I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Tentazioni

 1. Perché Gesù Cristo permise al demonio che lo tentasse.
 2. I Santi non sono immuni da tentazioni.
 3. Le tentazioni sono molteplici, frequenti e spesso terribili.
 4. Necessità delle tentazioni.
 5. È da forte il resistere alle tentazioni.
 6. Facilità di vincere le tentazioni se Dio ci aiuta.
 7. Dio non tenta nessuno. Chi sono quelli che soccombono alle tentazioni.
 8. Utilità delle tentazioni.
 9. Mezzi per vincere le tentazioni.

1. PERCHÈ GESÙ CRISTO PERMISE AL DEMONIO CHE LO TENTASSE. – L\’evangelista S. Matteo racconta che Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, perché vi fosse tentato dal demonio (MATTH. IV, 1). Le ragioni che mossero il divin Salvatore a voler essere tentato dal demonio sono, per quanto può comprendere la corta nostra intelligenza, le seguenti: 1° Per insegnarci che la tentazione non è peccato, altrimenti, come mai Gesù l\’avrebbe permessa in se stesso? 2° Perché impariamo a resistere alle tentazioni, e siamo convinti che bisogna che sia provato chi vuole salvarsi. 3° Per insinuare che con la grazia si può vincere ogni sorta di tentazioni. 4° Per dimostrarsi nostro fratello. 5° Per mostrarci che egli si addossò tutte le nostre miserie. 6° Per direi che dobbiamo sempre tenerci pronti e armati contro l\’assalto delle tentazioni. 7° Volle essere tentato per vincere in vece nostra il demonio, e così rendere a noi più leggera la lotta e più facile la vittoria contro questo. Il combattimento di Gesù con Satana riguardo la tentazione è simile al combattimento del sole con le nuvole che l\’attorniano. «Il sole, dice S. Ambrogio, è l\’occhio del mondo, la giocondità del giorno, la bellezza del cielo, la misura de1 tempo, la virtù e il vigore delle stelle (In Hexam.)». Tale è Gesù Cristo. Come il sole dissipa le nubi, così Gesù Cristo dissipa con le sue tentazioni le nostre; come il sole rischiarando le nuvole, di tenebrose le rende splendenti, così Gesù Cristo, con lo splendore della sua grazia, cangia le ambasce in gioie, le tentazioni in vittorie, le lotte in corone. 8° Gesù permise di essere tentato, per ammaestrarci a combattere e rendere meritorie le tentazioni e le vittorie nostre, per mezzo della sua tentazione e della sua vittoria. 9° Finalmente, per mostrarci che non vi è nulla di sacro per Satana, per darci un\’idea dell\’odio, del livore, della malizia di questo nemico infernale; perché se ardì assalire un Dio, nostro capo divino, risparmierà forse l\’uomo, immagine di questo Dio, membro di questo capo? «Gesù Cristo fu tentato, scrive Sant\’Agostino, affinché il cristiano non fosse vinto dal tentatore, e riuscendo vincitore il Cristo, noi ancora riuscissimo vincitori (In Psalm. XC)».

2. I SANTI NON SONO IMMUNI DA TENTAZIONI. – S. Paolo confessa chiaramente: «Mi è stato dato lo stimolo della mia carne, un angelo di Satana che mi schiaffeggi» (II Cor XII, 7); e poi di nuovo: «Provo nelle mie membra una legge che contrasta alla legge del mio spirito e mi soggioga alla legge del peccato che è nelle mie membra». E soggiungeva: «Misero me! chi mi scioglierà da questo corpo di morte?» (Rom. VII, 23-24).
«I giusti sono provati dalla tentazione al pari degli altri uomini», dice il Savio (Sap. XVIII, 20). «Non sono già le navi vuote di merci, che temono i corsari, ma quelle che navigano con carichi di oro, di argento, di gemme; così pure il diavolo assalta piuttosto il giusto che il peccatore, perché in quello vi sono ingenti ricchezze di virtù e di meriti (Homil. IV, in Isaia)». Questa osservazione di S. Giovanni Crisostomo conferma S. Bernardo con la prova della quotidiana espèrienza, «dalla quale rileviamo; egli dice, che coloro i quali propongono di convertirsi a Dio sono più fortemente molestati dalle spine della concupiscenza; ed alle opere di fango sono più tormentosamente sollecitati quelli che si sforzano di uscire dall\’Egitto, e di sottrarsi al tirannico giogo di Faraone (In lib. Exod.)». Quindi lo Spirito Santo avverte le anime fedeli che si consacrano al servizio di Dio, di tenersi pronte agli assalti delle tentazioni, e di vivere nella giustizia sì, ma anche nel timore (Eccli. II, 1).
Le ragioni per cui la tentazione assale più particolarmente quelli che vogliono vivere bene sono queste: La prima è che Satana, vedendosi sfuggire un\’anima, si arrabbia e adopera contro di lei. tutto il suo potere. «Quanto più noi avanziamo in virtù, dice S. Gregorio, tanto più gli spiriti malvagi, sempre rosi da crudele gelosia contro quelli che vivono rettamente, ci si fanno infesti (Moral. lib. XXIX)». A misura che l\’ardore del bene aumenta in noi, si accende negli spiriti immondi la rabbiosa smania di arrestarci, raffreddarci ed impedirci di praticare la virtù; non lasciano mai un istante di studiare sempre nuovi tranelli e inganni, dice il Venerabile Beda (In lib. Reg.). Infatti a qual pro, come osserva S. Gerolamo, cercherebbe il demonio gli uomini infedeli? questi già li tiene quando vuole; a lui sta a cuore di poter prendere i membri vivi della Chiesa (Epist.). I giusti sono per Satana bocconi squisiti (HABAC. I, 16). Egli smania di abbattere Giobbe, Tobia, Giuseppe, Susanna, Daniele, ecc.; muore di voglia di vagliare gli Apostoli, come Gesù preammonisce il loro capo: «Simone, Simone, bada che Satana vuole prendervi e vagliarvi come frumento» (Luc. XXII, 31-32). Una terribile prova del furore con cui il diavolo si scatena contro i buoni l\’abbiamo nelle persecuzioni che sollevò nei primi tre secoli contro il nascente Cristianesimo, perché scemava il numero dei suoi schiavi.
Quanto più una persona cerca di darsi a Dio con la virtù e la santità, tanto più il demonio la tormenta con gravi tentazioni. Più l\’uomo cerca di fuggire gli errori, dice Rabano Mauro, e più i demoni gli muovono tremenda guerra: più quegli si studia di progredire nel servizio di Dio, più questi lo combattono. Chi si decide di servire Dio, si prepari a lotte terribili e spaventose per parte dell\’antico nemico: il demonio, alla cui tirannia e schiavitù egli si sottrae, vedendolo libero, gli vibra colpi violenti e continui (In Comm.). Questo faceva dire a S. Ilario di Poitiers, che «i demoni volgono lo sforzo delle loro tentazioni di preferenza contro i santi: perché più ambita e gloriosa è la vittoria se trionfano di questi (In cap. IV, Matth.)».
L\’allettativa dei ladri è il denaro; l\’esca dei demoni è la virtù. Siccome sono i nemici sfidati della virtù, così lo sono anche necessariamente dell\’uomo virtuoso. «Il diavolo, scrive Eutimio, volge le sue armi dove vede più ricchi tesori (In cap. VI, Matth.)». S. Giovanni paragona i demoni ai pirati, i quali si slanciano con tanto maggiore audacia e furore contro un vascello, quanto è più preziosa la merce di cui lo sanno carico (Homil. XXXI, in Genes.); S. Leone dice che dobbiamo essere ben persuasi che quanto più ci applicheremo a provvedere alla salute nostra, tanto maggiore impeto dobbiamo aspettarci negli assalti del nostro nemico (Serm. I, de Quadrag.).
La seconda ragione per cui chi lascia il peccato e si dedica al servizio divino è assalito da più violente tentazioni è. che tutti i vizi volgono contro di lui le loro armi e si uniscono ai rimasugli delle antiche concupiscenze; essi vogliono rientrare nella loro prima dimora, perciò fanno furibondi assalti. Infatti quanto più le passioni sono tenute a freno, tanto più si sforzano di sorgere e spezzare le catene che le imprigionano, di alzare più invelenito il capo, a somiglianza del serpente. Perciò S. Leone predicava che «le prove della persecuzione non cessano mai fino a tanto che si pratica la pietà» (Serm. IX, de Quad.). Il Venerabile Beda scrive: «Prima della conversione la folla dei peccati precede e trascina; dopo la conversione la turba delle tentazioni segue e incalza al precipizio. Chi giacque e si addormentò lungo tempo nel peccato, per lungo tempo ancora, se vorrà convertirsi, dovrà soffrire le molestie delle tentazioni (In Prov.)».
La terza ragione per cui le anime pie e divote vanno soggette a maggiori e più gravi tentazioni sta nei loro antichi compagni ed amici i quali, vedendosi abbandonati e non curati, si levano loro contro, come Ismaele contro Isacco, Esaù contro Giacobbe, i figli di Giacobbe contro Giuseppe loro fratello.
La quarta viene dai nemici e dagli invidiosi i quali guardando con occhio geloso la virtù di colui che odiano lo perseguitano con maldicenze, calunnie, maledizioni, parole dure e cattivi trattamenti. Gesù Cristo l\’ha predetto: «Voi sarete in odio presso tutto il mondo a cagion del mio nome» (MATTH. XXIV, 9). «Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me per il primo. Se voi foste del mondo, il mondo amerebbe quello che gli appartiene; ma perché voi non siete del mondo ed io vi ho scelti dal mondo, perciò il mondo vi abomina. Ricordatevi della parola che v\’ho detto. Non vi è servo superiore al padrone. Se perseguitarono me, perseguiteranno anche voi» (IOANN. XV, 18-20). «Su la terra voi avrete da soffrire» (Id. XVI, 33).
La quinta ragione per cui i buoni sono più molestati dalle tentazioni che non i cattivi è che Dio ha da tutta l\’eternità decretato che i fedeli suoi servi sarebbero, come valorosi soldati e robusti atleti, provati, esercitati, fortificati, illustrati, santificati dalle tentazioni, e Gesù Cristo ha in special modo segnato della sua croce i fidi suoi seguaci e vuole che si rendano meritevoli del peso immenso di gloria che li aspetta nei cieli, passando per le tentazioni… Noi possiamo, dice S. Gregorio, essere martiri senza provare il ferro, se portiamo con pazienza le tentazioni (Moral.). Come l\’argilla nell\’acqua si ammollisce e si scioglie, ma ne1 fuoco s\’indurisce fino a diventare pietra, così chi non passa per il fuoco delle tentazioni è ben presto infiacchito e snervato dalle acque della tribolazione e fa naufragio in essa…
Dunque la tentazione è una prova che distingue il buono dal cattivo, il forte dal debole. Infatti la Sacra Scrittura paragona la tentazione ad un vaglio (Luc. XXII,- 31). Ora è uffizio del vaglio lo sceverare il buon frumento dal tarlato o guasto e dalla pula; il buon grano resta, l\’altro è gittato via dal vento e si perde; così i veri fedeli, i giusti resistono al vento delle tentazioni e rimangono fermi nell\’amor di Dio, mentre i vili, i peccatori, gli empi ne sono portati via e cadono nell\’inferno… Il buon pilota si conosce nel tempo dell\’uragano, dice S. Cipriano; il buon soldato si mostra tale nella zuffa; la pianta che ha profonde radici resiste ai venti; così è delle anime forti e pie in mezze! agli uragani ed alle lotte delle tentazioni; ma le anime fiacche, senza virtù, somigliano al pilota inesperto che lascia andare a picco la nave; al soldato vigliacco che nell\’ora della battaglia getta armi e bagagli e fugge; all\’albero dalle radici tarlate o poco profonde.

3. LE TENTAZIONI SONO MOLTEPLICI, FREQUENTI E SPESSO TERRIBILI. ­ Si dà il nome di tentazione a tutto ciò che sollecita l\’uomo al peccato; e quest\’incentivo proviene talora dal demonio, talora dal mondo talora dalla carne… La tentazione comprende altresì le afflizioni, le tribolazioni, le prove; come, per esempio, la povertà, la nudità, la fame, la sete, le malattie, gli affronti, il caldo, il freddo e simili altre contrarietà e traversie, sia che ci vengano da Dio, o dagli uomini, o dagli amici. Pericolosa tentazione è la prosperità medesima non meno che l\’elevazione, l\’onore, la lode. Tutto ciò si chiama tentazione, perché prova la virtù dell\’uomo, la sua forza e pazienza. Le tentazioni si succedono come le onde del mare, le folate di vento, e talvolta sono legate insieme come anelli di una catena; e spesso più tentazioni ci assalgono nello stesso istante. «Quando hai vinto, dice Pico della Mirandola, diportati come se dovessi subito combattere nuovamente (In Spirit. pugna)», «perché, dice S. Gregorio, non appena abbiamo vinto un nemico, bisogna che ci prepariamo a sostenere altre battaglie (In Iob.)».
S. Bernardo enumera diverse specie di tentazioni e indica il modo con cui ci assalgono. Vi sono tentazioni importune, insolenti, ostinate; ve ne sono altre incerte, titubanti, dubbiose, che ci avviluppano nella nebbia del dubbio. Le une vengono all\’improvviso ed alla sprovvista; re altre dopo matura riflessione. Queste sono esteriori e quelle nascoste. Alcune assalgono con violenza e con tale impeto, che le diresti superiori alle forze; altre si presentano in forma lusinghiera e seducente, in modo astuto e malizioso (De Inter. dom.). Vi sono tentazioni che conducono a un sol peccato; altre che ci rendono colpevoli di molti peccati ad un tempo. La tentazione per esempio di Adamo e di Eva conteneva in sé, 1° un doppio orgoglio: voi sarete come dèi; quindi la loro scusa. 2° Il loro malcontento, e la ribellione loro al precetto. 3° La curiosità. 4° La fede prestata alle parole del serpente. 5° La disobbedienza. 6° La golosità… La carne, il mondo, il demonio tentano talvolta separatamente, e l\’uno dopo l\’altro, talaltra tutti insieme. Resistendo ai nostri nemici, noi li battiamo, li irritiamo; battuti ed irritati, si rialzano con più accanimento e furore e ci assalgono ora con le prosperità ed ora con le avversità; due grandi fucine di tentazioni.
Il demonio figurato nel dragone dell\’Apocalisse esce dal tartaro sbuffante d\’ira e va a muovere guerra spietata (Apoc. XII, 17), e tra le armi che per ciò adopera, pericolosissima e poderosissima è quella delle tentazioni nelle quali spiega una malizia ed una rabbia inconcepibili. «Noi non abbiamo da lottare con la carne e col sangue, scrive S. Paolo, ma contro i principi e le potestà reggitrici di questo basso e tenebroso mondo, che sono gli spiriti. maligni, sparsi nell\’aria» (Eph. VI, 12). Astuzia, frode, menzogna, promesse, minacce, blandimenti, furori, crudeltà, malizia, tutto mette in opera il demonio per espugnare un\’anima fedele… Quando non può vincere da solo mette in campo legioni intere di spiriti infernali… Se non riesce in un modo, ne prova un altro; tenta per gli occhi, per le orecchie, per la lingua, per i piedi, per le mani, tenta per l\’anima, per il corpo, per lo spirito, per il cuore… Se non riesce da sé né con le sue legioni, chiama in aiuto i demoni incarnati che sono gli scandalosi, i corruttori…; mette in moto tutte e tre le concupiscenze di cui parla S. Giovanni…

4. NECESSITÀ DELLE TENTAZIONI. – «Il regno dei cieli si deve prendere per forza, sentenzia Gesù Cristo, e se ne impadroniscono quelli che usano violenza» (MATTH. XI, 12). Difatti la strada che vi conduce passa in mezzo a molte tentazioni (Act. XIV, 21); e chi combatte nello stadio non riceve la corona, se non ha combattuto a dovere (II Tim. II, 5). Perciò l\’Angelo disse a Tobia: «Perché tu eri accetto a Dio, bisognava che ti provasse la tentazione» (TOB. XII, 13).
«Non si dà vittoria senza combattimento, scrive S. Cipriano (Lib. de Mortal.); ed è gloriosa soltanto quella vittoria che è preceduta dalla lotta, dice S. Ambrogio, e il premio si dà soltanto a chi ha combattuto da valoroso. Perché dimandate la corona prima che abbiate vinto? Perché cercare il riposo, prima di avere compiuto la corsa? Quando avrete riportato vittoria, allora avrete diritto alla gloria (In Luc. IV)». Come il fumo precede la fiamma, cosi il combattimento precede la vittoria, e troppo delicato ti mostri, o soldato di Cristo, dice S. Giovanni Crisostomo, se pensi di vincere senza lotta, di trionfare senza combattimenti (Serm. de Martyr.).
Per meritare la corona di vita, bisogna combattere, bisogna che vi siano i nemici i quali ci facciano guerra… Il peccato, entrato nel mondo, mise ogni cosa in scompiglio e si condusse dietro i demoni, le concupiscenze, le passioni, le afflizioni, i dolori, e tutta l\’immensa caterva di mali da cui vediamo. afflitto l\’uomo e che formano altrettante inevitabili tentazioni. Perciò, scrive S. Agostino, «la nostra vita in questo luogo di esilio non può essere senza tentazione, perché il nostro avanzamento avviene soltanto per la tentazione; nessuno può arrivare a conoscere se stesso finché non è tentato, né essere coronato senza aver vinto; né vince senza combattimento; né combattere senza che vi siano nemici e tentazioni (In Psalm. LX)». «Non si dànno opere di virtù senza le prove della tentazione, dice S. Leone Papa, né fede senza agitazioni, né lotta senza avversari, né vittoria senza combattimento. Se vogliamo trionfare dobbiamo venire alla lotta (Serm. I, de Quadrag.)».

5. E DA FORTE IL RESISTERE ALLE TENTAZIONI. – .Chi è veramente coraggioso e potente? Chi combatte e supera le tentazioni. S. Paolo, come osserva S. Giovanni Crisostomo, vedeva tutti i giorni monti di tentazioni rovesciarglisi addosso; ed egli se ne rallegrava e si regolava come se fosse stato in mezzo al paradiso (Homil. I, in II Cor.). Vincere le tentazioni, vincere se stesso, è atto, più che di coraggio, dì eroismo, è la più splendida vittoria che l\’uomo possa ambire; come pure è vergogna e viltà grandissima il lasciarci soggiogare dalle medesime. Tutta la sapienza e la forza cristiana, scrive S. Lorenzo Giustiniani, non consiste nel fare miracoli, non nel predire il futuro, non nell\’eloquenza e nella scienza, ma nel trionfare delle tentazioni. Colui che ama di vero cuore Dio si fa conoscere per la violenza che fa a se stesso nel superare i nemici che lo perseguitano (De ligno vitae). Le potenze invisibili sono vinte, dice S. Agostino, quando abbiamo soggiogato le cupidità visibili. Quando noi trionfiamo in noi medesimi delle passioni, bisogna ancora che vinciamo in noi colui che regna, per mezzo delle concupiscenze, nell\’uomo. Quando fu detto al demonio: Tu mangerai la terra, fu detto al peccatore: Tu sei, terra, e in terra ritornerai. Il peccatore fu dunque assegnato in cibo al diavolo. Guardiamoci pertanto dall\’essere terra, se non vogliamo essere divorati dal serpente (De Agon. chris. L I, c. II).

6. FACILITÀ DI VINCERE LE TENTAZIONI SE DIO CI AIUTA. – Dio, come osserva S. Agostino, non comanda l\’impossibile, ma mentre comanda, ci ammonisce e di fare quello che possiamo e di domandare quello che non possiamo, e ci, promette di aiutarci affinché possiamo (De Natura et Grat. c. XLIII). Ecco perché Gesù Cristo chiama soave il suo giogo e leggero il suo peso (MATTH. XI, 30), e S. Giacomo ci assicura che mantenendoci noi soggetti a Dio, e resistendo al demonio, questi fuggirà da noi (IAC. IV, 7). Infatti, dice S. Agostino, il diavolo è come un cane legato da Cristo alla catena, il quale può abbaiare, sollecitare, incutere paura, ma non può mordere, se non colui che vuole essere morso; può persuadere l\’uomo. che si precipiti nell\’abisso, ma non può precipitarvelo (De Civit. Dei, 1. II, c. VIII). Le tentazioni sono leoni se loro non si resiste; sono formi,che se per poco si oppone loro resistenza. E chi di noi non potrà fare questa resistenza, se il Signore promette a ciascuno di noi, per bocca di Geremia, che ci porrà in faccia ai nostri nemici come muro di bronzo saldissimo, di modo che insorgeranno contro di noi e non prevarranno, perché egli è con noi per liberarci e salvarci; per strapparci dalle mani dei cattivi e riscattarci dalle mani dei robusti? (IEREM. XV, 20-21).
E se noi abbiamo l\’aiuto di Dio, che cosa non vinceremo? se Dio si dichiara per noi, chi oserà stare contro di noi? (Rom. VIII, 31). Tutto possiamo in colui che ci conforta (Philipp. IV, 13). Quel Dio che è in noi, è ben più grande e potente di tutti coloro i quali sono contro di noi… Quelli che sono in pace con Dio, che gli dicono continuamente: – Sia fatta la tua volontà – escono vittoriosi da ogni combattimento; nessun conflitto può loro nuocere…Quelli che rifiutano il loro consenso alle concupiscenze, o della carne, o di qualunque altro genere, mettono in furore contro di loro l\’autore del peccato, ma ne trionfano con l\’aiuto di Dio. Dio li assiste e sta al loro fianco nel furore della mischia. Colui che dà il volere, comunica anche il potere, affinché siamo cooperatori delle sue opere; possiamo dire col Salmista: «Dio è mia luce e mia salvezza; di chi temerò io? Dio è il protettore della mia vita, chi mi farà paura?» (Psalm. XXVI, 1). «Dio è la mia cittadella in faccia all\’esercito nemico» (Psalm, LX, 4).
«Colui che permette la tentazione, scrive S. Agostino, aiuta i tentati; mentre combattiamo, Dio non ci sta guardando, come il popolo guarda l\’atleta nel circo. Infatti può bene la plebe spettatrice dare con le sue grida segno od avviso al combattente, ma non può aiutarlo; può preparargli la corona, ma non infondergli gagliardia; al contrario, quando Iddio guarda i combattenti nella lotta delle tentazioni, seconda, aiuta e fa vittoriosi gli sforzi di coloro che lo invocano, come afferma un atleta di Dio: Se il mio piede si è mosso, la tua misericordia, o Signore, era pronta ad aiutarmi (In Psalm)». E S. Dionigi soggiunge: «A quelli che combattono, il Signore, come Dio, offre ricompense, come savio poi determina le leggi del combattimento e tiene pronte corone bellissime e preziosissime per cingerne i vincitori; ma più che questo, cosa veramente divina!, clementissimo e ottimo come è, trionfa egli medesimo nei suoi combattenti; abitando in essi, combatte per la loro salute o vittoria, contro l\’impero della morte o della corruzione (De Eccles. Hierarch.)».
«Io vi auguro, scriveva S. Paolo ai Corinzi, che non vi molestino mai altre tentazioni se non le umane ed ordinarie. Del resto Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, che anzi vi darà in mezzo alla tentazione l\’aiuto perché possiate star saldi» (I Cor X, 13). Infatti «noi non abbiamo, come dice lo stesso Apostolo, un Pontefice che non sappia compatire le nostre infermità, ma un Pontefice che volle essere tentato in tutto come noi, eccetto il peccato» (Hebr. IV, 15).
«Il Signore sa liberare i giusti dalla tentazione», dice S. Pietro (II PETR. II, 9). Noè viene scampato dalle acque; Lot dal fuoco; Abramo dalle superstizioni dei Caldei; Giacobbe è sottratto alla collera di Esaù; Giuseppe alle insidie dei fratelli; Mosè e gli Ebrei alle mani di Faraone; Davide alle persecuzioni di Saulle; Susanna all\’infame passione dei vecchioni; Daniele è liberato dal dente dei leoni; i tre fanciulli dall\’ardore delle fiamme; Ester e Mardocheo dall\’invidia di Aman; Giuditta da Oloferne; Gioele da Sisara; Tobia da Asmodeo; Giuda Maccabeo da Antioco; Pietro dalle catene e dalla prigione, ecc… Con ragione dice il Salmista: «Grandi e molte sono le tentazioni cui vanno soggetti i giusti, ma il Signore li scamperà da tutte» (Psalm. XXXIII, 20).
Quanto sia pronta e potente la mano del Signore a sorreggere quelli che lottano con le tentazioni, ce lo dice lo stesso Profeta: «Tutte le nazioni si levarono ad assalirmi, ma nel nome del Signore le sbaraglierò: mi circondarono da tutte le parti e si scagliarono contro di me, come sciami di api, ma nel nome del Signore le ho affrontate e sconfitte. Mi urtarono per gettarmi a terra, ma il Signore mi ha sostenuto; il Signore è mia gloria, egli è divenuto mio Salvatore. Il braccio di Dio ha spiegato la sua robustezza e la sua potenza, la destra del Signore mi ha innalzato» (Psalm. CXVII, 10-16). «Quand\’anche stesse contro di me un esercito, Il mio cuore non impaurirebbe; quando si attaccherà la battaglia, io avrò fiducia. Il Signore mi ha stabilito sopra una roccia, mi ha reso superiore a tutti i miei nemici» (Psalm. XXVI, 3-4). «Egli mi ha salvato dal laccio dei cacciatori e dalle lingue roditrici. Affidatevi anche voi ed egli vi si farà scudo della sua persona così che non temerete né le paure della notte, né la saetta che vola il giorno, né il contagio che serpeggia nelle tenebre, né gli assalti del demonio meridiano. Vedrete cadere al vostro fianco mille e mille nemici, ma voi passerete illesi» (Psalm. XC, 3-7).
Fidato nell\’infallibile parola di Dio che disse: «La mia mano gli servirà di sostegno, e il mio braccio gli darà vigore; il nemico non l\’ingannerà, e il figlio d\’iniquità non potrà nuocergli; perché io abbatterò ai suoi piedi i suoi nemici, e metterò in fuga quanti gli portano odio» (Psalm. LXXXVIII, 22-24), il fedele si rassicuri anche in mezzo, alle più violente tentazioni e dica col re Profeta: «Io sono certo del soccorso divino, il nostro Dio è mio rifugio e mia forza, nelle tentazioni che gagliardamente mi travagliarono ho trovato in lui un potente soccorso; quindi non temerò ancorché la terra si spaccasse e vedessi i monti sprofondarsi negli abissi; no non temerò né uomo, né demonio, né le forze tutte dell\’inferno: – Deus noster refugium. – Il soldato di Gesù Cristo è ugualmente vittorioso delle tentazioni, sia che fugga, sia che sostenga l\’urto e resti fermo sul campo. Quando si deve fuggire, Dio è nostro asilo sicuro; quando si deve resistere, Dio è nostra virtù, nostra forza, nostra potenza. Quando fuggiamo, Dio sta, per così dire, dietro di noi, coprendo la nostra ritirata; quando resistiamo di fronte, Dio sta dinanzi a noi, è tra noi ed il nemico, o si mette al nostro fianco per renderci trionfanti. In tutti i casi egli ci aiuta nelle tentazioni, perché ci aiuta fornendoci un rifugio, ci aiuta dandoci la vittoria; sia che fuggiamo, sia che resistiamo, è sempre dalla parte nostra il trionfo, e dalla parte del nemico la sconfitta quando Dio è con noi. Fidati di Dio, ed egli ti libererà, dice l\’Ecclesiastico (Eccli. II, 6).
Nelle tentazioni diciamo a Dio col re Ezechia: «Signore, i miei nemici mi perseguitano; rispondete voi in vece mia» (ISAI. XXXVIII, 14). Ovvero esclamiamo col Salmista: «Si alzi il Signore, e i suoi nemici siano conquisi; fuggano sgominati quelli che gli portano odia: scompaiano al suo apparire come svanisce il fumo, come si squaglia la cera innanzi al fuoco» (Psalm.. LXVII, 1-2). «Questi tentatori che vogliono l\’anima mia siano coperti di confusione e di vergogna; indietreggino svergognati quelli che vogliono la mia rovina» (Psalm. LXIX, 3-4).
Mentre la tempesta delle tentazioni o ci rumoreggia attorno, o già ci batte, volgiamo a Dia con animo confidente e sicuro queste preghiere, queste invocazioni, e noi potremo cantare col medesimo re Profeta: «Sotto la vostra guardia, a mio Dio, io sono scampato alla tentazione, ho vinto ogni ostacolo» (Psalm. XVII, 30). Chi è il forte, se non il nostro Dio, il Dio che mi ha vestito di coraggio e di forza? Egli ha addestrato le mie mani alla lotta; ha armato il mio braccio di uno scudo di bronzo. Io inseguirò i miei nemici, li raggiungerò, e li vincerò; ne farò macello e me li porrò sotto i piedi. Signore, voi mi avete vestito di fortezza, avete prostrato dinanzi a me i miei nemici; me li avete consegnati nella loro fuga, e sterminato quelli che mi odiavano. lo li disperderò come la polvere portata dal vento, li calpesterò come il fango delle pubbliche vie. Viva dunque in eterno il Signore! Sia benedetto il Dio forte! sia lode al Dio della mia salute! (Psalm. XVII).
Davide in faccia al gigante Golia gli dice: «Tu vieni a me confidato nella spada, nella lancia, nello scudo; ed io vengo a te confidato nel nome del Signore degli eserciti. Ed oggi il Signore ti farà cadere sotto la mia mano, ed io ti percuoterò e ti mozzerò il capo» (I Reg. XVII, 45-46). «Così, dice qui S. Agostino, così e non altrimenti, così e non mai diversamente si atterra il nemico. Chi si dà l\’aria di voler combattere con le proprie forze, è già battuto prima ancora che s\’impegni la lotta (De Morib. Eccles.)». Anche il Crisostomo parla in questo modo: Davide dice a Golia: Tu mi assalti fidando nella tua spada, ed io nel Signore Iddio: tu combatti per la terra, io per il cielo; tu ,con la lancia, io con la fede; tu con lo scudo, io Con la pace; tu ti fai vanta del valore del tua braccio e della tempra saldissima delle tue armi, io mi appoggia al Creatore onnipotente. Le tue armi si volgeranno. contro di te, la tua spada sarà sguainata a tuo danno; perché questo è il combattimento di Dio, e quindi sarà anche la vittoria di Dio (Homil.).

7. DIO NON TENTA NESSUNO. CHI SONO QUELLI CHE SOCCOMBONO ALLE TENTAZIONI. – «Nessuno, dice S. Giacomo, quando è tentato, osi dire che Dio lo tenta; perché Dio non tenta nessuno; Dio non sollecita nessuno al male; ma ciascuno è tentato dalla sua concupiscenza che lo trascina e lo alletta» (IAC. I, 13-14). Dio non è l\’autore di quello che punisce, osserva S. Fulgenzio (Lib. I, ad Monim.). Egli permette le tentazioni a titolo di prova, ma non ne è né la causa, né l\’autore e non vuole che vi soccombiamo. Egli non tenta alcuno direttamente per portarlo al male. Dio permette, la tentazione non per il male, ma per provare e far meritare; in questo senso la Scrittura dice che Dio tentò Abramo, ecc., ma lascia al demonio facoltà di tentarci al male. E siccome il demonio ci tenta per suggestione, si deve dire, come insegna S. Agostino, che soccombe alla tentazione soltanto colui che a lei consente, non mai colui che solamente la sente (De Natura et Grat.). Nell\’Apocalisse si legge che il dragone si fermò su l\’arena del mare (XII, 17-18). Queste parole significano che il tentatore prevale contro le persone terrene, carnali, infingarde, incostanti, imprudenti, le quali vengono agitate come le onde del mare e raggirate dalle tentazioni come la sabbia dal soffio dei venti.
Le vere cause che provocano la caduta nelle tentazioni sono: 1° fidarsi di se stesso; 2° esporsi temerariamente; 3° la dimenticanza di Dio; 4° la trascuratezza della preghiera e dei sacramenti…

8. UTILITÀ DELLE TENTAZIONI. – Lo Spirito Santo ci assicura che l\’uomo deve grandemente rallegrarsi quando si vede fatto bersaglio a diverse tentazioni sapendo che la sua fede, messa alla prova dalle tentazioni, produce la pazienza la quale conduce alla perfezione (IAC. I, 2-3). Benché ordinariamente bisogni fuggire la tentazione e pregare Dio che ce ne liberi, a motivo dei pericoli cui ci espone la debolezza umana, tuttavia, quando è volontà di Dio che essa ci assalga, bisogna accettarla con gioia sia per meglio sopportarla e vincerla, sia per battere più vigorosamente il demonio che la suscita.
Del resto sono molti e grandi i vantaggi che sii ritraggono dalle tentazioni, quando si combattono e si vincono.
Il primo vantaggio è che cancellano le macchie dei peccati. «Voi avete provato il mio cuore, o Signore, diceva il re Profeta, voi mi avete visitato e fatto passare per il fuoco della tentazione, e l\’iniquità non si è trovata in me» (Psalm. XVI, 3). Infatti la tentazione sostenuta e ribattuta con coraggio e perseveranza è una penitenza continua e molto meritoria, e per ciò molto efficace a cancellare le macchie del peccato.
Il secondo vantaggio della tentazione è che umilia: «L\’oro e l\’argento, dice il Savio, si purificano col fuoco; e gli uomini a Dio accetti passano pel fuoco dell\’umiliazione» (Eccli. Il, 5). Le persone giuste, sostenute dallo Spirito Santo, arrivano alle più sublimi virtù, e talora s\’innalzano fino all\’estasi; ora perché alle volte l\’orgoglio non le guadagni, è benefica disposizione di Dio che le tentazioni vengano a farle ricordare della loro miseria, come appunto dice S. Paolo essere a lui avvenuto per consiglio di Dio: «Affinché la grandezza delle rivelazioni non mi gonfi, fu dato alla mia carne uno stimolo, l\’angelo di Satana che mi schiaffeggi» (II Cor XII, 7).
Terzo vantaggio: la tentazione purifica. Il fuoco purifica ogni cosa. La tentazione è dalla Sacra Scrittura e dai Padri paragonata al fuoco per questa speciale qualità che è in lei, di purgare il corpo, l\’anima, il cuore, le opere, i pensieri… Santa Sinclettica diceva: Se siete di ferro, il fuoco della tentazione vi pulisce dalla ruggine; se d\’oro, vi purga e forbisce; se di paglia, vi abbrucia e consuma (In Vita).
Quarto vantaggio: le tentazioni ci tengono desti e vigilanti. Finché il nemico è lontano, il soldato depone le armi e dorme; ma se il nemico è vicino, egli veglia armato. Le tentazioni ci mostrano il nemico alla porta e quindi ci tengono vigilanti… L\’acqua che stagna, si corrompe; quella che è smossa e corre, si conserva sana. Così le tentazioni rendono l\’uomo attivo, attento sopra di sé e sopra di quello che lo circonda, lo stimolano a pregare, a vigilare, a mortificarsi, a ricorrere a Dio. «Le tentazioni, come osserva S. Giovanni Crisostomo, hanno lo scopo di scuoterci dal nostro sonno e di renderci più fervorosi e pii (Hom. XIV)».
Quinto vantaggio: la tentazione rinforza e conserva la virtù. «Ottima guardiana delle virtù, dice S. Gregario Papa (Moral. lib. XIX, c. VI), è l\’infermità delle tribolazioni e delle tentazioni. Gli eletti avanzano in virtù per la tentazione, e quello che il demonio prepara a loro rovina, Dio lo converte a loro gloria». Dio fa sì che la tentazione, invece di nuocere, si cambi in stimolo ad avanzare nella virtù, nella grazia, nella vittoria ed in aumento di gloria. Non fu mai vinta nessuna tentazione, se non per mezzo della virtù opposta; perciò chi resiste alla tentazione, progredisce in virtù e quindi accresce la grazia, la corona, la gloria. Perciò S. Paolo, dopo di aver detto che aveva pregato, istantemente il Signore di liberarlo dallo stimolo della carne, dall\’angelo di Satana che lo schiaffeggiava, e di averne avuto in risposta che gli dovesse bastare la grazia di Dio, perché la forza si corrobora nella debolezza e soggiungeva tutto lieto e giubilante: «Volentieri adunque mi glorierò nelle mie infermità, nelle necessità, negli oltraggi, nelle persecuzioni, nelle angustie patite per Cristo: perché quando appaio debole, allora sono veramente forte» (II Cor XII, 9-10).
«La fornace consolida i vasi dello stovigliaio, dice l\’Ecclesiastico, e la tentazione fortifica e rassoda gli uomini giusti» (Eccli. XXVII, 6). La virtù appassisce allorché non ha contrasto (Cato apud Anton. in Meliss.). Il soldato è debole in tempo di pace; diventa coraggioso, forte fino all\’eroismo se si avvezza a con1battere con frequenti battaglie. Le tentazioni d\’impurità, di gola, di orgoglio e simili, nelle anime fedeli che loro resistono, aumentano e raffermano la purità, la sobrietà, l\’umiltà, la carità, ecc. Non vi è cosa che più rallegri l\’anima giusta, scrive San Cipriano, quanta la conservazione della purità e delle altre virtù in mezzo alle tentazioni. Vincere la tentazione è il piacere più dolce che si possa assaporare; non si dà vittoria più grande di quella che si riporta su le proprie passioni (De bono pudicitiae).
Sesto vantaggio della tentazione: essa forma il cuore alla virtù, esercita le facoltà dell\’anima, riaccende l\’amor di Dio. Come il valoroso soldato desidera la battaglia per dare prova del suo coraggio e della sua fedeltà e per procurarsi una gloriosa vittoria, ricchezze, avanzamenti e fama, così il giusto che desidera la tentazione, desidera da buon soldato la guerra dalla quale sa di uscire, per la grazia di Dio, vincitore; cerca il combattimento nel quale, aiutato da Dio, è certo di atterrare il nemico; desidera un\’occasione in cui mostrare a Dio la sua fedeltà… Infatti, come dice S. Leone, gli atti di virtù non hanno nessun pregio senza le prove della tentazione: non si dà fede senza prova, né battaglia senza nemico, né vittoria senza lotta. Chi vuole avere virtù solide, deve combattere.
Settimo vantaggio: la tentazione ci rende degni di Dio. «Il Signore Iddio li ha tentati, dice il Savio parlando dei giusti, li ha messi alla prova come oro nel crogiuolo, e li ha trovati degni di sé» (Sap. III, 6-5). Sopportate, o fedeli, la fornace, dice qui S. Agostino, affinché purgati dalle sozzure, possiate comparire senza macchia. Nella fornace vi è della paglia, dell\’oro, del fuoco; acceso il fuoco, la paglia brucia, l\’oro si purifica; la paglia è consumata e ridotta in cenere, l\’oro resta purgato di ogni scoria. La fornace è il mondo, i malvagi sono la paglia, i buoni sono l\’oro, il fuoco è la tentazione, Dio è l\’orefice. lo fo quello che vuole l\’orefice; egli mi pone nel crogiuolo, io mi adatto; mi ordina di avere pazienza mentre egli m\’imbianca e mi purifica (In Psalm.). «Nel vostro combattimento, dice S. Cipriano, il Signore è colui che attacca battaglia; è lui che combatte, è lui che trionfa, ed a voi si lascia il merito della vittoria. La vostra guerra è la guerra di Dio, la vostra battaglia è la battaglia di Gesù Cristo. Che cosa temete? Perché dubitate quasi che doveste vincere per virtù vostra? Impugnate le armi, andate alla guerra, battetevi da forti, affinché colui che non è mai vinto sia con, voi (Epl. ad Martyr.)».
Ottavo vantaggio della tentazione: stimola alla speranza ed alla preghiera; poiché l\’uomo afflitto ed in pericolo di soccombere è costretto dalla tentazione a ricorrere prontamente a Dio, per ottenere il suo aiuto e la sua grazia, senza la quale vede che non può vincere e che resterebbe certamente vinto. Allora egli si affretta a gridare con Isaia: «Signore, venite in mio soccorso, perché il nemico mi fa violenza» (ISAI. XXXVIII, 14); e col Salmista: «Signore, venite in mio aiuto, venite presto!» (Psalm. LXIX, 1). Allora ci ricordiamo la parola di Gesù Cristo: «Abbiate fiducia in me, io ho vinto il mondo» (IOANN. XVI, 33), e ad imitazione degli Apostoli quando stavano per essere sommersi, gridiamo: «Salvateci, o Signore; se no andiamo perduti» (MATTH. VIII, 25). A questa nostra preghiera, Gesù si alzerà, comanderà al mare ed ai venti, e si farà nel nostro cuore una grande calma.
Nono vantaggio della tentazione: Dio sta accanto ai suoi, allorché sono tentati; egli si trova loro vicino per confortarli, proteggerli, aiutarli, secondo quelle parole del Salmista: «Io sono con lui nella tentazione; io lo libererò e lo renderò glorioso» (Psalm. XC, 15), e seconda queste altre di Geremia: «Io ho inteso gli oltraggi della moltitudine, e terribili rumori tutto all\’intorno. Perseguitatelo, e noi lo perseguiteremo, andavano gridando quelli che mi si stringevano intorno; forse lo prenderemo; intanto opprimiamolo e vendichiamocene. Ma il Signore sta con me, come un guerriero formidabile, perciò quelli che mi perseguitano cadranno snervati e sfiniti, saranno grandemente confusi» (IEREM. XX, 10-11). «Io sarò per lui un bastione di difesa» (ZACH. II, 5), dice ancora il Signore per bocca di Zaccaria. Torna a somma gloria del Signore il rinforzare talmente con la sua grazia gli uomini fiacchi e fragili, che resistano a tutti gli assalti del demonio, del mondo e delle varie concupiscenze. Perciò Dio, come scrive S. Paolo, ha eletto quello che il mondo ha di più semplice, per confondere i saggi; quello che ha di più debole, per soggiogare i forti; quello che ha di più disprezzato e ciò che non è, per confondere quello che è (I Cor I, 27-28).
Decimo vantaggio: c\’illumina, ci rende circospetti, e ci dà l\’esperienza; infatti, «chi non è tentato, che cosa ne sa?», domanda l\’Ecclesiastico (Eccli. XXXIV, 9). La tentazione obbliga l\’uomo a stare attento e vigilante, per guardarsi da ogni lato e difendersi dal mondo, dal demonio, dalla carne. Perciò S. Lorenzo Giustiniani dà questa sentenza: Come il cibo non condito di sale presto si corrompe, così l\’anima non salata continuamente dalle tentazioni cade presto e facilmente nella putrefazione del peccato. Per mezzo della tentazione l\’anima scuote da sé la corruzione della negligenza e si mantiene nel vigore dello spirito. O quanti noi abbiamo veduto scampare a tanti pericoli, anche per mezzo di deboli tentazioni! (In ligno vitae, Tract. de poenit. c. IV).
«Non possiamo avere una prova più sicura di aver vinto i demoni, dice S. Giovanni Climaco, che il vederli assalirci con furore: perché quanto più fortemente loro resistete, tanto più rabbiosamente essi vi assalgono (Grad. XXVII)». Non crediamo, dice S. Giovanni Crisostomo, che le forti tentazioni siano un segnale che noi siamo abbandonati e derisi da Dio; ma teniamole piuttosto come prova sicura che Dio si prende cura speciale di noi: poiché esse ci purificano dalle colpe e ci forniscono l\’occasione di addestrarci alla battaglia. Pensando a questo, non rattristiamoci nelle tentazioni, ma rallegriamocene a imitazione dell\’Apostolo che diceva: «Io mi rallegro in mezzo alle tentazioni (Homil. III, in Genes.). Il cristiano, secondo la similitudine di S. Efrem, sotto i colpi delle tentazioni sia come un\’incudine sotto i colpi del martello, la quale battuta non piega, non indietreggia, non si ammollisce, non si scheggia, anzi in certo modo si consolida e s\’indurisce sempre più (De (fide, t. I). Molti Santi pregarono Dio che non li lasciasse liberi da tentazioni, per poter raccogliere maggiori meriti.
Undecimo vantaggio: la tentazione è lo strettoio dal quale usciamo conformi a Gesù Cristo. Dice S. Agostino: «Finché l\’uva pende dalla vite e l\’uliva dall\’ulivo, godono di un\’aria libera, ma né l\’uva ci dà vino, né l\’uliva ci fornisce olio; se vogliamo vino e olio, bisogna che pigiamo sotto lo strettoio e l\’uva e l\’uliva. Così è di coloro che Dio ha predestinato avanti tutti i secoli ad essere conformi all\’immagine del Figliuol suo il quale, nel tempo della sua passione principalmente, fu posto sotto lo strettoio. Tali uomini, prima di entrare sotto il servizio di Dio, godono di gioconda libertà nel secolo, come grappoli d\’uva, o ulive pendenti dai loro alberi; ma siccome sta scritto: Figlio, consecrandoti al servizio divino, sta saldo nella giustizia e nel timore, e prepara l\’anima tua alla tentazione, perciò chi è risoluto di servire Dio, sappia e si persuada di essere venuto al torchio; sarà battuto, pesto, macinato, non perché perisca, nemmeno in questo secolo, ma perché coli nella dispensa di Dio. Egli viene spogliato dall\’involucro dei carnali desideri, come l\’uva dalle vinacce. Perciò l\’Apostolo ci dice: Spogliatevi dell\’uomo vecchio e vestitevi del nuovo; il che non si ottiene se non per mezzo dello strettoio delle tentazioni (In Psalm. LXXXIII)».
Dodicesimo vantaggio: quantunque la tentazione propriamente detta, cioè quella che porta al peccato, sia di per se stessa e di natura sua cattiva perché spinge al male, tuttavia, per accidente, essa è buona nei giusti e nei pazienti; perché col loro eroismo da questo male sanno ricavare del bene; traggono l\’antidoto dal veleno, il rimedio dalla vipera, perché combattendo la tentazione e portandone vittoria, aumentano la grazia, le virtù, i meriti loro e quindi necessariamente ancora la ricompensa e la gloria.
Questo costituisce il tredicesimo vantaggio della tentazione. Dio che è onnipotente, che largamente premia i suoi eletti, vuole ch\’essi veglino sempre armati e sempre combattano, affinché non cessino mai di procurarsi ricompense per il tempo e per l\’eternità. Dio permette delle grandi battaglie, dalle quali usciamo vittoriosi, e permette delle piccole scaramucce, nelle quali restiamo perdenti, acciocché la vittoria riportata nei combattimenti terribili sia grande e la ferita sia leggera; acciocché quelli che cadono si rialzino facilmente, e quelli che vinsero nelle grandi tentazioni non ne invaniscano. «Un grande combattimento, scrive S. Agostino, procura una grande gloria, non umana né transitoria, ma divina ed eterna (In Psalm.)». Nessuno, osserva l\’Ecclesiastico, uguagliò in gloria Abramo; ma nella tentazione fu trovato fedele. Perciò il Signore (secondo la promessa fattagli) lo rese glorioso nella sua stirpe, ne moltiplicò la posterità come la polvere della terra; ne innalzò la progenie come le stelle, ne distese i possedimenti da un mare all\’altro, dal fiume fino agli estremi confini del mondo (Eccli. XLIV, 20-23).
Il quattordicesimo vantaggio è che la tentazione forma l\’anello dell\’alleanza con Dio. «La tentazione superata, diceva S. Francesco, d\’Assisi (S. BONAV. In Vita), è un anello col quale Dio sposa a sé l\’anima del suo servo: nessuno si può credere servo di Dio, se prima non è passato per il crogiuolo della tentazione. La tentazione dà la prova della virtù perfetta. È segno d\’immensa grazia di Dio il non lasciare nulla di impunito nel suo servo, finché vive su questa terra».
Quindicesimo vantaggio: assicura e fa più bella la corona di vita. «Al vincitore, dice Gesù nell\’Apocalisse, io darò da mangiare dell\’albero della vita, darò la manna nascosta» (Apoc. II, 17); e agli Apostoli già aveva detto: «Voi siete quelli che l\’avete durata con me nelle tentazioni, quindi io preparo a voi, come il Padre ha preparato a me, un regno nel quale voi beviate e mangiate alla mia mensa, e sediate su troni per giudicare le dodici tribù d\’Israele» (Luc. XXII, 28-30). Perciò S. Ambrogio scrive: «Quando sei tentato, sappi che ti si prepara una corona eterna (In cap. IV, Luc.)», e S. Bernardo osserva che la lotta è penosa, ma vantaggiosa; perché se si sente la pena, si avrà anche la corona; non nuoce nulla il sentire la tentazione, se non si consente: anzi la lotta che stanca il combattente, incorona il vincitore (De Inter. Domo).
Finalmente la tentazione consola e calma l\’anima; perché all\’uragano succede la serenità; alla desolazione la consolazione; alla tentazione ed alla tempesta la calma e la gioia. Così ha ordinato Iddio, come già avvertiva la virtuosa Sara, sposa di Tobia: «Tutti quelli che ti conoscono, o Signore, stanno sicuri che la loro vita, se sarà provata, avrà il premio; se sarà tribolata, sarà poi consolata; se sarà castigata, troverà poi misericordia. Tu infatti non godi del nostro patire; ma dopo la tempesta conduci la calma, dopo i gemiti e le lagrime spargi la gioia» (TOB. III, 21-22). Il contrassegno delle anime grandi, dice l\’Alvarez, è che non temono lo scontro e gli sforzi dei nemici, che non si rattristano delle pene e delle tentazioni, ma ne godono e se ne rallegrano (De Victor. Tentat. c. II).
Giobbe descrive così il cavallo: «Scalza la terra con la zampa, saltella con brio, si lancia contro gli armati, disprezzatore di paura, non lo trattiene la spada. Sente sopra di sé il rumore del turcasso, il vibrare delle lance e il moto dello scudo. Spumante e fremente sì mangia la terra, né aspetta che suoni la tromba; appena udita la tromba, dice: Bene sta. Sente da lungi l\’odore di battaglia, le esortazioni dei capitani, le grida dei soldati» (Iob. XXXIX, 21-25). Questo magnifico quadro può benissimo convenire nel mistico senso alle grandi anime alle prese con le terribili tentazioni… «Quando un\’anima forte, dice S. Gregorio Papa, vede avvicinarsi il combattimento delle tentazioni, se ne rallegra e giubila, perché la sua virtù ha materia da esercitarsi: come mai avrebbe paura della battaglia, chi già si rallegra del trionfo della vittoria? (Moral. c. XXVIII)». Guardate S. Antonio; egli giace battuto, malmenato dai demoni così che appena gli basta il respiro, eppure udite come canta lieto e giulivo: Eccomi qua; io Antonio, no, non fuggo i vostri combattimenti per crudeli che siano; nessuno di voi mi dividerà dalla carità di Gesù Cristo (Ita S. Athanas, in eius Vita).
Tali vantaggi che ci vengono dalle tentazioni devono animarci ad aspettarle, ad armarci, a non scoraggiarci, a combattere fino all\’ultimo fiato.

9. MEZZI PER VINCERE LE TENTAZIONI. – Il primo mezzo per vincere le tentazioni sta nel non esporsi colpevolmente: «Non date ansa al diavolo», dice S. Paolo (Eph. IV, 27); chi ama il pericolo, vi perirà (Eccli. III, 27). È certo che nessuno può vincere senza l\’aiuto di Dio; ma Dio non protegge chi si espone temerariamente… Affrontare di proprio volere la tentazione, equivale a cercarla, a volerla; è di per sé un peccato, è un volerci soccombere…
Il secondo mezzo consiste nel ricordare le promesse del battesimo e fare proposito di mantenervisi fedele. Infatti rinunziare al demonio, al mondo, alle sue pompe, alle sue opere, è come un interdirsi anticipatamente ogni consenso nelle tentazioni…
Il terzo mezzo sta nel diffidare di noi medesimi. «Chi crede di essere in piedi, badi di non cadere» (I Cor X, 12), scrive l\’Apostolo delle Genti.
Il quarto mezzo consiste nella sobrietà e nella vigilanza. «Siate sobri e vigilanti, scrive S. Pietro, perché il demonio, vostro nemico, si aggira intorno a voi ruggendo come leone e cercando preda» (I PETR. V, 8).
Il quinto mezzo sta nel resistere subito al primo irrompere della tentazione. Qui più che mai si può ripetere quel detto del poeta: Arresta il male sul principio, inutile diventa il rimedio quando il male abbia messo lunghe radici. – Guardiamoci dal lasciarci entrare il nemico nel cuore, perché quando vi è entrato se ne impadronisce e non vuole più saperne di uscire.
Per uccidere il serpente bisogna schiacciargli il capo; e «allora noi schiacciamo il capo al serpente, dice S. Gregorio, quando estirpiamo dal nostro cuore il principio della tentazione (Moral. lib. I, c. XXXVIII)». La testa del serpente allora è schiacciata, scrive anche S. Bernardo, quando la tentazione è arrestata nel suo primo apparire (Ad Soror. De modo bene vivendi). È ottima il consiglio di S. Agostino: Se il demonio insidia il vostro calcagno, voi tenete d\’occhio il suo capo: il suo capo è il principio della cattiva suggestione; non appena comincia a sollecitarvi al male, voi tosto respingetelo prima che nasca la compiacenza e ne segua il consenso. Così voi schiverete, anzi fiaccherete la testa del serpente (In Psalm. XLVIII). Si schiaccia pure la testa del serpente, quando si distrugge la passione dominante: questo è il capo del serpente. Volete vincere e distruggere tutte le vostre passioni? cominciate dalla principale che nutre e porta tutte le altre. Volete voi uccidere i lioncini che sono nel ventre della madre? Uccidete la madre, e i suoi figli sono morti.
Il sesto mezzo consiste nell\’essere sempre pronti a combattere, ed essere muniti di buone armi… Ravvaloratevi nel Signore e nella sua virtù onnipotente, dice a noi tutti S. Paolo scrivendo agli Efesini; vestitevi delle armi di Dio, acciocché possiate stare fermi contro gli assalti del demonio. Munitevi dell\’armatura divina, affinché possiate tener fronte nel giorno della tentazione. State saldi, cinti i reni della verità, difeso il petto con la corazza della giustizia, calzato il piede in preparazione del Vangelo di pace, armato il braccio dello scudo della fede, perché possiate respingere tutti gli infocati dardi del maligno spirito. Copritevi con l\’elmo della salute, brandite la spada dello spirito che è la parola di Dio; aggiungete suppliche fervorose e continue, vegliando e pregando senza posa (Eph. VI, 10-18). Il soldato di Gesù Cristo deve armarsi, cingersi, munirsi, preparare e prevedere tutto ciò che è necessario per uscire trionfante dalla lotta delle tentazioni; preparata poi e prevista ogni cosa, deve stare vigilante e attento, sempre pronto alla zuffa, sempre disposto a respingere il nemico, qualunque sia il numero degli assalitori, da qualunque parte vengano e comunque combattano.
Il settimo mezzo è di ricorrere a Dio, di ricordare la sua presenza, di temerlo e di confidare in lui. Se la mischia vi chiama, scriveva S. Cipriano ai prigionieri per la fede, se il giorno del combattimento è giunto, combattete da forti e con costanza, pensando che combattete sotto gli occhi di Dio (Epl. ad Martyres). «Andiamo pieni di fiducia al trono di grazia, per ottenere misericordia e trovare ad opportuno soccorso la grazia che c\’è necessaria» (Hebr. IV, 16). Non dimentichiamo mai quel ricorda di S. Antonio: «Se noi confidiamo sempre tutta nelle mani di Dio, non vi è demonio che possa accostarsi a noi e vincerci (S. Athan. in eius Vita)». Iddio ce ne assicura: «Invocatemi nel giorno dell\’angustia, ed io vi libererò, e voi mi darete lode» (Psalm. XLIX, 15): «La mia mano vi servirà di sostegno, e il mio braccio vi darà fortezza» (Psalm. LXXXVIII, 22).
Facciamo nostre nelle tentazioni quelle belle preghiere del Salmista: «Il Signore mi ha esaudito quando l\’ho invocato» (Psalm. IV, 1). «Signore salvatemi e toglietemi alle mani di tutti quelli che mi perseguitano» (VII, 1). «Non avvenga mai che il demonio rapisca, come leone, l\’anima mia» (VII, 3). «Custoditemi, O Signore, come la pupilla dell\’occhio, proteggetemi all\’ombra delle vostre ali dalla faccia dei malvagi che mi perseguitano» (Psalm. XVI, 8-9). «Io ho udito la moltitudine stringersi a consiglio contro di me e ordire disegni di morte. Ma io ho sperato in voi, a Signore, io ho detto: Voi siete il mio Dio, nelle vostre mani stanno le mie sorti, strappatemi dalle mani dei miei nemici e persecutori. O Signore, poiché ho invocato Voi, non sia mai confuso» (Psalm. XXX, 14-18). «Scuotete, o Signore Iddio, la vostra potenza, venite, salvatemi; liberatemi dal potere dei malvagi, scampatemi dalle insidie dell\’uomo iniquo» (LXXIX, 3); (CXXXIX, 2). Diciamo con S. Agostino: «Quando verrete a noi, Voi che ci avete riscattato?» (Medit.).
«Avvicinatevi a Dio, e Dio si avvicinerà a voi», dice l\’apostolo S. Giacomo (IAC. IV, 8). Per qual via ci avviciniamo noi a Dio? l° Resistendo al demonio e allontanandoci da lui; 2° umiliandoci; 3° purgandoci dei peccati per mezzo della penitenza; 4° amando Dio ed esercitandoci nelle opere di carità; 5° lavorando a divenire perfetti… Temiamo Dio e non manchiamo mai di confidenza in lui, e siamo certi che supereremo ogni tentazione. Chi ha mai provato tentazioni più gagliarde di quelle patite da Giuseppe e da Susanna? Entrambi escono vincitori dal combattimento, col ricordare la presenza di Dio, con l\’invocarlo e temerla. Imitiamoli e udremo, in mezzo ai più accaniti combattimenti, i nostri nemici gridare disperati, come già gli Egiziani; persecutori del popolo d\’Israele, in mezzo alle onde del Mar Rosso: «Fuggiamo, perché il Signore combatte per loro contro di noi» (Exod. XIV, 25).
L\’ottavo mezzo sta nell\’osservanza esatta della legge divina.
Il nono, nella pazienza e nella rassegnazione alla volontà di Dio.
Il decimo nella lettura della Bibbia, delle Vite dei Santi, di libri pii; nel consigliarci con uomini gravi, sensati, istruiti, prudenti, sperimentati, spirituali.
L\’undicesimo consiste nel non turbarci, né affannarci, né stancarci e disperare; nel fuggire la tristezza, mantenerci anzi in allegrezza in mezzo alle tentazioni, richiamando a mente quel detto di S. Antonio: «Non vi è mezzo più sicuro per umiliare il tentatore, che la gioia e la letizia spirituale (S. Athanas. in eius vita)».
Il dodicesimo mezzo consiste nel pensare alla felicità della vittoria portata su le tentazioni. Pensate, dice Pico della Mirandola, che è cosa infinitamente più dolce vincere la tentazione, che soccombervi. Paragonate la differenza che passa tra la dolcezza del trionfo e la dolcezza del peccato (In Spirito pugna). Chi è tentato, dica a se stesso: No, non sarò così insensato da comperare un fiele eterno per una goccia di miele; no, non mi andrò a buttare negli orrendi ed eterni tormenti dell\’inferno, per un vile piacere di un momento.
Il tredicesimo mezzo ci è insegnato da S. Agostino il quale vuole che noi stiamo in faccia alle tentazioni come un masso quadrato, che da qualunque lato si volti, è sempre posato e fermo. Stiamo saldi e irremovibili agli sforzi di qualunque tentazione; qualunque cosa ci accada, non lasciamoci smuovere: ogni genere di tentazioni ci trovi egualmente fermi (In Psalm. LXXXVI, 1). Da un lato mettiamo la fede, la speranza, la carità; dall\’altro la preghiera e l\’umiltà; nel terzo la fuga e la vigilanza; nel quarto i Sacramenti ed il pensiero dei Novissimi. Così facendo, in qualunque parte il demonio cerchi di volgerci, da qualunque lato ci assalga, noi saremo muniti, non cadremo, ma ci manterremo saldi e irremovibili, e schiacceremo col nostro peso il leone e il dragone (Psalm. XC, 13).
Il quattordicesimo mezzo sta nell\’avere una decisa volontà di non soccombere, di non macchiarci. Bisogna che noi siamo così disposti di animo, da preferire la morte piuttosto che macchiarci. Si legge che l\’ermellino, se inseguito dai cacciatori si trovi chiuso in un cerchio di fango, piuttosto che macchiare il suo candido pelo passandovi per mezzo, si lascia prendere come se volesse dire: Preferisco morire piuttosto che macchiarmi. – Imitiamolo…
Il quindicesimo mezzo sta nel combattere e vincere noi medesimi. Chiunque vuole cacciare i demoni e dissipare le tentazioni, deve cominciar dal dominare gli affetti, le voglie dell\’anima propria… Non già dai demoni noi abbiamo da temere i più pericolosi e più tremendi assalti di tentazione, ma dalla nostra volontà medesima; essa è il più grande nostro tentatore, il nostro primo e più pericoloso demonio; tanto che non possono nulla contro di noi tutti i diavoli dell\’inferno, quando noi non vogliamo il male; e non abbiamo nessun bisogno di demoni che ci tentino a fare il male, quando noi lo vogliamo. Di qui quel detto di S. Bernardo: «Cessi la volontà propria, e non vi sarà più inferno» (Serm. de Resurr.).
Il sedicesimo mezzo è di guardare alla propria nobiltà e grandezza. «Guardate, dice S. Giovanni, quale amore ebbe per noi il Padre, mentre volle che siamo chiamati i figli di Dio, e siamo veramente tali!» (I, III, 1). Quando la carne ci tenta, prendiamo il consiglio di S. Cipriano e rispondiamole: Io sono figlio di Dio e nato per cose ben più rilevanti e sublimi che non sia l\’avvilirmi a soddisfare le ignobili inclinazioni di questa carne corrotta. Quando il mondo, schierandoci innanzi le sue ricchezze e i suoi agi ci tenta, rispondiamogli: Io sono figlio di Dio, destinato alle ricchezze celesti ed eterne; sarebbe per me atto vergognoso e indegno l\’attaccarmi a un po\’ di terra bianca o gialla che si chiama argento od oro. Quando il demonio ci sollecita e ci perseguita, promettendoci onori, pompe, piaceri, felicità bugiarde e fugaci, rispondiamogli: lo sono figlio di Dio; ritirati nel tuo inferno, o Satana; non sia mai che io, figliuolo di Dio, erede di Dio,coerede di Gesù Cristo, tempio dello Spirito Santo, mi trasformi in figliuolo del diavolo! Nato per il regno eterno del cielo, io disprezzo e calpesto come spazzatura tutti gli onori della terra, le sue pompe, le sue ricchezze, i suoi piaceri. Io sono figlio di Dio, voglio imitare Gesù Cristo, mio fratello (Lib. de Spectac.).