MERITO

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". MERITO: è il diritto al premio dovuto per un'azione moralmente buona.

 Il merito può essere de condigno, se c'è giusta proporzione tra l'azione buona e il premio; e de congruo se, mancando quella proporzione, interviene una ragione di convenienza o di benevolenza che muove il premiante. Merito soprannaturale e quello che nasce da un'azione fatta sotto l'influsso della grazia divina e che perciò dice rapporto al fine soprannaturale, che è la visione beatifica. Cinque condizioni si richiedono per il merito soprannaturale: 1) lo stato di viatore, perché la morte è il termine della prova (v. Morte); 2) stato di grazia santificante, perché il peccato rende impossibili i rapporti con Dio; 3) la libertà, senza la quale, non si concepisce la responsabilità e quindi il castigo o la pena; 4) l’opera buona, perché il male merita piuttosto la pena 5) una disposizione di Dio, perché l'ordine soprannaturale è assolutamente gratuito e nessuna creatura può acquistare un vero e proprio diritto di fronte a Dio, senza il suo divino beneplacito.
  L'uomo in queste condizioni può meritare, anche de condigno, l'aumento della grazia e la vita eterna, chiamata da S. Paolo «corona di giustizia».
  Cristo, durante la sua vita mortale, meritò per sé la glorificazione del corpo (l'anima già godeva della visione beatifica), per tutto il genere umano meritò, specialmente con la passione e la morte, ogni bene soprannaturale e la vita eterna. Questo merito, come la soddisfazione, ha un valore infinito ed è più probabilmente secondo rigore di giustizia, perché è proprio del Verbo, soggetto operante nella natura umana assunta. Maria ha meritato de congruo per noi tutto quello che Gesù ha meritato de condigno. Il Luteranesimo, ritenendo la natura umana intrinsecamente corrotta per il peccato originale fino alla perdita della libertà, negò ogni possibilità di merito nel1'uomo; il Conc. di Trento condannò quest'errore. rivendicando con la libertà anche il merito, sotto l'influsso della grazia: DB, 809 e 842.