I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Santità

 1. In che cosa consiste la santità.
 2. Dio modello della nostra santità.
 3. I Santi sono i nostri esemplari nella santità.
 4. L\’elezione divina ci chiama alla santità.
 5. Necessità di tendere e perseverare nella santità, e mezzi per giungervi.
 6. Felicità e vantaggi della santità.

1. IN CHE COSA CONSISTE LA SANTITÀ. – La santità è il disprezzo del mondo, l\’attaccamento e l\’unione con Dio e con Gesù Cristo. E santo colui che si mantiene fedele alle promesse fatte nel santo battesimo. «Che cosa è la santità? domanda il Nazianzeno, e risponde: è lo stare continuamente con Dio. Così Enoch e Noè, camminando con Dio divennero santi (Iamb. XV)». La santità consiste, dice S. Tommaso, nell\’essere mondi da peccato, e nel praticare il bene con perseveranza (2a 2ae q. LXXXI, art. 8). «La santità del corpo, dice S. Gregorio, sta nella purezza; la santità dell\’anima, nella carità e nell\’umiltà» (Moral.). La santità è lo stato al quale si arriva per mezzo del fedele adempimento di tutti i doveri; essa è a dir vero, la pratica di tutte le virtù, perché la santità le suppone e contiene tutte. La santità insomma richiede da noi che rinunziamo all\’empietà e ai desideri del secolo, e viviamo nel mondo sobri, giusti e pii (TIT. II, 12).
«Io vi scongiuro, o fratelli, per la misericordia di Dio, che offriate i vostri corpi in ostia vivente, santa, accetta a Dio» (Rom. XII, 1). Su queste parole dell\’Apostolo così ragiona, S. Giovanni Crisostomo: «Offrite a Dio i vostri corpi, alienateli da voi e trasferiteli nel dominio di Dio; affinché ve ne serviate, non a vostro talento, ma per il culto e l\’onore di Dio (Homil. ad pop.)». Offeriteli poi in ostia viva di carità, o secondo la spiegazione di S. Gregorio Papa, in ostia consecrata alla virtù, perché la carne che si abbandona al vizio è morta (Moral.); in ostia santa, cioè separate i vostri corpi, i vostri cuori dalle cose immonde, affinché siano applicati al culto e al servizio di Dio, siano puri e casti; in ostia accetta a Dio, per le buone opere dell\’anima e del corpo.
S. Paolo fa qui allusione alle qualità che dovevano avere le vittime dell\’antica legge. Quindi siccome sotto il ministero di Aronne dovevano essere 1° senza macchia, intere e sane, perciò vuole l’Apostolo che noi siamo ostia vivente. 2° Per l\’immolazione la vittima veniva santificata, cosicché era vietato agli impuri di toccarla; similmente, l\’Apostolo chiede che noi siamo ostia santa, cioè che per il sacrifizio dell\’anima consacriamo il nostro corpo al Signore. 3° Consumata dal fuoco, la vittima era chiamata, ed era in fatti, vittima di soave odore a Dio; così S. Paolo richiede da noi, che siamo ostia accetta a Dio. 4° Si adoprava del sale su la vittima; emblema della sapienza spirituale che devono avere i Santi… « L\’altare di questa vittima è il cuore, dice S. Gregorio, nel quale arde il fuoco della compunzione, e consuma la carne (Moral.)».
Gesù Cristo ha santificato la sua Chiesa, affinché ella comparisse dinanzi a lui gloriosa, senza macchia, senza ruga, senza neo, fosse santa ed immacolata (Eph. V, 26-27). Tale deve essere la santità del cristiano, il quale deve vivere talmente di Gesù, che possa dire con S. Paolo: Il mio vivere è Gesù Cristo (Philipp. I, 21). «Non sono io che vivo, ma è Gesù Cristo che vive in me» (Gal. II, 20). Per praticare la santità, bisogna adempiere il precetto di S. Pietro: «Siate santi in tutto e dovunque » (1, I, 15). Ha raggiunto la santità colui, che può dire: La povertà è per me un tesoro, la morte un guadagno.
«Gli occhi tuoi sono occhi di colomba», dice lo Sposo del Cantico alla Sposa (Cant. I, 14), il che vuol dire, semplici, candidi, pudichi, retti, dolci, amabili, lieti. Ecco gli occhi della santità… 1° L\’occhio si fissa su i piedi, affinché tutto il corpo tenda al medesimo scopo; così l\’anima santa non mira che a Dio e a lui tende come a suo fine, verso di lui dirige i suoi passi e le sue azioni… 2° Come l\’occhio, quando si posa sopra un oggetto ne ritiene l\’immagine scolpita su la retina, così l\’anima, volgendosi fissamente a Dio, si rende a lui conforme e diviene divina… 3° Come l\’occhio guarda direttamente la cosa che vuole vedere, senza servirsi di altri mezzi; così l\’anima che vuol fissarsi in Dio, non deve vedere altro che lui; non badare ai suoi personali interessi, all\’onore e ad altra cosa qualunque; perché ogni altra cosa impedisce di vedere chiaramente e disturba l\’intuizione delle cose divine… 4° Come l\’occhio può vedere molti oggetti a un tempo, così l\’anima può nelle sue azioni avere molti fini: io voglio, per esempio, pregare, digiunare, studiare, fare elemosina per dare a Dio una soddisfazione per i miei peccati, ed è atto di penitenza; ancora, per piacere a Dio, mio amore, ed è atto di carità; ancora, per onorar Dio, ed è atto di religione; e via dicendo…
Il fondamento. della santità consiste nella conformità della volontà e delle opere con la legge eterna che è nella mente di Dio. È giusto, santo e perfetto, colui che regola e conforma i suoi costumi su questa legge. Infatti la santità, dice S. Dionigi, è l\’esenzione da ogni macchia; è l\’amore di Dio, l\’unione con questo essere infinitamente perfetto; più l\’uomo allontana e purga l\’anima sua dalle creature, più s\’innalza verso Dio, più diviene santo (De divin. nom. c. XII). È santo colui la cui volontà e le cui opere sono esattamente conformi alla volontà di Dio perché, formando la volontà di Dio una cosa sola col suo spirito e con la sua intelligenza, è necessariamente ed essenzialmente conforme e rispondente alla legge eterna, per conseguenza essa è la misura e la regola di tutta la santità; e siccome questa conformità in Dio è infinita, perciò infinita ancora ne è la santità. Perciò, in secondo luogo, la santità consiste nell\’amore e nell\’unione con Dio, che è origine e pienezza della santità. La santità è dunque l\’amor di Dio, e pertanto colui che si abbraccia con tutto il cuore a Dio, è puro e santo; e quanto più è fedele a versare e riporre ogni suo affetto in Dio, più diviene di giorno in giorno santo, perché tutti i suoi pensieri, tutta la sua volontà, tutte le sue opere indirizza verso Dio, ed a lui sempre meglio si accosta.

2. DIO MODELLO DELLA NOSTRA SANTITÀ. – «Siate santi, dice Gesù Cristo, come santo è il Padre vostro celeste» (MATTH. V, 48). Ecco il modello e la misura della santità che deve essere in un cristiano: la santità di Dio e la santità di Gesù Cristo sono la forma della vita santa e veramente cristiana. Il fedele, il quale fu creato ad immagine di Dio e che ricevette per mezzo di Gesù Cristo una creazione novella nella redenzione, deve tenere continuamente l\’occhio su gli attributi di Dio e adoperarsi di ricopiarli in sé, di rivestirsene, e di esprimerli nei suoi costumi. Ora udite da S. Tommaso (Opusc. LXII, De moribus divinis) in che modo possiamo imitare i quindici attributi di Dio, e diventare così noi medesimi divini.
Il primo attributo di Dio è l\’immutabilità, perché secondo la parola di S. Giacomo «in Dio non vi è né cambiamento, né ombra di rivoluzione» (IAC. I, 17); e perciò le opere sue sono immutabili nella loro essenza. In verità molte cose egli cambia nel mondo, ma tutto il cambiamento sta nelle creature, non nel Creatore; le cose del secolo cambiano continuamente e sono costanti nella loro incostanza. E così pure i Santi, nella costanza della loro anima né si lasciano scuotere dalle avversità, né allontanare dalla retta via dalle prosperità.
Il secondo attributo di Dio è che .ogni bene gli piace, ed aborre ogni male; così è dei Santi. Il terzo attributo di Dio è la previdenza o prescienza; così pure l\’uomo tanto è più santo, quanto meno si lascia sorprendere e perturbare dagli umani accidenti. Il quarto è la pazienza. Dio fa sorgere il sole non meno sui buoni che sui cattivi, e manda la pioggia tanto per i giusti come per i peccatori; così Santi sono pazienti e fanno del bene a tutti. Il quinto è la giustizia; ora non è questa una delle prime condizioni della santità? Il sesto è la rettitudine; e i Santi tanto più s\’accostano a Dio quanto più vi è di rettitudine nei loro pensieri e nelle loro azioni.
Il settimo attributo di Dio è la sua liberalità infinita; egli comunica della sua essenza e dei suoi beni tutto ciò che è comunicabile e ne fa partecipi perfino quelli che o non pensano, o non si curano di domandare; non esclude nemmeno quelli che disprezzano i suoi doni. Perciò noi vediamo che egli ha comunicato agli Angeli la sua beatitudine, ai Profeti la sua prescienza, agli Apostoli la potestà di legare, ai dottori la sua sapienza, ai martiri la sua forza, ai confessori la sua costanza e uguaglianza d\’animo, sì nella tristezza che nella gioia, alle vergini la sua purezza; ed in particolare a Mosè la sua dolcezza, a Giuseppe la sua provvidenza, a Elia il suo zelo, a Sansone la sua forza, a Salomone la sua prudenza, a Davide la sua misericordia, a Pietro la sua carità, a Giovanni la sua castità, a Paolo la sua magnanimità. Così pure i Santi hanno occhi per vedere a favore degli altri, orecchi per udire le altrui lagnanze e porvi riparo, una bocca per istruire, piedi per correre dovunque vi è da fare un\’opera buona, un cuore per consecrarsi alla salute degli altri. L\’ottavo attributo è che Dio facilmente si placa; così i Santi non la durano mai lungo tempo nella collera e nello sdegno, anche il più giusto. Il nono è che Dio è pronto al perdono con quelli che l\’hanno gravemente offeso; nota caratteristica dei Santi è dimenticare le ingiurie e facilmente perdonare gli insulti.
Il decimo attributo di Dio è la sua veracità nelle parole e nelle promesse; e anche i Santi nulla più temono che offendere la verità, e si mostrano esatti nell\’adempiere le obbligazioni loro verso Dio e verso il prossimo. L\’undecimo è che in Dio non vi è accettazione di persone; e così è presso i Santi. Il duodecimo è la fermezza; anche i Santi non si turbano mai di nulla. Il decimoterzo è che Dio non cerca mai i propri vantaggi e nelle opere della creazione, della redenzione, della conservazione, del governo dell\’universo, non mira che al bene degli uomini e delle altre creature; così i Santi non guardano che alla gloria di Dio, anche in ciò che fanno per la salute propria.. e per l\’altrui. Il quattordicesimo è che Dio fa ogni cosa bene e perfettamente; similmente, chi è santo si studia di essere perfetto in tutte le sue opere. Il quindicesimo è che Dio non punisce due volte la medesima colpa; così i Santi sono giusti e non hanno recriminazioni da fare…
Dio possiede tutti questi attributi e anche l\’uomo può possederli: perciò Dio dice agli uomini: «Siate santi, perché io sono santo» (Lev. XIX, 2). Queste parole, siccome sono indirizzate da Dio specialmente ai Leviti dell\’antica legge, c\’insinuano che, fra i cristiani, i ministri di Dio in modo speciale sono tenuti ad essere santi: 1° perché vengono paragonati agli Angeli, per non dirli superiori, attese le sublimi loro funzioni…; 2° perché da loro deve partire la santificazione di tutti gli altri…; 3° perché sono mediatori tra Dio e gli uomini…; 4° perché santissimo è il loro ministero…; 5° perché il primo dovere e la prima qualità di un sacerdote è la santità…; 6° perché sono consacrati al Signore.

3. I SANTI SONO I NOSTRI ESEMPLARI NELLA SANTITÀ. – Si legge di Salomone, che la fama della sua sapienza era sparsa per tutte le genti all\’intorno (III Reg. IV, 31). Su quelle parole dell\’Ecclesiastico: «Lodiamo gli uomini gloriosi» (XLIV, 1) Origene dice: «Come il sole, la luna, gli astri del firmamento splendono continuamente agli occhi delle creature che stanno sotto il cielo, così le insegne delle virtù dei Santi e le loro generose lotte risplendono meravigliosamente e sempre al cospetto di tutto il mondo; forniscono a tutti la norma del bene, porgono a tutti l\’esempio della pietà e della santità (Commentar.)». E infatti, le vite dei Santi trasmesseci per iscritto, sono vive immagini messe. dinanzi a noi come stimolo ad imitarne le sante opere, a ricopiarne le virtù sublimi. Oh! volesse il cielo che di tutti i cristiani si potesse dire quello che di S. Epifanio lasciò notato Concisio Eunodio: «Egli riproduceva nei suoi fatti la pagina che leggeva, indicava con la santa sua vita quello che gl\’insegnavano i libri!».
S. Isidoro di Siviglia scrive: Quando non esistessero i precetti divini che ci ammoniscono di fare il bene, basterebbero a tenere luogo della legge gli esempi dei Santi. Ah! gli esempi dei buoni giovano, molto più che volgarmente non si crede, alla correzione dei cattivi. Gli esempi edificanti dei Santi traggono e spingono chi li osserva a praticare le diverse virtù: l\’umiltà di Gesù Cristo, la divozione di Pietro, la carità di Giovanni, l\’obbedienza di Abramo, la pazienza d\’Isacco, la rassegnazione di Giacobbe, la castità di Giuseppe, la dolcezza di Mosè, la costanza di Giosuè, la bontà di Samuele, la tenerezza di Davide, l\’astinenza di Daniele (In Vita). I Santi si elevano al di sopra di tutte le opere di Dio. Essi sono come un cielo, un sole vivente il quale narra la gloria di Dio per mezzo della loro bocca, del loro cuore, delle loro azioni. La loro vita ci è proposta in esempio, per provarci che possiamo imitarli, anche facilmente, e che l\’imitarli ci porta gloria e utilità.

4. L\’ELEZIONE DIVINA CI CHIAMA ALLA SANTITÀ. – «Benedetto sia Dio Padre del nostro Signore Gesù Cristo, esclama il grande Apostolo, il quale ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale per i cieli nel Cristo: come ci ha eletti in lui prima della costituzione del mondo, affinché fossimo santi e senza macchia dinanzi a lui nella carità» (Eph. I, 3-4). Qual è il disegno ed il volere di Dio su di voi, dice ancora il medesimo Apostolo ai Tessalonicesi, se non che vi facciate santi? (I, IV, 3).
Gesù Cristo, come Dio, è la santità increata, infinita, essenziale; come uomo, è santissimo non solamente per la grazia infusa nell\’anima sua, per cui egli sopravanza infinitamente gli Angeli e i Santi, ma anche per la grazia dell\’unione ipostatica, in virtù della quale la pienezza della divinità e della santità abita in lui corporalmente. Perciò noi siamo predestinati da tutta l\’eternità in Gesù Cristo, per essere santi e immacolati dinanzi a Dio nella carità, secondo la frase dell\’Apostolo. E così la santità di Gesù Cristo è la causa efficiente, esemplare, meritoria e finale di ogni santità negli uomini… Ogni nostra santità dev\’essere conforme alla santità di Gesù Cristo, nostro modello; deve tendere alla gloria di Gesù Cristo, come a suo proprio fine, affinché egli sia onorato, lodato, glorificato per sempre da tutti quelli che egli ha riscattato e santificato…
Ciò non ostante, quanto rara è la santità nel mondo! Dov\’è colui che possa dire col Salmista: «Provatemi, o Signore, scrutate il mio cuore e vedete se si cela in lui qualche colpa, e conducetemi per la strada dell\’eternità beata»? (Psalm. CXXXVIII, 23-24). «Voi avete posto al cimento del fuoco della tribolazione il mio cuore, o Signore, e non fu trovata in me scoria di male» (Psalm. XVI, 3). Siamo noi santi nei pensieri, nei desideri, nelle parole, nelle azioni, ecc.?…

5. NECESSITÀ DI TENDERE E PERSEVERARE NELLA SANTITÀ, E MEZZI PER GIUNGERVI. – È perentoria la precitata sentenza di Dio: «Siate santi; perché sono santo io, il Signore Dio vostro» (Levit. XIX, 2). L\’anima nostra deve tendere alla santità, perché è figlia di Dio per la creazione, sua sorella per l\’incarnazione, sua sposa per la fede del battesimo e per la rigenerazione dello Spirito Santo, sua diletta per la carità. «Rendiamo dunque, dirò col Nazianzeno, a Gesù Cristo, nostro divin modello, l\’onore di ricopiarlo e ritrarlo in noi al vivo; riconosciamo la nostra dignità. Siamo come un altro Gesù Cristo, perché egli si è fatto simile a uno di noi; diventiamo dèi per mezzo di lui, giacché egli si è fatto uomo per noi (In Distich.)».
Né solamente dobbiamo tendere alla santità, ma anche perseverarvi e avanzare sempre in essa. «Dio ha fatto giuramento di darsi a noi, dice Zaccaria nel Vangelo, affinché liberati dalle mani dei nostri nemici, lo serviamo senza timore, camminando innanzi a lui nella santità e nella giustizia per tutti i giorni della nostra vita» (Luc. I, 74-75). «Chi è giusto, diventi più giusto, dice S. Giovanni nell\’Apocalisse; e chi è santo, si faccia ancora più santo» (Apoc. XXII, 11). Pratichiamo l\’avviso. di S. Paolo, di tenerci sempre cinti i lombi con la verità e vestiti della corazza della giustizia (Eph. VI, 14); e allora si compirà in noi quello che dice il Salmista (Psalm. LXXXIII, 8): «Il loro Dio li benedirà, ed essi progrediranno di virtù in virtù, finché arrivino a vedere il Signore su la montagna di Sionne» .
I mezzi poi per arrivare alla santità, e per perseverare in essa, sono: 1° la presenza di Dio…; 2° la fede…; 3° la vigilanza e la sobrietà…; 4° l\’amor di Dio… «Tre cose, dice S. Agostino, deve osservare chi vuoi essere santo: la purità del corpo, la castità dell\’anima, la verità della dottrina» (De Civ. Dei).

6. FELICITÀ E VANTAGGI DELLA SANTITÀ. – «Beati, esclama S. Giovanni, quelli che lavano le loro stole nel sangue dell\’Agnello!» (Apoc. XXII, 14). «Essi non macchiarono le loro vestimenta col peccato, perciò cammineranno con Dio, perché ne sono degni» (Apoc. III, 4). La santità ci mette in società con Dio, ci lega in intima alleanza e amicizia con Dio. Qual sorte più avventurata, qual cosa più gioconda, quale stato più felice! Non ha ragione Clemente Alessandrino di asserire che la vita intera di un uomo santo è una festa continua di gioia e di felicità? (Stromat.).
Il Salmista ci assicura che il Signore parlerà parole d\’ineffabile pace e gaudio sul suo popolo, sui suoi Santi, e su quelli che già traviati, fanno ritorno al suo cuore (Psalm. LXXXIV, 9-10): che i Santi cresceranno come palme, si moltiplicheranno come i cedri del Libano. Piantati nella casa del Signore, fioriranno nei giardini celesti; porteranno abbondanza di frutti, saranno pieni di grazia e di vita (Psalm. XCI, 12-14). « Essi vivranno in eterno, soggiunge il Savio, la loro ricompensa è nel Signore, e il loro pensiero si riposa nell\’Altissimo. Perciò riceveranno il regno di onore, il diadema di gloria dalla mano del Signore, perché li coprirà con la sua destra, li difenderà con la forza del santo suo braccio» (Sap. V, 16-17). Salomone dice ancora che una grande luce splende sui Santi (Sap. XVIII, 1).
Lo Spirito Santo, scrive S. Agostino, egualmente che il Padre e il Figlio, fissano la loro dimora. in un\’anima santa, come in proprio tempio. La Trinità, Padre, Figliuolo, Spirito Santo, viene in quest\’anima, ed essa va a lei; Dio Uno e Trino viene a lei per aiutar la, essa va a Dio per obbedirgli; esso viene a lei per illuminarla, ed essa a lui per aver lume; esso viene per riempirla di grazia, essa va per riceverla (De Grat. et lib. Arbit.).