I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Umiltà

1. Che cosa è l\’umiltà.
2. Necessità dell\’umiltà.
3. Esempio di Gesù Cristo. ­
4. Esempi dei Santi.
5. Chi è più elevato deve abbassarsi di più.
6. Motivi di umiliarsi.
7. Gradi e segnali dell\’umiltà.
8. Vantaggi dell\’umiltà. ­
9. Che cosa bisogna fare per essere umile?

1. CHE COSA È L\’UMILTÀ. – La parola umiltà viene dai due vocaboli latini humi alitus, cioè nudrito e coricato per terra… La vera umiltà non è altra cosa che la vera conoscenza di Dio e di se stesso. Perciò S. Agostino diceva continuamente a Dio: «Fate, o Signore, che io conosca voi, e conosca me» (Soliloq. c. I). La vera umiltà consiste nel non insuperbire di nulla, nel non mor­morare di nulla, nel non essere né ingrato, né permaloso, ma nel rendere grazie a Dio in tutti gli atti della sua provvidenza, nel lodarlo tanto della sua bontà, quanto della sua giustizia. Nel conoscere Dio e conoscere noi medesimi, S. Agostino ripone tutta la scienza pratica (Soliloq. c, I); e S. Francesco d\’Assisi diceva: Signore, chi siete voi e chi sono io? Voi l\’abisso dell\’essere, della sapienza e di ogni bene; io l\’abisso del nulla, della follia, ogni male, il più reo dei peccatori (In Vita).

2. NECESSITÀ DELL\’UMILTÀ. – Chiara e perentoria è la sentenza del divin Maestro: «Vi dico in fede mia, che se voi non cambiate senti­mento e non vi fate piccoli come questi ragazzini, non entrerete nel regno dei cieli» (MATTH. XVIII, 3). I ragazzi non sanno che cosa sia l\’invanirsi, il soperchiare, l\’an­dare pettoruto, ma li vedete semplici, candidi, innocenti; tali dob­biamo essere noi. Bisogna che siamo umili per virtù, come il fanciullo lo è per l\’età; bisogna che siamo piccoli per l\’umiltà, come i giovanetti lo sono per statura. Gesù Cristo ci ordina di diventare simili ai ragazzi, non in leggerezza ed imprudenza, ma in semplicità ed umiltà. Perciò S. Pietro ci esorta a vestirei di umiltà, perché Dio resiste ai superbi, e dà la sua grazia agli umili (I PETR. V, 5); e S. Agostino scriveva: «Se mi chiedi della strada sicura per arrivare alla conoscenza del vero, se mi domandi quale sia la cosa più essenziale nella religione e nella scuola di Cristo, io ti rispondo: La prima è l\’umiltà; la seconda, l\’umiltà; la terza, l’umiltà; e se cento volte tu mi ripetessi la domanda, cento volte io ti darei la medesima risposta (Epist. LVI). Nessuno infatti si avvicina alla grandezza di Dio per altra via che quella dell\’umiltà; l\’umile gli si avvi­cina, il superbo se ne allontana (Sent. LXXXVIII)».
S. Giovanni Crisostomo ci avverte che qualunque cosa di buono noi facciamo, sia preghiera, sia digiuno, sia limosina, sia continenza, tosto se ne va in fumo e sparisce se la facciamo senza umiltà (Homil. XV, in Matth.). La stessa sentenza ripete S. Gregorio Papa, assomigliando colui che raduna virtù senza l\’umiltà, a chi porti polvere su la mano aperta, mentre soffia il vento (Moral. lib. XXXIV); e soggiunge che «qualunque azione si faccia, non serve a nulla, qualora non sia accuratamente custodita dall’umiltà»; – anzi egli dà come evidentissimo segno di riprovazione la superbia, e indizio certo di predestinazione la umiltà (Mor. lib. XXXIV, c. 18).
L\’abate Isaia soleva dire che siccome la terra non può produrre nessun frutto senza semenza e senza acqua, così nessuno può ecci­tarsi al pentimento, senza umiltà (In Vita). E infatti il. Salmista confessa di se medesimo, che prima di essere umile fu peccatore (Psalm. CXVIII, 67); perché, come soggiunge egli medesimo, dall\’alto del suo trono Dio guarda gli umili; ma rigetta sdegnoso le suppliche dei superbi (Psalm. CXXXVII, 6). «Gesù Cristo, dice S. Agostino, uccise la superbia non altrimenti che con la sua umiltà, e a noi ha tracciato la strada per mezzo dell\’umiltà, poiché per mezzo dell\’orgoglio noi ci eravamo allontanati da Dio, e non potevamo ritornare a lui per altra via, che per quella dell\’umiltà (In Psalm. CXXXVII)». E questo bene lo sa l\’antico serpente; il quale perciò fa ogni sforzo per soffiare in noi lo spirito di orgoglio, e per tenere chiuso all\’umiltà ogni adito del nostra cuore (Serm. XLIX). Ah, noi vorremmo essere innalzati prima di abbassarci! ciò è impossibile, vi dirò col me­desimo Dottore; cominci ad umiliarsi colui al quale piace essere esaltato (Sent. LXXXVIII). È necessario, come osserva S. Leone che quelli i quali devono essere coeredi della gloria di Gesù Cristo, siano partecipi della sua umiltà (Serm. in Nativitat.).
«Umiliamo le anime nostre, diceva Giuditta, e serviamo a Dio in ispirito di umiltà» (IUDITH. VIII, 16). «Vale meglio un peccatore umile, afferma S. Agostino, che un giusto orgoglioso»; e la ragione di tale sentenza sta in quest\’altra di Gesù Cristo: «Chiunque si esalta, sarà umiliato; e chiunque si umilia, sarà esaltato» (Luc. XIV, 11). Massima piena di verità, eppure oh! quanto poco praticata!… «Che grande errore, esclama S. Bernardo, che enorme illusione è mai quella dei figli di Adamo, che cercano d\’invanirsi e di credersi qualche cosa di grande! Quanto più sei alto, tanto più abbassati in ogni cosa, perché senza il merito dell\’umiltà, non si arriva a meriti più insigni. Bisogna che chi tende alla vetta delle virtù, senta bassamente di se stesso, affinché non avvenga che mentre si stima quello che non è, cada al di sotto di quello che è (Serm. XXXIV, in Cant.)». «Vestimento di tutte le virtù è l\’umiltà, dice S. Gregorio Papa, e se loro lo togli, le vedrai morire a poco a poco (Moral.)». S. Bernardo dice con ragione: «Lodevole è la ver­ginità, ma più necessaria è l\’umiltà. Quella ci è consigliata, questa ci è comandata; a quella ti chiama un invito, a questa l\’obbligo. Ti è possibile il salvarti senza la prima, impossibile senza la seconda. Può piacere a Dio l\’umiltà che deplora e piange la perdita della verginità; ma senza umiltà, io ardisco asserire che nemmeno la verginità di Maria sarebbe piaciuta al Figlio di Dio (Homil l., super Missus)».

3. ESEMPIO DI GESÙ CRISTO. – L\’Evangelista, parlando della fan­ciullezza e della gioventù del Redentore, la restringe tutta in queste parole: Gesù stava soggetto a Maria e Giuseppe (Luc. II, 51). Su queste parole S. Bernardo esclama: «Chi è colui che sta soggetto? e a chi sta egli soggetto? Un Dio che si assoggetta non solamente a Maria, ma ancora a Giuseppe! Che un Dio obbedisca a uomini, è tale un\’umiltà che non ha esempio. Arrossisci, o cenere orgogliosa! Un Dio si umilia, e tu t\’innalzi! (Homil. super Missus)». Parlando poi di se medesimo, questo divin Redentore disse: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore» (MATTH. XI, 29). Ah sì, «abbiamo in noi, dirò con San Paolo, i sentimenti che aveva in sé Gesù Cristo il quale, essendo ve­stito della divinità ed uguale a Dio, si annientò prendendo la forma di servo, fatto a somiglianza degli uomini; e si umiliò facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Philipp. II, 7-8). Tutto l\’insegnamento della sapienza cristiana consiste, come dice S. Leone, non nell\’abbondanza delle parole non nell\’arte del filosofare, non nella ricerca della lode e della gloria, ma nella conoscenza e nell\’esercizio di quella vera e volon­taria umiltà che il Signore ha scelto per sé e tanto vivamente inse­gnato, dal seno di sua madre fino su l\’albero della croce (Ad Diosc.).
«Eccomi fatto verme e non uomo, dice Gesù parlando di sé per bocca del Profeta: obbrobrio degli uomini, e scherno della plebaglia» (Psalm. XXI, 7). E infatti questo gran Dio sceglie per culla una mangiatoia; mena vita umile e nascosta per trent\’anni; passa il resto della sua vita in una povertà che si può chiamare indigenza; poiché sono pochi i poveri che possano dire come lui: «Le volpi hanno la loro tana e gli uccelli il loro nido; ma il Figliuolo dell\’uomo non ha dove posare il capo» (MATTH. VIII, 20); e finalmente muore come un impostore, uno scellerato, in mezzo a due ladroni. Che profonda e sublime umiltà! «Affinché l\’uomo non sdegnasse di umiliarsi, Iddio si è fatto umile, osserva S. Agostino: Iddio si è abbassato affinché la superbia umana non credesse indegno di sé il seguire le orme di un Dio (12)». S. Ba­silio ci avverte che «l\’anima, in tanto fa progressi nelle virtù, in quanto progredisce nell\’umiltà. La conoscenza della pietà è la cono­scenza dell\’umiltà. Quando l\’uomo sa umiliarsi, allora sa imitare Gesù Cristo (13)».

4. ESEMPI DEI SANTI. – «Io non sono altro che cenere e polvere», diceva di sé il virtuoso patriarca Abramo (Gen. XVIII, 27). Mosè, quell\’uomo così terribile per gli Egiziani, così grande, così elevato in di­gnità, era profondamente umile. E virtù prediletta di tutti i profeti fu l\’umiltà.
La B. Vergine Maria, scelta da Dio fin dall\’eternità ad essere la madre dell\’Uomo-Dio, salutata dall\’Angelo con profonda venerazione come piena di grazia, come la destinata a dare al mondo il Messia promesso, si dichiara, nella sublime sua umiltà, semplice ancella del Signore: – Ecce ancilla Domini (Luc. I, 38).
Che dirò di S. Giovanni Battista? La Verità increata aveva testificato di lui, che fra i nati di donna non vi era chi lo uguagliasse (MATTH. XI, 11); l\’aveva chiamato: «Lucerna ardente e lucente» (IOANN. V, 35); l\’aveva innalzato sopra Elia e i profeti (MATTH. XI, 9); l\’aveva designato a suo precursore, e perciò santificato fin dal seno della madre. Or bene, questo Battista così encomiato, onorato ed esaltato, si abbassa, si umilia fino al punto di qualifi­carsi una semplice voce che grida nel deserto (MATTH. III, 3), di protestarsi che non era degno di sciogliere i sandali al figlio di Maria (Luc. III, 16).
Osservate l\’umiltà del Centurione e del Pubblicano. Quegli alla profferta che Gesù gli fa di andare a casa sua a guarirgli il servo, sì dichiara confuso di tanta cortesia e indegno di accogliere sotto il misero suo tetto un tanto personaggio, del quale basta una parola a guarire a qualunque distanza l\’infermo (MATTH. VIII, 8). Il Pubblicano, entrato nel tempio, non osa avanzarsi al santuario, ma prostrato su la soglia, picchiandosi il petto, grida: Mio Dio, abbiate pietà di me povero peccatore (Luc., XVIII, 13).
Pietro e Paolo, le due colonne della Chiesa, quegli per autorità, questi per la dottrina, quegli costituito capo del collegio apostolico, favorito da Gesù di speciale familiarità, questi scelto come vaso di onore a portare nell\’universo il nome di Gesù Cristo, che esempi di umiltà ci dànno! Il primo si dichiara immeritevole dei favori che gli vuole fare il Redentore, si mostra turbato e compreso da timore in considerazione della sua indegnità, al vedere che Gesù aveva com­piuto un grande miracolo a suo favore e nella sua barca (Luc. V, 8). Il secondo si chiama «un nulla» (II Cor. XV, 11); «l\’ultimo degli Apostoli, e indegno perfino di tal nome: un aborto» (1 Cor. XV, 8-9).
In una parola, tutti i Santi furono modelli di umiltà. Come la terra tiene celate nelle sue viscere le miniere d\’oro; il mare, le perle; il suolo, le radici e il succo delle piante, così la virtù dei Santi e degli umili viene quaggiù tenuta nascosta dalla Provvidenza e da essi me­desimi… Quanto più gli uomini savi e santi sono illuminati da Dio ed elevati in perfezione, tanto più riconoscono che Dio è tutto e che essi sono niente; perciò si umiliano e si annientano.

5. CHI È PIÙ ELEVATO, DEVE ABBASSARSI DI PIÙ. – I Santi, con l\’umi­liarsi, adempiono quel precetto dell\’Ecclesiastico: «Quanto più sei grande, tanto più devi umiliarti in ogni cosa» (III, 20); parole che dovrebbero. ben tenersi a mente da tutti coloro principalmente che stanno al disopra della comune degli uomini, perché molte sono le ragioni di tal precetto. 1° La grandezza suole gonfiare gli uomini e portarli all\’orgoglio. 2° La vera grandezza è l\’umiltà; solo l\’umiltà innalza; solo nell\’umiltà si trova la magnanimità. Solo l\’umiltà sa piegare un gran cuore a disprezzare i fumi e le ombre misere e vane degli onori mondani, perché essa vede che vero onore fuori della virtù non vi è, e che il solo onore desiderabile consiste nella gloria celeste ed eterna. 3° La scuola di Gesù Cristo è la scuola in cui s\’imparano l\’umiltà e la carità. 4° perché, come dice S. Gregorio Papa, «quando si aumentano i doni, cresce anche a proporzione il conto che se ne dovrà poi rendere; deve ciascuno adunque, secondo il suo uffizio e stato, procurare di umiliarsi e servire Dio con tanto maggior zelo, quanto più grave e stretto è il conto che si vede obbligato a rendere a Dio (Homil. VII, in Evang.)». 5° Perché in questo relativo e progressivo abbassamento di noi stessi consiste la perfezione dell\’umiltà e di tutte le altre virtù. La 6° ragione ce la dà il medesimo Savio al luogo citato, dove dopo di aver detto che quanto più siamo grandi, tanto più dobbiamo abbassarci, soggiunge: «E troverai grazia innanzi a Dio» (Eccli. III, 20). Perciò chi desidera di essere più grande in faccia a Dio, solo giusto estimatore della vera grandezza, e entrare più innanzi nella grazia di lui, sia più grande in umiltà. «Quando ti vedi sollevato all\’apice della virtù, allora più che mai ti è necessaria l\’umiltà, dice S. Efrem, affinché essendo solido e perfetto il fondamento (che è l\’umiltà), l\’edifizio rimanga fermo; e allora sarà sicuro il frutto delle tue virtù (De Vita spirit. n. 66)». Ricordatevi, dice S. Isidoro, che siete polvere e cenere; corruzione e vermi; e qualunque grado voi teniate, sia pure elevatissimo, se l\’umiltà vostra non è pari all\’elevazione, voi perdete interamente quello che siete. State forse voi più in alto che il primo angelo? Siete voi più illustre in terra di quanto era Lucifero in cielo, il quale per il suo orgoglio, cadde dalla sublime sua altezza nella più profonda viltà e miseria? (De Conflictu vitior, et virtut.). Una 7° ragione finalmente troviamo nel versetto seguente dell\’Ecclesiastico: «Perché la potenza di Dio solo è grande, ed egli è ono­rato dagli umili» (III, 21). Umiliatevi profondamente, e riceverete gran copia di grazie da Dio, perché questa virtù dell\’umiltà onora grandemente Iddio; egli se ne compiace e rallegra, e onora quelli che onorano lui, e li ricolma dei suoi favori. La ragione è chiara; essendo Dio la suprema grandezza, a lui la creatura deve somma umiltà. Dio ama l\’umiltà, perché ama la verità; ora l\’umiltà non è che la verità, perché è la conoscenza di Dio e di se medesimo, mentre l\’orgoglio è l\’ignoranza assoluta di queste due grandi verità, che contengono in sé tutte le verità possibili.

6. MOTIVI DI UMILIARSI. – Chi siamo noi, o uomini, l° per la sostanza?…, 2° per l\’estensione e la misura del nostro essere?…, 3° per la qualità?…, 4° per la origine da Adamo peccatore?.., 5° per l\’azione?.., 6° per l\’infermità?… 7° Dove siamo? su la terra, in mezzo al cielo e all\’inferno… 8° Da quanto tempo esistiamo noi?.. Quanto ab­biamo vissuto?… Quando morremo?.. 9° Qual è la nostra posizione?.. Oggi in piedi, domani, o forse fra un momento, caduti ed esangui… 10° Quali sono le nostre usanze?.. Come viviamo noi? Il santo Giobbe diceva: «Io ho detto alla corruzione: Tu sei mio padre; ed ai vermi: Voi siete mia madre e mia sorella» (IOB. XVII, 14). «O uomo, dice S. Agostino, se tu considerassi quello che di stomachevole racchiude il tuo corpo, tu comprenderesti non esservi altra più vile cloaca (In Psalm)». «La tua umiliazione sta in mezzo di te», dice Michea (VI, 14). Discendiamo adunque dall\’altezza del nostro orgoglio, prostriamoci nella polvere, sediamoci su la nuda terra (ISAI. XLVII, 1); diciamo col Salmista: «L\’essere mio è come un nulla innanzi a te, o Signore; ogni uomo vivente su la terra non è che vanità… La mia ignominia mi sta sempre dinanzi, e il mia volto è coperto di confusione» (Psalm. XXXVIII, 6); (Id, XLIII, 16).
Chi è ben persuaso di non essere che fango, e di doversi ridurre ben presto in cenere, non sarà mai superbo, dice S. Gerolamo; e chi considera la brevità del tempo e la lunghezza dell\’eternità, chi tiene sempre sotto gli occhi il pensiero della morte e del suo niente, sarà umile (Lib. sup. Matth.). San Gregario osserva che chi ha un\’esatta e perfetta conoscenza di se stesso, si disprezza; perché l\’orgoglio nasce dall\’accecamento e dall\’ignoranza di noi medesimi (Moral.). A que­sto proposito, S. Bernardo così fa parlare il Signore: «O uomo! se tu ti vedessi, spiaceresti a te e piaceresti a me; ma perché non ti vedi, tu piaci a te, e a me dispiaci. Verrà giorno in cui tu non piacerai né a te, né a me; non a me, perché sei macchiato di peccato; non a te, perché brucerai eternamente (Serm. In Psalm.)».
Qual motivo di umiliazione è per noi il non essere capaci di pro­durre da noi medesimi nulla di bene? Ora Gesù Cristo ce lo dichiara apertamente: «Senza di me, voi non potete fare nulla» (IOANN. XV, 5). Ce lo ripete S. Paolo, avvertendoci che se alcuno si crede di essere qualche cosa, mentre è un nulla, costui s\’inganna (Gal. VI, 3). Infatti come osserva S. Agostino, «non si dà misfatto, per quanto possa essere enorme, commesso da un uomo, che un altro uomo non possa commettere, se gli manchi n sostegno di Colui che lo ha creato (De Charitate)». «Dov\’è l\’uomo, domanda il Savio, il quale possa dire: il mio cuore è puro; io sono esente di colpa?» (Prov. XX, 9). No, non vi è uomo su la terra così giusto, che faccia sempre il bene e non inciampi mai in colpa (Eccle. VII, 21). Quantunque vi siano dei giusti e dei cuori puri, non devono tuttavia né invanirne né vantarsi, sia perché questa punta non e opera loro, ma di Dio, sia perché colui che è oggi perfetto, può essere domani un grande peccatore, un reprobo; egli può precipitare per fragilità naturale in vergognosissimi eccessi, come accadde e accade ogni giorno a non pochi… Il medesimo si può dire intorno all\’incertezza della stato di grazia, secondo quelle parole dello Spirito Santo: «Non sa l\’uomo se è degno di amore o di odio» (Id. IX, 1). Nessuno, infatti, anche santissimo, sa in modo positivo e sicuro, eccetto il caso di una rivelazione speciale, se egli è giusto, cioè se si trova nel felice stato della grazia santificante, nell\’amicizia di Dio. Qual motivo di temere e tremare ed umiliarsi!… Supponete pure, dice S. Giovanni Criso­stomo, che vi sia una persona così santa e giunta a tant\’altezza di giustizia, che sia esente da peccato; essa non può tuttavia andare immune da qualche macchia: perché, quantunque santa, è pur sempre un uomo. Chi può dire di non avere macchia? chi può assicurare che è senza peccato? perciò ci è comandato di dire nella nostra pre­ghiera: Perdona a noi i nostri peccati: affinché per l\’uso della preghiera, siamo avvertiti che siamo esposti al male a cagione del fomite del peccato che è in noi e per le conseguenze della concupi­scenza (In Orat. Dom.).
Dunque abbassiamoci innanzi a Dio, mettiamoci al di sotto degli Angeli, degli uomini, delle creature tutte, abbassiamoci fino all\’inferno. S. Francesco Borgia si metteva sotto i piedi di Giuda, anzi dei demoni e di Lucifero medesimo (In Vita). Facciamo lo stesso anche noi. E perché? perché abbiamo peccato e più sovente e più gravemente di loro. S. Vincenzo Ferreri soleva dire con molto calore: Chi vuole scampare ai tranelli ed alle tentazioni del diavolo, pensi e senta di sé come di un cadavere formicolante di vermi, la cui vista lo fa raccapricciare di orrore, sul quale non ferma l\’odorato, e da cui rivolge stomacato il viso. Bisogna che io guardi e tratti sempre così me stesso, giacché tutta intera la mia vita è macchiata: io sono tutto corruzione, il mio corpo, la mia anima, il mio cuore, e tutto ciò che si trova in me è putridume, stomachevole ignominia, abominevole sentina di peccati e di iniquità; e, cosa più abbietta e spaventosa!, io sento riscuotersi in me più vivamente questa corru­zione degradante e pericolosa (Tract. de Vita spir.). Dionigi Car­tusiano dice che vi sono in noi mille ragioni di umiliarci, principalmente se consideriamo: 1° i peccati da noi commessi… , 2° la nostra fragilità…, 3° l\’imperfezione della nostra natura…, 4° le sozzure e le miserie nostre corporali…, 5° se ci paragoniamo coi Santi e con gli eletti…, 6° se osserviamo che non abbiamo nulla di per noi mede­simi, che nulla ci appartiene…, 7° se meditiamo i giudizi di Dio…, 8° se contempliamo la sua divina maestà…, 9° sé pesiamo il castigo dell\’orgoglio.

7. GRADI E SEGNALI DELL\’UMILTÀ. – Il primo grado dell\’umiltà con­siste in ciò, che l\’uomo conosca se stesso ed il suo niente; il secondo che sopporti coraggioso il disprezzo da qualunque parte gli venga; il terzo, che se ne rallegri… Altri gradi dell\’umiltà sono: 1° umiliarsi dinanzi ai superiori; 2° dinanzi agli uguali; 3° con gli inferiori. S. An­selmo fa consistere l\’umiltà nel disprezzo di noi medesimi e le as­segna sette gradi: l° riconoscere che siamo spregevoli; 2° gemere su questa degradazione; 3° confessare che siamo degni di essere vilipesi; 4° persuaderne gli altri a tempo e luogo; 5° non offendercene quando altri ce lo dice; 6° pazientare, quando ci vediamo trattati come tali; 7° gioirne e rallegrarcene e non solo tollerare ciò con animo tran­quillo, ma andarvi incontro con piacere (Lib. de Simil, c. 100).
Nella regola tracciata da S. Benedetto ai suoi religiosi, sono no­tati dodici gradi di umiltà: l° il timor di Dio; 2° la rassegnazione; 3° l\’obbedienza; 4° la pratica dell\’obbedienza anche nelle cose più penose; 5° palesare i proprii difetti e farsi interamente conoscere dai superiori; 6° stimarci indegni di ogni considerazione e favore; 7° cre­derci sinceramente inferiori a tutti gli altri; 8° (che è proprio specialmente dei religiosi) seguire l\’esempio della Comunità e non mostrarsi singolari in nessuna cosa; 9° mantenere il silenzio finché non siamo interrogati; 10° non darci al riso smodato e alla dissipazione; 11° parlare .poco, modestamente e di cosa ragionevoli; 12° praticare l\’umiltà all\’interiore e all\’ esteriore.
In quanto poi ai segnali o note dell\’umiltà, Cassiano nelle sue Istituzioni (Lib. IV, c. 39) ci dà le seguenti: 1° la mortificazione; 2° la conoscenza che altri dà di sé ai superiori; 3° se si adempie ogni cosa secondo la decisione del superiore; 4° l\’obbedienza e la mansue­tudine in tutto; 5° non fare del male agli altri e soffrire quello che ci viene fatto dagli altri; 6° non fare nulla se non secondo la regola e l\’esempio; 7° essere contenti degli impieghi umili, bassi, ed anche vili, e crederci servi inutili; 8° mostrarci come inferiori a tutti; 9° fre­nare la lingua e parlare con modestia; 10° non abbandonarci a gioie rumorose.
In altro luogo poi il medesimo autore indica ancora queste altre: 1° non voler essere lodati; 2° tenere semplicità nei costumi; 3° ignorare volentieri il bene che gli altri dicono di noi, per timore che, conoscendolo, non lo perdiamo; 4° nutrire bassi sentimenti di noi medesimi, anche quando gli altri ne discorrono altrimenti; 5° es­sere larghi nel riconoscere e confessare negli altri le loro buone qualità; 6° accusare noi medesimi; non iscusarci, e ricevere di buon animo là correzione; 7° ignorare le proprie virtù; 8° disprezzare ciò che è umano e terrestre; 9° pregare per i propri persecutori e fare loro del bene.

8. VANTAGGI DELL\’UMILTÀ. – 1° L\’umiltà vince i demoni e le tenta­zioni; snerva tutta la forza dei nostri nemici. L\’umile è quel giusto di cui dice lo Spirito Santo, che si accusa e si condanna da sé (Prov. XVIII, 17); egli dunque strappa di mano al demonio ogni arma con cui questi potrebbe assalirlo e accusarlo e vincerlo. «Tutta la vittoria del Salvatore che ha trionfato del demonio e del mondo fu come dice San Leone, immaginata nell\’umiltà e compiuta nell\’umiltà (De Vocatione)». S. Macario udì un giorno il demonio che gli diceva: Grande violenza tu mi fai, o Macario, così che con tutta la voglia che ho di nuocerti, non posso: Tu di­giuni e vegli spesso; anch\’io fo questo; ma vi è cosa nella quale non posso gareggiare con te e quindi tu mi vinci. Macario volle sapere quale fosse e avendoglielo domandato, il diavolo rispose: Solo la tua umiltà mi vince (Vit. Pat. lib. VII, c. XIII).
2° L\’umiltà innalza: è parola immancabile di Gesù Cristo: «Chi si umilia sarà esaltato» (Luc. XIV, 11). Infatti dice S. Paolo del divin Redentore: «Gesù Cristo si è an­nientato; perciò Dio lo ha innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, così che al nome di Gesù si piega ogni ginocchio in cielo e in terra e nell\’inferno». (Philipp. II, 7, 9-10). Maria si umilia, confessandosi ancella del Signore, ed ecco in quel punto me­desimo il Verbo eterno incarnarsi nel seno di lei. La sua umiltà la innalza all\’unica e sublimissima dignità di madre di Dio. «E a giusto titolo, come dice S. Bernardo, divenne la signora di tutti, colei che si confessava e riconosceva ancella di tutti (Serm. in Apoc.)».
L\’umile si considera come il più abbietto di tutti, benché viva più degnamente di tutti, e credendosi l\’ultimo fra tutti, è in realtà il primo. Vera grandezza dell\’anima è l\’umiltà, con la quale l\’uomo nasconde la sua grandezza, ad esempio del Verbo incarnato che nasconde la sua grandezza divina sotto il velo della sacra sua umiltà… «L\’umiltà in mezzo agli onori, scrive S. Bernardo, è l\’onore dell\’onore, è la dignità della dignità. Ogni dignità non merita questo nome, se si mostra altera e superba. Primeggi tu su gli altri per condizione od uffizio? sii loro uguale per volontario abbassamento; sei messo a comandare? sappi sottometterti. Perché gonfiarti ed esaltarti senza cagione? Infinitamente elevato è il Signore, ma non in questo egli si propone a te come modello. Da lodare è la sua grandezza, non da imitare. Umiliati, e sarai padrone di Dio. Solo l\’umiltà innalza, solo l\’umiltà conduce alla vita; essa ne è la vera strada e non ve n\’è altra che questa. Chi cammina fuori di lei, cade, non ascende (Serm. XXXIV, in Cant.) ».
L\’umiltà è l\’albero della vita, che cresce incessantemente e si innalza altissimo. Quanto l\’uomo si abbassa, tanto s\’innalza, come l\’al­bero cresce e si eleva a misura che le sue radici discendono e si sprofondano nella terra. L\’orgoglio si eleva fino al cielo ed è costretto a indietreggiare fino all\’inferno; l\’umiltà si abbassa fino all\’inferno ed è sollevata fino al cielo. Tale è l\’insegnamento dei Padri. «Quanto più sarete umili, dice S. Bernardo, tanto più l\’aumento della gloria vi seguirà da vicino. Discendete, se volete ascendere; umiliatevi se vi piace essere innalzati, affinché non vi capiti che esaltandovi siate abbassati. L\’umiltà ignora che cosa é il cadere, ma ben sa che cosa è ascendere (De Modo bene vivendi, c. XXXIX)». L\’umiltà, dice S. Cipriano, solleva l\’uomo al più eccelso stato (Serm. ad Martyr.). Prendiamo dunque il consiglio di S. Agostino che ci esorta ad essere piccoli ai nostri occhi, affinché siamo grandi agli occhi di Dio (Serm. CCXIII, de Temp.). Dio è largo rimuneratore degli umili, cammina innanzi a loro per guidarli in alto, finché tocchino alla corona.
«Dio solleva dalla polvere il povero, cioè l\’umile, canta il Salmista, e toglie dal suo immondezzaio l\’indigente, e lo mette a sedere in mezzo ai princìpi del suo popolo, tra lo stuolo dei suoi eletti» (Psalm. CXII, 7-8). Ne abbiamo l\’esempio vivo e parlante in Giuseppe: i suoi fratelli non gli risparmiano nessun oltraggio, lo umiliano fino a ven­derlo come schiavo; e Dio l\’innalza al punto di farlo il dio di Faraone e di tutto l\’Egitto; e i superbi suoi fratelli sono costretti, se non vo­gliono morire di fame e ottenere grazia, di prostrarsi ai suoi ginocchi. «I suoi fratelli lo vendono, nota qui S. Gregorio, per non onorarlo; ed egli é onorato ed esaltato, perché è venduto (In Gen.)». Giuseppe così venduto, così maltrattato dai fratelli, appariva miserabile e degno di compassione agli occhi dei suoi fratelli e del mondo, eppure egli non l\’era, perché Dio comincia per quel fatto stesso ad innalzare il suo covone di gloria e ad abbassare i covoni dei fratelli di lui. E come fa in Giuseppe, così fa in tutti Iddio; comincia ad ele­vare quando umilia; e quanto più vuole esaltare uno, tanto più prima l\’abbassa. Il superbo ed onorato Aman cerca di perdere l\’umile e disprezzato Mardocheo, ed ecco l\’abbietto Mardocheo innalzato più alto di Aman, e questi pendere dal patibolo che per quello aveva preparato. O quanti esempi simili ci potrebbe fornire la storia!…
Il carro trionfale della virtù e della gloria è fatto di umiliazioni, di derisioni, di avversità e di disprezzi. «Quando tu eri piccolo ai tuoi occhi non ti ho io posto a capo delle tribù d\’Israele, disse Samuele a Saulle, non ti ha il Signore consecrato re d\’Israele?» (1 Reg. XV, 17). Ecco il frutto dell\’umiltà… «Dinanzi al Signore che mi ha eletto e comandato che fossi re in Israele, io comparirò più basso e vile di quello che non fossi prima, diceva Davide; sarò umile agli occhi miei e ne avrò maggior gloria» (II Reg. VI, 21-22). «Davide, commenta qui il Crisostomo, riconosceva di essere pastore di armenti e non chiaro per nobiltà di sangue. Divenuto poi nobile e grande, sente e confessa che é stato tolto dalla polvere; perché non dimenticò la sua primiera condizione, perseverò nella dignità reale (In Lib. 2 Reg.); avverandosi in lui più che mai quel detto del Savio: L\’umiltà precede la gloria» (Prov. XV, 33), ripetuto da S. Gregario Nazian­zeno con queste altre frasi: «Lo splendore e la gloria vanno di pari passo con l\’umiltà» (Orat. III).
«Vuoi tu essere grande? comincia ad essere piccolo. Vuoi innal­zare un magnifico edifizio? comincia dall\’umiltà che ne è il fondamento (In Evang. Matth. Serm. X)». E questo il consiglio di S. Agostino il quale in altro luogo dice: Quanto più l\’uomo ha basso sentire di se stesso, tanto più è grande alla presenza di Dio; al contrario tanto più vile e abbietto giudica Iddio l\’uomo orgoglioso, quanto più pare grande al mondo. Umiliatevi dunque, se volete essere innalzati, affinché non vi accada che, innalzandovi per superbia, non siate abbassati. Poiché chi è povero e spregevole agli occhi propri, è caro e pregevole agli occhi di Dio. Nella vostra esaltazione, tenetevi in profonda umiltà; l\’innalzamento in tanto ridonda a vostro onore, in quanto siete umili (Serm. CCXIII). A cagione dell\’orgoglio l\’ammirabile natura degli Angeli cadde dal cielo; in virtù dell\’umiltà del Figliuolo di Dio, la fragilità della natura umana ascese al cielo. Più un cuore si abbassa e discende con l\’umiltà, più si solleva. Credete a me, scrive S. Cirillo, chi si stima grande diventa vile, come chi si crede saggio diventa folle. La somma dignità si trova dunque dove regna una profonda umiltà; e quando voi vi disprezzate sommamente, allora la vostra dignità cresce infinitamente. Mentre ci giudichiamo indegni di ogni grandezza umana, l\’umiltà ci rende degni della dimora eterna del cielo (Catech. III). Chi vuole seguire le orme della divinità, dice S. Ambrogio, cammini per la via dell\’umiltà; chi vuole sovrastare al suo fratello in cielo, lo preceda e sopravanzi in umiltà sulla terra (Offic.). La strada del cielo è l\’umiltà e l\’umiliazione; la strada della rovina e dell\’inferno è l\’orgoglio.
Leggiamo nei Proverbi, che «la gloria riceverà l\’umile di spirito» (XXIX, 23). Come l\’aquila nutre i suoi aquilotti, li prende, li trasporta in aria, ve li tiene e sostiene perché non cadano, così la grazia celeste accoglie gli umili, li innalza, li sostiene nel loro innalzamento, li rinforza e non li lascia cadere. L\’umiltà è la madre di ogni vero onore, perché l\’umile è onorato da Dio, dagli Angeli, dagli uomini; egli non riceve un solo onore, ma li riceve tutti, e temporali, ed eterni. L\’umile accresce e moltiplica la sua gloria in proporzione che moltiplica gli atti di umiltà, poiché non vi è atto più glorioso, e più mirabile che quello di riguardarsi come un nulla, mentre si compiono grande fatti. La vera gloria consiste nell\’adempire esattamente quell\’esortazione di Cristo: «Dopo che avrete fatto tutto ciò che vi è stato ordinato, dite: Noi siamo servi inutili e abbiamo fatto ciò che dovevamo fare» (Luc. XVII, 10). «Vuoi tu essere grande? dice S. Efrem; fatti l\’ultimo di tutti. Desideri di godere buona fama? compi le tue opere nell\’umiltà e nella mansue­tudine (Tract. de Timore Dei, t. III)». S. Giovanni Battista, come osserva Papa S. Gregorio, non volle usurpare il nome del Cristo e perciò divenne membro di Gesù Cristo; avendo avuto cura di confessare con schietta umiltà la sua bassezza, meritò di essere innalzato alla più elevata altezza (Moral.): perché, come dice S. Agostino, quelli che Dio innalza fino a sé, li innalza e ne fa suo cielo (Serm. XII).
3° Solo gli umili sono capaci di grandi cose. «Niente è impossibile, anzi neppure difficile agli umili», dice S. Leone (Serm. de Quadrag.). E infatti l\’umile diffida in tutto di se stesso e fa tutto in Dio; Iddio quindi lo aiuta… Consulta in ogni affare Iddio, e Dio lo guida… Attribuisce tutto a Dio, e Dio lo be­nedice e prospera in ogni cosa, e allora egli può tutto. Egli esclama con Pietro: «Su la vostra parola, o Signore, io getto le reti» (Luc. V, 5); e con miracolo non meno stupendo di quello ottenuto da Pietro, egli vede rimunerata la sua umile e confidente fede… Il superbo si appoggia su un braccio di carne; resta deluso nelle sue speranze, non è sostenuto, cade; l\’umile non si affida che al potente braccio, di Dio, quindi sta fermo ed incrollabile, mette mano a grandi imprese e le compie. Il filugello fa un bel la­voro, ma esso si nasconde e non si vede che la sua casa preziosa. Facciamo anche noi così: nascondiamoci, e lasciamo solo vedere le opere nostre. Era questo il sentimento di Davide quando diceva: «Sono un verme, non un uomo» (Psalm. XXI, 7). Chi fece mai cose più mirabili e più utili di quelle fatte da Mosè, da Giuda Maccabeo, dagli Apostoli, dai Santi in tutti i tempi? Ora essi nulla facevano di per se stessi, ma facevano tutto in Dio e per Iddio… I superbi non sanno fare che rovine; solo gli umili compiono opere durevoli ed eroiche.
4° L\’umiltà di Maria ripara tutto. «Il favore divino che la natura umana aveva perduto con l\’orgoglio nei primi nostri padri, fu ricuperato da lei, dice S. Agostino, per mezzo dell\’umiltà in Maria (Serm. XII)». Iddio guardò l\’umiltà della sua ancella, scrive l\’Evangelista, e la riempì della sua grazia, commenta S. Bernardo (Luc. I, 48); (Serm. Super Missus). «O vera umiltà, esclama S. Agostino, che partorisce un Dio agli uomini, che dà la vita ai morti, che rinnova i cieli, che purifica il mondo, che apre il cielo, che libera le anime degli uomini! (Serm. XII)». A proposito di quelle parole del Signore: «Su chi poserò il mio occhio, se non sul cuore contrito?» (Isai. LXVI, 2), S. Bernardo fa la seguente osservazione: «Iddio assicura che egli tiene l\’occhio sul povero, non sul vergine. Se dunque Maria non fosse stata umile, lo Spirito Santo non si sarebbe posato sopra di lei, né l\’avrebbe resa feconda. Dio ha guardato l\’umiltà della sua ancella, anziché la sua verginità; e se gli piacque per la verginità, per l\’umil­tà però gli divenne madre e perciò ella va debitrice all\’umiltà, se la sua verginità le ingraziò Dio (Homil, I, super Missus)».
5° L\’umiltà è il fondamento, il sostegno, l\’accrescimento delle virtù. «L\’umiltà, scrive S. Basilio, è il più sicuro ricettacolo, la radice, la base di ogni virtù (In Constit. monast, c. XVII)». In altro luogo il medesimo autore la chiama l\’arsenale, il magazzino di tutte le virtù (Admonit. ad fil. spirit.). S. Giovanni Crisostomo avverte che siccome la superbia è fonte di ogni male, così l\’umiltà è origine di ogni virtù (Hom. XV, in Matth.). Cassiano la saluta come la signora e la regina di tutte le virtù, la dichiara il più solido fondamento del celeste edifizio (Collat. XV, c. VII). S. Bernardo la encomia quale custode della pudicizia, madre della pazienza, scuola compitissima di cristiana sapienza (Epist., ad Dioscor.). Perciò S. Paolino ci esorta a non tenerci cosa né più cara né più preziosa dell\’umiltà, perché essa è la principale conservatrice, la guardiana di tutte le virtù (Epist. XV, ad Celant,), così che dov\’essa manchi, queste con ogni altro dono di Dio, come dice S. Gregorio, sono in pericolo (Moral.).
6° L\’umiltà è la virtù che più presto ci fa trovare Dio e ci avvicina di più a lui. «Avvicinatevi a Dio, ci dice S. Giacomo, e Dio si avvici­nerà a voi» (Iac. IV, 8). «Vedete, o fratelli, esclama S. Agostino (Serm. II, de Ascens.), mirabile cosa! Dio sta in alto; eppure se tu t\’innalzi, egli ti fugge; se ti abbassi, discende a te». Queste parole sono il commento di quelle del Profeta Davide: «Dall\’alto del suo trono il Signore guarda gli umili e ri­getta lungi da sé i volti dei superbi» (Psalm. CXXXVII, 6), e a queste altre: «L\’uomo salirà in vetta al suo cuore altero, e Dio si eleverà ancora più in alto» (Psalm. LXIII, 7-8). Perché, come nota S. Agostino nel luogo citato, «nelle cose materiali e visibili, vede meglio gli oggetti posti in alto, colui che sale in luogo elevato: ma a vedere Dio si arriva non con l\’innalzarsi, ma con l\’umiliarsi (Ibid.)». Trova più presto Iddio un peccatore umile, che non un giusto superbo… Col passo dell\’umiltà si arriva al cielo. Impariamo dunque ad essere umili, se vogliamo an­dare vicino a Dio. «Udite, esclama Isaia, quello che dice l\’Altissimo, il Sublime, quegli il cui nome è il Santo, e la cui dimora è l\’eternità: lo abito al disopra dei cieli, e intendo i gemiti del cuore umiliato; io dò vita allo spirito degli umili» (ISAI. LVII, 15). Notiamo qui l\’ammirabile grandezza e magni­ficenza di Dio, nella stupenda connessione con cui unisce i due estre­mi, cioè la somma elevazione al sommo abbassamento, il cielo e l\’umile: egli che sta elevato nell\’infinito, si congiunge al sommo nulla che si umilia. Egli abita nel cuore umile, come abita nel cielo, perché nel cuore umile se ne forma un cielo. Ecco come Dio innalza gli umili fino al cielo, fino all\’eternità, e così innalzati, come non troveranno essi Iddio, mentre egli è in loro, ed essi in lui?
7° L\’umiltà è la distruzione del peccato. L\’uomo cade in peccato per l\’orgoglio; se ne rizza per l\’umiltà. Un cuore umile non è mai rimasto lungamente nel peccato, né Dio ha mai rifiutato il perdono agli umili, secondo quelle parole del Salmista: «Voi non rigettate mai, o mio Dio, un cuore contrito e umiliato» (Psalm. L, 19); e quel detto di S. Ago­stino: « Iddio perdona il peccato, quando il peccatore lo riconosce e umilmente lo confessa» (Confess.). S. Egidio, discepolo di S. Francesco, paragona l\’umiltà alla folgore; perché come questa colpisce e scoscende, ma scompare, così l\’umiltà abbatte e distrugge ogni peccato, e fa che l\’uomo divenga come un nulla ai suoi propri occhi (In Vita). L\’umile diventa quasi impeccabile, perché diffidando continuamente di se stesso, e non confidando che in Dio solo, vigila, teme, fugge, prega,..
8° L\’umiltà cambia i demoni in Angeli, secondo quella sentenza di S. Anselmo: «La superbia ha trasformato gli Angeli in demoni; l\’umiltà muta i demoni in Angeli (Lib. de Similit.)»; infatti, come dice S. Gregorio, per mezzo dell\’umiltà gli uomini vanno ad occupare in cielo i seggi la­sciati vuoti dagli Angeli apostati (Homil. in Evang.). Bastano gli esempi di Davide, della Maddalena, del Pubblicano, di Paolo, di Agostino, a provarci che il più laido peccatore il quale si umilia diventa un angelo. Se i diavoli dell\’inferno potessero e volessero umiliarsi, Dio loro perdo­nerebbe.
9° L\’umiltà è il sacrifizio più gradito a Dio, «Sacrifizio eccellentissimo sopra tutti i sacrifizi è l\’umiltà», scrive S. Giovanni Crisostomo (Hom. II, in Psalm. L). E infatti l\’umiltà è l\’immolazione del cuore, dell\’anima, dello spirito, della volontà, del corpo, insomma di tutto l\’uomo.
10° L\’umiltà illumina e fa conoscere il vero. «Nel profondo dell\’umiltà sta riposta la cognizione della verità», dice S. Bernardo (Epist.). E di fatti se Dio si rivela all\’uomo, sceglie sempre l\’umile. Gesù dice al Pa­dre: «Io ti rendo grazie, o Padre mio, Signore del cielo e della terra; perché hai nascosto queste cose ai saggi ed ai prudenti (cioè agli orgogliosi), e le hai rivelate ai piccoli (cioè agli umili)» (MATTH, XI, 25). Se gli eretici sono nell\’errore e fuori della verità, la causa si deve cercare nell\’orgoglio… La mancanza di umiltà di spirito e di cuore è la più grave disgrazia che possa accadere a un uomo, è uno dei più terribili ca­stighi di Dio… Ad uno spirito umile basta la fede per vedere e cono­scere tutte le verità essenziali necessarie alla salute, mentre l\’orgoglioso non vuole che la sua ragione. E siccome Iddio si è ritirato da lui, perciò la sua ragione è oscurata e corrotta; egli non è più che un insensato.
11° L\’umiltà dà la vera libertà. «Io mi sono umiliato, cantava il Profeta, e Dio mi ha reso alla libertà» (Psalm. CXIV, 6), «Chi si umilia a confessare la propria schiavitù, merita la libertà della grazia», dice S. Giovanni Crisostomo (Hom. II, in Psalm. L). L\’umiltà signoreggia i movimenti della collera; supera le offese e gli ostacoli dell\’amor proprio; trionfa del demonio, della carne e di ogni genere. di peccati; apre la via e la porta al cielo. Si può dare una libertà più bella e più preziosa di questa?
12° L\’umiltà reca la vera sapienza. Dice lo Spirito Santo: «Dovunque abita l\’orgoglio, ivi succederà la confusione; ma dove vi è l\’umiltà si trova la sapienza» (Prov. XI, 2). «L\’umiltà, dice S. Agostino, merita di essere guidata dalla luce di Dio; e la luce di Dio è il premio dell\’umiltà (Tract. CIV, in Ioann.)».
13° L\’umiltà dà la grazia e la pace, come apertamente ci assicura Gesù Cristo: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo alle anime vostre» (MATTH. XI, 29); e S. Giacomo dice: «Iddio è largo della sua grazia agli umili» (IAC. IV, 6). S. Agostino lasciò scritto: «Chiunque non è umile, non può aver la grazia di Dio in sé (Tract. CIV, in Ioann.)»… Fi­glia dell\’umiltà è la pace del cuore… L\’umile sta in pace con Dio, col prossimo, con se stesso… Dio non nega nessuna grazia all\’umiltà.
14° Di qui deriva un altro vantaggio all\’umile, ed è che la sua preghiera ottiene sempre ascolto presso Dio. «Scrivano, dice il Salmista, le generazioni venture nella loro memoria questa consolante verità: che Dio ascolta la preghiera degli umili, e non lascia mai inesaudita la loro orazione» (Psalm. CI, 18-19). Quindi egli medesimo, per essere esaudito dal Signore, gli rappresentava che viveva profondamente umiliato (Psalm. CXII, 7). Anche Giuditta ci assicura che l\’orazione degli umili e dei mansueti tornò sempre accetta a Dio (Iudith. IX, 16).
15° L\’umiliazione è un bene prezioso. «Buon per me, diceva Davide al Signore, che mi avete umiliato» (Psalm. CXVIII, 71). E infatti le umiliazioni ci fanno rien­trare in noi medesimi, ci aprono gli occhi di modo che conosciamo e deploriamo i nostri traviamenti, ci distaccano dai beni, dagli onori, dai piaceri del mondo, ci mettono in grado di ravvisare il nulla del corpo e delle creature e ci portano a stringerci a Dio, che solo è ricco, grande, buono, sommamente amabile e degno di ammirazione e di lode… All\’uomo umile si possono applicare in mistico senso quelle parole del Salmista: «Le valli abbonderanno di frumento» (Psalm. LXIV, 14), tanti sono i beni che l\’umile ritrae dall\’umiliazione.
16° L\’umiltà soddisfa ad ogni ingiustizia e piace infinitamente a Dio. Per l\’umiltà l\’uomo si sdebita di quanto deve a Dio; poiché l\’umile si assoggetta a Dio per spirito di religione, fa tutto ciò che Dio da lui esige e desidera. Si sdebita col prossimo, trattando tutti con affabile cortesia e carità sincera; poiché l\’umile è sempre caritatevole, sempre disposto a fare servigi, ad aiutare, a soccorrere, a consolare. Si sdebita di quello che deve a se stesso, sottomettendo, mediante la continenza, il corpo all\’anima, e l\’anima a Dio… E così facendo, non sarà egli il diletto, il favorito di Dio? Aveva dunque ragione S. Luigi, vescovo di Tolosa, di asserire che non vi è cosa più cara e accetta a Dio di una vita piena di meriti e accompagnata da profonda umiltà; perché l\’uomo è tanto più caro a Dio, quanto più disprezza se stesso per amore di lui (In Vita).
17° Nell\’umiltà si trova la perfezione e la vera felicità. La virtù dell\’umiltà è l\’albero della vita che sempre cresce e continuamente si innalza… Più una spica è piena e più curva il capo; più un albero è carico di frutti, e più i suoi rami si abbassano: così è dell\’umile del quale davvero si può dire che va sempre facendo nuovi progressi (Psalm. LXXXIII, 6); e Dio per parte sua lo riempie di gioia e di consolazione, e da ciò risulta la felicità e la beatitudine.
Quindi s\’intende quel detto del Salmista: «Noi ci siamo ralle­grati, o Signore, per i giorni nei quali ci avete umiliati» (Psalm. LXXXIX, 15). E Maria Vergine esclamava: «Perché il Signore ha volto l\’occhio su l\’umiltà della sua serva, perciò tutte le nazioni mi proclameranno beata» (Luc. I, 4-8).
Gesù Cristo chiamò beati i poveri di spirito (MATTH. V, 3); e con questo nome a buon diritto, come afferma S. Agostino, s\’intendono gli umili, il cui spirito non è gonfio di orgoglio (In haec verba). L\’umiltà è il principio della grazia, della glo­ria, del regno celeste. Ora la vera felicità, dove si trova se non nella grazia e nella gloria celeste? Felice, esclama S. Nilo, colui la cui vita è altissima e lo spirito umilissimo! (In Vit. Patr.). In lui si avvererà quello che dice S. Gerolamo di Santa Paola: «Fuggendo la gloria, si meritava la gloria». «Grande felicità e splendida gloria è l\’umiltà, scrive S. Efrem; essa non conosce né caduta, né rovina (Serm.)». Perfino Seneca ci lasciò que­sto avviso: «Se vuoi essere beato, abbi cura anzitutto di disprezzare te stesso, poi desidera di essere disprezzato dagli altri (Prov.)». Aspettiamo dunque nell\’umiltà la consolazione del Signore, dirò con Giuditta (IUDITH. VIII, 20).
18° L\’umiltà assicura la salute. «Signore, diceva Davide, voi salverete il popolo che è umile» (Psalm. XVII, 28). «Il Signore salverà gli umili di spirito» (Psalm. XXXIII, 19). E come mai non si salverebbe l\’umile, se l\’umiltà di Gesù e di Maria è la causa della nostra salute? S. Ottato dice che valgono meglio i peccati con l\’umiltà, che non l\’innocenza con l\’orgoglio (Cont. Donat. lib. II); e S. Giovanni Crisostomo osserva che l\’umiltà introdusse nel paradiso il buon ladrone prima degli Apostoli (In Luc. c. XIX). L\’umiltà venne dal cielo e al cielo ci conduce.

9. CHE COSA BISOGNA FARE PER ESSERE UMILE? – Bisogna essere più umile di cuore e di spirito che di lingua, dice S. Anselmo, bisogna che la nostra coscienza ci trovi umili e che noi siamo intimamente convinti che non siamo nulla, che non sappiamo nulla, che non com­prendiamo nulla (De Similit.). L\’autore dell\’Imitazione riassume que­sta massima in poche parole: «Ama di essere ignorato e di essere tenuto da nulla» (1. I, c. II). Bisogna nutrire gli umili sentimenti di Salomone e ripetere con lui: «Io sono il più insensato dei mortali, e in me non vi è sapienza» (Prov. XXX, 2). Lo Spirito Santo con questo vuole mostrarci che la vera sapienza consiste principalmente nella conoscenza di noi medesimi, della nostra miseria e pochezza, e nel sentire bassamente di ogni fatto nostro… Studiarci, ad esempio di S. Agostino, di conoscere Dio e di conoscere noi medesimi, è il vero mezzo di conoscere e pra­ticare l\’umiltà…
Imparate a fare atti di umiltà con questa norma, cioè: 1° atto, disprezzo di se stesso; 2° non credersi buono a nulla; 3° non voler essere in credito; 4° desiderare e cercare di essere guardato come vile e spregevole; 5° affliggerci se ci vediamo innalzati; 6° metterci sempre al di sotto degli altri; 7° essere rassegnati a tutto; 8° sottometterei, per amar di Dio, a tutti gli uomini; 9° scegliere quello che è più umiliante.
Altri modi di esercitarci nell\’umiltà sono i seguenti: 1° Non dire nulla per essere lodati; 2° non rallegrarci delle lodi; 3° non fare nulla per rispetto umano; 4° non scusarci; 5° scacciare i pensieri vanitosi; 6° considerare tutti gli altri come a noi superiori; 7° ricevere in buona parte le umiliazioni.