S. RAIMONDO DI PENAFORT (1175-1275)

Predicatore zelante, lavorò indefessamente per la repressione dell’eresia nella Spagna e nella Catalogna, coadiuvato da Giacomo I il quale ricorreva sovente al suo ministero e al suo consiglio. Un giorno volle che il Santo lo accompagnasse nell’isola di Maiorca, dove si erano rifugiati i giudei cacciati dal continente. Trattandosi della salvezza delle anime Raimondo non seppe dire di no, ma appena si accorse di una tresca del Re, egli lo riprese con franchezza. Non essendosi il sovrano emendato, Raimondo decise di ritornarsene a Barcellona, parendogli una complicità la sua permanenza a corte. Avendo Giacomo I proibito a tutte le navi di prenderlo a bordo, egli stese il suo mantello sul mare, vi salì sopra, e in sei ore percorse le 160 miglia che lo separavano dal suo convento nel quale entrò a porte chiuse.

7 gennaio

Questo Santo domenicano nacque verso il 1175 dalla nobile famiglia di Penafort, che a Villa Fianca di Penadés, presso Barcellona (Catalogna), possedeva una fortezza. Scarse sono le notizie che abbiamo della sua infanzia e giovinezza. È certo, tuttavia, che trasse tanto profitto dagli studi fatti nella scuola della cattedrale, che meritò di essere incaricato dal vescovo di insegnare in essa gratuitamente la retorica e la logica.
Con grande rammarico dei suoi alunni nel 1210 Raimondo volle recarsi a piedi all’università di Bologna per studiarvi il diritto. A Briançon si fermò alcuni giorni per costatare con i suoi occhi un miracolo, che Nostra Signora di Delbeza aveva operato a favore di un giovane al quale i briganti avevano forato gli occhi e tagliate le mani. Il Santo rimase a Bologna sei anni, durante i quali fece conoscenza con uomini celebri, quali Sinibaldo Fieschi, futuro Innocenzo IV, i canonisti Accursio, Tancredi e Roffredo, Pier delle Vigne, futuro primo ministro di Federico II.
Nel 1216 il Santo fu promosso dottore in diritto con la licenza di insegnare dovunque. Incominciò ad esercitare la sua professione a Bologna stessa insegnando diritto soprattutto ai nobili e ai letterati. Siccome non esigeva nessuna remunerazione da parte degli studenti, l’amministrazione cittadina gli accordò uno stipendio annuale.
Nel 1218 Berengario IV di Palali, vescovo di Barcellona, dopo un pellegrinaggio a Roma era giunto a Bologna per chiedere a S. Domenico qualche Frate Predicatore per una fondazione nella sua diocesi. Avendo udito tessere i più grandi elogi di Raimondo, egli concepì l’idea di farne un professore del seminario che intendeva fondare per l’educazione del suo clero, conforme ai decreti del IV Concilio del Laterano. Raimondo accettò l’offerta soltanto dopo lunghe e mature riflessioni. Segui a Viterbo il vescovo il quale alla corte di Onorio III, incontrò S. Domenico da cui ottenne il personale necessario per la fondazione di un convento.
Appena giunse a Barcellona, Raimondo inaugurò il nuovo genere di vita aumentando le elargizioni ai poveri, che chiamava suoi creditori. Ben presto il vescovo lo elesse canonico della cattedrale e prevosto del capitolo, cariche nelle quali rifulse per dottrina, zelo, integrità di vita, dolcezza di modi, e una singolare devozione alla Madre di Dio. Le sue aspirazioni, tuttavia, erano per la vita religiosa. Nel 1222, a quarantasette anni, chiese di essere ammesso nel convento che i Domenicani avevano fondato. Per scontare le colpe commesse nel mondo, supplicò i superiori che gli imponessero una penitenza speciale. Gli fu ordinato di scrivere per i confessori una Somma dei casi di coscienza, l’opera più celebre che sia uscita dalla sua penna, universalmente conosciuta sotto il titolo di Summa de Poenitentia.
All’inizio della sua vita religiosa, S. Raimondo ebbe larga parte nel consolidamento dell’Ordine di Maria SS. della Mercede, fondato nel 1218 come confraternita da S. Pietro Nolasco, suo penitente. Dopo un suo caloroso discorso nella cattedrale di Barcellona, il Vescovo rivestì il 10-8-1223 il fondatore e i suoi primi compagni dell’abito bianco e dello scapolare, alla presenza di Giacomo I, Re d’Aragona. Per l’Ordine, che si dedicava alla redenzione degli schiavi, S. Raimondo compilò gran parte delle costituzioni, di cui nel febbraio 1235 ottenne da Gregorio IX l’approvazione definitiva.
Più gravi e importanti funzioni il Santo svolse al seguito del Cardinal Giovanni d’Abbeville, legato della S. Sede in Spagna, per la predicazione della crociata contro i Mori, la visita alle chiese, e la dichiarazione di nullità del matrimonio contratto da Giacomo I con Eleonora di Castiglia. A Raimondo toccò percorrere le città e i villaggi, onde preparare il popolo a ricevere degnamente il Cardinale, e guadagnare le indulgenze annesse a quella visita. Inoltre cooperò con lui molto attivamente agli atti più importanti compiuti durante quella legazione.
Il Cardinale, di ritorno a Roma, parlò dello zelo instancabile del Santo domenicano, motivo per cui il 28-11-1229 Gregorio IX lo incaricò di predicare nelle provincie francesi di Arles e di Narbonne a favore della spedizione in Maiorca, intrapresa contro i Mori dal Rè Giacomo I d’Aragona. L’anno successivo lo chiamò a Roma presso la corte papale, e lo scelse come confessore. In seguito lo volle fare suo cappellano e penitenziere. In quel tempo S. Raimondo prese parte attiva all’introduzione dell’Inquisizione in Aragona. Essendo rimasto vacante l’arcivescovado di Tarragona, il Papa lo sollecitò ad accettarlo. Il Santo, non sentendosi inclinato alla vita pastorale e rifuggendo da qualsiasi onore, lo rifiutò energicamente. Al pensiero dell’episcopato per tre giorni era stato assalito da una febbre continua. Gregorio IX lo incaricò allora di fare una nuova raccolta autentica di tutte le Decretali e decisioni pontificie, destinate a sostituire le molteplici collezioni già esistenti. Il lavoro, da lui condotto a termine in quattro anni, fu ufficialmente promulgato il 5-9-1234 dal Sommo Pontefice, e presentato all’università di Parigi e di Bologna. Durante la sua permanenza presso la corte pontificia, a nome del Papa, Raimondo diede numerose risposte a consultazioni giuridiche, che vanno sotto il nome di Dubitalia.
Estenuato dalle fatiche e prostrato dalla malattia, in seguito al consiglio dei medici, Raimondo fu costretto a ritornare a Barcellona (1236) dove, riacquistata la salute, riprese la sua vita di penitenza e di preghiera. Per meglio conservare il raccoglimento e l’unione con Dio, rinunziò alle funzioni di penitenziere pontificio. Ogni giorno, tranne la domenica, faceva una sola refezione e visitava tutti gli altari della chiesa. Ogni notte prendeva la disciplina. La sua orazione era quasi continua e accompagnata da molte lacrime. Celebrava con grande devozione, quotidianamente, la Messa, dopo aver fatto una minuta confessione dei propri peccati.
S. Raimondo avrebbe desiderato vivere in perpetua solitudine, e invece dovette accettare la carica di Maestro Generale alla morte del B. Giordano da Sassonia, per voto unanime del capitolo radunato a Bologna nel 1238. Geloso della regolare osservanza, redasse nuove costituzioni, che sono rimaste in vigore sostanzialmente fino alla revisione del 1914. Per due anni visitò a piedi tutte le provincie dell’Ordine, poi rassegnò le dimissioni nel 1240 per gli acciacchi propri dell’età avanzata. Ritornò felice nel convento di Barcellona, ma non vi rimase inoperoso.
Predicatore zelante, lavorò indefessamente per la repressione dell’eresia nella Spagna e nella Catalogna, coadiuvato da Giacomo I il quale ricorreva sovente al suo ministero e al suo consiglio. Un giorno volle che il Santo lo accompagnasse nell’isola di Maiorca, dove si erano rifugiati i giudei cacciati dal continente. Trattandosi della salvezza delle anime Raimondo non seppe dire di no, ma appena si accorse di una tresca del Re, egli lo riprese con franchezza. Non essendosi il sovrano emendato, Raimondo decise di ritornarsene a Barcellona, parendogli una complicità la sua permanenza a corte. Avendo Giacomo I proibito a tutte le navi di prenderlo a bordo, egli stese il suo mantello sul mare, vi salì sopra, e in sei ore percorse le 160 miglia che lo separavano dal suo convento nel quale entrò a porte chiuse.
Grande merito di Raimondo fu pure quello di aver eretto le prime scuole di lingue orientali, per una più appropriata formazione dei futuri missionari. Nel 1250 fondò e aprì a Tunisi una scuola di arabo, che diede modo ai Frati Predicatori di esercitare un più efficace apostolato presso i mori di Spagna, e gli arabi d’Africa e d’Asia. Nonostante l’opposizione di qualche confratello, quell’iniziativa ottenne l’approvazione ufficiale del Maestro Generale. A Maiorca aprì una scuola di ebraico per facilitare la conversione dei giudei, numerosi in Spagna. In quelle scuole i missionari domenicani studiarono la Summa contra Gentiles, che S. Tommaso di Aquino aveva composto in seguito alle pressanti insistenze del suo confratello spagnuolo.
Dopo una vita di abnegazione, di studio, di predicazione e di preghiera Raimondo di Penafort morì quasi centenario nel convento di Barcellona il 6-1-1275, pianto da tutti i cittadini. Ai suoi funerali si verificarono molti miracoli. Egli fu canonizzato soltanto il 29-4-1601 da Clemente VIII.

Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 1, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 117-119.
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