IMPECCABILITÀ

Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica. IMPECCABILITÀ: impossibilità, fisica o morale di commettere peccato.

E' dottrina di fede che a Gesù Cristo compete non solo la immunità da ogni peccato, ma anche una vera e propria impeccabilità: Gesù stesso sfida i suoi nemici con le solenni parole: (Giov. 8, 46): «Chi di voi può accusarmi di peccato?»; il Conc. di Efeso afferma che Gesù Cristo «non conobbe affatto il peccato». S. Paolo aveva proclamato Cristo «Pontefice immacolato… segregato dai peccatori» (Agli Ebrei, 7); e S. Pietro (1.a Lett.) e S. Giovanni (1.a Lett.) attestano categoricamente che in Cristo non c'è ombra di colpa. Così pure i Padri, il cui pensiero è riassunto energicamente da S. Cirillo Aless.: «Sono del tutto sciocchi quelli che dicono che Cristo abbia potuto peccare».
La ragione dell'impeccabilità di Cristo sta nell'unione ipostatica per cui essendo una la Persona (Verbo), uno è il soggetto a cui si attribuiscono le azioni divine e umane; se dunque in Cristo si desse un minimo peccato, bisognerebbe attribuirlo al Verbo, il che è assurdo. A questa impeccabilità contribuiscono la visione beatifica, la pienezza della grazia e i doni soprannaturali che arricchivano l'anima di Gesù Cristo. Tutto considerato, l'impeccabilità del Redentore, pur appartenendo all'ordine morale, ha un fondamento metafisico.
L'impeccabilità si attribuisce anche a Maria Vergine a motivo della sua sovrumana dignità di Madre di Dio, della esenzione dal peccato originale e quindi dal fornite della concupiscenza, e infine per la pienezza della grazia di cui fu ornata. Ma l'impeccabilità di Maria non fu intrinseca come quella di Gesù, ma piuttosto estrinseca, cioè dovuta a una speciale assistenza di Dio. Di fatto in Maria non ci fu nessun peccato, neppure veniale (Conc. Tridentino).