e a sacerdoti, come apprezzato maestro e guida nella vita spirituale. Per tutto questo Agostini, sacerdote per vocazione, parroco per missione, fondatore per provvidenziale occasione offre un esempio ammirevole di vita sacerdotale e di apostolato parrocchiale, di servizio della parola di Dio e di opera di formazione alla vita cristiana.


 


Attualità di un carisma basato sulla formazione della persona


 


Don Zefirino Agostini, pastore di una vasta e povera Parrocchia della Verona del secondo Ottocento, di fronte alle molteplici situazioni di difficoltà, scelse di impostare la sua opera sacerdotale soprattutto sulla formazione. Per questo fu instancabile educatore e catechista, con la vita e con le opere, animate da fede e da zelo di carità non comuni.


Tutto egli indirizzava a formare la persona, perché convinto che solo da una mente illuminata e da un cuore retto si può sviluppare il bene che dà senso alla vita. Egli ebbe una premura particolare per la gioventù che vedeva sbandata ed esposta a gravi pericoli che la minacciavano da ogni parte. Don Agostini riteneva che la sua azione personale non fosse sufficientemente adatta a raggiungere la gioventù femminile, per la quale reputava necessario l’impegno educativo della donna, in particolare della donna consacrata.


Agli inizi della sua vita sacerdotale, egli venne provvidenzialmente a contatto con la spiritualità e la figura di s. Angela Merici e tale conoscenza lo determinerà fortemente nella fondazione delle Orsoline FMI e nella scelta di quello che sarebbe stato lo «specifico» del loro carisma.


Nel 1856 Don Zefirino Agostini diede vita al primo nucleo di consacrate secondo lo spirito mericiano: le «Sorelle Devote di s. Angela Merici», accogliendo la disponibilità di alcune giovani che desideravano collaborare con il Parroco, imitando S. Angela Merici per organizzare «una scuola di carità», per l’opera educativa della catechesi e dell’Oratorio vespertino domenicale. Sono questi gli inizi della Congregazione delle Orsoline FMI, che affonda le sue radici carismatiche nel ceppo mericiano, ma che si svilupperà con una forte impronta ecclesiale, ricevuta quale eredità dal suo Fondatore.


La proposta di Angela Merici (1474 circa – 1540) era quella di donarsi al Signore con amore sponsale ed unico, rimanendo al di fuori delle mura del monastero, vivendo nella propria famiglia e condividendo con essa la fatica del lavoro quotidiano. La fecondità apostolica, secondo l’intuizione di s. Angela, doveva soprattutto derivare dalla testimonianza della vita.


La catechesi e l’insegnamento sarebbero stati assunti più tardi dalle sue figlie per un processo di contingenze storiche.


Don Agostini raccoglie tutta l’eredità mericiana nella sua ricchezza, ma adattandola ai bisogni della Chiesa e del suo tempo, alle diverse situazioni, secondo quanto lo Spirito dà a lui di cogliere e di far vivere, soprattutto in vista di una missione in favore delle giovani.


Lo afferma chiaramente nell‘«Avvertenza alle Regole», che consegna alle sue Orsoline: «Non si propone qui l’osservanza precisa e letterale della Regola di s. Angela, ma un’osservanza che ne possegga intero lo spirito e questo, per il conseguimento dello stesso fine, ma confacente alle diverse circostanze e alle possibilità familiari e personali di ciascuna» (Cfr Sc r. p. 241).


C’è un momento nello sviluppo dell’Istituzione di Don Agostini nel quale la luce ed il dono dello Spirito si fanno più chiari ed evidenti: è il momento in cui il carisma assume una propria ed originale connotazione. Erano trascorsi 12 anni da quel primo congregarsi che, oltre alle prime tre, aveva riunito altre giovani dell’Oratorio Mariano per il bene della loro Parrocchia: si era nel 1868. Don Zefirino Agostini sentiva che ciò che stava avvenendo nella sua Parrocchia ed in alcune Diocesi d’Italia era «ammirabile consiglio della Provvidenza, la quale aveva risuscitato lo spirito della gloriosissima s. Angela Merici, Fondatrice delle Orsoline, per il bene della gioventù, in tempi non dissimili dai suoi». Egli intuiva che, per dar vita alla nuova Istituzione, il Signore Iddio lo aveva spinto, quasi per forza, a piantare la nuova vigna ed a superare tutte le difficoltà, fidando solo in Lui. «Iddio mirava fin d’allora (1856) a far sorgere le Orsoline Figlie di Maria Immacolata» «come ferventi seguaci e collaboratrici all’opera di s. Angela per la cristiana educazione delle fanciulle» (Cfr Sc r. p. 144), dirà, con la certezza che gli veniva dal sentire la presenza e l’opera di Dio in quello che stava facendo: ricostituire, in Verona, la Compagnia delle Orsoline.


A queste Orsoline Don Agostini, in nome di Maria Immacolata, Madre della Chiesa riunita nel Cenacolo con gli Apostoli, affida l’incarico di essere apostole con la specifica missione di fare «tutto il bene possibile» al prossimo e segnatamente alle giovani (Cfr Sc r. p. 193). La missione apostolica che Egli affidava deriva dall’essere spose di Cristo e quindi anche madri. La verginità, se è vera, diventa feconda maternità spirituale. L’autentica Orsolina è colei che, con zelo di carità e oblatività genera anime a Cristo, attraverso un servizio sereno, semplice, generoso; è colei che si sente «coadiutrice di Cristo», umile strumento per la sola sua gloria. La vera Orsolina si impegnerà ad «essere santa di mente, di cuore, di corpo» cioè consacrata al Signore attraverso la pratica dei Consigli Evangelici di castità, povertà, obbedienza e tutta dedita al bene delle fanciulle (Cfr Sc r. p. 145). «Essere sante ed aiutare altri a santificarsi, vivendo una vita evangelica radicale nel mondo», è il mandato che Don Agostini consegna alle Orsoline di tutti i tempi, da realizzare nelle modalità proprie della vita religioso-apostolica. Alle Orsoline FMI Don Agostini affidava in modo particolare la gioventù femminile della Parrocchia, le giovani da formare alla vita: «Gesù vi ha distinto e chiamato a servirlo con maggior perfezione, affidando alle vostre mani le cose più care che egli abbia di sua proprietà, vale a dire tante anime da coltivare ed educare per Lui… Sì, tanto vuol dire l’essere voi figlie e discepole della gloriosa s. Angela Merici» (Cfr Sc r. p. 117).


 


 


L’«apertura» missionaria della Congregazione religiosa


M. PIERINA SCARMIGNAN – Superiora Generale


 


Zelo ardente e pietà profonda resero straordinario il suo ordinario operare per il Regno del Signore e gli diedero il coraggio di iniziare cose nuove, destinate a fiorire nella Chiesa per il mondo. Lasciandosi guidare dalla provvidenza, come egli stesso ebbe a dire, gettò il seme di una nuova famiglia religiosa, che sarebbe divenuta la Congregazione delle Suore Orsoline Figlie di Maria Immacolata. Spinto dalla desolante realtà, di abbandono e di miseria anche morale, in cui erano lasciate le bambine della sua parrocchia, sentì il bisogno di un aiuto che lo affiancasse nell’azione delicata ed urgente della formazione di queste giovani donne. Aveva la chiara convinzione che anche il futuro di una società migliore era legato alla statura morale della donna, alla sua saggezza di madre cristiana.


Le Orsoline di Verona, nate per la missione educativa che don Agostini ha loro consegnato, sono presenti oggi, oltre che in Italia, in Madagascar, in Uruguay, Svizzera, Brasile, Paraguay e Burkina Faso. Il loro servizio apostolico, contrassegnato, fin dall’inizio, da una infaticabile generosità e offerto con uno stile di vita semplice, umile e gioioso, ha raggiunto numerose Diocesi italiane fino all’estremo sud della Locride. Alla morte di Don Zefirino Agostini le Orsoline erano poche e con pochi mezzi, ma «nelle mani dell’Onnipotente e Misericordioso Signore… il grano di senape anche se piccolo e dispregevole, fecondato però dalle grazie celesti nel campo di Dio… poté crescere e moltiplicarsi…». Infatti il dono di numerose vocazioni offrì alla Congregazione la possibilità di una capillare presenza pastorale-educativa in tante piccole comunità parrocchiali (80 nel 1990) ed in alcune grandi scuole a Verona, Ferrara, Roma, Chieti, Milano, Trieste, Reggio Emilia dove sono state, lungo lo scorrere degli anni, come le sognava don Agostini: tutte per Dio e per i fratelli, vere madri spirituali ed autentiche educatrici perché strettamente unite a Cristo con una alleanza nuziale.


Nel 1960, anno nel quale l’Istituto celebrava i suoi cento anni di vita, il primo gruppetto di Orsoline varcava i confini dell’Italia verso il Madagascar. Era quella l’espressione del nostro grazie al Signore per i suoi tanti doni elargiti alla nostra Congregazione, un grazie che si è fatto impegno di condivisione e di solidarietà, grazie che è divenuto rinnovata disponibilità allo Spirito che chiama nelle sue svariate mediazioni. E se «l’ideale missionario non è sbocciato improvvisamente fra noi perché molte Orsoline già lavoravano da anni nei paesi più isolati, ignorati e poveri delle zone depresse dell’Italia», tuttavia la realizzazione di questo ideale, progressiva e oculata, ha dato alla nostra Congregazione un respiro più ampio, quello della Chiesa universale ed uno zelo apostolico, nella nostra missione educativa, più grande, capace di andare oltre i confini «di casa», di assumere colori diversi e di esprimersi in lingue nuove.


Ed allora, mentre la Congregazione cercava di esprimersi al meglio nel clima conciliare italiano degli anni sessanta, allargava anche il suo sguardo ed il suo cuore di «madre e di educatrice di giovani» ad altri Paesi. In Madagascar, dopo un inserimento nella Diocesi di Tananarive (1960), seguì quello nelle Diocesi di Tamatave (1976), di Fianarantsoa (1986), di Tsiroanomandidy (1988), di Antsirabe (1990), di Tuléar (1997) con la progressiva erezione di dodici comunità, tutte impegnate nell’opera educativa scolastico-parrocchiale, e il Noviziato (1973).


Nel 1964 si formò una piccola comunità a Basilea (Svizzera) tutta dedita al servizio degli emigrati italiani. Nel 1965 lo «sguardo» dello zelo missionario della Congregazione si rivolse verso l’America Latina. Il primo Paese fu l’Uruguay dove attualmente le Orsoline lavorano nelle Diocesi di Montevideo, Las Piedras e Tacuarembò. Nel 1979 fu il tempo di un entusiasmante inserimento nella Chiesa brasiliana: prima nello Stato di Rio Grande do Sul, nelle Diocesi di Passo Fundo e di Frederico Wesphalen, e successivamente nello Stato del Mato Grosso del Nord, nelle Diocesi di Barra do Garças e di Guiratinga ed ultimamente nello Stato del Paraná, nella Diocesi di Cascavel. In tutte queste giovani comunità (3 nell’Uruguay e 7 nel Brasile) l’impegno apostolico delle Orsoline è quello diretto alla formazione umana e cristiana della gioventù dei bairos e dei barrios poveri, nelle parrocchie e cappelle, nelle scuole e nei gruppi giovanili. Anche qui la passione educativa e lo zelo per il Regno di Dio distingue l’Orsolina. Con il suo tipico stile di vita semplice, umile e gioioso si è inserita in questo mondo latino-americano, solida delle sue radici carismatiche, aperta e disponibile ad essere parte integrante di questa cultura. Infine, in questi ultimi anni (1992), la Congregazione, guidata da quel «filo misterioso» della Provvidenza di Dio, che già aveva guidato don Agostini, iniziò la sua opera educativa in Paraguay, nella Diocesi di Juan Bautista e in Burkina Faso, nella Diocesi di Bobo Dioulasso… e dove, un giorno, lo Spirito ci condurrà. Realtà di notevole importanza, decisiva per la vitalità del carisma e della missione apostolica che lo esprime, fu, in ogni Paese, l’arrivo graduale e progressivo di giovani a far parte della nostra Famiglia Religiosa. E, se la presenza di alcune sorelle italiane garantisce la continuità con le «radici storiche» della Congregazione, la presenza delle sorelle malgasce, uruguaiane, brasiliane, paraguaiane… garantisce l’arduo processo di inculturazione del carisma. Le giovani infatti che attualmente si trovano nei rispettivi Noviziati (Italia, Madagascar, Brasile, Uruguay) sono impegnate a formarsi per essere «solide» religiose Orsoline.


 


 


La miracolosa guarigione di una suora dovuta alla sua intercessione


ROLANDO ZERA


Il Decreto approvato dal Santo Padre riconosce che, grazie all’intercessione di questo Parroco, il Signore ha concesso a Suor Pierina Scarmignan, attuale Superiora Generale delle Suore Orsoline F.M.I. l’inestimabile dono del miracolo. Nell’autunno 1983, la Suora, allora missionaria in Madagascar, era stata colpita da grave patologia cerebrale: una «ipertensione endocranica molto grave con manifestazioni neurologiche che richiedevano un intervento chirurgico urgente», come fu diagnosticato dai medici di Antananarivo. Dietro loro suggerimento Suor M. Pierina rientrò in Italia il 1° gennaio 1984 e, subito, venne ricoverata nel reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale di Borgo Trento in Verona. Due TAC del cranio, eseguite rispettivamente il 4 e il 13 gennaio, confermarono la gravità della patologia al neurochirurgo che si dichiarò disponibile ad un immediato intervento al cervello.


La notizia si diffuse immediatamente nella Congregazione e il 14 gennaio le Suore Orsoline tutte iniziarono una Novena per chiedere al Venerabile don Zefirino Agostini, loro Fondatore, di intercedere presso Dio la guarigione della Consorella. Il 23 gennaio, al termine della Novena, gli esami clinici preparatori dell’intervento chirurgico, programmato per il giorno successivo, accertarono la scomparsa di ogni traccia del male. Suor Pierina era perfettamente guarita, tanto che, dopo alcuni mesi di doverosa convalescenza, l’8 novembre ritornò alla sua missione in Madagascar, dove rimase fino al 1989 quando, eletta consigliera generale, rientrò in Italia, dove le fu affidato anche l’incarico di maestra delle novizie. Nel frattempo aveva termine il processo canonico per il riconoscimento delle virtù eroiche del fondatore; processo che, iniziato in diocesi di Verona nel 1966, si concluse a Roma, quando, il 22 gennaio 1991, in Vaticano, il relativo decreto fu proclamato alla presenza del Santo Padre. Fra le numerose grazie attribuite all’intercessione del Fondatore, si rivolse allora l’attenzione alla guarigione di Suor M. Pierina.


Su di essa, nel 1992 fu istruito a Verona regolare processo Apostolico allo scopo di raccogliere la prova testimoniale, documentale e peritale del presunto miracolo. Trasmessi a Roma, gli Atti processuali furono attentamente vagliati dalla speciale Consulta medica che, riunitasi in Vaticano il 24 aprile del 1997, giunse alla seguente conclusione: «La guarigione rapida, completa e duratura, di Suor Pierina Scarmignan, da processo espansivo endocranico a localizzazione parietale destra, causa di grave ed acuta ipertensione endocranica con modalità non spiegabile scientificamente». Circa un anno dopo lo speciale congresso dei teologi consultori e la congregazione plenaria dei Cardinali, rispettivamente il 23 gennaio e il 1° aprile 1998, riconoscevano miracolosa la guarigione, operata da Dio per l’intercessione del Venerabile Servo di Dio Zefirino Agostini.


 


 


Il valore comunitario della testimonianza


CLEMENTE MICHELONI


La Suora Orsolina, per la sua specifica missione, è abilitata ad aiutare le giovani a superare le difficoltà che si oppongono alla crescita umana e cristiana. Uno degli aspetti più significativi ed urgenti della formazione delle giovani sembra essere quello dell’educazione al discernimento che permette scelte libere di fronte alle proposte guidate e martellate dai mass media o proposte dalla forza del gruppo.


Il Venerabile Fondatore direbbe di non agire mai «per capriccio; ma di affidarsi a Dio, che non farà mai mancare la sua luce e la sua forza, se invocato umilmente. Il Venerabile Fondatore, a cui premeva formare la mente ed il cuore della gioventù, sollecitava a «dirozzare le menti» e ad «educare a virtù il cuore» (Scr. p. 209), convinto che la cultura è veicolo e strumento per la formazione integrale. Così la scuola ha sempre avuto nella Congregazione una funzione educativa ed evangelizzante. E ancora oggi, dovunque arriva la missionaria Orsolina, appena è possibile, sorge una scuola, quale mezzo efficace per evangelizzare ed elevare la qualità della vita dei giovani e quindi della comunità. Il Fondatore, Don Agostini, aggiunge alla intuizione mericiana, il valore comunitario della testimonianza e della missione compiuta insieme.


La missione apostolica avrà maggior efficacia se compiuta con la forza che viene dalla carità fraterna. «Ciascuna di voi, sposa di Gesù Cristo, ha per Compagne altrettante spose di Cristo e perciò dovete stimarvi ed amarvi come Sorelle; (…) la carità fraterna deve essere il vincolo che vi unisce ed il segnale che vi distingue» (Sc r. p. 10). C’è bisogno di veder realizzata una vita di vera comunione fraterna, proprio oggi, mentre i rapporti umani si fanno sempre più difficili e problematici, soprattutto quando non sono sostenuti dai valori e dalle virtù cristiane.


La missione richiede capacità di paziente amore: «Dalla croce Gesù esclamò: “Ho sete”: Egli aveva sete delle anime. Per questo nel Vangelo lo vediamo tutto intento ad aiutare, a istruire, a perdonare. Ai suoi Apostoli dice: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi… andate, insegnate”. Sorelle, Cristo ha chiamato anche voi a questo fine e da ciò vuole conoscere il vostro amore e vi dice: “se mi amate, non dirò digiunate, flagellatevi, ma salvatemi anime» (Cfr Sc r. p. 114). «Un bicchiere di acqua fresca non perde la sua mercede. Quale mercede santificare, preservare salvare anime per il Signore, che la stima la più preziosa di tutte le sue opere. La grazia di Gesù Cristo vi aiuti, o Sorelle, ad essere tutte, tutte infiammate dal fuoco di sì beato zelo» (Scr. p. 115).


S. Angela Merici aveva promesso alle sue figlie che il seme gettato per ispirazione dello Spirito Santo avrebbe conservato una perenne fecondità: «La Regola è stata piantata dalla santa sua mano ed Egli, il Signore, non abbandonerà la Compagnia finché il mondo durerà». Lo aveva lasciato scritto nel suo Testamento (Legato XI). E il Venerabile Agostini è convinto che il Signore stesso ha voluto piantare la vigna della Congregazione, Lui stesso la guiderà e l’assisterà sempre.


La vitalità dell’intuizione mericiana è legata al progetto di Dio e alla potenza del suo Spirito; tale vitalità, le ha permesso di varcare i secoli e incarnarsi in molteplici «forme storiche», le quali, se fedeli al dono dello Spirito, conserveranno la stessa efficacia e la stessa perennità. Solo non deve mancare la fedeltà dinamica, l’adattabilità, la flessibilità nelle situazioni sempre nuove, incontrate anche dalla Congregazione Orsolina dell’Agostini nel suo diffondersi nel mondo e nel tempo. La capacità, insita nel carisma mericiano, di adattarsi ai tempi ed alle diverse realtà, rende possibile all’Orsolina offrire la novità del Vangelo sia alle giovani di diversa cultura, a cui viene inviata come missionaria, sia accogliendo con carità là dove si trova ad operare, condividendo con esse il tesoro inestimabile che alberga nel cuore: Gesù Cristo Salvatore e Sposo.