REGNO DI DIO e REGNO DI GEOVA

Opuscolo n° 14 della Piccola collana “I Testimoni di Geova”. Il regno di DIO. Il tempo è compiuto. Il regno di Geova. Primo tempo. Secondo tempo. Terzo tempo. Quarto tempo. Appendice: un grosso errore

PRIMA PARTE


IL REGNO DI DIO


Il tempo è compiuto (Marco 1, .15)


Fin dal suo primo apparire in pubblico Gesù si presentò come il messaggero dell’atteso Regno di Dio.


“Dopo che Giovanni fu messo in carcere, Gesù venne in Galilea, predicando il Vangelo di Dio e dicendo: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è qui; ravvedetevi e credete al Vangelo” (Marco 1, 14-15, Garofalo).


Non era una cosa nuova parlare dei Regno di Dio. Anche il Battista ne aveva parlato (cfr. Matteo 3, 2). Nuova era invece l’affermazione di Gesù che diceva: “Il tempo è compiuto!”  che equivaleva a dire: “Il tempo dell’attesa è finito! Comincia ora quello della presenza del Regno”. Su questo chiaro annuncio del Maestro facciamo subito due considerazioni:


La prima. Gesù annunziò il compimento del tempo e la fine dell’attesa senza preoccuparsi di giustificare la sua affermazione con calcoli numerici. In tutto il Nuovo Testamento non è mai detto che Cristo o i discepoli si siano dato pensiero di conteggiare i settant’anni di Geremia (25, 11-14) o le settanta settimane di Daniele (9, 1-27). Tanto meno Gesù o alcuno dei suoi discepoli si prese cura di trasformare in giorni e in anni i setti tempi di Daniele (4, 22) con calcoli artificiosi.


La seconda. Senza attardarsi in speculazioni numeriche Gesù annunziò con autorità (cfr. Luca 4, 32-36) l’inizio del Grande Giubileo o Anno di Grazia, che nel linguaggio dei profeti indicava l’inizio del Regno di Dio.


“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha mandato per predicare un Anno di Grazia del Signore”.


Poi arrotolò il volume e cominciò a dire: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete udita coi vostri orecchi” (Luca 4, 18-21).


Il Regno di Dio è qui (Marco 1, 15)


Possiamo dunque affermare che con la venuta di Cristo sulla terra il Regno di Dio cominciò a essere presente in una forma tutta particolare. Certo Dio ha regnato da sempre (cfr. Esodo 15, 18; Salmo 9, 8; 10, 16). Ma Cristo ha inaugurato il Regno di Dio nella sua forma definitiva. 1 vangeli ci attestano questa presenza del Regno in modo inequivocabile.


1 – Analizziamo le parole con cui Gesù ha dato inizio al suo ministero: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è qui” (Marco 1, 15, Garofalo). Con questo annuncio non ha voluto indicare solo un avvicinarsi, ma una effettiva presenza del Regno. Se infatti “il tempo è stato compiuto” (testo greco), ne segue che l’attesa è finita ed è cominciata la presenza della realtà attesa. Sarebbe un controsenso dire che il tempo dell’attesa è terminato e che ancora bisogna attendere.


Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo:


“Il tempo previsto dai profeti del Vecchio Testamento è scaduto, ed il Regno di Dio viene per chi, comprendendo i tempi, accetta la predicazione di Gesù”.


Più tardi, in piena vita pubblica, Gesù interrogato dal farisei: “Quando verrà il Regno di Dio?”, rispose “Il Regno di Dio è in mezzo a voi” (Luca 17, 21). “In mezzo a voi” è la traduzione esatta di Luca 17, 21, ed indica una effettiva presenza del Regno, manifestata anche da segni esteriori .


2 – In effetti, Gesù ha dato dei segni per conoscere la presenza del Regno. Ricordiamone alcuni:


a)   Racconta san Matteo:


“Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere di Cristo, mandò a dirgli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attendere un altro?”. Gesù rispose. Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete i ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi acquistano l’udito, i morti risorgono, ai poveri è annunciata la Buona Novella” (Matteo 11, 2-6; cfr. Luca 7, 18-23).


La risposta di Gesù è un esplicito richiamo ai segni dati dai profeti come indicativi dell’effettiva venuta del Regno (cfr. Isaia 26, 19; 29, 18; 35, 5-6; 61, 1). Gesù compie le opere date come segni dell’apparizione del Regno. Dunque con lui il Regno di Dio è realmente giunto. Egli darà ai suoi discepoli il potere di compiere le stesse opere (cfr. Marco 16, 17-18;  1 Corinzi 12, 9-30; Giovanni 14, 12).


b) Tra i segni indicati da Gesù vi è anche la cacciata dei  demoni: “Se io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il Regno di Dio” (Luca 11, 20; cfr. Matteo 12, 28).


La guarigione degli indemoniati occupava un posto preminente nell’attività di Gesù (cfr. Marco 1, 32; Matteo 8, 16; Luca 4, 41). Ciò facendo, Cristo,. “Il più forte”, vinceva “il forte armato”, cioè il demonio; gli toglieva l’armatura e ne distribuiva le spoglie (cfr. Marco 3, 27; Matteo 12,29; Luca 11, 21-22). In altre parole, demoliva il regno di satana, e fondava il Regno di Dio.


 


2 – Poiché il Regno di Dio era una realtà presente, Gesù lo dava a coloro che erano disposti ad accoglierlo. Nella prima delle beatitudini Gesù dichiara: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli” (Matteo 5, 3). Gesù non dice sarà (al futuro) bensì è (greco estin) al presente. In Luca 6, 20 abbiamo lo stesso verbo al presente (estìn), ma invece di “Regno dei cieli”, è detto “Regno di Dio”.


Chi  sono i poveri in spirito?


 


a) Nella Bibbia poveri (‘anawim) sono coloro che non si lasciano dominare dalle passioni umane, come la  sete del denaro, l’orgoglio, l’odio ecc., non vogliono  cioè essere dominati dal maligno. Al contrario, essi ripongono in Dio la mente e il cuore, siano prospere o avverse le circostanze della loro vita. In, altre parole, i poveri sono coloro che accettano il dono del Regno di Dio e vivono di grande fede in Lui. Essi attuano la giustizia del Regno. Gesù dunque ha fatto chiaramente intendere che la realtà dell’unico Regno di Dio poteva essere recepita e posseduta fin d’allora, dai “poveri”.


b) Al numero dei poveri in senso biblico apparteneva il gruppo dei primi discepoli di Cristo. Ad essi un giorno il Maestro rivolse queste parole: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il Regno” (Luca 12, 32). Quei primi discepoli erano ancora pochi a paragone della torma dei lupi che insidiavano alla loro vita perché seguaci di Cristo. Essi, comunque, non dovevano temere perché già possedevano il Regno.


Due errori geovisti


1 – L’errore: A parere dei tdG l’espressione “regno dei cieli” di Matteo 5, 3 indicherebbe la sede celeste dei 144 mila eletti da Geova, in contrasto con “la terra”, questa terra, promessa alle altre pecore, come direbbe Matteo 5, 5: “Beati i miti perché possederanno la terra” (Garofalo).


La verità. Si tratta d’una spiegazione settaria della Parola di Dio. Infatti:


a) Chiunque abbia una minima conoscenza della Bibbia sa che l’espressione “Regno dei cieli”, usata abitualmente da san Matteo, corrisponde all’espressione “Regno di Dio”, usata da san Luca (6, 20). E’ perciò errato dire che “regno dei cieli” indica la sede dei privilegiati 144.000 chiamati in cielo a governare con Cristo.


b) Parimenti errata è la spiegazione geovista di Matteo 5, S. Infatti la parola “miti” corrisponde a “poveri in spirito” di Matteo 5, 3, ed indica non già “quelli di indole mite”, come traduce settariamente la Bibbia geovista, ma coloro i quali, anche se di indole non mite, acquistano la virtù della mitezza, accettando il Regno di Dio. Si tratta d’una virtù cristiana, non di un temperamento di natura. A questi miti (o poveri) è data la stessa ricompensa del Regno di Dio (o dei cieli). Infatti l’espressione “possederanno la terra” è una citazione del Salmo 31, 11, dove la terra promessa, la Palestina, è figura del regno messianico.


2 – Il secondo errore geovista riguarda il piccolo gregge (Luca 12, 32). I tdG sono del parere che “il piccolo gregge” sarebbe la classe dei 144.000.


La verità: E’ chiaro che si tratta ancora d’una spiegazione settaria per puntellare l’esistenza d’una classe di privilegiati aventi diritto al comando e all’amministrazione dei beni. No!   Gesù rivolge le sue parole e il suo invito a tutti coloro che lo seguivano senza alcuna discriminazione e senza limite di numero. Anche se allora erano ancora pochi, sarebbero col tempo cresciuti fino a diventare milioni, miliardi. A tutti è dato il dono del Regno – dell’unico Regno di Dio – perché tutti sono chiamati a regnare con Cristo (cfr. 2 Timoteo 2, 12).


La Nuova Alleanza


Quantunque presente e operante fin dal primo apparire di Gesù sulla terra, il Regno di Dio venne fondato formalmente negli eventi della Pasqua, dall’Ultima Cena all’Ascensione del Risorto.


1 – E’ questo il significato delle parole dette da Gesù durante la Cena, che precedette la sua cattura: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi” (Luca 22, 20; cfr. 1 Corinzi 11, 25). Gesù fa qui un chiaro riferimento ai profeti Geremia (31, 31-34) ed Ezechiele (37, 20-25), che in tempi assai calamitosi per il regno di Dio dell’Antico Patto annunciarono la sua futura restaurazione sotto nuova luce: “lo concluderò un’Alleanza Nuova” (Geremia 31, 31), “un solo Re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli, né saranno divisi in due regni” (Ezechiele 37, 22).


2 – Gesù ha dato compimento a ciò che i profeti avevano annunziato, ha istituita la Nuova Alleanza, ha restaurato il Regno di Dio, in una forma che non avrà fine (cfr. Luca 1, 32-33; Isaia 9, 6). In effetti, l’Agnello immolato, ossia Gesù, il Figlio di Dio (cfr. Giovanni 1, 29), dando la sua vita per la salvezza di tutti, ha riscattato per Dio con il suo sangue “uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li ha costituiti per il nostro Dio un Regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra” (Apocalisse 5, 9-10).


Il sacrificio di Cristo sulla croce, circa duemila anni fa, ha dato inizio effettivo al Regno di Dio, alla Nuova Alleanza nella sua piena efficienza.


3    Fermiamoci a considerare la figura del Re.


a) In virtù della sua morte-sacrificio Gesù fu costituito Signore e Cristo (= Unto). A dircelo è il primo degli Apostoli san Pietro che, ripieno della forza dello Spirito Santo, il giorno di Pentecoste dichiarò pubblicamente:


“Sappia con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (Atti 2, 36).


Gesù dunque possedette la Signoria o Sovranità o Regalità fin dal tempo della sua morte e risurrezione; fin d’allora egli fu l’Unto, ossia ebbe la investitura regale. L’unzione era il segno della elezione a re (cfr. 1 Samuele 16, 13). Il Risorto è Colui in cui fu realizzata la promessa fatta da Dio a David di un Regno senza fine e senza confini (cfr. 2 Samuele 7, 16; Isaia 9, 6; Daniele 7, 14).


b) San Paolo insegnava la stessa dottrina. Scrivendo ai cristiani di Filippi dice:


“Gesù Cristo, pur essendo di natura divina umiliò se stesso (… ) fino alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato un nome  che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore a gloria di Dio Padre” (Filippesi 2, 6-11).


Spiegazione:


– In perfetta armonia con san Pietro, l’Apostolo Paolo proclama l’esaltazione di Gesù alla Signoria o Regalità universale in virtù della sua umiliazione fino alla morte di croce, in virtù degli eventi pasquali. Fin dalla prima Pasqua cristiana Gesù è Re o Signore o Sovrano. Perciò san Paolo precisa: “ogni ginocchio si pieghi” (al presente). Egli non dice “si piegherà” in un lontano 1914, come fantasticano i tdG.


– Fin d’allora ogni creatura nei cieli, sulla terra e sotto terra deve riconoscere la Signoria o Regalità di Cristo, piegare il ginocchio davanti a Lui. Fin d’allora Gesù regna su tutti e su tutto, e non già su un piccolo gruppo di uomini privilegiati, ossia su gli appartenenti alla serie A dei 144.000.La regalità universale di Cristo è già in atto, un fatto compiuto. Il Signore e Unto non doveva aspettare fino al 1914 per essere intronizzato Re.


4 – Noi possiamo risalire alla sorgente di questo insegnamento apostolico ricordando le parole che Gesù disse ai discepoli il giorno dell’Ascensione:


“E’ stato dato a me ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le genti” (Matteo 28, 18-19).


Precisiamo:


a) Gesù ha detto: “E’ stato dato a me” (al passato) e non già “sarà dato” (al futuro). Egli affermava un fatto già avvenuto, parlava di una realtà presente e operante.


Ha detto pure: “ogni potere”, e non già parte del potere, ed ha aggiunto: “in cielo e in terra”.


Il giorno dell’Ascensione il Risorto è già “Signore dei signori e Re dei re” (Apocalisse 17, 14). A Lui appartiene tutta la regalità del beato e unico Sovrano “il Re dei regnanti e il Signore dei signori” (1 Timoteo 6, 15).


b) In virtù della sua regalità suprema e universale già in atto, il Risorto dà ordini ai discepoli di annunziare la Buona Notizia del Regno a tutte le nazioni, ossia a invitare mediante la predicazione tutte le creature umane, senza limite di numero, a diventare fin d’allora cittadini effettivi del Regno.


Va perciò rigettata come falsa la traduzione che i tdG danno del testo di Matteo 28, 19: “Fate discepoli di persone”. Con questo falso la intellighenzia della setta vorrebbe far intendere che Gesù limitava il numero dei beneficiari del Regno a poche decine di migliaia (allora) e a poche centinaia di migliaia ora, dopo la fatidica data del 1914. Ma si tratta di una meschina manipolazione della Bibbia. “Dio è più grande del nostro cuore”. (1 Giovanni 3, 20).


5 – La fede degli Apostoli ignorava queste limitazioni settarie.


a) Scrivendo ai Colossesi san Paolo li esortava a ringraziare il Padre “che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel Regno del suo Figlio diletto” (1, 12-13). Egli parlava di un fatto compiuto, d’un evento già realizzato, che riguardava lui e tanti altri pagani e giudei convertiti al Vangelo. Erano tanti!. L’Apostolo non usava il contagocce per far entrare nell’unico Regno di Dio, come fanno i tdG, preoccupati che non sia superato il numero dei fortunati 144.000 destinati al comando.


San Paolo parla di un unico Regno, al quale sono chiamati tutti gli uomini indistintamente, perché tutti redenti dal suo Sangue. Quest’unico Regno non è strutturato come i regni della terra. Il Figlio di Dio è l’unico Pastore (cfr. Apocalisse 7, 17; Giovanni 10, 11) .


b) San Giovanni, rivolgendosi a tutti i fedeli delle sette chiese, augura grazia e pace da Gesù Cristo “il Principe dei re della terra, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre” (Apocalisse 1, 6). Giovanni, come san Paolo, afferma che il Regno di Dio è un evento già attuato e gode di una perfetta unità. Tutti i credenti a cui Giovanni scrive, formano assieme a lui, il discepolo che Gesù amava, un unico sacerdozio regale. E’ assurdo pensare che tale struttura unitaria del Regno di Dio sia stata cambiata a beneficio di pochi ambiziosi come affermano i tdG.


Che cosa è Il Regno?


Ricordiamo anzitutto le parole di Gesù a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo (…).lo sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è della verità, ascolta la mia parola” (Giovanni 18, 36-37).


1 – Il Regno di Dio non è dunque un reame, vale a dire un luogo o estensione geografica, grande sia pure quanto la terra. Nel Regno di Dio lo spazio materiale è quello che meno conta.


E neppure è il Regno di Dio un governo mondiale fondato con la forza di eserciti terrestri o celesti, e guidato da rappresentanti di un dio tiranno e vendicativo, pronti a imporre dispoticamente il loro giogo e a condannare a morte – alla distruzione eterna – chiunque si rifiutasse di accettare la loro tirannia. Questo lo insegnano i tdG.


2 – Il Regno di Dio consiste essenzialmente nel dominio di Dio nella mente e nel cuore dell’uomo, che l’accetta liberamente, senza coercizione alcuna, senza il terrore di Armaghedòn, solo per convinzione e per amore di Cristo che ci ha amato per primo fino a morire per noi (cfr. 2 Corinzi 5,15; Apocalisse 1, 5). Il Regno di Dio è perciò soprattutto una realtà interiore e spirituale: un convertirsi e credere al Vangelo (cfr. Marco 1, 15). E’ un passare con coraggio dalle tenebre dell’ignoranza e dell’errore alla luce della verità (cfr. Colossesi 1, 13). In altre parole, Regno di Dio vuol dire ascoltare e seguire Cristo, senza complessi di paura, Lui che è Via, Verità, Vita (cfr. Giovanni 14, 6) e che si è presentato all’umanità come Maestro e modello di bontà con una carica di amore senza pari verso tutti gli uomini.


Dio regna là dove una creatura umana, sollecitata dallo Spirito, risponde con un sì generoso all’appello di Cristo: “Chi segue me, non camminerà nelle tenebre” (Giovanni 8, 12). E come Cristo ogni cittadino del suo Regno si metterà al servizio degli altri, specie degli emarginati e dei sofferenti, non per sfruttarli settariamente, ma nel pieno rispetto della loro libertà e della loro personalità. “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”, diceva Gesù (Atti 20, 35).


3 – Non è dunque il Regno di Dio “questione di cibo e di bevanda” (cfr. Romani 14, 17-19), come promettono i dirigenti geovisti ai  loro creduli seguaci. Secondo l’insegnamento del cervello della setta geovista “ci sarà l’adempimento letterale delle parole profetiche di Isaia 25, 6: “E Geova degli eserciti per certo farà per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di piatti ben oleati”. Nessuno conoscerà mai più i dolorosi stimoli e la debolezza della fame”.


Tali provvedimenti per i sudditi terreni saranno presi sul celeste monte Sion, sede del governo del Regno di Dio


Scrisse san Paolo:


“Molti, infatti, sono quelli che, come spesso ve lo dicevo ed ora di nuovo ve lo dico in lacrime, camminano da nemici della croce di Cristo:  loro fine è la perdizione, loro dio il ventre, e la loro gloria nella propria vergogna, essi apprezzano solo le cose terrene.


Quanto a noi, la nostra patria è in cielo, donde inoltre aspettiamo quale Salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il  nostro corpo di miseria conformandolo al suo corpo di gloria, con la forza per cui egli può anche sottomettere a sé tutte le cose” (Filippesi 3, 18-21, Garofalo).


Quale differenza tra l’insegnamento della Bibbia e la propaganda materialista ed edonista de La Torre di Guardia! Pur dì far seguaci, i tdG fanno appello agli istinti più bassi dell’uomo: alla gola e al ventre…


La crescita del Regno


II Regno di Dio, ossia il dominio d’amore che Dio  vuol instaurare nei cuori degli uomini con le sue benefiche risonanze sociali, è senza dubbio un’opera divina, un dono di Dio. Non sarà certamente imposto con la violenza d’una propaganda astuta e ingannatrice, e tanto meno da eserciti terrestri o celesti. Sarà soprattutto opera dello Spirito Santo, che ispira e incoraggia gli autentici testimoni del Vangelo. L’annuncio della Parola e la testimonianza della vita provoca la fede e l’impegno da parte di uomini sinceri e di buona volontà.


La Bibbia, dunque, oltre che della fondazione del Regno di Dio, parla pure di una sua crescita o dilatazione, nel tempo e nello spazio, su tutta la terra fino alla fine del mondo, ossia di questo mondo vale a dire fino alla maturazione finale del Regno, detto pure tempo della mietitura (cfr. Marco 4, 29).


Il Regno di Dio deve perciò passare attraverso un tempo intermedio, durante il quale il Signore Gesù porrà sotto i suoi piedi tutti i suoi nemici (cfr. 1 Corinzi 15, 25), e tutti i popoli della terra – non solo alcune persone – potranno essere trasferiti dal potere delle tenebre nel Regno del Figlio del suo amore (cfr. Colossesi 1, 12-13) I nemici del Regno, che Cristo sottometterà, sono le potenze del male, il demonio e la morte.


Si sol dire che nel Regno di Dio vi è un già e un non ancora; il passaggio dall’uno all’altro tempo costituisce la crescita del Regno di Dio.


La crescita del Regno è insegnata soprattutto nelle parabole.


1 – “Il Regno dei cieli si può paragonare a un granello di senape (…), che è il più piccolo di tutti i semi, ma, una volta cresciuto, diventa albero tanto che vengono gli uccelli del cielo , e si annidano fra i suoi rami” (Matteo 13, 31-32). “Di notte, di giorno il seme germoglia e cresce, come il seminatore non lo sa (…). Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta l’ora della mietitura” (Marco 4, 26-29).


2 – “Il Regno dei cieli è simile a una rete gettata in mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e  stridore di denti” (Matteo 13, 47-50).


3. – “Il Regno di Dio è simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre stadia di farina, finché la massa sia fermentata” (Luca 13, 20).


Sotto le varie immagini sapientemente scelte Gesù fa capire che il Regno di Dio è una realtà soggetta alla crescita e allo sviluppo in vista d’una piena maturazione e della mietitura. La crescita è opera di Dio, ma anche dell’uomo come appare dalla Preghiera insegnata da Gesù.


Venga Il tuo Regno! (Matteo 6, 10)


In effetti, alla luce del chiaro insegnamento biblico riguardante la crescita del Regno, la do- manda del Padre Nostro “Venga il tuo Regno!” rivela il suo autentico significato contro quello sofisticato e settario insegnato dai tdG .


Qual è l’autentico significato delle belle parole di Gesù?


In un certo senso il Regno di Dio è già venuto, in un altro deve ancora venire. Da parte sua Dio ha fatto (e fa) tutto ciò che è necessario per la realizzazione del Regno e molti uomini hanno già accettato il dono di Dio e sono in possesso del Regno. Ma in ogni epoca della storia tanti sono chiamati a entrare nel Regno, a convertirsi e credere al Vangelo (cfr. Marco 1, 15).


A questo scopo Dio vuole che si facciano preghiere affinché tutti gli uomini conoscano e accettino Cristo come unico, Mediatore, ossia siano trasferiti dalle tenebre dell’errore alla luce della verità (cfr. 1 Timoteo 2, 14-15). La preghiera prima dell’opera è un dovere per i fedeli discepoli di Cristo, i quali adempiono a questa chiara volontà di Dio quando chiedono con fiducia e perseveranza: Venga il tuo Regno!


Spiegano i grandi biblisti:


“Con Cristo e in Cristo il Regno di Dio è già venuto sulla terra e tuttavia è lo stesso Gesù che ci insegna a pregare perché questo Regno venga. In realtà è la potenza di Dio che instaura il Regno, ma siamo noi a doverlo accogliere, a riconoscere di fatto la regalità del Signore.


Certo, Dio regna anche se gli uomini non Io vogliono , ma in questo caso sciagurato la sua regalità si manifesta nel giudizio e nella condanna. Il Signore, però, vuole regnare per la nostra salvezza, che si realizza quaggiù”.


“La petizione Venga il tuo Regno! esprime il desiderio del cristiano che si realizzi il Regno ogni giorno di più con la perfezione crescente dei credenti, con la loro accettazione della volontà di Dio e col loro aumento numerico”.


Il Regno di Dio e la Chiesa


A questo punto dobbiamo rispondere brevemente a due domande, delle quali una riguarda la Chiesa e l’altra la società civile nel loro rapporto col Regno di Dio.


1 – Chiesa (ekklesìa) vuol dire assemblea di persone che hanno fatto una determinata scelta e vogliono impostare la loro vita in un determinato modo.


Nel Nuovo Testamento Chiesa è la comunità dei discepoli di Cristo,  di quelle persone cioè che mediante la fede e il battesimo hanno fatto la scelta del Regno di Dio e vogliono impostare la loro vita in modo conforme al Vangelo del Regno. La Chiesa è perciò una comunità di fede, di carità e di speranza, ma anche un organismo visibile con le strutture volute da Cristo. che l’ha fondata.


La Chiesa non si identifica col Regno di Dio, anche se coloro che la compongono hanno fatto la scelta del Regno. E’ piuttosto germe e inizio del Regno in quanto i suoi membri si sforzano di attuare qui in terra l’ideale del Regno tutti protesi verso la sua piena realizzazione. Possiamo perciò dire che la Chiesa è in cammino verso la pienezza del Regno e in qualche modo l’anticipa e lo rivela .


2 – In che rapporto sta la Chiesa col Regno di Dio?


Per la sua stessa natura la Chiesa è strumento o sacramento per la dilatazione del Regno di Dio. Questo vuol dire che ogni membro della Chiesa in virtù del battesimo, ha il dovere-diritto di annunciare il Vangelo con la parola e soprattutto con la testimonianza della vita. E’ un dovere-diritto, che viene da Cristo, non dalla comunità. Il cristiano autentico è responsabile davanti a Dio di quanto fa o non fa per l’avvento del Regno. Non è un agente d’una società, che controlla dispoticamente i suoi passi  e le sue parole.


Vi sono nella Chiesa legittimi rappresentanti di Cristo (cfr. Atti 20, 28; 1 Tessalonicesi 5, 12-13); ma essi hanno solo il compito di coordinare il contributo dei singoli perché Dio vuole che ciascuno concorra al bene comune, che è la crescita del Regno (cfr. 1 Corinzi 12, 4-11).


A tal fine Cristo ha stabilito nella Chiesa alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e maestri (cfr. Efesini 4, 11; Matteo 18, 18). A Pietro in particolare, il primo dei Dodici (cfr. Matteo 10, 2), Cristo ha affidato la missione di pascere il suo gregge (cfr. Giovanni 21, 15-17). E già prima gli aveva detto:


“E io ti assicuro che tu sei Pietro e su di te, come su una pietra, io costruirò la mia Chiesa. E nemmeno la potenza della morte potrà distruggerla” (Matteo 16, 18).


Il Regno di Dio e la società civile


1 – Il Regno di Dio non è né sarà mai un regno di questo mondo (cfr. Giovanni 18, 36).


Perché?


Perché non è ereditato come avveniva e come ancora avviene per i regni terreni da dinastie regali, fossero pure illustri ed antiche come quella di Davide.


Perché non ha origine da una propaganda menzognera o da calcoli ed interessi umani o con la forza delle armi, fosse pure di legioni di angeli.


Perché non si conserva con la coercizione di una dittatura teocratica, che avesse la pretesa di disporre, in nome di un dio, della vita e della morte dei suoi sudditi.


Perché non ha come finalità specifica e diretta la soluzione delle pressanti necessità della vita così com’è ora sulla terra.


2 – Tuttavia il Regno di Dio, durante il tempo intermedio, prima cioè della sua instaurazione finale, non comporta una radicale indifferenza a riguardo dell’amministrazione della cosa pubblica, ossia delle necessità della vita presente, quali la distribuzione equa dei beni della terra, la pacifica convivenza degli uomini ecc.


Valgano le seguenti considerazioni:


a) Il Signore Gesù ha raccomandato ai suoi discepoli di non preoccuparsi eccessivamente dei bisogni della vita come il cibo e il vestito: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Matteo 6, 31-33).


b) Il Maestro, comunque, non ha mai contestato l’autorità civile anche quella di Pilato e di Erode. Ha distinto l’autorità di Cesare da quella di Dio (cfr. Marco 12, 17), non l’ha mai condannata. Per Cesare si deve intendere l’apparato politico-sociale, a cui Dio stesso ha affidato (cfr. Giovanni 19, 11; Romani 13, 1) l’amministrazione della giustizia.


c) Coerente con questi principi, Gesù non ha esitato ad avere rapporti di amicizia coi pubblicani, strumenti spesso esosi del potere politico, generalmente malvisti dall’opinione pubblica. Tali rapporti del Maestro avevano lo scopo di gettare nei loro cuori il seme del Regno; e produssero buoni frutti anche nel campo sociale. E’ il caso del pubblicano Zaccheo (cfr. Luca 19, 8).


D’altra parte Gesù non esitò di usare un linguaggio critico verso coloro che abusavano del potere: ammonì Pilato della sua colpa (cfr. Giovanni 19, 11) ed ebbe parole assai dure per Erode (cfr. Luca 13, 32; 23, 9).


d) Non vi è nel Vangelo una sola parola che proibisca ai discepoli di Cristo, a coloro cioè che hanno fatto la scelta per il Regno di Dio, di servire nelle strutture politico-sociali, operando il bene e contribuendo a impedire il male. Compito del cristiano è quello di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena.


Tutto sarà sottomesso


E’ certo, comunque, che la storia umana si concluderà con la sconfitta delle potenze del male e l’avvento del Regno di Dio nella sua pienezza:  Gesù.


La Bibbia ripete più d’una volta che tutti i nemici del Regno, ossia le forze ostili a Dio dentro o fuori dell’uomo, saranno messe sotto i piedi di Cristo in virtù della sua potenza divina (cfr. Atti 2, 33-35; Ebrei 1, 13 ecc.). San Paolo espone questa dottrina – della crescita e maturazione del Regno – nel cap. 15 della Prima Lettera ai Corinzi. Soffermiamoci a fare una breve analisi a motivo del pessimo uso che delle parole dell’Apostolo fanno i tdG.


Scrisse san Paolo:


“Poi sarà la fine, quando egli (Cristo) consegnerà il Regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi (… ). Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti” (1 Corinzi 15, 24.28).


Spiegazione:


a) San Paolo vuol mettere in evidenza che la crescita del Regno, durante il tempo della storia fino alla sua maturazione, è opera soprattutto del Figlio, l’Uomo-Dio, l’unico Mediatore tra Dio e l’umanità (cfr. 1 Timoteo 2, 5). Il Risorto “sta alla destra di Dio e intercede per noi” (Romani, 8, 34; cfr. Ebrei 7, 25). Cristo esercita una forma di governo che possiamo chiamare militante.


Grazie a questa presenza dinamica dell’Unico Mediatore (cfr. Matteo 28, 20), tutte le forze ostili al Regno di Dio saranno annientate. Non già mediante l’intervento di eserciti celesti e terrestri, come vanno blaterando i tdG, ma mediante la grazia, ossia la luce all’intelligenza e la forza alla volontà, che il Salvatore del mondo, Cristo Gesù, darà a ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Giovanni 1, 9). Gesù ha promesso che quando sarà elevato da terra, attirerà tutti a sé (cfr. Giovanni 12, 32). In questo modo il Regno di Dio raggiungerà la sua piena maturazione.


b) Raggiunto il traguardo, l’opera mediatrice del Figlio non avrà più ragione di essere. Il Figlio finirà di militare, ma non di regnare. Tutto allora sarà sottomesso al dominio di Dio, Uno e Trino. Il Figlio condividerà col Padre la gloria dei Regno. San Paolo dice questo con la frase: “Anche lui, il Figlio, sarà sottomesso…”.


Queste parole non indicano affatto una inferiorità del Figlio rispetto al Padre o una sua esclusione dal Regno, ma solo che il Figlio non farà più opera mediatrice a favore dell’umanità già redenta, per continuare a condividere col Padre la gloria del Regno.


c) A conferma basta ricordare che, secondo le, parole dette dall’Angelo a Maria, il Regno del Figlio “non avrà fine” (Luca 1, 33). In Apocalisse il Risorto dice: “lo ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono”. Il trono di Dio si identifica col trono dell’Agnello ed unica è l’adorazione rivolta a chi vi siede sopra (cfr. Apocalisse 22, 3). Per san Paolo il Regno di Cristo è lo stesso del Regno di Dio (cfr. Efesini 5, 5).


Poi la fine … (1 Cor. 15, 24)


Nelle parabole del Regno Gesù ha parlato pure del tempo del raccolto o mietitura (cfr. Marco 4, 26-29). I vangeli poi e le Lettere degli Apostoli ricordano con insistenza la fine o conclusione della crescita del Regno (cfr. 1 Corinzi 15, 24) e il ritorno del Signore, (cfr. 1 Tessalonicesi 4, 13-18; 2 Tessalonicesi 2, 1-4; 1 Pietro 4, 7, ecc.).


Sul tempo della fine o mietitura la Bibbia ci dà chiari e precisi insegnamenti.


1 – Dio ordina che ora, durante il tempo della crescita, gli uomini si decidano per il Regno, avendo egli stabilito un giorno in cui l’umanità sarà giudicata con un atto definitivo (cfr. Atti 17, 30-31). Non vi è Regno Millenario tra la fine del presente sistema di cose più o meno prossima e una sentenza divina conclusiva dopo un periodo di Mille Anni (vedi infra).


2 – Nella Bibbia il tempo del giudizio finale è spesso indicato con la parola parusìa (cfr. 1 Corinzi 15, 23; 1 Tessalonicesi 2, 19; 3, 13; 4, 15; 2 Tessalonicesi 2, 1.8).


Che cosa significa parusìa?


– Letteralmente parusìa vuol dire presenza, quindi anche arrivo o venuta. Può indicare la presenza o venuta di uomini (cfr. 1 Corinzi 16, 17; 2 Corinzi 7, 6 ecc.); ma più spesso è riferita alla presenza o venuta visibile di Cristo alla fine dei tempi (cfr. 1 Corinzi 15, 23; 1 Tessalonicesi 2, 19; 3, 13; 4, 15 ecc.). Appunto perché presenza visibile, la parusìa è detta anche manifestazione del Signore (cfr. Tito 2, 13).


– Prima della parusìa, durante il tempo intermedio del Regno, Cristo è stato ed è sempre presente in modo invisibile sulla terra fin dalla sua Ascensione (Matteo 28, 20). Chiamare parusìa questa presenza invisibile di Cristo non è esatto. Parusìa significa presenza visibile.


3 – I primi discepoli di Cristo speravano che la parusìa fosse vicina e che alcuni di loro sarebbero ancora in vita per andare incontro al Signore (cfr. 1 Tessalonicesi 4, 15: 1 Corinzi 15, 51). Memori comunque dell’insegnamento del Signore (cfr. Marco 13, 12; Matteo 24, 36; 24, 42; 25, 13 ecc.), non si sono mai abbandonati a calcoli numerici e speculazioni settarie, indicando tempi di scadenza. Hanno invece esortato solo e sempre alla vigilanza nell’attesa (cfr. 1 Tessalonicesi 5, 1-5; 2 Tessalonicesi 2, 1-2; 2 Pietro 3, 3-10) così come aveva fatto il Maestro (cfr. Matteo 25, 13).


4 – Con la parusìa avrà inizio la fase definitiva ed eterna del Regno di Dio.


Che cosa accadra?


Vi sarà la risurrezione dei corpi e la loro trasformazione gloriosa (cfr. Filippesi 3, 21), non a scaglioni (cfr. 1 Tessalonicesi 4, 16; 1 Corinzi 15, 52) perché per la nuova umanità non esistono problemi di alloggio o di vettovagliamento. Infatti, sarà rinnovata tutta la creazione, che “attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (…) e nutre la speranza di essere lei pure liberata. dalla schiavitù della gloria dei figli di Dio” (Romani 8, 19-21).


Saremo giudicati, “quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Giovanni 5 28-29). Criterio di vita o di condanna sarà il comando divino dell’amore del prossimo (cfr. Matteo 22, 38; Giovanni 13, 34), attuato con le opere verso tutti, particolarmente verso gli emarginati e i sofferenti (cfr. Matteo 25, 34-40).


Poi “nuovi cieli e una nuova terra, nei quali avrà stabile dimora la giustizia” (2 Pietro 3, 13). Nello stile biblico l’espressione “nuovi cieli e nuova terra” indica tutta la creazione rinnovata, senza alcuna artificiosa distinzione tra cielo quale sede di pochi privilegiati destinati al comando, e questa terra come abitacolo di alcune centinaia di migliaia di uomini di Serie B. Nel futuro Regno di Dio saremo tutti uguali come in un’unica famiglia, che è la famiglia di Dio.


 


SECONDA PARTE


IL REGNO DI GEOVA


 


Ai tdG interessa soprattutto un regno di Dio su questa terra. Hanno scritto:


“Il governo mondiale di cui parliamo è per noi sulla terra! E’ perfettamente adatto alle nostre pressanti necessità. Sta per assumere la cura di tutte le nostre attività. Perciò ne parliamo come del nostro prossimo governo mondiale” .


Si tratta dunque del loro prossimo governo mondiale. I geovisti infatti o come governanti o come governati saranno i soli a beneficiare. Tutti i beni materiali dei nemici passeranno nelle loro mani , e il governo si prenderà cura di tutte le attività dei governati, lasciando ad essi il piacere di vivere all’ombra del fico e della vite.


Questo prossimo governo è stato benignamente preparato da Geova, e sarà seguito – dopo Mille Anni – da un governo perfetto su questa terra, per sempre. Possiamo perciò distinguere vari tempi nel governo o regno di Geova, ciascuno con le sue caratteristiche. Noi esamineremo i singoli tempi e ciò che li caratterizza, tenendo presente la dottrina biblica sul Regno di Dio esposta nella Prima Parte e altri insegnamenti biblici. Esporremo prima l’errore e subito dopo la verità.


 


PRIMO TEMPO


A – L’errore:


1 – Per i tdG il regno di Dio – quello terreno che a loro interessa – sarebbe nato in cielo nel 1914, come diremo tra breve più diffusamente. Ma la Bibbia parla chiaramente in senso contrario là dove afferma in modo inequivocabile che Cristo cominciò a regnare in cielo e in terra fin dalla sua Ascensione (cfr. Matteo 28, 18-19; Filippesi 2, 10 ecc.).


Per giustificare il loro errore i tdG minimizzano questa regalità universale di Cristo e gli concedono solo un piccolo regno spirituale, “che ebbe inizio quaranta giorni dopo la risurrezione, quando Cristo ascese al cielo”. Allora Gesù Cristo “non cominciò a regnare sul mondo del genere umano. Non fu mai un re umano, terrestre. Fu un re spirituale, celeste. Infatti in Giovanni 18, 36 Gesù ha detto: “Il mio regno non è di questo mondo””.


2 – In attesa dunque di tempi migliori, “il Principe dei re della terra” (Apocalisse 1, 5), stando in cielo, dovette accontentarsi d’un piccolo regno spirituale sulla terra, regnando spiritualmente solo su una congregazione di discepoli generati dallo spirito .


Chi sono costoro?


Sono i fortunati “suggellati” (Apocalisse 7, 4; 14, 1), che Geova costituì quale Corpo Direttivo del suo futuro regno sulla terra. “Tutti i secoli trascorsi (dal 33 dopo Cristo) hanno permesso a Geova di procedere al trasferimento di questi approvati discepoli di Gesù Cristo nello spirituale regno del Figlio del suo amore (Colossesi 1: 13)


Quanti sono?


Il numero totale completo e chiuso non può superare i 144.000! Tenendo presente che dopo il 1914 ve ne sono state diverse decine di migliaia, si deve concludere che durante i diciannove ‘secoli Geova ha proceduto al trasferimento nel regno spirituale del suo Figlio solo di poche decine di migliaia e anche meno. La maggior parte di questi (se non tutti) vanno assegnati al primo secolo Era Cristiana a motivo della grande apostasia avvenuta alla fine di quel secolo.


 


B    La verità:


1   Il giorno dell’Ascensione Cristo pronunziò le solenni parole: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Matteo 28, 18). Ora nello stile biblico cielo e terra equivale a   tutto l’universo (cfr. Genesi 1, 1; Isaia 65, 17 ecc.).    Fin d’allora dunque Gesù Cristo ebbe un potere effettivo universale, e non limitato a poche decine di migliaia di creature umane in cielo. Il potere del Risorto, fin d’allora, si estendeva anche alla terra.


Pochi anni dopo san Paolo affermava che “nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e sotto terra” (Filíppesi 2, 10). Dunque fin d’allora il Risorto era riconosciuto come Sovrano universale. L’Apostolo dice: si pieghi (al presente), e: in cielo e in terra, ossia in tutto l’universo.


2 – In virtù del suo potere universale, lo stesso giorno dell’Ascensione, Cristo comandò ai suoi discepoli di “andare ed ammaestrare tutte le nazioni” (Matteo 28, 19), ossia di accogliere nel Regno chiunque avesse creduto (cfr. Marco 16, 16) senza limiti di numero (cfr. pp. 11-14).


Il comando del Signore corroborato dalla sua presenza invisibile e dinamica (cfr. Matteo 28, 20), ottenne subito grandi risultati. Verso la fine del primo secolo san Giovanni nell’Apocalisse vedeva nel Regno di Dio “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare” (Apocalisse 7, 9) .


 


SECONDO TEMPO


A – L’errore:


1 – Verso la fine del primo secolo Era Cristiana il piccolo regno spirituale di Geova entrò in una grave crisi. Tutti o quasi tutti i discepoli di Cristo apostatarono dalla fede, facendo connubio con credenze e pratiche pagane. Le tenebre ricoprirono la faccia della terra. Geova rimase senza regno!


Questo stato di cose tenebroso si trascinò per circa diciannove secoli, fino cioè alla seconda metà del secolo XIX, quando sorse il profeta Carlo Russell e con lui ripresero a spuntare i discepoli rigenerati dallo spirito.


 


2 – Fu comunque nel 1914 che si ebbe in cielo la nascita del regno terreno di Geova. In quell’anno fatidico in cielo fu proclamato: “Il regno del mondo è divenuto il regno del nostro Signore e del suo Cristo (Apocalisse 11: 15)”. In tal modo Gesù Cristo, che mai fu un re umano e terrestre ed aveva affermato che il suo regno non è di questo mondo (Giovanni 18, 36), entrò in possesso di un regno terreno a dimensioni mondiali, a cui aveva diritto. Infatti, quale legittimo discendente di Davide, che fu un re terreno, Gesù Cristo non poteva ereditare nulla di più di quanto aveva avuto il suo illustre antenato Davide, cioè un regno terreno. Non tutto il potere comunque, che appartiene solo a Geova, ma parte di esso con un ruolo secondario.


 


3 – Sulla nascita del regno terreno di Geova i testimoni si premurano di precisare che, essendo avvenuta in cielo, fu a noi invisibile, ma noi possiamo essere certi che così è stato veramente perché ne abbiamo i segni. Quali?


a) Perché nel 1914 si compirono i Tempi dei Gentili (Luca 21, 24) come indica la cronologia biblica nella profezia dei sette tempi di Daniele (4, 22) .


b) Perché nel 1914 ha avuto inizio un periodo di afflizioni senza precedenti nella storia. Si stava meglio quando si stava peggio! Il 1914 è stato l’inizio dei dolori come predice esattamente la Bibbia (Matteo 24, 8; cfr. Timoteo 3, 1-5).


 


4 – Con la nascita del regno in cielo Cristo ha comunicato a essere presente sulla terra benché in modo invisibile. Ma, ahimé Satana è ancora l’invisibile governante dei mondo”;.


 


B – La verità:


1 – Notate, prima di tutto, come sia in stridente contrasto con la Bibbia affermare .che, a di- stanza di pochi decenni dall’Ascensione, vi sia stata una generale apostasia dalla fede. Ascendendo al cielo, Cristo aveva promesso ai discepoli la sua ininterrotta assistenza nell’opera di evangelizzazione (Matteo 28, 20). E’ una grave offesa al Signore dire che, malgrado la sua promessa I’errore abbia in poco tempo oscurata la verità. Tanto più  offensivo in quanto Cristo, ritornato al Padre, ha mandato lo Spirito Santo – Spirito di verità –  affinché rimanesse sempre coi discepoli (cfr. Giovanni 14, 15), per ricordare loro quanto aveva detto il Maestro e guidarli alla verità tutta intera (cfr. Giovanni 14, 26 e 16, 13).


Cristo e anche san Paolo avevano sì preannunciato l’irruzione di lupi rapaci nel gregge dei fedeli (cfr. Matteo 7, 15; Atti 20, 29; 2 Pietro 2, 1-7 ecc.) come di fatto avvenne. Ma vi era stata pure la promessa del Figlio di Dio che le forze ,del male non avrebbero mai prevalso sulla Chiesa, arroccata su Pietro (cfr. Matteo 16, 16-18).


 


2 – Non meno contraria alla Scrittura è l’affermazione geovista che Cristo abbia cominciato a regnare in terra nel 1914. La verità è che Cristo, il giorno dell’Ascensione, poteva esplicitamente affermare di avere “,ogni potere in cielo e in terra” (Matteo 28. 18). In effetti aveva cominciato a sottomettere sotto i suoi piedi tutte le forze del male (cfr. 1 Corinzi 15, 25; Filippesi 2, 10) e fin dal suo tempo Giovanni a buon diritto poteva chiamare il Cristo glorioso “il Principe dei re della terra” (Apocalisse 1, 5).


Alla luce di questo insegnamento biblico deve dirsi errata e settaria la spiegazione che i tdG danno di alcuni testi bìblici, che non hanno nessun rapporto con la fantasiosa data del 1914. Ne diamo una breve analisi:


a) In Apocalisse 11, 15 è detto: “E’ avvenuto il regno sul mondo del Signore nostro e del suo Cristo e regnerà per i secoli dei secoli” (Garofalo). Qui l’autore ispirato, che scrisse verso la fine del primo secolo Era Cristiana, si è espresso col verbo al tempo passato., “E’ avvenuto il regno sul mondo”. Egli non ha detto avverrà (al futuro). Giovanni parlava d’una cosa già avvenuta, e aggiungeva che tale Regno riguardava il mondo, cioè anche questa terra.


Il contesto conferma questa precisazione. Nel capitolo precedente dell’Apocalisse (cfr. 10, 7) è detto che “nei giorni in cui il settimo angelo suonerà la tromba sarà consumato il mistero di Dio”. Ora è proprio il settimo angelo che proclama in cielo l’annuncio del regno (cfr. Apocalisse 11, 15). Dunque in quei giorni, ossia nei giorni dell’annuncio, il mistero di Dio è già compiuto. Il Regno di Dio è una realtà. Infatti, mistero di Dio indica il piano programmato da Dio per la salvezza dell’uomo mediante l’effettivo potere regale del Figlio su tutte le cose, in cielo e in terra (cfr. Efesini 1, 9-10).


b) Parimenti settario è l’uso (o l’abuso) che i tdG fanno di Apocalisse 12, 10-12.