CLIMA CRISTIANO

Una delle condizioni essenziali dell’educazione cristiana è che il focolare domestico realizzi un’atmosfera spirituale nella quale gli animi si perfezionino e si elevino spontaneamente. L’influenza esercitata sui fanciulli dipende più da fatti apparentemente insignificanti che da manifestazioni eccezionali o da discorsi solenni.

Una delle condizioni essenziali dell’educazione cristiana è che il focolare domestico realizzi una atmosfera spirituale nella quale gli animi si perfezionino e si elevino spontaneamente. L’influenza esercitata sui fanciulli dipende più da fatti apparentemente insignificanti che da manifestazioni eccezionali o da discorsi solenni.

La religione non è qualcosa di cui si adorna un individuo, tanto meno un vestito di cui ci si copre e del quale ci si libererà a piacimento secondo le feste e le circostanze. Bisogna che il clima della casa sia a base d’una fede che informa ogni cosa per trasfigurarla senza nulla offuscare.

Il clima di un focolare sarà cristiano se la religione non si esprime con formule, abitudini, proibizioni o usanze, ma con uno spirito che penetra tutto e fa sì che si
vivano con estrema naturalezza, semplicità e senza rispetto umano, le realtà soprannaturali.

Si produce un vero fenomeno di osmosi in una famiglia veramente cristiana, dove il senso del sacro si manifesta nel rispetto delle cose sante, dove le verità soprannaturali sono vicine e s’inseriscono nella trama della vita quotidiana. Quando i genitori vivono con semplicità nella logica della loro fede rutto diventa luminoso e benefico. Gesù Cristo è il grande Amico divino di cui si parla come di qualcuno misteriosamente presente e infinitamente amante; la Vergine Maria è considerata come la Madre di Gesù e nostra Madre, mediatrice di tutte le grazie; la Chiesa, la grande comunità i cui capi sono rispettati e i membri, anche lontani, amati fraternamente; gli avvenimenti della sua vita commentati volentieri, la sua storia conosciuta, la sua liturgia vissuta nel suo ritmo di gioia e di speranza.

Lealtà e carità nelle parole e nell’azione; in tutti e con tutti purezza senza equivoci e senza schifiltosità; tutto ciò finisce per entrare nei costumi, nel senso profondo della parola, per la felicità di tutti. Ci si sente male oggi al solo immaginare la soda pietà di quelle famiglie paesane che prepararono una Bernardetta, un Curato d’Ars, un Giovanni Bosco… Niente la turba, niente la offende… Essa prende il bambino fin dalla culla; gl’impone il suo automatismo prima di svelargli le sue ragioni, le sue gioie, le sue speranze.


Sarebbe da pazzo credere che il bimbo sia capace d’optare, con riflessione e con libertà, per tali doveri, per tali credenze e per tali pratiche. La famiglia ha un dovere imprescrittibile sul bambino: quello di scegliere per lui, di evitargli, nella misura del possibile, di portare un giorno la sua scelta sull’errore. E qui, l’errore è la dimenticanza di Dio.

La fedeltà al servizio del Signore è una delle condizioni capitali per il perfezionamento della vita religiosa dei giovani. Non vi è peggior danno di quello che si può causare al fanciullo abituandolo a considerare le virtù del Cristianesimo come cose che si dicono ma che non si praticano. Il Cristianesimo allora non diventa altro che una lingua sublime, cessa di essere una vita.

Siamo realisti: i nostri bambini non incontreranno sempre esempi di vita cristiana integra e autentica. Non bisogna aver paura di parlare ad essi e di prevenirli anticipatamente contro la delusione e lo scandalo che potrebbero riceverne. Non bisogna affatto suscitare il loro disprezzo farisaico per il peccatore: al contrario bisogna far crescere in essi, intensamente, l’ardente desiderio che il Signore dia la sua luce ai ciechi e la forza ai deboli. L’odio al peccato può unirsi molto bene col rispetto e l’amore per il peccatore. Questa è la pietra di paragone d’una vera educazione evangelica.

In alcune famiglie cristiane, nel momento più propizio, quando tutti sono riuniti la sera alla veglia, si legge qualche passo d’un libro cristiano: il Vangelo, la Storia
Sacra, la vita dei Santi, il commento liturgico su una festa prossima. Nulla di meglio per inculcare negli spiriti e nei cuori le idee che elevano, per pacificare e saldare le anime in un pensiero comune.

Non vi è nulla che attiri di più le benedizioni di Dio sul focolare, quanto la preghiera serale, purché si evitino due eccessi ugualmente notevoli: l’abitudine
noiosa e triste, e una fantasia troppo sbrigliata. Vi sono molti metodi e molti modi di fare la preghiera serale così da renderla viva e adatta alle circostanze, ai tempi liturgici, agli anniversari, alle grandi date e alle preoccupazioni della vita familiare. Possono anche essere preghiere usuali dette in comune. Ciò che importa è che ognuno abbia, se non proprio tutte le sere, una parte attiva almeno una volta ogni tanto, a turno, e che la preghiera sia veramente l’espressione di sentimenti sinceri.

I bambini, in molte famiglie cristiane, la sera non vanno a letto senza aver preso la benedizione dei genitori, sotto forma di croce sulla fronte. Non è la dimostrazione più bella di fede nell’autorità spirituale del padre e della madre, primi rappresentanti di Dio presso le anime dei loro bambini?