I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Scienza

 1. In che cosa consiste la vera scienza.
 2. Necessità della scienza.
 3. Vantaggi della vera scienza.
 4. Ignoranza degli increduli.
 5. Pericoli e danni della falsa scienza.
 6. Come bisogna studiare.

1. IN CHE COSA CONSISTE LA VERA SCIENZA. – In che cosa consista la vera scienza, ce lo insegna S. Giovanni: «Noi sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l\’intelligenza, perché conosciamo il vero Dio e siamo nel vero suo Figlio; il quale è vero Dio e vita eterna» (IOANN. V, 20). La vera scienza, perché è la scienza della vita eterna, consiste, disse Gesù Cristo medesimo indirizzandosi al Padre, in ciò che gli uomini conoscano te per solo vero Dio, e il tuo inviato, Gesù Cristo (IOANN. XVII, 3).
A ragione pertanto S. Gerolamo stabilisce che la vera scienza sta nel sapere la legge, nel comprendere i Profeti, nel credere al Vangelo (Comment.); e S. Giustino colloca la vera e sana filosofia nella cognizione di Dio (Epist.). «La perfezione, il colmo della scienza, dice S. Bernardo, consiste nel conoscere Iddio (Tract. de interiori domo)». Verissima quindi è la sentenza che il medesimo Santo pronunziava morendo, non esservi cioè quaggiù né cognizione né scienza veruna: solo nel cielo trovasi la pienezza della scienza, la schietta conoscenza del vero (Vita). Questa sentenza concorda con quell\’altra della Scrittura Sacra: «Iddio è il padrone delle scienze» (I Reg. II, 3), «è lui che dà la scienza e dalla sua bocca si diffonde la prudenza ed il sapere» (Prov. II, 6). Dio è per la scienza e per quelli che la cercano, quello che è la luce, sia per coloro che guardano un oggetto, sia per l\’oggetto stesso. Di qui derivano due conseguenze: la prima, che solo il cuore retto cerca la vera scienza (Prov. XXVII, 21); la seconda, che è felice colui il quale è istruito dal Signore e ammaestrato dalla sua legge (Psalm. XCIII, 12). Costui può dire col Salmista: «Ho superato in intelligenza tutti i miei maestri, perché ho meditato la vostra legge, o Signore; ho superato nella scienza i più consumati vegliardi, perché mi sono applicato ad apprendere i vostri comandi» (Psalm. CXVIII, 99-100).
S. Lorenzo Giustiniani ripone la vera scienza dell\’uomo nel sapere queste due cose: che Dio è tutto e che l\’uomo è niente (De Ligno Vitae). Se voi conoscete Gesù, questo basta, ancorché ignoriate tutto il resto, dice un pio autore; ma se ignorate Gesù, non sapete nulla, ancorché siate dotto in ogni altra scienza. E che cosa sapevano gli Apostoli? Una cosa sola: Gesù, e Gesù crocifisso (I Cor II, 2). Questa era tutta la loro scienza: eppure Gesù li chiama luce del mondo, sale della terra, e mostrarono con i fatti di essere tali (MATTH. V, 14); il che non si può dire dei più rinomati filosofi…

2. NECESSITÀ DELLA SCIENZA. – «Istruitevi prima di parlare», dice lo Spirito Santo (Eccli. XVIII, 19). Non mettete mai bocca in ciò che ignorate, perché potreste dire cose false, temerarie, riprovevoli e condannate. E proprio dell\’uomo sensato, secondo la Scrittura, raccogliere la scienza degli antichi, leggere del continuo le profezie, fare tesoro delle parole degli uomini sapienti, addentrarsi nei segreti delle parabole (Eccli. XXXIX, 1-3). Ma principalmente nella gioventù, dobbiamo attendere ad istruirci e comprendere le cose appartenenti alla vera scienza (Prov. I, 4). Si deve poi ascoltare ed imparare finché se ne ha bisogno, finché dura la vita, scrive Seneca (Epistola LXXVII), affinché non ci accada di udir ci dire dal Signore: «Il popolo mio stette muto, perché non aveva la scienza» (OSE. IV, 6). Qualunque età si abbia, non si deve mai dire: È troppo tardi per istruirsi; poiché vi è sempre il dovere di apprendere quello che s\’ignora… Il re Carlo IV dava un tempo notevole agli studi che egli chiamava suo spettacolo e passatempo (In Vita). Ancorché già molto vecchio, scriveva S. Agostino a S. Gerolamo, e molto più attempato di voi, io non lascio però mai di consigliarmi. Per imparare ciò che è necessario, nessuna età è troppo avanzata: se conviene ai vecchi più l\’istruire che l\’imparare, è però meglio che imparino, affinché non ignorino quello che devono insegnare agli altri (Epist. XXVIII). La scienza è necessaria anche per regolare lo zelo il quale, dice S. Bernardo, è veramente efficace ed utile quando va unito alla scienza; mentre se è disgiunto da questa, riesce spesso nocevole. Più lo zelo è ardente, lo spirito attivo, la carità persuasiva, più è necessaria l\’azione della scienza, per saper frenare lo zelo, contenere lo spirito, regolare la carità (Tract. de inter. domo). Ma se vi è tra gli uomini chi ha speciale necessità di studiare la vera scienza, egli è certamente il sacerdote il quale nel suo nome di Veggente, di cui l\’onora lo Spirito Santo (II Reg. XV, 27), dichiara che le sue labbra devono, essere il libro della scienza, perché da esse i popoli apprendano la legge (MALACH. II, 7). E Iddio, per provare di più questo bisogno di scienza nei sacerdoti, ordina che, insorgendo tra il popolo qualche caso difficile a definirsi, vadano a esporlo ai sacerdoti, i quali chiariranno la verità e tracceranno la via da tenersi (Deut. XVII, 8-11). S. Paolo, nelle sue Epistole a Tito ed a Timoteo, raccomanda loro caldamente di attendere allo studio, di tenersi fermi nella scienza imparata, ben sapendo da chi l\’hanno appresa (II Tim. III, 14).
Il prete, scrive S. Gerolamo, custodirà la scienza come una dotta e salutare biblioteca, da cui ognuno possa prendere quello che gli è necessario; poiché è suo uffizio l\’interpretazione della legge (Epistola ad Nepotian.). S. Ambrogio paragona il prete all\’ape, e dice che egli deve, come ape celeste, succhiare dalle divine Scritture il sugo della scienza divina e formarne soave miele, e ogni altro rimedio necessario alla cura delle anime (Offic. lib. III, c. V); perciò chiama la Bibbia, Libro sacerdotale – Librum sacerdotalem – come proprio del sacerdote. il quale deve leggerlo e meditarlo assiduamente (Offic. lib. II), sotto pena di incorrere in quella tremenda minaccia di Dio: «Perché tu non hai tenuto conto della scienza, io ti rinnego da mio sacerdote» (OSE. IV, 6); e in quell\’altra dello Spirito Santo: «Gli ignoranti morranno nell\’indigenza del cuore» (Prov. X, 21).

3. VANTAGGI DELLA VERA SCIENZA. – Ecco come lo Spirito Santo ci descrive la vera scienza, cioè la conoscenza di Dio, delle sacre Scritture, delle cose divine, della grazia, delle virtù, dell\’amore e del servizio di Dio, della salute dell\’anima, dei fini ultimi, e l\’utile che da lei ne proviene all\’uomo: «La scienza libererà i giusti» (Prov. XI, 9): «In essa è il cammino alla vita» (Id. XV, 24). «Chi di lei si nutre, troverà il bene, ed il suo possessore ha in lei sorgente di vita. Il cuore dello scienziato spande dalla bocca parole di vita, e le sue labbra fioriranno di grazie. La parola eloquente è un favo di miele, la gioia dell\’anima, la sanità del corpo. Vaso d\’inestimabile valore è la bocca del sapiente» (Id. XVI, 2, 22-24 – XX, 15). «La scienza del savio si spanderà come fiume che allaga le rive, e i suoi consigli resteranno come un fonte di vita» (Eccli. XXI, 16). «Quelli che avranno la scienza, dice Daniele, rifulgeranno come lo splendore del firmamento; e quelli che insegnano agli altri la giustizia, saranno come stelle nell\’eternità» (XII, 3). Insomma, conoscere Dio, non solo speculativamente, ma anche praticamente, è, al dire della Sapienza, perfetta giustizia; e nel comprendere l\’equità e la forza di Dio sta la radice dell\’immortalità (Sap. XV, 3).
I santi Padri fanno a gara nel mostrarne i vantaggi, nel magnificarne i pregi. La scienza di Dio, scrive il Nazianzeno, è la fonte di ogni bene; è la più preziosa, la più perfetta di tutte le cose (In Distich.). «Non si dà cosa migliore, dice S. Agostino, e che renda l\’uomo più felice, che la cognizione di Dio; anzi è la vera felicità (Serm. CXII, de Temp.)»; poiché la vita beata nel cielo, non è altro che la perfetta conoscenza di Dio (De vita beata). La conoscenza di un solo Dio, dice S. Gerolamo, non solo esclude tutti i delitti, ma vale il possesso di tutte le virtù: e chi ama la scienza della Sacra Scrittura, avrà in abominio i vizi della carne (Epist.). Clemente Alessandrino ci assicura che chi conosce veramente Iddio, non può abbandonarsi ai piaceri della carne (Strom. L IV). «Conoscere Dio, scrive S. Bernardo, è la pienezza della scienza; la perfezione poi di questa scienza è la pienezza della gloria, la consumazione della grazia, la perpetuità della vita (Tract. de inter. Dom.)». Anche Lattanzio osserva che non vi è cibo tanto grato all\’anima, quanto la cognizione del vero e specialmente del vero increato (Lib. I, c. III). Perciò tra i più preziosi doni che Dio promette al suo popolo in premio della sua fedeltà a servirlo, comprende come rilevantissimo quello di dar loro dei pastori secondo il suo cuore, i quali li nutriscano di scienza e di dottrina (IEREM. III, 15).
«Le radici della scienza sono amare, ma dolci i frutti», diceva Aristotele; e interrogato qual differenza vi passi tra un dotto ed un ignorante, rispose: «Quella che corre tra un uomo vivo ed un morto». Egli soleva dire che la scienza è un ornamento nelle prosperità, un rifugio nell\’avversità; che i genitori i quali istruiscono la loro figliolanza, fanno cosa molto più eccellente e commendevole che non quelli che si contentano di darli alla luce, perché questi hanno dato loro non più che la vita, mentre i primi hanno loro fornito i mezzi di condurre una vita buona, ricca, felice (LAERTIUS, In Vita).

4. IGNORANZA DEGLI INCREDULI. – Gli increduli, gli empi che vantano filosofia e ostentano scienza umana, sono di quella razza di gente che la Scrittura chiama senza senno e senza prudenza, ai quali augura che giungano una buona volta a intendere, ad aprire gli occhi ed a prevedere i loro fini (Deut. XXXII, 28-29). Appartengono a coloro che si vantano di sapere e non intendono nemmeno quello che si dicono: sempre intenti ad imparare senza mai arrivare alla conoscenza del vero (I Tim. I, 7), (II Tim. III, 7). Dall\’alto dei cieli il Signore ha gettato uno sguardo su questi uomini, per vedere se ve n\’è uno che abbia intelligenza e senno e che cerchi il Signore, ma tutti sono traviati, caddero nella corruzione, non se ne trova neppure uno che faccia il bene (Psalm. XIII, 2-3). Non vollero intendere, per paura di essere obbligati a fare il bene (Psalm. XXXV, 4).
All\’infuori di Dio non vi è vera scienza… Chi non tiene la vera fede non può avere la vera scienza… «L\’eternità e la verità, dice Sant\’Agostino, stanno in cielo; e alla verità si arriva per mezzo della fede (De Civit. Dei)». L\’incredulo disprezza Dio, la legge divina, la religione cristiana, l\’anima, la salute, l\’eternità; egli non se ne dà pensiero, non se ne prende cura; eppure in ciò consiste tutta la scienza!

5. PERICOLI E DANNI DELLA FALSA SCIENZA. – «La scienza gonfia» – dice S. Paolo (I Cor VIII, 1). Questa sentenza, se si può avverare in chi ha la scienza vera, perché non l\’accompagna con la virtù degli umili, che è di non invanirsi della scienza (De Morib. Eccles. Cath.), sempre colpisce gli amatori della falsa scienza, i quali perciò « resistono alla verità, rinnegano la fede, e dànno nella corruzione del cuore» (II Tim. 111, 8). E il cuore corrotto non si occupa che di scienza corrotta, dice il Savio (Prov. XXVII, 21). Nessuno si deve gloriare della sua scienza, perché 1° è transitoria; 2° imperfetta; 3° faticosa; 4° sovente nocevole.
Un cibo indigesto, dice S. Bernardo, genera umori cattivi; non nutrisce il corpo, ma lo peggiora; così avviene della scienza gettata nello stomaco dell\’anima che è la memoria; se la carità di Gesù Cristo non la riscalda e se questa scienza non muove la volontà, è un male, una calamità (Serm. XXXVI, in Cant.). Non bisogna cercare la scienza dell\’uomo e del cuore umano nei libri malvagi, nei romanzi osceni, nei fogli irreligiosi. Qui si nasconde la scienza delle passioni; s\’impara la prostituzione della scienza, la scienza del demonio… Una tale scienza forma dei demoni e conduce alla casa del diavolo. «Il mio popolo, dice il Signore, è stato condotto schiavo perché non ebbe la vera scienza; perciò l\’inferno dilatò le sue fauci» (ISAI. V, 13-14).
Il grande Apostolo ci ha predetto che sarebbe venuto un tempo in cui gli uomini gonfi di scienza umana non avrebbero più tollerato la sana dottrina, ma aggirati dai propri desideri, si sarebbero cercati dei maestri che piacciano alle orecchie; e non volendo ascoltare la verità, si sarebbero volti a studiare finzioni (II Tim. IV, 3-4). Ascoltiamo questi ammonimenti di S. Paolo ed evitiamo le dispute e le contese di parole, come inutili e vane (Tit. III, 9).

6. COME BISOGNA STUDIARE. – «La maniera d\’istruirsi, dice S. Bernardo, sta nello studiare con ordine, con assiduità, e con fine lodevole (Serm. XXXVI, in Cant.)». Qual ordine si deve tenere negli studi? Bisogna cominciare dall\’apprendere ciò che spetta alla salute, quello che è dovuto a Dio, al prossimo, a noi medesimi. Importa studiare con assiduità, con zelo, ma con lo zelo dell\’amor di Dio; non lasciare che il cuore inaridisca alla scienza, non per curiosità o vanagloria, o altro simile motivo umano; ma per Iddio, per utilità propria, e per vantaggio del prossimo. «Turpe vanità, dice ancora il citato Dottore, è quella di coloro i quali vogliono sapere per fare a se stessi un nome (Serm. XXXVI, in Cant.)».
Molti attendono a formarsi lo spirito con la scienza, ma poco o nulla si curano di formarsi la coscienza. Se ponessimo in cima dei nostri pensieri l\’illuminarci la coscienza e ci dessimo alla vera scienza con quell\’ardore e con quella voglia con cui ci applichiamo alla scienza profana, avremmo ben tosto una coscienza retta che ci sarebbe guida molto più sicura che non tutta la scienza umana. Compito del savio, dice lo Spirito Santo, è far tesoro della sapienza degli antichi, studiare Profeti e i detti degli uomini celebri (Eccli. XXXIX, 1-2).
S. Tommaso d\’Aquino, interrogato quale fosse, a suo avviso, il miglior mezzo per conseguire la scienza, rispose: «Parlar poco, conservare la purità di coscienza, attendere all\’orazione, mostrarsi affabile con tutti, non impicciarsi dei fatti altrui, procurare d\’intendere ciò che si fa e che si ode, nei dubbi prendere consiglio (In vita)». Altra volta il medesimo Santo disse: «Se vuoi divenire dotto, leggi un solo libro (3a q. VII, art. 9); questo libro per eccellenza è la Bibbia… ». «Figliuol mia, diceva il Savio, se tu ascolti le mie parole, se ricevi in te i miei comandi, se dài retta alla sapienza, se ti presti docile alla prudenza, se invochi l\’intelligenza, allora troverai e comprenderai la scienza del Signore» (Prov. II, 1-5).
La prima e la vera scienza, dice S. Bernardo, consiste in una coscienza pura e santa dinanzi a Dio. Nessuno arriva alla luce della scienza, se già non serba in cuore il germe della giustizia; da questo germe si svolge il grano della vita eterna, non la paglia della vana gloria. I soli discepoli di Gesù Cristo, cioè quelli che disprezzano il mondo, giungono alla vera scienza; poiché questa vera scienza non s\’impara tanto con la lettura quanto con le opere; non sta nella lettera, ma nello spirito; non è l\’erudizione, ma l\’esercizio nei comandamenti di Dio. Seminate la giustizia, mietete la speranza della vita futura; fate accendere in voi la luce della scienza dello Spirito Santo e della croce (Lib. de Conscient.). «Ad acquistare la vera scienza, scrive in altro luogo lo stesso Dottore, aiuta molto più la compunzione, che non le profonde investigazioni; i sospiri più che gli argomenti; le lagrime più che le sentenze; l\’orazione più che la lettura; la contemplazione delle cose celesti più che lo studio delle cose terrene (Tract. de inter. Dom.)». Finalmente prendiamo il consiglio di S. Agostino e impieghiamo la scienza come mezzo per costruire l\’edifizio della carità (Epist. CIX).