S. TOMMASO APOSTOLO (I secolo)

Fu uno dei Dodici chiamati da Gesù. E\’ ricordato soprattutto per il suo momento famoso di incredulità. Ma è ben altro che un seguace tiepido. Credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo sia. Dopo la morte del Signore esige di toccare con mano. Quando però, otto gorni dopo, Gesù viene e lo invita a controllare esclamerà: «Mio Signore e mio Dio!», come nessuno finora aveva mai fatto. Intorno al VI secolo, furono trovati nell\’India meridionale gruppi inaspettati di cristiani cui il Vangelo fu portato ai loro avi da Tommaso apostolo.

S. Tommaso è uno dei "Dodici". Il suo nome in ebraico significa didimo o gemello (Giov. 11, 16). A torto alcuni studiosi, lavorando di fantasia, hanno interpretato l\’epiteto come sinonimo di animo "duplice". Dal Nuovo Testamento non sappiamo nulla dei suoi genitori e della vita da lui condotta prima della chiamata del Signore. E il primo degli apostoli che, per così dire, entra nel Vangelo inosservato. La leggenda ha fatto di lui un architetto, l\’arte del secolo XIII gli ha messo in mano una squadra, ma secondo un cenno di S. Giovanni è certo che egli esercitò il mestiere del pescatore.
Dopo la morte di Gesù, al termine delle feste pasquali, gli apostoli erano tornati in Galilea. Nell\’attesa che il Risorto si mostrasse loro, non potevano restarsene oziosi in vista del lago di Genezareth. Una sera Simone Pietro se ne stava con Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo, cioè Giacomo e Giovanni, e due altri discepoli. Ad un certo momento egli disse loro: "Io vado a pescare". Gli risposero gli altri ad una voce: "Veniamo anche noi con te". Quella notte non presero niente, ma all\’indicazione del Signore apparso in riva al lago, gettarono la rete a destra della barca e presero 153 grossi pesci, così che non riuscivano più a tirarla a riva. (Ivi, 21, 2-6). Fu quella la seconda pesca miracolosa.
S. Giovanni l\’evangelista ci ricorda di Tommaso altri episodi da cui traspare il suo temperamento incline alla sfiducia, al pessimismo.
Mentre Gesù si trovava in Transgiordania, a circa una giornata di cammino da Betania, gli fu comunicato che Lazzaro, il fratello di Marta e Maria, era gravemente malato. Dopo due giorni il Signore manifestò ai suoi discepoli il desiderio di recarsi di nuovo in Giudea, cioè nel covo proprio dei suoi nemici. Gli apostoli pensarono subito al pericolo e glielo fecero osservare: "Rabbì, testé i Giudei cercavano di lapidarti e di nuovo vai là?". Dal momento che un altro messo gli aveva portato la notizia della morte del suo amico Lazzaro, perché recarsi a Befania, nei dintorni di Gerusalemme, a portata di mano degli invidiosi sommi sacerdoti e degli astiosi farisei? Il Maestro divino appariva irremovibile nell\’idea del viaggio: bisognava seguirlo anche a costo di non tornare più indietro.
Tommaso fece opera di persuasione tra i suoi colleghi, mettendo però ben in mostra la sua sfiducia riguardo all\’esito finale del viaggio: "Rechiamoci anche noi a morire insieme a lui". (Giov. 11, 16). Le sue previsioni non solo non si avverarono, ma ebbe modo di vedere "la gloria di Dio" assistendo alla clamorosa risurrezione di Lazzaro morto da quattro giorni.
Dopo la cena pasquale e la predizione del rinnegamento di Pietro, Gesù confortò i suoi discepoli sgomenti a causa della sua imminente separazione dicendo: "Non si turbi il vostro cuore! Credete in Dio e credete in me.
Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore. Se non fosse così, ve l\’avrei detto; perché io vado a preparare un posto per voi. E quando sarò partito e avrò preparato un posto per voi, verrò di nuovo e vi prenderò con me, affinchè dove sono io siate anche voi, e del luogo dove io vado, sapete la via". Gli disse Tommaso, melanconico, a nome anche dei compagni: "Signore, noi non sappiamo dove vai; e come possiamo conoscere la via?". Gesù gli rispose: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo mio. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre mio. Fin d\’ora lo conoscete e l\’avete visto" (Gv. 14, 1-7).
Quando l\’odio dei giudei verso il Signore prese il suo irrefrenabile corso con la cattura di lui, la condanna, la crocifissione e la morte in croce tra due ladri, Tommaso rimase schiacciato dal peso della sconcertante realtà. Anche lui si accorse di aver inutilmente sognato l\’avvento di un Messia trionfante dei nemici d\’Israele e apportatore di pace e prosperità alla nazione. I modernisti hanno detto che gli apostoli, febbricitanti nell\’attesa della risurrezione, finirono col crearsene la persuasione. I fatti evangelici dimostrano fin all\’evidenza che gli apostoli non potevano nutrire la speranza della risurrezione perché non ne avevano neppure l\’idea. Appena Maria Maddalena aveva visto per prima il Signore risorto era andata a darne l\’annunzio "a quelli che erano stati con lui, afflitti e piangenti. Ma quelli, sentito che egli è vivo e che era stato visto da lei, non le credettero" (Mc. 16, 9-11). La sera stessa di Pasqua il Risorto in persona apparve in mezzo a loro, ma "allibiti e sgomenti, essi credevano di vedere uno spirito. Egli disse loro: "Perché vi turbate e i dubbi assalgono i vostri cuori? Osservate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Palpatemi e rendetevi conto che uno spirito non ha carne e ossa come invece vedete che ho io" (Lc. 24, 37-39).
Tommaso, diffidente, sfiduciato, pur avendo più degli altri bisogno di gustare la gioia della risurrezione, non era presente con loro quando venne Gesù. Appena si trovò con gli altri apostoli ed essi gli assicurarono: "Abbiamo visto il Signore" egli scrollò sdegnosamente la testa e sentenziò con cipiglio risoluto: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel posto dei chiodi e non metto la mano nel suo costato, non ci crederò". Per una settimana nessuno riuscì a scuoterlo dalla sua opinione. Agli occhi dell\’ipercritico apostolo i racconti delle donne erano "futili chiacchiere". Che fede poteva meritare la stessa Maddalena dal momento che da lei erano usciti sette demoni?
Otto giorni dopo gli apostoli stavano di nuovo in casa, ma questa volta c\’era anche con loro l\’incredulo collega. Venne Gesù, a porte chiuse, si presentò nel mezzo e disse: "Pace a voi!". Poi, senza preamboli ordinò a Tommaso: "Porgi qua il tuo dito: ecco le mie mani! Porgi qua la tua mano e mettila nel mio costato! E non essere incredulo, ma credente!". Non sappiamo se l\’apostolo abbia fisicamente toccato il corpo del Risorto. Una cosa è certa che il suo positivismo crollò in un baleno, onde confuso e umiliato balbettò: "Signore mio e Dio mio!". E Gesù amorevolmente lo rimproverò: "Perché mi hai visto, hai creduto? Beati quelli che non vedranno e crederanno" (Giov. 20, 26-29).
Dopo la Pentecoste anche Tommaso diventò pellegrino del mondo. Secondo una tradizione abbastanza concorde predicò il Vangelo ai parti, ai persiani e poi agli indiani. Avanzatesi sempre più verso oriente, sarebbe stato ucciso a colpi di lancia, per ordine del re Misdai, a Calamina, nei pressi forse di Mailapur. I cosiddetti cristiani di S. Tommaso della costa del Malabar, nella parte sud-occidentale dell\’India, fanno risalire la propria evangelizzazione a questo apostolo. La cosa non è storicamente provata. Le presunte reliquie di S. Tommaso sono conservate dal 1258 a Ortona (Chieti), sull\’Adriatico.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 7, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 22-24
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