S. GIULIANA FALCONIERI (1270-1341)

Nata a Firenze da famiglia nobile, visse la vocazione sin da ragazza. Fondò e fu prima superiora delle Sorelle dell’ordine dei Servi della beata Vergine Maria, dette Mantellate. Vestito l’abito, anzi l’ampio mantello scuro che caratterizzò le religiose, resse il convento per 40 anni. Non potendo comunicarsi, nei suoi ultimi giorni la santa chiese che un’ostia consacrata le fosse posata sul petto. La particola – mentre lei moriva dicendo «Mio dolce Gesù, Maria!» – scomparve e ne rimase impresso il segno. Venne beatificata nel 1678 e canonizzata nel 1737.

Questa vittima dell\’amore eucaristico era nipote del nobile fiorentino Alessio Falconieri, uno dei Sette Santi Fondatori dei Servi di Maria, superiore del convento di Cafaggio, dove oggi sorge la chiesa della SS. Annunziata. Il fratello di lui, Carissimo, si era arricchito con il commercio, e con la sua fedele consorte, Recordata, era giunto ad un\’età in cui non poteva più sperare figli. Sapendo di non essere stato troppo onesto nei suoi affari, chiese a Urbano IV l\’assoluzione generale dei peccati e impiegò i propri guadagni in opere buone.
Il cielo ricompensò i due coniugi dando loro nel 1270 una figlia alla quale imposero il nome di Giuliana. La bambina crebbe aliena dai giochi e dalle vanità femminili. L\’uso dello specchio, per esempio, le rimase sconosciuto per sempre. Il più eloquente segno che faceva prevedere la futura santità di lei era l\’immenso amore che portava all\’Eucaristia, che andava ad adorare e a ricevere sovente nella chiesa della SS. Annunziata, e l\’attrattiva che sentiva per la preghiera.
Per attendere alla meditazione andava in cerca degli angoli più remoti e silenziosi del palazzo. Poco si curava delle faccende domestiche, non aspirando alla vita matrimoniale. Suo cugino, Folco Falconieri, l\’avrebbe volentieri impalmata tanto cresceva bella e assennata, ma Giuliana, educata dal santo suo zio Alessio dopo la morte del padre, preferì consacrare a Dio il giglio della propria verginità.
All\’età di quattordici anni la santa incontrò il Ministro generale dei Servi di Maria, S. Filippo Benizi (+1285), il quale ne ammirò le singolari virtù e, poco dopo, la vestì dell\’abito religioso dell\’Ordine dei Serviti che nessuna donna prima di lei aveva portato. Altre giovanette seguirono il suo esempio, e vissero l\’ideale spirituale dei Sette Santi Fondatori vivendo ritirate prima nelle proprie case, e poi in un\’abitazione comune presso la chiesa della SS. Annunziata. Esse presero il nome di Mantellate dal lungo mantello che indossavano a significare la loro vita penitente, tutta dedita alla contemplazione della Passione e Morte del Redentore e alla compassione dei dolori della SS. Vergine. Giuliana non poté abbandonare subito il mondo, come avrebbe desiderato, perché obbligata all\’assistenza della mamma. Ma non cessò per questo dal trascorrere molte ore in preghiera nella chiesa della SS. Annunziata per ottenere da Dio il consolidamento dell\’Ordine nascente, dall\’occuparsi dei poveri e dei malati di Firenze per essere di sprone alle sue compagne.
La pietà e la carità di Giuliana se, da una parte, destavano l\’ammirazione dei suoi concittadini, dall\’altra suscitavano le ire di Satana, l\’eterno avversario dei santi. Frequentemente egli la tentò con impudichi fantasmi, la ingiuriò e la percosse. Ma ad ogni assalto la santa resisteva intrepida protestando: "Preferisco morire anziché macchiare la mia anima con la più piccola colpa!". Tremò sempre al solo pensiero del male. Quando un suo lontano parente fu motivo di scandalo, la santa ne arrossì e cadde svenuta. Benché innocente come una colomba, per tenere sottomessa la carne allo spirito non esitò a fare uso di cilici, catenelle e discipline, a dormire per terra e a digiunare. Il mercoledì e il venerdì non assaporava cibo bastandole la comunione; il sabato consumava soltanto un po\’ di pane e acqua, e trascorreva tutta la giornata a contemplare i sette dolori della SS. Vergine; il venerdì lo consacrava alla meditazione della Passione del Signore in onore della quale si flagellava fino al sangue.
L\’anima penitente e apostolica di S. Filippo Benizi parve perpetuarsi in Giuliana Falconieri perché, come egli trasformò il forlivese Pellegrino Laziosi, ghibellino ardente in gioventù, in un santo servita, così la nostra santa condusse un suo parente, Albizio Falconieri, vittima delle passioni politiche del tempo, a farsi servita. Dopo la morte della madre, Giuliana distribuì il suo ricco patrimonio ai poveri e, circa il 1302, si presentò scalza e con una corda al collo alla casa delle Mantellate, tra le quali si trovava una sua cugina e una sorella di S.Filippo Benizi. Veramente ella non aveva che un\’ambizione: vivere da umile religiosa nell\’osservanza scrupolosa del regolamento che aveva scritto sotto la direzione dello zio. S. Filippo Benizi le aveva predetto, quand\’era ancora giovinetta: "Sarai un giorno eletta supcriora dalle tue consorelle; guardati dal rinunciarvi". Con suo grande rammarico quella previsione si avverò. Le Mantellate, con voto unanime, la dessero superiora di quel loro primo monastero (1306). Ella le scongiurò con le lacrime gli occhi di liberarla da quel peso perché bramava vivere nelle occupazioni più umili fino alla morte. Tuttavia, alle loro insistenze e a quelle del Ministro generale dei Serviti, succeduto a S. Filippo Benizi, chinò la testa riconoscendo nella volontà degli uomini l\’espressione di quella di Dio. Non voleva essere superiora, eppure possedeva tutte quelle doti che la rendevano capace di esercitare quel difficile compito: la dolcezza innata che converte i desideri in ordini; la benignità di spirito che conquista le anime più difficili; l\’indole caratteristica della vera serva di Dio che è severa con se stessa e indulgente con le altre.
La Falconieri più che superiora fu madre delle sue figlie. L\’amore fu la nota dominante in tutte le manifestazioni della sua vita e cercò di trasfonderlo nella comunità. Voleva che le sue religiose si amassero santamente a vicenda senza distinzione di sangue o di patrimonio.
Desiderava che la loro convivenza rassomigliasse ad un paradiso. Per stimolarle alla virtù ogni tanto ricordava i dolci vincoli che le legavano ai Sette Santi penitenti di Monte Senario, il cui fulgido esempio doveva costituire per esse regola di vita, e specialmente al santo suo zio Alessio, che morì per ultimo all\’età di 110 anni (+1310).
Nelle estasi d\’amore, nelle adorazioni eucaristiche, Giuliana sentiva tutta la bellezza e la grandezza della Chiesa trionfante, meditava l\’intima comunione che esiste tra la chiesa militante e quella purgante. Per aiutare le anime dei defunti a salire al cielo si sottoponeva a lunghi digiuni, si applicava dure discipline, dormiva distesa per terra. Con le sue orazioni, che talora duravano ventiquattro ore, ottenne di pacificare discordie cittadine, guarire malati col semplice tocco delle sue mani e alleviare le miserie dei poveri.
Alla fine della vita, a causa di una malattia di stomaco che la travagliò per parecchi anni, Giuliana non fu più in grado di ritenere cibo alcuno. Abituata com\’era a nutrirsi più di Eucaristia che di pane, la sua afflizione giunse al colmo quando non poté più fare la Comunione. Neppure in punto di morte fu in grado di ricevere il Viatico. Ne rimase talmente addolorata che ne pianse in modo tale che si credette dovesse morire. Ella supplicò allora molto umilmente il P. Giacomo da Campo Reggio di portarle il SS. Sacramento nella pisside affinchè lo potesse almeno vedere e adorare. Quando il religioso giunse nella colletta di lei subitamente la santa si prostrò a terra con le braccia distese, e adorò Cristo presente nell\’ostia santa. Ancora un volta chiese di essere comunicata, ma il ministro di Dio, per non contravvenire alle disposizioni della Chiesa, non l\’accontentò a causa dello stomaco disfatto dai digiuni. Allora ella supplicò che sul suo petto infiammato d\’amore fosse per lo meno steso il corporale, e sopra di esso fosse posta l\’Ostia santa. La sua richiesta fu esaudita, ma oh, prodigio meraviglioso! Appena l\’ostia fu collocata sul suo seno in un batter d\’occhio scomparve agli occhi degli astanti, e Giuliana spirò, raggiante in viso, sospirando: "Mio dolce Gesù!". Era il 19-6-1341.
Giovanna Soderini, la prima e la più fedele discepola dì Giuliana, si prese cura delle spoglie mortali della superiora, cinte di catenelle e cilici. Mentre ne componeva la salma, con sua grande meraviglia trovò sul cuore della defunta l\’impronta di un\’ostia recante disegnata l\’immagine di Gesù crocifisso. Il Signore, che aveva ardentemente bramato di ricevere prima di morire, l\’aveva esaudita al di là di ogni speranza. A ricordo del miracolo, di cui fu stesa la memoria diciotto giorni dopo la morte, le Mantellate portano sul lato sinistro del loro scapolare l\’immagine di un\’ostia. Il corpo di Giuliana fu seppellito nella chiesa della SS. Annunziata in Firenze, sotto l\’altare dell\’Immacolata Concezione, riservata alla famiglia Falconieri.
Clemente XII la canonizzò il 16-6-1737. Innocenzo XI ne aveva confermato il culto il 26-7-1678.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 6, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 215-219
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