RISURREZIONE (dei corpi)

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". RISURREZIONE (dei corpi): è una verità di fede definita già dal Conc. Lateranense IV (a. 1215), DB. 429: «Tanto i reprobi quanto gli eletti risorgeranno tutti coi corpi, che ora portano, per ricevere secondo le proprie azioni buone o cattive».

Uno degli articoli del Credo è la «risurrezione». Questa verità è esplicitamente rivelata nell'Antico e nel Nuovo Testamento: Libro di Giobbe, 19, 23; Isaia, 26,19; Ezechiele, 1,14; Daniele, 12.2; 2 Maccabei, 7,1-13 e 12, 39-46. Nel Nuovo Testamento molti testi chiari ed energici specialmente in S. Paolo (1 Cor 16; 1 Tessal. 4, ecc.), il quale mette in stretto rapporto la risurrezione nostra con quella del Signore. V. anche S. Giovanni 5,28. La Tradizione è unanime (dalla Didachè a Tertulliano che scrisse «De resurrectione carnis», a S. Agostino, che insiste sull'identità del corpo mortale e del corpo risorto). La ragione non può dimostrare ma può vedere la convenienza di questa verità soprannaturale. S. Tommaso scrive che l'uomo perfetto è l'anima col proprio corpo: come il corpo è stato associato all'anima nella vita mortale, così è giusto che sia unito all'anima nell'eterna vita, partecipando insieme con essa al gaudio o alla pena meritata.
  La risurrezione è universale per tutti gli uomini e importa l'identità individuale di ciascun risorto. Ad avere tale identità è sufficiente che l'anima riprenda almeno una parte della materia di cui fu rivestita prima della morte. Questo principio elimina molte difficoltà. S. Tommaso soddisfa sobriamente a varie curiosità sulle condizioni del corpo risorto (v. Summa C. Gent. IV, 80-85 e Summa Theol. Suppl. qq. 75-86). S. Paolo (I Cor 15) descrive le qualità del corpo glorioso che i Teologi riducono a 4: impassibilità, sottigliezza, agilità e splendore. Il corpo risentirà e rifletterà così la bellezza e le virtù proprie dell'anima beata.