ENCRATITI

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". ENCRATITI (dal gr. = padronanza di sé, continenza): eretici che osservavano una rigorosa temperanza (astinenza dal vino, dalla carne, dai rapporti coniugali) per motivi a sfondo manicheo (v. Manicheismo).

Il movimento encratita si sviluppò nel secondo secolo, sotto la direzione di Taziano, detto da S. Girolamo «princeps encratistarum», di Dositeo di Cilicia e di un certo Severo, per opera del quale un settore encratita si polverizzò in piccoli gruppi con denominazione propria: Apotattici (astinenti). Idroparastati (acquariani), Saccofori (perché andavano vestiti di sacco). Una forte propaganda, favorita dalle rigide tendenze di certi asceti primitivi, diffuse largamente la setta, la cui presenza ai margini della Chiesa è ancora segnalata alla metà del IV secolo da S. Epifanio. Furono efficacemente combattuti da Clemente A., da Origene e colpiti da severe misure giuridiche.
Acquariani: eretici che ad imitazione degli Ebioniti, Marcioniti. Entratiti, si astenevano dall\’uso del vino non solo nei pasti, ma anche nella celebrazione dell\’Eucaristia, consacrando in pane ed acqua. Il vino, per essi come per tutte le correnti manichee era opera del principio del male e pericoloso veicolo d\’impurità. La loro presenza si nota nell\’Africa Romana alla metà del sec. III, come si desume dalla lettera che S. Cipriano indirizza a Cecilio (il primo trattato «de sacrificio Missae»!) per confutare l\’uso invalso di consacrare senza vino. E\’ in questa stessa lettera che il santo Vescovo di Cartagine illustra il significato simbolico delle poche gocce d\’acqua infuse nel calice di vino: l\’acqua (= popolo) si unisce al vino (=G. C.) perché del capo e delle membra si faccia un solo sacrificio.