PELAGIANISMO

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". PELAGIANISMO: grande eresia del V secolo diffusa particolarmente nelle Chiese occidentali dal monaco brettone Pelagio, che venne a Roma circa l'a. 400, dove ebbe contatto con Rufino Siro, discepolo di Teodoro di Mopsuestia (v. Nestorianesimo), il quale impugnava la trasmissione del peccato originale (vedi questa voce). 

Ben presto Pelagio si mise su questa stessa via aiutato, nella propaganda delle sue idee, dal loquace discepolo Celestio.
  L'eresia pelagiana può ridursi a un sistema naturalistico sul terreno antropologico, a scapito del soprannaturalismo: presenta anche una tinta stoica nell'esaltazione della forza morale dell'uomo contro il male. Eccone i principi fondamentali: a) il peccato commesso da Adamo nocque a lui solo e in nessun modo si trasmette nei posteri con la generazione; b) i bambini nascono in condizioni identiche a quelle di Adamo prima del peccato: quindi sono innocenti e amici di Dio; c) i bambini, anche non battezzati, raggiungono la vita eterna; d) l'uomo con le sue forze naturali e con la sua libertà può evitare ogni peccato e conquistare la visione beatifica; e) grazia divina intrinseca non c'è né è necessaria; grazia è l'esempio di Cristo, la legge, lo stesso libero arbitrio; f) la Redenzione non è rigenerazione dell'uomo nella sua anima vivificata dalla grazia, ma è piuttosto un appello a una vita più alta da conquistarsi con le proprie forze.
  E' la distruzione di tutto l'ordine soprannaturale! S. Agostino intuì subito la gravità del pericolo e ingaggiò una lotta implacabile per la difesa della verità cristiana prima contro Pelagio stesso e Celestio, che si erano recati in Africa, e poi contro Giuliano, vescovo di Eclana, che aveva redatto a sistema l'errore di Pelagio. Per opera di S. Agostino l'eresia fu condannata prima nel 416 in due Concili (Milevitano – Cartaginese) approvati da Innocenzo I; poi nel 418 in un grande Concilio Cartaginese approvato dal Papa Zosimo, il quale ne sintetizzò le definizioni in una Epistola tractoria, che fu inviata a tutte le Chiese. Giuliano Eclariense, con altri 17 Vescovi italiani si rifiutò di sottoscrivere alla Lettera pontificia e andò in esilio in oriente, presso Teodoro di Mopsuestia. Il Pelagianesimo fu condannato anche nel Conc. di Efeso, insieme col Nestorianesimo (431), e nel 2° Conc. di Orange (529); v. DE, 101 ss.. 126 ss.. 174 ss.