I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Luogo santo

1. Zelo per il luogo santo.

2. Santità della casa di Dio.

3. Rispetto al luogo santo.

4. Nel tempio dobbiamo adorare e ringraziare Dio e fargli
delle offerte.

5. Il luogo santo è casa di orazione.

6. utilità che provengono dal luogo santo.

7: Felicità che si gusta nel luogo santo.

8. Significato mistico del tempio.

9. Dio punisce la profanazione del tempio.

1. ZELO PER IL LUOGO
SANTO. – «Signore, dice il Salmista, io ho amato il decoro
della vostra casa e il luogo in cui dimora la vostra gloria; mi sento
divorare dallo zelo per l’onore della vostra casa» (LXVIII,
10). . «O quanto sono amabili e cari i vostri padiglioni,
Signore delle virtù! L’anima mia muore del desiderio di
entrare negli atrii del Signore. Il passero trova una dimora e la tortorella un nido in cui deporre i suoi pulcini; per me, o Dio delle
virtù, mio sé, mio Dio, sono nido e dimora i vostri
altari» (Psalm. LXXXIII, 1, 3-4).
Gesù Cristo si è
mostrato ardentissimo di zelo per la santità della casa del
Padre suo… Tutti i santi, tutti i veri cristiani hanno sempre spiegato zelo
grandissimo per il luogo santo, per il tempio, sia nel frequentarlo, sia
nell’ornarlo, sia nello starvi con ogni modestia, raccoglimento, rispetto
interiore ed esteriore, ecc.
 
2. SANTITÀ
DELLA CASA DI DIO. – «Sarà dunque credibile che Dio
abiti veramente su la terra?», esclamava Salomone quando ebbe
fabbricato il tempio di Gerusalemme: «Abiterà dunque
questa casa, quel Dio che né il cielo, né i cieli dei
cieli possono contenere?» (III Reg. VIII, 27). «Sì,
gli rispose il Signore, io ho veramente santificato questa dimora che
tu mi hai fabbricato, affinché io ponessi qui per sempre il
nome mio; e i miei occhi e il mio cuore saranno qui tutti i giorni»
(II Reg. IX, 3).
Tu, o Signore
dell’universo, pregavano i sacerdoti che purificarono il tempio ai
giorni di Giuda Maccabeo, tu che non hai bisogno di nessuno, hai
voluto che il tempio, luogo di tua abitazione, fosse in mezzo a noi.
Ed ora, o Santo dei Santi, conserva pura e santa questa casa»
(II Mach. XIV, 35-36).
«Io inonderò
di gloria la casa in cui risiede la mia maestà» (ISAI.
LXI, 7), disse il Signore, quindi a ragione il Salmista esclamava:
«La santità conviene alla vostra dimora, o Signore, per
tutta la durata dei giorni» (Psalm. XCII, 7).
La casa dove abita la maestà
e la gloria di Dio è la chiesa, sono i templi; sia perché
questi splendono per marmi, oro e gemme, e i re e i principi e il
mondo intero vi si, prostra per adorarvi Dio; sia perché Dio
vi abita corporalmente, vi si offre la santissima e nobilissima vittima di
espiazione e il Signore vi, manifesta la sua presenza e maestà con un’infinità
di prodigi e di grazie che opera a favore dei cristiani.
Tutto nelle nostre chiese è santo e
invita alla santità: l’acqua benedetta…, il fonte
battesimale…, i tribunali di riconciliazione…, il pergamo.., la
croce…, la tavola eucaristica…, gli altari…, e principalmente
il tabernacolo dove si conserva giorno e notte il santissimo
Sacramento del corpo, del sangue, dell’anima, della divinità
di Gesù Cristo.
 
3. RISPETTO AL LUOGO
SANTO. – Curvatevi, esclama il Salmista, innanzi al grande Iddio
abitante nello splendore del suo santuario; tremate al suo cospetto»
(Psalm. XCV, 8). «Io
mi accosterò all’altare di Dio, del Dio che allieta la mia
giovinezza» (Psalm. XLIII, 4). «Quando entri nella casa di Dio, misura i tuoi
passi, dice l’Ecclesiastico,
e accostati per udire» (Eccli. IV, 7). Dio intima nel Levitico:
«State tremebondi nel mio santuario, io il Signore»
(XXVI, 2).
Giacobbe vide in
sogno una scala il cui piede posava in terra e la sommità
poggiava in cielo; vide ancora gli angeli di Dio salire e scendere e
in capo ad essa il Signore in persona che gli disse: Io sono il
Signore Iddio di Abramo e d’Isacco tuo padre. Al destarsi dal sonno,
Giacobbe esclamò: Veramente il Signore abita qui ed io non lo
sapevo. Come tremendo è questo luogo! è proprio la casa
di Dio e la porta del cielo (Gen. XXVIII, 16-17). Ora se Giacobbe al suo svegliarsi fu compreso da
tanto rispetto, per quello che aveva veduto il sogno, quanto più
riverenti e rispettosi devono mostrarsi i cristiani nei nostri tempi
nei quali la realtà è sottentrata alla figura! Se Dio
comanda al suo popolo di tremare al cospetto del suo. santuario di
Gerusalemme, il quale non era che una lontana e sbiadita immagine dei
santuari cristiani, da quale rispetto e venerazione non devono essere
presi nella casa stessa di Dio!… Rispetto esteriore, o contegno
umile, modesto, riverente…
 
4. NEL TEMPIO
DOBBIAMO ADORARE E RINGRAZIARE DIO E FARGLI DELLE OFFERTE. – «Venite
a rendere al Signore la gloria che è dovuta al suo nome, dice
Davide, entrate nei suoi padiglioni portandogli offerte, e adoratelo
nel suo tempio» (Psalm. XCV, 7-8). L’Ecclesiastico
ci ammonisce di non comparire a mani vuote innanzi a Dio
(Eccli. XXXV, 6). Il nostro cuore principalmente deve essere pieno di
adorazione e di amore. Questi sono gli olocausti, queste le vittime
che il Signore gradisce (ISAI. LVI, 7).
Noi dobbiamo sentirci
compresi di riconoscenza alla vista della casa di Dio, perché
qui siamo stati rigenerati; qui siamo purificati dalle nostre
sozzure; qui otteniamo la luce; qui ci uniamo a Gesù Cristo e
ci nutriamo della sua carne e del suo sangue. «Servite al
Signore nella gioia, canta il Salmista, entrate a lui con lieta
faccia e cuore allegro. Venite inneggiando nel suo palazzo, venite
giubilando nei suoi padiglioni, lodatelo, magnificatelo, beneditelo»
(Psalm. XCIX, 2-4);
pregatelo, perché la chiesa è il luogo di orazione per
eccellenza; il tempio cattolico è casa di preghiera (MATTH. XXI, 13).
 
5. IL LUOGO SANTO È CASA DI
ORAZIONE. – La preghiera, fatta nella chiesa, ha maggior efficacia
che ogni altra fatta altrove: 1° perché la preghiera fatta
nel tempio è un’invocazione pubblica di Dio, è un
omaggio di lode e di adorazione che gli si presta in faccia al
popolo; 2° perché quivi le preghiere sono tutte unite e si
sorreggono a vicenda; 3° perché il luogo in cui si prega è
la casa di Dio. «La mia casa, disse già il Signore per
bocca di Isaia, sarà chiamata da tutti i popoli casa di
orazione» (LVI, 7).
Ecco la consolante
descrizione che ci fa la sacra Scrittura delle grazie che ottiene la
preghiera fatta nel luogo santo. Gli occhi del Signore saranno aperti
giorno e notte su questa casa, per esaudire la preghiera dei suoi
servi e le suppliche del popolo e per usare loro la misericordia. Se
l’esercito fuggirà sbaragliato innanzi alla spada nemica
perché ha peccato e farà penitenza e renderà
gloria al nome di Dio, venendo a pregarlo e implorare misericordia
nel tempio santo, Dio lo esaudirà e gli perdonerà il
peccato. Se a cagione dei peccati del popolo, il cielo sarà di
bronzo e la siccità inaridirà i fonti e brucerà
le campagne, venga esso nel luogo santo, vi si prostri gemente e
contrito, si converta e ne partirà esaudito. Se la fame, o la
peste, o miasmi infetti triboleranno la terra; se la nebbia, o le
locuste, o la crittogama roderà le messi; se il nemico cingerà
di assedio una città; se qualche terra sarà colpita da
malattie; ed egli, questo popolo, e qualche suo figlio leverà
le mani sue al Signore su la soglia del tempio, sarà esaudito
nelle sue preghiere. Chiunque, insomma invocherà il nome di
Dio nel luogo santo? se ne partirà esaudito nei suoi voti (III Reg. VIII). Perciò
il Salmista diceva: «La mia voce ha risuonato nel tempio del
Signore, i miei gemiti giunsero alle sue orecchie, ed egli ha fatto
paghi i miei desideri» (Psalm. XVII, 17).
 
6. UTILITÀ CHE
PROVENGONO DAL LUOGO SANTO. – «Inviate, o Signore, dice il
Salmista, la vostra luce e la vostra verità; esse mi hanno
condotto ed introdotto nel monte santo, nei tabernacoli vostri»
(Psalm. XLII, 3).
L’uomo che trova le sue delizie nello stare nella casa del Signore,
fiorirà nell’atrio di Dio, darà frutti e sarà
pieno di vita e di bellezza (Psalm. XCI, 13). Ecco perché la Sposa dei Cantici diceva: «Io
ti fermerò nella casa della madre mia (la Chiesa); quivi tu
m’istruirai» (Cant. VIII, 2). Il tempio cattolico è pieno di
grazie, di aiuti, di ricchezze d’ogni maniera.
«Io porrò
il mio tabernacolo in mezzo a voi, disse il Signore e l’anima mia non
vi rigetterà da sé. Camminerò tra di voi e sarò
vostro Dio e voi sarete mio popolo» (Levit. XXVI, 11-12). « E’ il mio tempio, soggiunge, sarà un
padiglione che vi difenderà dall’ardore del sole, dalla
pioggia e dalle tempeste (delle passioni e delle tentazioni)»
(ISAI. IV, 6). Nel Vangelo si legge che i ciechi e gli zoppi si
avvicinavano a Gesù Cristo nel tempio ed egli li guariva
(MATTH. XXI, 14). Veramente non vi è nazione così
grande che abbia i suoi dèi così vicini a sé,
come il Dio nostro è presente a tutte le nostre preghiere!
(Deuter. IV. 7).
 
7. FELICITÀ
CHE SI GUSTA NEL LUOGO SANTO. – «Beato, dice il Signore, Iddio
nei Proverbi, beato colui che passa i suoi giorni negli atrii della
mia casa, beato chi sta vegliando su la soglia della mia dimora! Chi
trova me, trova la vita» (Prov.
VIII, 3-35). «Felici, esclama Davide, coloro che dimorano
nella vostra casa, o Signore! essi vi loderanno per i secoli dei
secoli!» (Psalm. LXXXIII, 5). «Io esultai nel sentirmi dire: Vieni, andremo
nella casa del Signore; perché val meglio un solo giorno
passato nei vostri atrii, o Signore, che non mille altrove»

(Psalm. CXXI, 1; Psalm. LXXXIII, 10).
Ah sì! fortunati quelli che
frequentano la chiesa; qui discende la grazia e la pace; qui si trova
il latte e il miele; qui sgorgano le lagrime che purificano, che
restituiscono l’innocenza, Nel tempio una luce soprannaturale dissipa
le tenebre, la debolezza scompare e l’anima si invigorisce,
nutrendosi di Dio, unendosi a lui e in lui trasformandosi. Qui si
opera tutti i giorni il più stupendo dei miracoli, si apre il
cielo e un Dio discende su gli altari. Qui abita del continuo un Dio
sempre disposto a benedirci e colmarci di ogni sorta di favori; qui
milioni di angeli stanno pronti ad adorare il loro re, a ricevere le
nostre preghiere, i nostri desideri e presentarli alla maestà
e alla misericordia di Dio… Che felicità non è dunque
amare il luogo santo, visitarlo sovente e fermarvici lungo tempo!…
Qui si adempie in tutta la pienezza quella promessa del Signore: «Io
li condurrò su la mia montagna santa, e li colmerò di
delizie nella casa della preghiera» (ISAI. LVI, 7).

8. SIGNIFICATO MISTICO DEL TEMPIO.
– La lunghezza del tempio è l’emblema della longanimità
della Chiesa; perché nel suo pellegrinaggio, ella
pazientemente sopporta tutte le avversità, finché
giunga alla vera patria. La sua lunghezza raffigura la carità
della Chiesa, per cui, dilatando le sue viscere, abbraccia in Dio non
solamente i suoi amici, ma anche i suoi nemici; finché venga
il tempo in cui questi siano o convertiti, o vinti per sempre. La sua
altezza significa la speranza della futura risurrezione che la Chiesa
pazientemente aspetta e nella gioia e nel pianto; perché ella
è superiore a tutti gli avvenimenti e a tutte le catastrofi
umane e sempre si avanza finché arrivi al possesso dei beni
del Signore nella regione dei viventi. Le colonne del tempio simboleggiano la
sapienza e la solidità della Chiesa e sono anche la figura degli apostoli e dei
dottori.
Guardato sotto altro aspetto, il tempio rappresenta nella
sua lunghezza, l’eternità di Dio e l’immortalità dell’anima; nella sua
larghezza, la misericordia divina; nella sua altezza, l’immensità di Dio; nelle
sue colonne, la potenza e tutti gli attributi divini.
Le chiese sono ordinariamente
fabbricate in modo che chi vi prega, guardando all’altare maggiore,
volge la faccia all’oriente e ciò non senza profonde, mistiche
ragioni, delle quali sono queste le principali: 1° Per
riconoscere i benefizi di cui il sole è lo strumento e per
renderne grazie a Dio; 2° perché l’oriente è la più
nobile parte del mondo, da esso venendo ci la luce e il sole; 3°
perché il paradiso terrestre, da cui fummo scacciati nella
persona di Adamo, era situato all’oriente; 4° perché
Gesù Cristo su la croce era volto con la faccia all’occidente,
quindi pregando noi volti all’oriente, guardiamo in faccia a Gesù
Cristo crocefisso; 5° perché Dio è la luce vera, il
vero oriente…
 
9. DIO PUNISCE LA
PROFANAZIONE DEL TEMPIO. – Quanto inesorabile e severo si mostri Dio
nel punire i profanatori del luogo santo, si vede nel castigo
inflitto all’imprudente Eliodoro, ministro del re Apollonio. Infatti,
ci narra il sacro Testo che avendo avuto Eliodoro la temerità
di entrare nel tempio di Gerusalemme, per profanarlo e saccheggiarlo,
l’onnipotenza di Dio si fece visibilmente manifesta: atterrate per
forza soprannaturale tutte le persone del suo corteggio, furono prese
da orribile sgomento e paura. In quanto a Eliodoro, un cavallo
montato da terribile cavaliere, magnificamente vestito, l’investì
furiosamente a calci, mentre due altri giovani di virile beltà,
ornati di vaghe vesti, lo battevano senza posa, dandogli molte
sferzate. L’infelice cadde privo di sensi per terra e involto com’era
da densa caligine, fu portato fuori del tempio e giaceva muto e senza
speranza di riavere la salute. Fortunatamente per lui, il gran
sacerdote Onia con le sue preghiere gli ottenne la guarigione.
Avendogli poi il re dimandato qual persona egli credesse capace di
ritentare l’impresa: Sire, gli disse Eliodoro, se avete qualche
nemico di cui vogliate liberarvi, mandatelo nel tempio di Gerusalemme
e vi so dire che o non lo vedrete più o lo vedrete fatto a
brani a forza di battiture, perché vi è manifestamente
una virtù divina in quel luogo: Colui che abita nei cieli è
quivi presente e protettore; percuote e disperde coloro che vi
s’introducono con cattivo disegno (II Machab. III, 39).
Io darò alle
fiamme il tempio di Gerusalemme, dice l’empio Nicanore furibondo
d’ira; ed ecco che per giusto giudizio di Dio questo profanato re
sacrilego ha tronca la testa e tagliata la mano destra che aveva
disteso contro il tempio; e quel capo e quella mano colpevoli furono
appese alle porte di Gerusalemme (I Mach. VII, 35).
Il Vangelo ci dice
che entrato Gesù nel tempio e vedutane la profanazione, preso
da zelo di Dio, fece un flagello di funi e cacciò via tutti
quelli che vi stavano negoziando, rovesciò i banchi dei
cambisti, dicendo a tutti: «Sta scritto che la mia casa è
casa di orazione e voi ne fate una spelonca di ladroni»
(MATTH. XXI, 13), La vendetta di Dio perseguita i violatori e i
profanatori delle chiese. Già Socrate medesimo aveva rilevato
che la profanazione dei templi è segno certo della collera
divina e foriera di prossime terribili disgrazie su la nazione che ne
è colpevole (Anton. in Meliss,).
Chi sta più in alto ha
l’obbligo di dare al popolo l’esempio del rispetto alle chiese…
Bisogna andarvi per pregare e rendere propizio il Signore… Lo si irrita
standovi in contegno irreligioso, in positura indecente.