Il vero Francesco e L’Italia di oggi

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Del Card. Biffi. Omelia presso la Basilica S. Maria degli Angeli. Quali sono gli insegnamenti che Francesco piu appassionatamente ci ripropone? Il primo è l’accoglimento del Vangelo come dell’unica valida norma di vita. Questa è la persuasione primaria che fonda tutta l’esperienza francescana. “La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo”….

Omelia della mattina del 4 ottobre in San Francesco


La Regione Emilia‑Romagna, presente qui nelle persone dei suoi vescovi e dei sindaci delle sue città, oggi è lieta e lusingata di farsi interprete di tutta la nazione nell’omaggio reso a Francesco d’Assisi, splendido fiore della nostra terra, patrono amato e invocato dalle genti d’Italia.


L’Italia intera oggi è idealmente raccolta in questa basilica a onorare uno tra i più grandi dei suoi figli, a ravvivarne la memoria, soprattutto a riascoltarne il magistero di vita.


 


Il vero Francesco e L’Italia di oggi


Vogliamo raccoglierne la lezione vera, quella che con chiarezza risuona dalle sue parole, dai suoi scritti, dalle antiche. testimonianze.


Non serve al bene del nostro paese un francescanesimo di maniera, svigorito in un estetismo senza convinzioni esistenziali, omogeneizzato (per cosi dire) in modo che tutti lo possano assumere senza ripulse e senza drammi interiori, stemperato in una religiosità indistinta che non inquieti nessuno.


La dottrina e l’esempio di Francesco si possono accogliere o rifiutare; ma prima di tutto vanno conosciuti nella loro verità.


Anche l’Italia dei nostri giorni, che spesso si dimostra assalita da mali spirituali contraddittori e tetti gravi, dominata al tempo stesso e nelle stesse persone dall’edonismo borghese e dalle ideologie populiste; anche l’Italia che ci appare largamente afflitta da un giustizialismo senza giustizia, da un solidarismo senza amore, da un permissivismo che sta uccidendo la libertà sostanziale, da un vitalismo senza fecondità e senza gioia; anche l’Italia di oggi qui deve sostare un poco e ascoltare. E se anche ci dirà parole, tutte germinate dalla sua limpidissima fede, che potranno stupire o forse irritare le nostre orecchie mondanizzate, il Poverello, che reca nelle sue carni i segni della crocifissione di Cristo, merita che gli prestiamo un po’ di attenzione, con tutto quel residuo di serietà di cui siamo ancora capaci.


 


Il Vangelo, sola norma di vita


Quali sono gli insegnamenti che Francesco piu appassionatamente ci ripropone?


Il primo è l’accoglimento del Vangelo come dell’unica valida norma di vita. Questa è la persuasione primaria che fonda tutta l’esperienza francescana.


“La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo”(1).


E ciò che gli si era manifestato come una specifica rivelazione dell’Altissimo per la sua esistenza personale (2), gli apparve ben presto come un impegno da proporre a tutto il popolo; e così divenne “araldo del Vangelo”(3).


 


Il ritorno alla Chiesa


Il secondo insegnamento si riferisce alla Chiesa.


Già nello straordinario colloquio, che sta all’inizio dell’avventura spirituale di Francesco, il Crocifisso di san Damiano gli indica la Chiesa come l’oggetto della sua missione e delle sue cure: “Ripara la mia casa”(4). Da quel momento la Sposa di Cristo diventa la beneficiaria del suo amore appassionato e cortese, a fondamento di ogni sua fiducia. Egli ne parla solo in termini di affettuoso rispetto; per lui essa è sempre “la santa Chiesa cattolica e apostolica”(5).


Dalla sua bocca non esce mai nei confronti della Chiesa una frase aspra o malevola, una critica amara, un accento sdegnoso. Bella e commovente è la parola che gli ritorna sul labbro ogni volta che nelle difficoltà decide di sottoporsi al giudizio della Sede apostolica: “Andiamo dalla madre nostra”(6)


Agli Italiani di oggi, Francesco sembra rivolgere l’invito che risuona nell’epopea vergiliana: “Antiqua in exquirite matrem”: tornate a cercare la vostra madre antica.


Tutto avete preso da lei: le vostre scuole, i vostri ospedali, le vostre istituzioni benefiche hanno per la più parte avuto origine dal suo amore inventivo. Lei ha custodito per voi e vi ha trasmesso i valori veramente umani dell’antico mondo pagano; all’ombra delle sue abbazie e delle sue cattedrali avete imparato l’arte del ragionamento; lei ha ispirato la maggioranza dei capolavori che adornano le vostre contrade; lei vi ha formato al senso di cordialità e di umanità verso tutti, che vi distingue tra le genti.


E vero che da un po’ di tempo nelle vostre leggi, nelle vostre abitudini, nelle idee più diffuse, sembrate farvi ogni giorno più remoti dalle vostre matrici, dalla vostra storia, dalla cultura che vi ha plasmato; ma è anche vero che in questo tempo non siete migliorati affatto. Sicché bisogna persuadersi che solo invertendo la vostra marcia potete sperare di risalire.


Cosi pare dirci Francesco coll’esempio del suo amore alla Chiesa.


 


La conversione


Il terzo tema, che domina tutta la predicazione del Santo è quello evangelico della conversione.


Il totale capovolgimento di mentalità è in lui l’inizio di una straordinaria esistenza, tutta contrassegnata da una grande docilità alla grazia dello Spirito; e questa stessa radicale mutazione dell’animo e del comportamento egli propone anche agli altri come il principio írrinunciabile di ogni vero arricchimento interiore.


“La mano del Signore si posò su di lui e la destra dell’Altissimo lo trasformò, perché, per suo mezzo, i peccatori ritrovassero la speranza di rivivere alla grazia e restasse per tutti un esempio di conversione a Dio”(7).


Il suo messaggio di pace, di letizia, di riconciliazione sarebbe del tutto frainteso, se ci si dimenticasse, pur se per un momento, che per lui pace, letizia, riconciliazione sono soltanto i frutti dolcissimi di quell’integrale mutamento del cuore che porta l’uomo dall’incredulità alla fede in Cristo crocifisso e risorto, e dalla fede inerte alla piena coerenza evangelica della vita.


 


Ammonizioni particolari di Francesco


Ma oggi noi vogliamo ascoltare anche quali siano le raccomandazioni particolari di Francesco alla nazione italiana in alcune delle sue componenti.


Tra le sue lettere, ne troviamo una rivolta “a tutti i fedeli”, una indirizzata ai sacerdoti e una terza che ha come destinatari i “reggitori dei popoli”, cioè gli uomini politici.


Sono ammonimenti che, nascendo dalla visione cattolica della vita accolta in forma piena e incontaminata, possono stupire e quasi provocare la nostra incredulità o la nostra fede rarefatta. Ma sarà bene almeno conoscerli nella loro autenticità.


 


A tutti i fedeli


A tutti i fedeli egli raccomanda soprattutto l’osservanza dei comandamenti di Dio e la preoccupazione di non morire in peccato mortale, lasciando situazioni di obiettiva ingiustizia.


Con tutta la sua dolcezza, arriva a dire con la forza degli antichi profeti: “Coloro che non vogliono gustare quanto sia soave il Signore e preferiscono le tenebre alla luce, non volendo osservare i comandamenti di Dio, sono maledetti”(8)


 


Ai sacerdoti


Ai sacerdoti ricorda più di ogni altra cosa il loro dovere di trattare con riverenza il “santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo”. Egli si rammarica che “il corpo [del Signore] è lasciato in luoghi indegni, è portato via in modo lacrimevole, è ricevuto senza le dovute disposizioni e amministrato senza riverenza”(9).


Un lamento che deve farci riflettere e ci invita a un esame del nostro modo di trattare l’eucaristia in questi tempi contrassegnati da una disinvoltura liturgica, che non aiuta affatto il popolo a crescere nella fede.


 


Agli uomini politici


Ai reggítori dei popoli dice testualmente: “Ricordate e pensate che il giorno della morte si avvicina. Vi supplico allora, con rispetto per quanto posso, di non dimenticare il Signore, presi come siete dalle cure e dalle preoccupazioni del mondo”.


“Obbedite ai suoi comandamenti, poiché tutti quelli che dimenticano il Signore e si allontanano dalle sue leggi sono maledetti e saranno dimenticati da lui”.


“E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di avere saranno loro tolte.


E quanto più saranno sapienti e potenti in questo mondo, tanto più dovranno patire le pene nell’inferno”.


“Perciò vi consiglio, signori miei, di mettere da parte ogni cura e preoccupazione e di ricevere devotamente la comunione del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo in sua santa memoria”(10)


 


Le nostre implorazioni


Poi che noi l’abbiamo ascoltato, ora ci ascolti lui. Ascolti la nostra fiduciosa implorazione: protegga la nostra patria, ottenga saggezza ai suoi governanti, ispiri concordia e spirito di collaborazione tra i cittadini; ridoni alla nostra gente il gusto e la fierezza del lavoro ben compiuto; ci salvi tutti dalla disgrazia nazionale di voler essere troppo furbi; persuada la famiglia italiana a ridiventare il luogo dove il patto nuziale si mantiene fino alla fine, dove l’amore diventa fecondo, dove l’egoi­smo dei genitori non prevale sul vero bene dei figli; soprattutto aiuti l’Italia a conservarsi in comunione vitale con la sua storia, che è per larga parte storia della fede in Cristo che progressiva­mente si è fatta nella nostra terra vita e cultura di un popolo.


 


Note:


(1) CELANO, Vita Prima, ‑84, FF 466.


(2) Cfr. Testamento, FF 116.


(3) S. BONAVENTURA, Leggenda Maggiore, IV, 5, FF 1072.


(4) ID., Leggenda Minore, 1, Lez. V, FF 1334.


(5) Regola non bollata, XXIII, FF 68.


(6) Leggenda dei tre compagni, 46, FF 1455.


(7) CELANO, Vita Prima, 2, FF 321.


(8) Lettera a tutti i fedeli, 11, FF 186.


(9) Lettera a tutti i chierici sulla riverenza del corpo del Signore, FF 208.


(10) Ai reggitori dei popoli, FF 211‑212.