I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Vittoria

1 .La più grande vittoria. 2. Eccellenza e vantaggi della vittoria per il cri­stiano. 3. Motivi di desiderare la vittoria e mezzi per riportarla.

LA PIÙ GRANDE VITTORIA. – Lo Spirito Santo c\’insegna che l\’uomo paziente è da preferire al forte; e che chi domina il proprio cuore, vale assai più di chi espugna le cittadelle (Prov. XVI, 32). Chi è veramente potente? che riporta belle ed utili vittorie? Colui che resiste al demonio, vince il mondo, soggioga se stesso. Questa è la risposta che ci dà Gesù Cristo e l\’infallibile sua parola. Giova però sentire come un\’eco della medesima risuoni ancora su le bocche medesime dei pagani; «Libera è l\’anima, dice Platone, e signora delle sue passioni. Prima e più perfetta tra le vittorie è vincere se medesimo: turpissima e funestissima cosa è lasciarsi vincere da se stesso (De Legib.)». Perché, come osserva Valerio Massimo, è molto più difficile il vincere se medesimo che il trionfare di un nemico (Lib. IV, c. I). Perciò Alessandro Magno chiamava atto da re il soggiogare se stesso più che sbaragliar un esercito (PLUTARCH. In Alex.); e su la tomba di Scipione l\’Africano era scolpito questo bell\’epitaffio: – Maxima cunctarum victoria, victa voluptas. – La più grande delle vittorie, fu che vinse la voluttà.
Il medesimo pensiero troviamo espresso in Cicerone ed in Aristotele. Vincere se stesso, scrive il primo, frenare l\’ira, è azione da uomo fortissimo. Chi fa tali cose, non dico già che lo paragono ai grandi uomini, ma lo giudico simile a Dio. Infatti colui che abbatte un leone, non dà prova di maggior forza di chi reprime la collera, belva ferocissima che porta dentro di sé; né colui che abbatte i più terribili uccelli da preda, è più forte li chi frena le avidissime cu­pidigie; né chi prostra una Amazzone guerriera, è più valente di chi trionfa della lussuria, passione distruggitrice del pudore e della fama; essendo le passioni un male più dannoso di ogni altro, purché è intimo all\’uomo.
Perciò devesi giudicare veramente forte, solamente chi è tempe­rante, moderato e giusto (De Offic.). Il secondo, posto per principio che è difficilissima impresa vincere se stesso, ne deduce che chi esce vit­torioso delle proprie passioni, dimostra maggior forza di chi vince i nemici. Forte è colui che vince un nemico, ma più forte è chi trionfa della voluttà: infatti la storia ci ricorda non pochi che debel­larono i nemici e furono debellati da donne (Apud Anton. in Meliss. p. I, C. XII). Spaventosi esempi ne abbiamo in Sansone, in Davide, in Salomone, ecc… Finalmente, già un antico poeta aveva cantato: «Ardua cosa è vincere gli altri; ma vittoria molto più insigne è calmare in noi medesimi i flutti delle passioni».

2. ECCELLENZA E VANTAGGI DELLA VITTORIA PER IL CRISTIANO. – Dio stesso fa delle magnifiche promesse a coloro che escono vittoriosi dal combattimento contro le loro passioni: «Al vincitore io darò da mangiare dell\’albero della vita, che è nel paradiso del mio Dio» (Apoc. II, 7). «Chi vincerà, non sarà più soggetto alla seconda morte» (Ibid. 11). «Chi riuscirà vincitore sarà vestito di bianco, ed io non cancellerò il suo nome dal libro della vita; ma lo proclamerò in faccia al Padre mio e agli Angeli suoi. Farò di lui una colonna nel tempio del mio Dio, e non ne uscirà più; scriverò su di lui il nome del mio Dio, e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che di­scende dal cielo,. ed il mio nome nuovo… Lo farò sedere con me sul mio trono; come anch\’io ho vinto, e mi sono assiso col Padre mio sul suo trono (Id. III, 5, 11-12, 21). Io l\’alfa e l\’omega, il principio e la fine, darò gratuitamente, a chi ha sete, della sorgente dell\’ac­qua viva. Chi vincerà, possiederà queste cose; ed io sarò suo Dio, ed egli sarà mio figlio» (Id. XXI, 6-7).
Lo stesso Apostolo racconta ancora di aver veduto una moltitudine innumerevole di gente di ogni tribù, popolo e nazione e lingua, stare in piedi innanzi al trono dell\’Agnello, vestita di bianchi lini, con in mano delle palme. E uno dei vegliardi gli disse: Costoro ve­stiti di bianco chi sono e donde vennero? Al che avendo egli risposto: Signore, voi lo sapete; il vegliardo riprese: Questi sono coloro che vennero qui passando in mezzo a una grande tribolazione, e lavarono e imbiancarono le loro stole nel sangue dell\’Agnello. Perciò essi stanno dinanzi al trono di Dio, e lo servono giorno e notte nel suo tempio; e colui che sta assiso sul trono li coprirà come di un padiglione. Non sentiranno più né fame né sete; l\’Agnello che è in mezzo al trono, sarà loro pastore e li condurrà alle sorgenti dell\’acqua viva; e Dio tergerà loro dagli occhi ogni lacrima (Ibid. VII, 9-17).
«Camminiamo su le orme di Gesù Cristo, dice S. Agostino, e se noi sappiamo vincere le nostre passioni e i nostri vizi, se le costrin­giamo a stare a noi soggette, ce ne facciamo scala per salire in alto. Se dominiamo le nostre passioni, se calchiamo i vizi, essi c\’innalzeranno e ci serviranno di scala celeste: ma se ci signoreggiano e ci stanno sopra, allora ci soffocheranno e uccideranno (Serm. II, de Ascens.)». «Se noi non trionfiamo delle cattive nostre inclinazioni, ripete S. Bernardo, esse trionferanno di noi; se non le opprimiamo, ne rimarremo cer­tamente oppressi (Serm. IV de Ascens.)»: E più innanzi osserva che una specie di mar­tirio molto meritorio è mortificare e vincere con lo spirito le opre della carne; il martirio del ferro e del fuoco pare più terribile, ma quello è più doloroso per la sua durata.
Noi saremo re, se sapremo dominare e reggere i nostri affetti. Chiunque trionfa del suo corpo e chi, padroneggiando se stesso, non lascia che l\’anima sua venga agitata dalla collera o da altra passione, costui è, per sentenza di S. Ambrogio, chiamato re, e, giustamente, perché sa comandare, sa conservare la sua libertà, e non è punto schiavo del peccato (Offic. lib. III). «Per veri re, dice S. Gregorio, bisogna intendere quelli che dirigono tutti i loro mo­vimenti a norma della volontà di Dio; che li dominano come un re potente, vittorioso e saggio; che ponendosi in cima alla ragione, come seduti su regale trono, presiedono a tutto, riducono in ischia­vitù tutto ciò che si ribella all\’ordine; e pacificando ogni cosa, fanno regnare in se stessi i diritti dell\’equità e della giustizia (Pastor.)».
«Un re seduto sul trono di giudice, mette in fuga l\’iniquità col suo sguardo», leggiamo nei Proverbi (Prov. XX, 8). Questo re è la ragione, o l\’anima la quale, quando tiene nell\’uomo il luogo che le spetta, sbaraglia e dissipa gli errori e i vizi che nascono dai sensi e principalmente i vizi della concupiscenza e dell\’irascibilità. Finché l\’anima governa con saviezza, ella sforza tutto ciò che è in lei, a regolarsi bene e ne è la regina. Perciò chi opera secondo la dottrina della ragione, dà all\’anima sua, non alla carne, non ai sensi, il governo di se medesimo; egli colloca l\’anima sul trono regale, del giudizio, affinché comandi alle potenze e alle facoltà tutte e se le assoggetti. Allora il regno dell\’anima che trionfa è pacifico, tranquillo, santo, glorioso.

3. MOTIVI DI DESIDERARE LA VITTORIA, E MEZZI PER RIPORTARLA. – Gesù Cristo offre ai vincitori grazie copiose e preziosissime in questa vita e, dopo di questa, la corona della gloria celeste. Per animarci a meritare questa corona per mezzo della vittoria, la chiama con molti nomi, tutti magnifici e sublimi: ora la chiama albero della vita, ora manna nascosta, pietra di meraviglioso candore, nome nuovo, bianca veste, stella del mattino, colonna nel paradiso, trono di Dio… Animo adunque, o atleti di Gesù Cristo; combattete da valorosi il buon combattimento, impadronitevi della vita eterna. Nessun lavoro vi paia lungo, nessuna fatica vi sembri troppa, nessun dolore v\’im­paurisca, nessuna prova vi scoraggi; e che cosa dovrebbe spaventarvi o disanimarvi, se vi aspettano il cielo, una corona immortale, un trono splendente di luce, l\’eternità della gloria, la vista e il pos­sesso di Dio, e mille incomparabili beni?
Il primo e più sicuro mezzo di riuscire sempre vittoriosi dei nostri terribili e mortali nemici, sta nell\’avvicinarci quanto più possiamo a Dio, perché egli allora si avvicinerà a noi (IAC. IV, 8). E se il Signore è nostra luce e nostra salute, chi temeremo noi ancora? Se il Signore è il protettore della nostra vita, chi potrà farci tremare? (Psalm. XXVI, 1). E per qual via l\’uomo può accostarsi a Dio? 1° Allontanandosi e resistendo al de­monio. 2° Umiliandosi. «Vedete grande miracolo, fratelli miei, dice S. Agostino: Dio è infinitamente alto; eppure se voi volete innalzarvi, egli si allontana da voi; se voi vi abbassate, egli discende fino a voi (Serm. II, de Ascens.)». 3° Purgandosi delle colpe con la penitenza. 4° Amando Dio e impiegandosi nelle opere di carità. 5° Pregando e attendendo alla perfezione.
«Un doppio esercito, dice S. Agostino, schiera il mondo contro i soldati di Gesù Cristo: di qua le carezze per sedurre: di là i ter­rori, le minacce, per abbattere. Deh! non si faccia a noi ostacolo la nostra volontà, non ci intimidisca la crudeltà degli altri e il mondo sarà vinto (Sentent. XXI)». L\’Apocalisse ci mostra che il leone della tribù di Giuda ha vinto (V, 5). Il leone è Gesù Cristo; andiamo a questo leone vittorioso dell\’inferno, del mondo, del peccato, della giustizia del Padre suo, e noi usciremo vincitori di ogni nostro nemico (Apoc. XII, 11).
Ecco come faceva il Salmista nei duri frangenti della guerra interiore ed esteriore, ­e come ne usciva sempre trionfante. «Io ho sperato in Dio, non temerò qualunque assalto mi dia la carne. In quanto agli uomini, essi si adoperano invano a ordire la mia ro­vina» (Psalm. LV, 5), (Psalm. LXII, 10). «Il Signore è con me, io non temerò punto di ciò che può farmi l\’uomo. Il Signore mi aiuta ed io non bado a nemici. Il Signore è mia forza, mia gloria, e si fa mio Salvatore» (Psalm. CXV, 6-7, 14). «Egli mi ha liberato dagli agguati dei cacciatori, e dalle parole avvelenate» (Psalm. XC, 3).
Altre volte cantava: «Mentre uomini avidi di preda si avvicinano a me per sbranarmi, eccoli ad un tratto cadere a terra. Quand\’anche un intero esercito stesse contro di me, il mio cuore non im­paurirebbe: quando sarà dato il segnale della battaglia, io tripu­dierò di gioia. Nei giorni di angoscia Iddio mi ha sempre protetto. Egli ha fermato il mio piede sul sasso, ed ha innalzato il mio capo su le orde dei miei nemici» (Psalm. XXVI, 2-3, 5-6). «Signore, voi mandate a male tutti quelli che tribolano l\’anima mia, perchè io sono vostro servo» (Psalm, CXLII, 12). «Voi mi farete vincitore dei miei persecutori: mi sottrarrete al potere dell\’iniquo. Voi mi avete vestito di vigore per la lotta, e avete curvato innanzi a me i miei nemici, li avete volti in fuga, avete sterminato quelli che mi odiavano. Io col vostro aiuto li disperderò come polvere al soffio del vento; li calpesterò come fango di pubblica via. Li perseguiterò, li raggiungerò, e non poserò finché non li abbia veduti venir meno. Li spezzerò, e non potranno campare; cadranno sotto le mie calcagna» (Psalm. XVII, 49, 38-43). Soldati di Gesù Cristo, dice il medesimo Profeta, andate alla vittoria; salite sul carro della verità, della clemenza, della giustizia, e farete opere meravigliose (Psalm. XLIV, 4-5). «Il Dio d\’Israele dà al suo popolo la forza ed il coraggio» (Psalm. LXVII, 36). Il Si­gnore vi coprirà della sua ombra, e la vostra speranza crescerà sotto le sue ali. La sua verità sarà vostra armatura e vostro scudo. Voi non temerete né i fantasmi notturni, né le saette che vengono sca­gliate lungo il giorno, né il contagio che serpeggia nel buio della notte, né gli assalti del demonio meridiano… Il Signore ha ordinato ai suoi Angeli che vi accompagnino dappertutto; che vi portino su le loro braccia, affinché il vostro piede non inciampi. Voi camminerete sul leone e sull\’aspide, calpesterete il dragone e il basilisco (Psalm. XC, 4-6, 11-13).
Voi vi lagnate della guerra che vi muovono i vostri nemici; ma perché, o soldato cristiano, sei tu così vigliacco e delicato? dice San Giovanni Crisostomo: Credi tu di poter vincere senza combattimento? Addestra le tue membra, combatti da forte, da valoroso: considera l\’alleanza che hai stretto con Dio, ricorda le condizioni di quest\’alleanza; riconosci l\’obbligo che hai di servire e di combattere (Serm. de Martyr.), e pensa che lo Spirito Santo ti assicura che Dio ti protegge contro i nemici, ti difende contro i seduttori, prepara aspre lotte e lunghe guerre, per fartene uscire trionfante; egli non abbandona mai il giusto (Sap. X, 12-13).