S. PIETRO GIULIANO EYMARD (1811-1868)

Nasce a La Mure d’Isère (diocesi di Grenoble) nel 1811 e viene ordinato sacerdote nel 1834. Nel 1851 visse un’intensa esperienza spirituale di devozione al Santissimo Sacramento nel santuario lionese di Fourvière. Da questo  la decisione di fondare, nel 1856, la Congregazione del Santissimo Sacramento. Accanto all’adorazione del Santissimo i sacerdoti della congregazione si occupano dei poveri dei quartieri periferici di Parigi e dei preti in difficoltà. L’Eucaristia è sempre al centro della predicazione. Pietro Giuliano Eymard morì nel 1868 ed entrò nel calendario romano come «Apostolo dell’Eucaristia».

L'apostolo dell'Eucaristia nacque il 4-2-1811 a La Mure (Francia), nella diocesi di Grenoble (Isère), da un fabbricante di olio di noci. Fin dall'infanzia crebbe molto pio per merito principalmente di Maria Anna, sua sorellastra e madrina di battesimo. Le scriverà nel 1841: "I miei sentimenti di figlioccio rimarranno anche nel cielo perché vi devo molto, soprattutto di avermi tenuto lontano dalle occasioni del male nella mia giovinezza". Quando fece la prima comunione (1823), egli disse a Gesù: "Io sarò sacerdote, tè lo prometto!".
Somma gioia per Giuliano era servire la Messa ed esercitare attorno a sé l'apostolato del buon esempio. Una sua coetanea ricorda: "Sovente le mie sorelle e io andavamo al frantoio a chiedergli un po' di pane di noci, e lui ci accontentava, a patto che ascoltassimo ciò che avrebbe letto e recitassimo la corona con lui. Allora, sopra il vestito macchiato d'olio, indossava una specie di cotta, si metteva al collo un cordone con crocifisso e ci diceva: "Su, non ridete, diciamo la preghiera. Poi apriva un armadio dov'erano un gran crocifisso e una statua della Madonna e ci mettevamo a pregare. Sovente, invece di leggere, predicava".
In un suo pellegrinaggio a Laus, il P. Touche, che lo confessò, intuendo la bellezza dell'anima di lui, gli disse: "Tu non sei al posto in cui Dio ti vuole; devi farti prete!". Giuliano comprò una grammatica latina e per tre anni la studiò da solo perché il padre, che in meno di cinque anni aveva perduto sette dei suoi figli, non voleva che entrasse in seminario. Persino il suo vicecurato gli era contrario. "Sei un orgoglioso, capisci? – gli disse un giorno – Vuoi farti prete contro la volontà di tuo padre e senza sapere se hai la vocazione". Giuliano non disarmò per questo e, a prezzo di duri sacrifici, riuscì a studiare un anno presso il collegio del paese natio e un anno presso il cappellano di un pio ricovero di Grenoble.
Nel 1829 gli Oblati di Maria Immacolata fondati (1816) ad Aix in Provenza dal B. Carlo de Mazenod (+1861), predicarono a La Mure un ritiro. Il superiore, P. Ippolito Guibert, futuro cardinale e arcivescovo di Parigi, conosciuta la dolorosa storia della sua vocazione, gli facilitò l'entrata nel noviziato degli Oblati a Marsiglia. A motivo della salute, però, dopo sei mesi fu costretto a ritornare in famiglia. Il medico lo dichiarò spedito per l'estremo esaurimento in cui era caduto per l'eccessiva applicazione allo studio e all'osservanza delle regole. Mentre le campane davano l'annuncio della sua agonia, Giuliano con un filo di voce mormorò: "Sì, sì, sarò sacerdote; dirò la santa Messa!". Al suo posto il Signore chiamò il padre (1831) di modo che il santo, rimessosi in salute, potè andare a terminare gli studi teologici nel seminario di Grenoble, con la raccomandazione del P. de Mazenod, incontrato per caso all'uscita di una chiesa della città.
I progressi dell'Eymard nello studio e nella pietà dovettero essere rapidi se gli fu concessa la comunione quasi quotidiana. E propose: "Per ciò che concerne la mia salute soffrirò piuttosto di fare senza il permesso qualche cosa contro la regola. Il mio stato di sofferenza lo vuole Iddio. Prenderò qualche sollievo per ubbidienza; diversamente soffrirò con pazienza e anche con gioia". Nonostante il suo spirito di disciplina l'Eymard non fu mai un muso lungo o un collo torto. Per la dolcezza e l'affabilità del temperamento tutti gli volevano bene. Appena salì l'altare (1834) il vescovo lo mandò viceparroco a Chatte dove i suoi prediletti furono i fanciulli, i peccatori, i malati e i poveri. Siccome ad essi dava quanto possedeva, i parrocchiani cominciarono a chiamarlo "il paniere bucato".
Quando l'Eymard fu nominato parroco di Monteyrand (1837), dovette comperarsi una sottana a credito, non avendo in tasca che otto soldi. La carne sulla sua tavola si vedeva soltanto la domenica, perché tutto quello che aveva lo riservava agli indigenti e al decoro della chiesa. Egli fu instancabile, come il Curato d'Ars (+1859), nel catechismo, nella predicazione, nell'amministrazione dei sacramenti. Gli uomini andavano volentieri a confessarsi da lui. "Venite di giorno, – diceva loro – venite di notte, fateci lavorare, stancateci fino ad opprimerci, dovessimo anche morirne". Ammirati di tanto zelo, i suoi fedeli dicevano: "Quello lì non è per noi! È troppo buono; non resterà a lungo". Furono profeti perché nel cuore del loro parroco non si era spenta l'antica fiamma per la vita religiosa.
Un giorno capitò a predicare a Monteynard il P. Touche il quale non faticò a persuadersi che l'Eymard era chiamato ad entrare nella Società di Maria fondata nel 1816 a Belley (Ain) dal Ven. Claudio Colin (+1875).
Nel noviziato di Lione (1839) egli divenne l'innamorato dell'Eucaristia e il beniamino della Madonna. Due volte la settimana soleva andarla a venerare nel Santuario di Fourvière. Non ebbe però molto tempo da consacrare alla contemplazione, perché il fondatore lo nominò direttore spirituale del collegio-seminario di Belley (1840), che versava in tristi condizioni. Questo ministero non quadrava con i suoi gusti. Lo prese ugualmente a cuore e con l'esempio di tutte le virtù, le esortazioni dal pulpito e dal confessionale all'amore dell'Eucaristia e di Maria SS., seppe in breve acquistarsi talmente la simpatia dei professori e degli alunni da essere chiamato da tutti "il buon Padre".
Quattro anni dopo il P. Colin lo richiamò a Lione perché occupasse la carica di Provinciale e quindi di Assistente e Visitatore generale. Il P. Eymard si affrettò a salire al santuario di Fourvière per confidare a Maria la sua angoscia. Egli non aveva che trentatré anni e si sentiva vergognato di occupare il primo posto dopo il Superiore Generale. Negli anni che rimase a Lione bruciò dal desiderio di trarre anime a Dio. L'arcivescovo gli affidò delicate missioni presso le comunità religiose perché aveva il dono di pacificare i cuori. Tanti sacerdoti, superiori, letterati e ufficiali ricercarono la sua direzione. Beneficiarono dei suoi consigli Paolina Jaricot (+1862), fondatrice dell'Opera della Propagazione della Fede e l'umile operaia Margherita Guillot, più tardi sua collaboratrice nella fondazione delle Ancelle del SS. Sacramento.
L'attività dell'Eymard si concentrò soprattutto sul Terz'Ordine di Maria, istituto dal P. Colin, che richiamò a nuova vita con la predicazione frequente e la direzione individuale. Nel suo primo viaggio a Parigi (1849) conobbe l'ebreo convertito Ermanno Cohen, iniziatore dell'Adorazione Notturna e il capitano di fregata Raimondo di Cuers, più tardi suo collaboratore nella fondazione dei Sacerdoti del SS. Sacramento. Anche a Lione anime elette si riunirono attorno all'Eymard per la medesima opera. Un po' per volta egli andava così scoprendo la sua vera vocazione.
Il 2-2-1851, a Fourvière, Maria SS. gli si mostrò vestita di bianco e gli disse che voleva che si dedicasse a fare onorare il suo divin Figlio nel mistero dell'Eucaristia con l'istituzione di una famiglia religiosa. Trascorsero però cinque anni dalla realizzazione di quel disegno perché egli fu nominato superiore della casa di La Seine-sur-Mer a Tolone, che in quel tempo attraversava una crisi assai grave. A prezzo di grandi sacrifici e di penosi sforzi in tutti i momenti della giornata riuscì a trasformare il collegio nel migliore istituto di educazione della Provenza.
Essendo riapparsa in lui, nella tensione quotidiana, un'antica emicrania, il P. Favre, nuovo superiore generale, lo richiamò a Lione perché assumesse di nuovo la direzione del Terz'Ordine di Maria.
Il giorno del patrocinio di San Giuseppe del 1853 il santo aveva avuto un colloquio intimo con il Signore. "Egli mi domandò il sacrificio della mia vocazione. Dissi di sì a tutto e feci voto di dedicarmi fino alla morte a fondare una Congregazione di adoratori. Promisi a Dio che niente mi avrebbe trattenuto, avessi anche dovuto mangiar pietre e morire all'ospedale. Soprattutto domandai a Dio di lavorare in quest'opera senza umani conforti". Ne parlò con il P. Colin che così gli rispose: "Il pensiero è buono; credo che venga da Dio. Pregate, morite a voi stesso e forse un giorno Dio ne trarrà la sua gloria". Prima di riuscire nella sua missione ebbe molto a soffrire. Il P. Favre, per non perdere un religioso di tanto valore, cercò d'indirizzarlo prima verso il Terz'Ordine maschile della Riparazione dipendente dalla Congregazione, poi lo mise nella dura alternativa di rinunciare alla sua fondazione o di lasciare la Società di Maria.
Pio IX, fatto interpellare dall'Eymard, riconobbe che quell'Opera Eucaristica veniva da Dio. Anche il santo Curato d'Ars lo aveva incoraggiato in quell'impresa. Perciò, dopo dodici giorni di ritiro, a costo di esporsi al disprezzo, alla povertà, alla crocifissione, chiese la dispensa dai voti e si trasferì con Raimondo Cuers, ordinato sacerdote da Mons. de Mazenod, arcivescovo di Marsiglia, a Parigi, in uno stabile dell'arcivescovado abitato dalla comunità del Sacro Cuore di Maria in via di estinzione. Monsignor Domenico Sibour, arcivescovo della città, lo protesse perché si proponeva di occuparsi, oltre che dell'adorazione perpetua del SS. Sacramento, anche delle prime comunioni tardive. L'opera cominciò dalla povertà più squallida di denaro e di persone. Nei primi tempi visse della carità delle Suore di San Tommaso da Villanova, abitanti nello stesso sobborgo di San Giacomo. Le vocazioni venivano e andavano. Come credere voluta da Dio un'opera che Dio non benediceva mandando vocazioni? Lo stesso primo compagno dell'Eymard ebbe una crisi di scoraggiamento. L'assassinio di Mons. Sibour (+1857) privò l'opera nascente del suo sostenitore. In mezzo a tutte queste angosce il fondatore conservò la serenità e la fiducia in Dio. Diceva: "A noi non tocca suscitare delle vocazioni, ma riceverle dalla bontà divina. Chi invita è il Re e non il servo. Abbiamo la gioia di aver sempre con noi Gesù: che cosa ci potrebbe rendere più felici?".
I suoi confratelli continuavano a rimproverargli la diserzione? Alcuni suoi sacerdoti dicevano male dell'istituzione? Il santo si limitava a rispondere: "Dio non ha bisogno di alcuno… e quanto a noi, ci vuoi liberi da ogni influenza, protezione e direziono estranea. Fino a che serviremo bene nostro Signore, non temiamo di nulla. Tutto questo lavorio di depurazione, di diserzione, di abbandono delle creature è la più grande delle grazie. Ne ringrazio sempre il buon maestro, e oso dire che ne pavento la cessazione; la croce vai più del Tabor". A poco a poco la sua fondazione si affermò. Il P. Cohen, gli portò dopo un anno una rilevante donazione di una carmelitana, che lo mise in condizione di comperarsi una casa in cui dedicarsi al suo specifico apostolato. Il P. Eymard sentiva difatti il bisogno di appiccare il fuoco dell'amore eucaristico al mondo intero. È per questo che si diede alla predicazione specialmente dopo la fondazione della casa di Marsiglia (1859), di Angers ( 1862) e di Bruxelles (1866).
Il santo si preparava alle prediche durante l'adorazione che abitualmente faceva da mezzogiorno all'una. "Là faccio la pasta – diceva familiarmente – e questa si cuoce nel forno eucaristico". Gran predicatore egli non fu mai, tuttavia esercitò una seduzione sul suo uditorio perché nel parlare era originale, incisivo e dava a vedere di essere "un uomo che pregava ad alta voce". Dovunque andava gli correvano dietro. Lo ricercavano nel confessionale perché leggeva nelle coscienze, in parlatorio perché sapeva consolare, per la strada perché aiutava i poveri. Uno arrivava quando l'altro non era ancora andato via. "Che fare?" Si chiedeva il santo. "Piantarli su due piedi? Non ho coraggio. Talora dico a me stesso: che vita! Se non lo faccio per il Signore sono proprio pazzo".
Oltre alla fondazione dei Sacerdoti del SS. Sacramento, approvati da Pio IX nel 1862, le costituzioni dei quali (1864) gli costarono "lacrime e sangue", il P. Eymard fondò pure l'aggregazione del SS. Sacramento per i laici, l'associazione dei sacerdoti adoratori, diffuse la devozione a Nostra Signora del SS. Sacramento e sostenne Emilia Tamisier nella fondazione dell'Opera dei Congressi Eucaristici. Nel 1864 iniziò ad Angers la famiglia religiosa delle Ancelle del SS. Sacramento, coadiuvato dalla sua figlia spirituale, Margherita Guillot, che ne fu la prima superiora.
L'Eymard lasciò alcune opere di pietà tra cui l'Eucaristia in 5 volumi. Prima di morire assaporò oltre le preoccupazioni e le perdite di denaro, gli scacchi, le contraddizioni, la sfiducia di alcuni suoi figli, anche l'abbandono del P. Cuers, che aveva avuto con lui più di un motivo di dissenso, cui si aggiunse l'apparente abbandono di Dio. Sotto la croce si sentì schiacciato, travolto, annientato. Ma dinanzi ad ogni prova, egli concludeva: "Ebbene, Dio mio, eccomi con Gesù nell'Orto degli Ulivi. Volete che tutti mi abbandonino, che tutti mi rinneghino? Che nessuno più mi riconosca, ch'io sia un peso, un ingombro, un'umiliazione? Eccomi, Signore, bruciate, tagliate, spogliate, umiliate. Datemi, oggi, il solo vostro amore e la grazia vostra, e domani la croce e la mancanza di tutto, alla sola condizione ch'io rimanga sgabello di Voi nell'ostia santa".
L'Eymard morì di gotta e meningite a La Mure, dov'era andato per riposarsi, il 1-8-1868. Pio XI lo beatificò il 12-7-1925 e Giovanni XXIII lo canonizzò il 9-12-1962. Le reliquie del santo, otto anni dopo la morte, furono traslate a Parigi nella Chiesa del Corpus Christi.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 8, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 16-22
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