B. NAZARIA IGNAZIA MARCH MESA (1889-1943)

Nazaria Ignazia March Mesa – nata a Madrid nel 1889 – si trasferì con tutta la famiglia in Sud America, dove si fece religiosa nella Congregazione Piccole suore degli anziani abbandonati. Nel 1920 concepì una nuova Congregazione, intesa come «crociata di amore che abbraccia tutta la Chiesa» che fondò il 16 di giugno del 1925 con il nome di Missionarie Crociate della Chiesa. Nel 1938 passò in Argentina dove diede vita a molte istituzioni in favore delle giovani e dei poveri. Morì a Buenos Aires nel 1943 ed è stata beatificata da Giovanni Paolo II il 27 settembre 1992.

La vita di questa Beata si può dividere in tre tappe ben definite: i primi 18 anni, trascorsi in buona parte in famiglia (1889-1908); i seguenti 17 anni, trascorsi nell\’Istituto delle Piccole Sorelle degli Anziani Abbandonati (1908-1925); infine, gli ultimi 18 anni, trascorsi in qualità di fondatrice e di superiora generale delle Missionarie Crociate della Chiesa.
Nazaria nacque il 10-1-1889 a Madrid da Giuseppe March Reus, commerciante e liberale, e da Nazaria Mesa Ramos, cattolica non praticante, che diede al marito ben 18 figli, di cui soltanto 10 sopravvissero. Al fonte battesimale della parrocchia di San Giuseppe le furono imposti i nomi di Nazaria e Ignazia. Crescendo ebbe esempi di pratica religiosa soltanto dalla nonna materna, residente a Sanlucar la Mayor, la quale la pose a Siviglia, con borsa di studio, nel collegio delle nobili fanciulle, diretto dalle Agostiniane dello Spirito Santo. In esso fece con devozione la sua prima comunione (1898). Ripensando in seguito alle dolcezze di quel giorno, emise ali anni il voto perpetuo di verginità. I propositi della Beata si trasformarono in realtà. Ne fu ricompensata dal Signore nella quaresima con il triste e, nello stesso tempo, dolce e continuo ricordo della Passione. La notte precedente aveva pregato a lungo inginocchiata sul letto. Quando si addormentò, vide in sogno Gesù che, carico della croce, fissandola le disse: "Nazaria, tu seguimi". La Beata gli rispose più volte: "Voglio seguirti da più vicino possibile".
Quando ritornò in famiglia (26-9-1901), Nazaria soffrì per l\’indifferenza dei familiari, i quali giunsero al punto di proibirle la frequenza ai sacramenti. Avrebbero preferito che si fosse data come loro alla bella vita. La Beata per un certo tempo accettò il corteggiamento di un giovane. Più tardi scriverà: "Mi sentii amata, tuttavia è giocoforza lasciare l\’uomo quando una persona si è sentita amata da Dio".
Perle mani del B. Marcelle Spinolay Maestre (1835-1906), arcivescovo di Siviglia, a 13 anni Nazaria ricevette la cresima. Ritornò risolutamente ai buoni propositi e, con il permesso della nonna, si ascrisse al Terz\’ordine Francescano. I genitori le concessero allora maggior libertà, ed ella ne approfittò per darsi un regolamento di vita, fare dure penitenze ed esercitare un così intenso apostolato tra i familiari da indurii tutti a frequentare la chiesa.
Verso la fine del 1904 fallì la Compagnia di navigazione a vapore di cui faceva parte il padre della Beata. Costui, per rifarsi dei danni subiti e dare inizio ad altre attività, decise di recarsi in Messico. Nazaria, con tre sorelle, si trasferì in casa della nonna, dove attese a preparare i bambini alla prima comunione. In seguito anche lei si trasferì con tutta la famiglia a Città del Messico. Fu là che il 7-12-1908, per soddisfare il desiderio di sacrificio che provava, chiese e ottenne di essere ammessa, diciannovenne, nell\’Ospizio diretto dalle Piccole Sorelle degli Anziani Abbandonati.
Dopo il postulandato, Nazaria fu inviata a fare il noviziato a Palencia (Spagna). Con l\’abito religioso, il 12-9-1909 assunse pure il nome di Suor Nazaria di S. Teresa di Gesù. Tra le 83 novizie si distinse per la fedeltà alla vita comune, la laboriosità e l\’amore al sacrificio. Quando le superiore chiesero volontarie per la fondazione di una casa a Oruro (Bolivia), si dimostrò disposta a partire. Fece la professione temporanea il 15-10-1911 e, all\’inizio del 1912, stese un minuzioso regolamento di vita. Propose riguardo ai compiti domestici: "Indosserò con sollecitudine il grembiule e, riflettendo con viva fede sulla verità che, nei poveri anziani, servo il Signore, mi disporrò fervidamente a non lasciarmi vincere da nessuna consorella nella pratica delle più umili e ripugnanti faccende". Il fulcro della sua vita, però, sarà costituito dalla volontà di pregare per la Chiesa, per la perseveranza dei religiosi e lo spirito apostolico dei sacerdoti.
La Beata giunse a Oruro, di circa 45.000 abitanti, il 23-12-1912 con altre 9 religiose. Nell\’ospizio degli Anziani svolse, con somma diligenza, secondo le necessità, il compito di economa, di guardarobiera, di infermiera, di portinaia, di cuoca e persino di questuante. Non tutti le tornavano ugualmente graditi. Nel suo Diario lasciò comunque scritto: "Com\’è dolce soffrire per l\’Amato senza che nessuno lo sappia, senza che si disponga di un petto umano su cui reclinare il nostro capo dolorante, se non il divino eucaristico Gesù".
Sentendo grandi desideri di perfezione e non sapendo come realizzarli, Suor Nazaria, nella solennità del Corpus Domini del 1914, chiese a Gesù di "essere ammessa alla sua celestiale scuola". Nella solennità del S. Cuore le fu dato comprendere che doveva adoperarsi a vincere se stessa, umiliare il proprio giudizio e "lasciarsi spremere come l\’uva nel torchio".
Non disponendo di forze sufficienti, decise di abbandonarsi al "Sovrano Artefice e di permettergli di scolpire nella dura pietra del suo cuore la divina immagine".
Molto presto ebbe inizio la dolorosa purificazione della Beata. Scrisse nel suo Diario: "Mi sentii sottomessa a prove che non avevo mai immaginato". Praticava con molta difficoltà le virtù dell\’obbedienza e della carità, che aveva tanto amato, a causa dell\’antipatia, dell\’avversione che provava verso le superiore. Tra spaventosi dubbi e terribili tentazioni pregava con Gesù in croce: "Padre mio, nelle tue mani raccomando il mio spirito", e si disponeva al sacrificio con cui avrebbe potuto presentare al Signore un grande numero di anime. Il 6-10-1914 nel Diario annotò: "Oh, che fortuna poter imitare Maria, essere vergine ed essere madre; madre di anime lei con la sua maternità divina, io con la mia maternità spirituale".
Dal 1918 al 1924 nell\’andare a chiedere elemosine per gli Anziani abbondanti, Suor Nazaria sentì rinascere in sé le antiche inclinazioni alla vita apostolica. Essendo diffusissima l\’ignoranza religiosa e l\’analfabetismo tra il popolo, cominciò a fare scuola di catechismo e ad organizzare un\’associazione di giovani per l\’apostolato. Dovette abbandonare dette occupazioni perché non erano conformi al fine della congregazione.
Speciali preoccupazioni destarono nella Beata il moltiplicarsi delle sette protestanti, la scarsezza di sacerdoti e la loro condotta non priva di scandali. Ripeteva allora: "Tutto il mio essere è posto sulla patena perché sia trasformato in Ostia per la Chiesa". Nel suo Diario il 30-11-1914 confessò: "Fin dalla mia infanzia ho sognato di esser sacerdote. Non credo che il Signore mi abbia dato così grandi desideri per non realizzarli".
Suor Nazaria fece la professione perpetua il 1-1-1915. La notte precedente era stata orribilmente tentata di ribellione all\’olocausto. Prima di partire per la Spagna, nella basilica di Guadalupe, non aveva chiesto alla madre del Signore di poter seguire, nella sua vita religiosa, le orme insanguinate del suo divin Figlio?
La Beata aveva acquistato molta popolarità in Oruro. Grazie alla sua influenza e spirito di iniziativa l\’Ospizio dei vecchi fu trasferito in un locale nuovo, e grazie alla sua abilità, per mezzo dell\’Internunzio in Bolivia, ottenne che i Claretiani si prendessero cura della chiesa matrice della città.
Per preservare la fede tra il popolo era indispensabile intensificare l\’istruzione religiosa di tutti. Ma come fare se, due delle quattro diocesi che erano state erette nel paese, erano vacanti e i sacerdoti scarseggiavano. Mons. Filippo Cortesi, dal 1921 Nunzio in Venezuela e Internunzio in Bolivia, sognava la fondazione di un istituto di suore che, con l\’insegnamento, aiutassero la Chiesa a ricristianizzare il mondo. Quando si recò a Oruro per benedire la prima pietra dell\’Ospizio degli Anziani s\’incontrò con Suor Nazaria e poté rendersi conto di quali sentimenti fosse animata.
La rivide a La Paz il 22-6-1924 in qualità di segretaria dell\’Ospizio, assieme alla superiora. Fu allora che, imponendole le mani, l\’autorizzò a parlare ai bambini nell\’ottava di Pentecoste. La superiora gli aveva confidato che, fin da bambina, la Beata avrebbe voluto essere "missionario gesuita". Nel Diario quel giorno annotò: "Mi parve di essere convertita da donna in apostolo di Cristo".
Nel mese di agosto Suor Nazaria cadde gravemente malata, con febbre. Manifestò allora al confessore che si sentiva chiamata all\’apostolato missionario. Nello stesso giorno ricevette da Mons. Cortesi un\’immagine della Vergine, attorniata da pecorelle, con la dedica: "Momento al Missionario Gesuita, 15-8-1924". L\’11 novembre furono erette tre nuove diocesi in Bolivia. Il P. Abele Isidoro Antezana, claretiano, volle fare una visita all\’Ospizio degli Anziani. Suor Nazaria, che pochi giorni prima, nella festa della Cattedra di San Pietro, aveva fatto uno speciale voto di obbedienza al papa, in una lunga conversazione gli raccontò, tra i singhiozzi, ciò che avveniva nella sua anima dal 1919. Mons. Antezana le consigliò di parlarne con Mons. Cortesi. La beata il 12-2-1925 si recò a La Paz, residenza dell\’Internunzio, e gli confidò i suoi piani missionari e il disegno che aveva di iniziare una "Crociata Pontificia". Mons. Cortesi nel congedarla le disse: "Preghi molto e mi dica, per scritto, quello che il Signore le ispira al riguardo".
Il 25-3-1925 l\’Internunzio consacrò nella cattedrale di La Paz 5 nuovi vescovi. Suor Nazaria, presente alla cerimonia, se ne stette in profonda contemplazione. Nel suo Diario scrisse: "Si avvicina, senza dubbio, il momento di mangiare dello stesso pane, di bere allo stesso calice, di unirmi ad essi". Difatti, 1\’8 agosto ricevette la notizia che i suoi piani erano stati approvati da Mons. Cortesi, dal vescovo di Oruro, dal vescovo di La Paz, Mons. Augusto Sieffert, redentorista, e dal suo direttore spirituale, il P. Luigi Capitàn SJ.
Pochi giorni dopo Mons. Cortesi la mandò a chiamare e le disse: "È giunta l\’ora di Dio, e lei dovrà mettersi alla testa di questo nuovo Istituto, la Crociata Pontificia. La strada è terribile, dolorosa all\’estremo, e lei dovrà percorrerla sola, sola. Tuttavia si faccia animo perché lavorerà per la Chiesa, per la gloria di Dio e le anime. Nel suo Diario l\’interessata scrisse: "Mi sono sentita con la fortezza e la fede dei martiri. Uscii dall\’Internunziatura disposta a dare il mio sangue, la mia vita, per issare la bandiera pontificia, e formare un reggimento di anime apostoliche che lottino per la Santa Chiesa, a lato del papa e dei suoi vescovi". Mons. Antezana il 16-6-1925 affidò a Suor Nazaria il compito di riformare il Beaterio delle Nazarene, sistemato in un vecchio palazzone.
A lei, con l\’aiuto dei padri Claretiani, si unirono presto 9 compagne che le facilitarono l\’apertura di un orfanotrofio. Non le mancarono critiche e incomprensioni da parte di superiori, di sacerdoti e laici. La Beata rimase fedele alla consegna. Si domanderà: "Con quali fantasie? Quelle dei crociati, morire senza lustro ne gloria nella difesa degli interessi di Cristo… Morire sotto un apparente insuccesso, come perde la sua vita il soldato senza galloni e senza nome… Non ambisco altra gloria che quella dell\’occultamento e della umiliazione; desidero soltanto di essere quello che Gesù vuole, un\’anima che muore per i suoi interessi senza che nessuno lo sappia, davanti alla quale tutti sorridono al vederne l\’insuccesso".
Essendo volontà di Dio che Suor Nazaria fondasse una nuova famiglia religiosa, Mons. Gaetano Cicognani, primo nunzio in Bolivia, la sostenne nonostante i parerei contrari. Il Signore gliela aveva ispirata la prima volta, in modo generico, mentre faceva la meditazione sul regno di Cristo e, la seconda volta, in modo più distinto, mentre faceva la meditazione sui Due Stendardi di ignaziana memoria (1920). Nel suo Diario appuntò: "Ricordo di aver visto una moltitudine di anime che mi seguiva… Il gran campo di cui parla S. Ignazio apparve davanti ai miei occhi. Il divino capitano attrasse il mio sguardo, corsi verso di lui e con lui rimasi ad amarlo e servirlo per sempre".
Mons. Antezana il 3-12-1926 eresse l\’Istituto delle Sorelle Missionarie della Crociata Pontificia in congregazione di diritto diocesano, per la catechizzazione dei bambini e degli adulti anche con le missioni e la stampa di fogli religiosi. La fondatrice indossò la nuova divisa con le 6 prime novizie, e fece la professione perpetua. L\’Istituto, vero braccio destro dei parroci, in Bolivia si diffuse molto rapidamente. Molto a proposito la fondatrice ha potuto scrivere nel suo Diario: "Continuo ad essere portata. Gesù sa quanto sono debole e come, se lasciata sola, non farei che inciampare e guastare la delicatissima opera che ha posto nelle mie mani. L\’opera è sua; io sono qui semplicemente il sipario dietro il quale egli lavora".
Mons. Cortesi, nominato nunzio in Argentina, non si dimenticò di Madre Nazaria. Difatti volle che aprisse una casa delle sue Missionarie anche a Buenos Aires, sei mesi prima che fosse proclamata, all\’unanimità, il 6-1-1930, superiora generale nel primo capitolo. Al principio del 1934 egli chiederà, alla Congregazione dei Religiosi, l\’approvazione delle regole che la fondatrice aveva scritto, da sola , basandosi sulla spiritualità ignaziana.
Per portare a termine la sua opera, alla maggiore gloria di Dio, la Beata dovette affrontare molte prove, una più dolorosa delle altre. Le sue consorelle, infatti, la considerarono e la trattarono come una infedele alla propria vocazione; alcuni Padri Claretiani attribuirono la fondazione dell\’Istituto a Mons. Antezana, loro confratello; e, gli abitanti di Oruro, a Rebecca Morales, prima compagna di Madre Nazaria, la quale, nel 1932, non fu ammessa alla professione perpetua perché considerata una ribelle all\’autorità. La vera fondatrice tutto sopportò senza un lamento. Scrisse in quel tempo al P. Capitàn: "Il Signore mi tratta come sua sposa e sono felice". "Sono molto tranquilla e contenta di consumare le fecce del calice che in realtà per me costituiscono una deliziosa bevanda. Quanto è dolce il vivere soltanto per Dio, ricevendo dalle creature il disprezzo e la calunnia… È forza che spinge verso l\’alto".
Per accelerare l\’approvazione del suo Istituto, all\’inizio del 1934 Madre Nazaria si recò a Roma con un pellegrinaggio argentino. Ne approfittò per visitare le memorie storiche del cristianesimo ed esser ricevuta in udienza privata da Pio XI. Quando si trovò ai suoi piedi, tra l\’altro gli disse che desiderava morire per la Chiesa. Il papa le rispose: "Non morire, ma vivere e lavorare per la Chiesa". Il 29-5-1935 ricevette dalla S. Sede il Decreto di Lode. Ai soliti tre voti non le fu concesso di aggiungerne altri. Con l\’approvazione definitiva del 1947 le sue religiose avrebbero assunto soltanto il nome di Missionarie Crociate della Chiesa. Nel viaggio di ritorno Madre Nazaria fece sosta in Spagna, dalla quale mancava da 22 anni, visitò i luoghi santificati da S. Ignazio, e i più celebri santuari. A Madrid tornerà all\’inizio del 1935 per fondarvi una casa per esercizi spirituali. Le suore che la componevano erano straniere e vivevano protette dalla bandiera uruguaiana. Non furono, perciò, fucilate con la fondatrice nel mese di luglio 1936, quando il generale Franco si sollevò contro il governo repubblicano di sinistra (1936-1939).
Con l\’aiuto dell\’ambasciatore della Bolivia, Madre Nazaria poté raggiungere, con diverse suore, la città di Viteria (Navarra), riorganizzarvi il noviziato e partire per l\’America da cui mancava da due anni. A Oruro certi sacerdoti ritenevano che fosse rimasta vittima della guerra civile spagnuola. Ella, invece, nel 1937 convocò un capitolo straordinario generale per rafforzare, attorno a sé, l\’unione di tutte le sue figlie spirituali, e poiché la sua salute cominciava a vacillare a causa della tisi e del mal di cuore, fu consigliata dai medici di cambiare aria. Nonostante le infermità, la beata non lesinò al Signore alcun sacrificio e nessun lavoro richiesto dalla sua carica. Continuò, con materna bontà, benché fosse di temperamento impulsivo, a formare virilmente le suore all\’osservanza delle regole e all\’esercizio di tutte le virtù, prima con l\’esempio, poi con l\’esortazione e, quindi, con un\’abbondantissima corrispondenza. Le sue risorse per condurre ai pascoli eterni il suo gregge furono il tabernacolo, la SS. Vergine e la pratica della bontà. Alle superiore delle varie case raccomandava sempre di essere materne, non dure con le suddite, e di precederle con il buon esempio giacché non si può esigere quello che non si compie.
Preoccupata per le suore che aveva lasciato in Spagna a Carabanchel Alto (Madrid), appena seppe che la guerra civile era terminata, vi tornò di nuovo per consolidare l\’opera e animare le religiose nell\’esercizio del loro apostolato, specialmente quello delle missioni nei sobborghi della capitale. Un giorno pregò: "Soffro molto… Signore, che non appaia in niente… Voglio essere intatta nella verginità del dolore".
In occasione del terzo capitolo generale da celebrarsi a Buenos Aires nel 1943, la fondatrice volle prendervi parte nonostante la malferma salute, e preparavisi facendo gli esercizi spirituali nella casa dei gesuiti di San Michele. Conscia di aver fatto quanto poteva per Gesù Cristo, era disposta a scomparire in qualsiasi momento. Pregò: "Signore e Dio mio, chiedo solo di essere la cenere dell\’olocausto che, a tua gloria, ho offerto a Te e, per mezzo di Te, alla tua Chiesa santa!".
Colpita da polmonite, il 14 maggio Madre Nazaria fu internata nell\’ospedale Rivadavia. Morì, però, il 6 luglio, per emottisi, dopo aver molto pregato e offerto la sua vita per la Chiesa e detto molte volte alle sue Missionarie: "State unite, state unite! Lavorate unite; tutte insieme, tutte insieme!". Fu seppellita nel cimitero di Chacorita. Dal 1972 le sue reliquie sono venerate a Oruro, nella casa dell\’antico Beaterio.
Giovanni Paolo II ne riconobbe l\’eroicità delle virtù il 1-9-1988, e la beatificò il 27-9-1992.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 7, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 72-80
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