Errori nella dottrina teologica di Hans Küng

Del card. Franjo Seper, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, 15 dicembre 1979. Tratto da: Enchiridion Vaticanum, Documenti ufficiali della Santa Sede 1977-1979, vol. VI, Ed. Dehoniane, Bologna.

La chiesa di Cristo ha ricevuto da Dio il mandato di tutelare il deposito della fede, affinché i fedeli tutti sotto la guida del sacro magistero, mediante il quale agisce nella chiesa la persona di Cristo maestro stesso, aderiscano indefettibilmente alla fede, trasmessa ai credenti una volta per tutte, con retto giudizio penetrino in essa più a fondo, e più pienamente l’applichino alla vita. (1)
Il magistero della chiesa, poi, per adempiere a quel grave dovere a esso solo affidato, (2) si serve dell’apporto dei teologi, soprattutto di quelli che nella chiesa hanno ricevuto dall’autorità il compito di insegnare e quindi sono anch’essi costituiti in qualche modo maestri della verità. Nella loro ricerca i teologi, non diversamente dai cultori di altre scienze, godono di una legittima libertà scientifica, tuttavia entro i limiti del metodo della sacra teologia, adoperandosi per raggiungere, nella maniera loro propria, lo stesso scopo specifico del magistero: «conservare, penetrare sempre più profondamente, esporre, insegnare, difendere il sacro deposito della rivelazione, illuminare cioè la vita della chiesa e  dell’umanità mediante la verità divina». (3)
È necessario quindi che nell’approfondimento e nell’insegnamento della dottrina cattolica risplenda sempre la fedeltà al magistero della chiesa, poiché nessuno può fare della teologia se non in stretta unione con quella missione di insegnare la verità, di cui solo la chiesa è responsabile. (4) Venendo meno tale fedeltà, si arreca danno anche a tutti i fedeli, i quali, essendo tenuti a professare la fede che hanno ricevuto da Dio tramite la chiesa, hanno il sacro diritto di ricevere incontaminata la parola di Dio, e quindi si aspettano che siano tenuti lontano loro, con cura, gli errori che li minacciano. (5)
Pertanto qualora accada che un maestro di sacre discipline scelga e diffonda come norma della verità il proprio parere e non il pensiero della chiesa, nonostante siano stati usati nei suoi confronti tutti i mezzi suggeriti dalla carità, continui nel suo proposito, la onestà stessa richiede che la chiesa metta in evidenza tale comportamento e stabilisca che egli non può più insegnare in forza della missione da essa ricevuta. (6)
Tale missione canonica, infatti, è la testimonianza di una reciproca fiducia: fiducia della competente autorità ecclesiastica nei confronti del teologo il quale nel suo compito di ricerca e di insegnamento si comporta come teologo cattolico; e fiducia dello stesso teologo nei confronti della chiesa, per mandato della quale adempie il suo compito, e della sua integra dottrina.
Poiché alcuni scritti del sacerdote professor Hans Küng, diffusi in tanti paesi, e la sua dottrina generano turbamento nell’animo dei fedeli, i vescovi della Germania e la stessa congregazione per la dottrina della fede. di comune accordo, lo hanno più volte consigliato e ammonito per indurlo a esplicare la sua attività di teologo in piena comunione con il magistero autentico della chiesa.
In tale spirito la congregazione per la dottrina della fede, adempiendo il suo compito dl promuovere e tutelare la dottrina della fede e del costumi nella chiesa universale, (7) con pubblico documento del 15 febbraio 1975 dichiarò che alcune opinioni del professore Hans Küng si oppongono, in diverso grado, alla dottrina della chiesa, da ritenersi da tutti i fedeli. Tra esse ha segnalato, in quanto di maggiore importanza, quelle riguardanti il dogma di fede nell’infallibilità della chiesa e il compito di interpretare autenticamente l’unico sacro deposito della parola di Dio affidato al solo magistero vivo della chiesa, nonché la valida consacrazione dell’eucaristia.
In pari tempo questa sacra congregazione ammonì il suddetto professore a non continuare a insegnare tali dottrine, restando intanto in attesa che egli armonizzasse le proprie opinioni con
la dottrina del magistero autentico. (8)
Egli però non ha cambiato niente, finora, nelle suddette opinioni.
Ciò risulta in particolare per quanto riguarda l’opinione che porte almeno in dubbio il dogma dell’infallibilità nella chiesa o lo riduce a una certa indefettibilità fondamentale della chiesa nella verità, con la possibilità di errore nelle dottrine che il magistero della chiesa insegna come da tenersi in maniera definitiva. Su questo punto Hans Küng non si è minimamente conformato alla dottrina del magistero, anzi di recente ha ripresentato ancora più espressamente la sua opinione (precisamente negli scritti Kirche-gehalten in der Wahrheit?, Editrice Benziger 1979 e Zum Geleit, introduzione all’opera di A. B. Hasler dal titolo Wie der Papst unfehlbar wurde, Editrice Piper 1979), benché questa sacra congregazione avesse allora affermato the contraddice alla dottrina definita dal concilio Vaticano I e confermata dal concilio Vaticano II.
Inoltre le conseguenze di tale opinione, soprattutto il disprezzo per il magistero della chiesa, si riscontrano anche in altre opere da lui pubblicate, indubbiamente a detrimento di vari punti essenziali della fede cattolica (ad es. quelli relativi alla consustanzialità di Cristo con il Padre e alla beata vergine Maria), poiché viene ad essi attribuito un significato diverso da quello che ha inteso e intende la chiesa.
La congregazione per la dottrina della fede, nel documento del 1975 si è astenuta, per allora, da un’ulteriore azione nei confronti delle suddette opinioni del prof. Küng, presumendo egli le avrebbe abbandonate. Dal momento però che tale presunzione non ha più luogo, questa sacra congregazione, in ragione del suo compito, si sente ora obbligata a dichiarare che il professore Hans Küng è venuto meno, nei suoi scritti, all’integrità della verità della fede cattolica, e pertanto non può più essere considerato teologo cattolico né può, come tale, esercitare il compito di insegnare.
Nel corso dell’udienza concessa al sottoscritto cardinale prefetto, il sommo pontefice Giovanni Paolo II ha approvato la presente dichiarazione, decisa nella riunione ordinaria di questa congregazione e ne ha ordinato la pubblicazione.

Roma, dalla sede della congregazione per la dottrina della fede, 15 dicembre 1979.
 


Franjo card. Šeper, prefetto
Fr. Jérôme Hamer, O.P.,
arciv. tit. di Lorium, segretario


Note

(1) Cf. Conc. Vatic. I, Const. Dogm. Dei Filius, cap. IV « De fide et ratione »: DS 3018; LG 12; EV I, 316.
(2) Cf. DV 10; EV I, 887.
(3) Paulus VI, Allocutio ad Congress. Internat. de Theologia Conc. Vatic. II, 1 oct. 1966: AAS 58 (1966), 891.
(4) Cf. Joannes Paulus II, Const. Apost. Sapientia christiana, art. 70: AAS 71 (1979), 493; EV V, 11428;  Litt. Enc. Redemptor hominis, n. 19; AAS 71 (1979), 308; EV  VI, 1428.
(5) Cf. LG 11 et 25, EV I, 313 e 344; Paulus VI, Adhort. apost. Quinque iam anni: AAS 63 (1971), 99 s.; EV III, 2877 s.
(6) Cf. Sapientia christiana, tit. III, art. 27, par. 1: AAS 71 (1979), 483; EV VI, 1385.
(7) Cf. Motu proprio, Integrae servandae,, n. 1, 3 et 4: AAS 57 (1965), 954, EV II, 482, 484, 485.
(8) Cf. AAS 67 (1975), 203-204; EV V, 1088-1095.