S. GIUSEPPE MARIA RUBIO Y PERALTA (1864-1929)

Nacque in Dalias (Almeria) nel 1864, ed entrò nella Compagnia di Gesù nel 1906. I suoi pilastri furono il sacramento della riconciliazione; la predicazione del Vangelo in maniera molto semplice. Inoltre ebbe grande attenzione spirituale e materiale per i quartieri più poveri di Madrid. Morì nel 1929 ed è stato canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 4 maggio 2003.

Questo Beato, sacerdote professo della Compagnia di Gesù, chiamato l\’Apostolo di Madrid dai suoi contemporanei, nacque nel villaggio di Dalias (Almeria), nell\’Andalusia, il 22-7-1864, primogenito dei 13 figli che Rublo Maldonado, benestante agricoltore, ebbe da Maria Peralta Góngora. Nello stesso giorno fu battezzato in parrocchia con i nomi di Giuseppe Maria, Eugenio, Francesco, Serafino e Trinità.
In famiglia il Beato imparò presto a pregare. Difatti ogni sera i genitori erano soliti recitare con i figli il rosario. Al termine degli studi elementari compiuti nella scuola comunale, un suo zio, Giuseppe M. Rublo Cuenca, canonico di Almeria, nel 1875 lo prese in casa con sé e gli fece iniziare gli studi secondari in un pubblico Istituto. L\’anno seguente, avendo notato nel nipote inclinazione per la vita sacerdotale, lo fece entrare prima nel seminario di Almeria per lo studio del latino e della filosofia, poi, nel 1879 in quello di Granada perché, mentre insegnava latino e altre materie, studiasse teologia e diritto canonico. Alla fine degli anni scolastici ottenne sempre voti brillanti. Per i compagni fu quindi un modello di disciplina e di applicazione nello studio. Da loro si faceva rispettare e amare anche per la mitezza e l\’umiltà.
In seminario il Beato strinse amicizia con i migliori compagni allo scopo di esercitarsi di più nella pietà. I componenti del gruppo venivano chiamati dagli altri, con una punta d\’ironia, "i fratellini" perché stavano sempre assieme. Uno di loro aveva la chiave del gabinetto di fisica. Giuseppe Maria ogni tanto gliela chiedeva, specialmente in quaresima, per andare là a pregare e a darsi la disciplina. Un giorno cadde malato. Allora, uno dei suoi professori di teologia, il canonico della cattedrale, Gioacchino Torres Asensio, che lo prediligeva, lo ospitò nella propria casa e cominciò a esercitare su di lui una specie di tutela. Quando si trasferì per altre incombenze a Madrid, nel 1885, lo condusse con sé e lo iscrisse al 5° anno di teologia nel seminario della capitale, dove il 24-9-1887 fu ordinato sacerdote e mandato come coadiutore a Chinchón; nel 1889 fu nominato economo di Estremera; nel 1890 professore in seminario di matematica e latino; nel 1893 cappellano delle Suore Bernardino del SS. Sacramento; nel 1902 confessore ordinario delle Suore Riparatrici; nel 1904 esaminatore sinodale e notaio di curia. Nei paesi in cui esercitò la cura d\’anime lasciò di sé un ottimo ricordo per la carità esercitata verso gli indigenti. Per sovvenire alle loro necessità contrasse persino piccoli debiti. Nel tempo libero si dedicò con frutto alle confessioni, alla catechesi e alla predicazione delle missioni nei sobborghi della città. Nel 1904 andò in pellegrinaggio in Terra Santa con 50 sacerdoti e 500 fedeli di cui lasciò per scritto alcune "Note". Al ritorno, di passaggio a Roma, furono ricevuti tutti in udienza da S. Pio X (+1914).
Fin da bambino il Beato si era sentito spinto a farsi religioso, e da giovane a entrare nella Compagnia di Gesù, ma non poté mandare a effetto il suo disegno finché non morì il suo inseparabile amico e generoso benefattore (+1906). L\’11-10-1906 entrò finalmente nel noviziato di Granada, diretto dal P. Giuseppe Valera che, fino alla morte, sarebbe stato la sua guida spirituale. Dopo la professione religiosa il P. Rubio rimase ancora a Granada, dove si dedicò al ministero della predicazione e degli esercizi spirituali. Nell\’estate del 1909 fu trasferito a Siviglia, dove esercitò le cariche di Direttore dell\’Apostolato della Preghiera, della Congregazione Riparatrice militare, delle Congregazioni di S. Luigi Gonzaga e S. Giovanni Berchmans e degli Esercizi Spirituali. Alle cinque del mattino, avendo già fatto la meditazione, scendeva in chiesa, celebrava la Messa, si metteva in confessionale e vi rimaneva per buona parte della mattinata. Dedicava il resto della giornata a visitare i malati, carcerati e a predicare ritiri ed esercizi spirituali a comunità religiose. Nel 1910 fu mandato a Manresa (Barcellona) per il terzo anno di probazione. Vicino al luogo in cui S. Ignazio di Loyola si sentì ispirato a comporre Gli Esercizi Spirituali rinnovò il fermo proposito di agire sempre e dovunque per la maggior gloria di Dio.
Nel 1911 il Beato fu destinato alla Residenza di Madrid dove, fino alla morte, svolse con successo una prodigiosa attività nonostante la sua delicata salute. I superiori lo incaricarono nel 1912 di confessare nella Chiesa dell\’Ordine, di fare la catechesi alle signore che si radunavano il lunedì nel convento delle Suore Riparatrici, di dirigere gli iscritti all\’Arciconfraternita della Guardia d\’Onore del S. Cuore, di presiedere il sodalizio di Gesù Bambino per la catechesi ai fanciulli e di occuparsi delle Scuole Domenicali istituite per la formazione spirituale delle domestiche e delle operaie. Nel 1913 fu incaricato delle visite agli ospedali e alle carceri; nel 1914 fu eletto Direttore dell\’Associazione detta delle "Marie dei Tabernacoli"; nel 1919 fu nominato presidente della Confraternita "L\’Ora Santa", esortatore domestico e quindi predicatore dei ritiri ed esercizi spirituali; nel 1924 fu eletto consigliere del Patronato degli Infermi e nel 1926 direttore dell\’Apostolato della Preghiera. Gli ultimi 18 anni di vita del Beato furono perciò trascorsi a tempo pieno nel ministero della predicazione e della dirczione spirituale, della catechesi e del soccorso spirituale e materiale ai poveri.
Dopo la celebrazione della Messa alla quale, i fedeli, attratti dalla sua profonda devozione, accorrevano numerosi, il P. Rublo se ne stava raccolto nel confessionale di continuo assediato da penitenti. Ne usciva verso le 11 per visitare malati o per altre opere di apostolato come la direzione spirituale delle Dame Apostoliche del S. Cuore, di recente fondate da Donna Luz Rodriguez Casanova, o di altri Istituti religiosi.
Alto, ben formato, poveramente vestito, camminava per la via frettoloso, con gli occhi bassi e intento alla recita del rosario. Appena i poveri lo scorgevano gli si stringevano attorno perché erano certi di essere da lui soccorsi con le elemosine che i suoi penitenti o pie persone generosamente gli facevano. Nel pomeriggio ritornava al suo confessionale e vi rimaneva talora fino a tarda notte. Mattina e sera la residenza dei Gesuiti era anche piena di gente che voleva parlare con il Beato per un consiglio, per un aiuto. Egli riceveva tutti con grande bontà in una stanzetta attigua al parlatorio e rimandava ognuno a casa consolato. A Madrid P. Rubio diffuse con tanto zelo la devozione al S. Cuore di Gesù che i fedeli lo proclamarono ben presto suo "apostolo".
Nelle prediche e nelle conversazioni coglieva tutte le occasioni per parlarne e proclamarlo "calamità della sua anima". Per spingere i madrileni a venerarlo e a imitarlo si servì soprattutto dell\’Associazione della Guardia d\’Onore e della consacrazione delle famiglie al S. Cuore di Gesù. A causa della sua umiltà, all\’inizio se ne occupò con una certa timidezza. Alla fine dell\’anno però era già riuscito a darle una perfetta organizzazione con sezioni per tutte le categorie sociali, persino per i bambini che si videro onorati con l\’ammissione alla loro associazione dei figli del re Alfonso XIII (+1941). I membri ordinari ricevevano dal direttore una formazione comune con le pratiche dei Primi Venerdì, delle Prime Domeniche e delle famose Ore Sante. Una formazione particolare era riservata a coloro che più attivamente collaboravano alla diffusione della devozione. Ad essi faceva compiere pratiche speciali nel collegio di Chamartin. Per gli uomini i ritiri mensili e gli esercizi spirituali annui erano chiusi. In tali occasioni le chiese erano sempre piene benché il beato fosse tutt\’altro che un buon oratore, dicesse sempre le stesse cose e generalmente molto comuni. La gente gli andava dietro perché si sentiva soggiogata dalla straordinaria unzione con cui predicava. Egli stesso se ne meravigliava. Difatti a una sua figlia spirituale disse più volte: "Io non so come mai venga tanta gente ad ascoltarmi".
Il primo frutto ricavato dalla formazione degli Associati alla Guardia d\’Onore, che raggiunsero presto il numero di 5.000, fu la solenne celebrazione della novena e della festa del S. Cuore di Gesù nella chiesa dei Padri Gesuiti. In quell\’occasione in un solo giorno furono distribuite 4000 comunioni. Tra le principali attività degli associati figuravano le regolarizzazioni dei matrimoni, la promozione delle scuole catechetiche domenicali, il soccorso spirituale e materiale ai bisognosi, la costruzione di chiese e di scuole e la consacrazione dei bambini e delle famiglie al S. Cuore di Gesù. Prima di morire l\’apostolo di Madrid riuscirà a intronizzarne l\’immagine in oltre 1000 case della capitale, non escluse quelle più povere del sobborgo La Ventilla dove molto sovente si recava per catechizzare i ragazzi, visitare gli infermi e portare gli aiuti che i suoi figli spirituali gli facevano avere. Quando non poteva recarsi personalmente a soccorrerli mandava delle donne di sua fiducia che chiamava le sue "elemosiniere".
P. Rubio trascorreva il tempo di cui poteva disporre standosene inginocchiato davanti al tabernacolo. A un confratello che un giorno gli confidava le difficoltà che provava nel fare orazione dichiarò: "Io entro in preghiera con una facilità straordinaria". Poiché lavorava troppo e di notte dormiva poco fu talora visto sonnecchiare. Appena se ne accorgeva, riprendeva ad adorare Gesù sacramentato con maggior fervore. Nelle prediche che continuamente faceva non si stancava di inculcare ai fedeli la comunione frequente, la visita a Gesù sacramentato e la riparazione alle offese che i cattivi fanno al suo cuore adorabile.
Spinto da questo amore per l\’Eucaristia sviluppò l\’Associazione detta delle "Marie dei Tabernacoli", avente lo scopo di fomentare nelle associate la devozione al SS. Sacramento e la preoccupazione perché gli altari, i tabernacoli e gli arredi delle chiese povere fossero degni di ospitarlo. Le associate sotto la guida del beato raggiunsero il numero di 6000. Esse si presero cura di 230 villaggi. In occasione delle missioni popolari o del precetto pasquale vi andavano a fare il catechismo.
Verso la fine della vita al Beato non mancarono vessazioni da parte di un superiore forse invidioso dei suoi successi. Per due anni fu persino allontanato dalla direzione delle "Marie dei Tabernacoli". Non se ne lagnò. Detestava le lodi. Quando se le sentiva rivolgere molto umilmente faceva notare che non erano dovute a lui, ma "alla fascia che portava" cioè alla Compagnia di Gesù. Come direttore della Guardia d\’Onore pubblicò un Bollettino per una maggiore diffusione della devozione al S. Cuore nelle famiglie. Poiché faceva concorrenza ad altre riviste, i superiori gli imposero di sospenderlo. A chi gli suggeriva di fare il contrario rispose: "E\’ un ordine superiore e io sono figlio dell\’obbedienza".
Il Beato concluse molto rapidamente la sua esistenza a causa di una angina pectoris. Sfinito dalle fatiche e dal male chiese di potersi raccogliere in spirito nella casa del noviziato di Aranjuez il 29-4-1929. Al direttore spirituale, il P. Castanar, suo amico, disse additandogli il cielo: "Questo cuore sta finendo. Io me ne vado là". Morì difatti la sera del 2 maggio dopo che ebbe ricevuto in coma la santa unzione. In mattinata aveva ancora potuto celebrare la Messa. In infermeria aveva chiesto che gli fossero portati alcuni quaderni che aveva scritto a mano. Li strappò minutamente perché non voleva che i posteri lo considerassero migliore di quello che era.
Le reliquie del P. Rublo dal 1953 sono venerate a Madrid nella casa professa dei Gesuiti. Il suo sepolcro reca l\’iscrizione: "P. Rubio – la pace sia con te tra i santi". Sul lato destro si legge: "Apostolo del S. Cuore e della SS. Eucaristia" e sul lato sinistro: "Padre dei poveri e degli infermi".
Giovanni Paolo II ne riconobbe l\’eroicità delle virtù il 12-1-1984 e lo beatificò il 6-10-1985.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 5, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 36-40.
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