B. MARIA ANNA di GESÙ NAVARRO (1565-1624)

Questa mistica, scalza Professa del Terz’Ordine di Nostra Signora della Mercede, nacque a Madrid il 21-1-1563, sotto il regno di Filippo II (+1598), da Ludovico Navarro de Guevara e da Giovanna Romero, sposi di onesta condizione. Fu battezzata nella parrocchia di S. Giacomo con i nomi di Maria Anna ed allevata con cura dai genitori nella fede cattolica.
Fin dall’infanzia la beata mostrò più inclinazione alla preghiera che ai giochi, più sollecitudine nel soccorrere i poveri che nel ricercare vani ornamenti.

Dopo la prima comunione fu tanta la brama che Maria Anna sentì di nutrirsi dell’Eucaristia che il confessore le concesse, cosa inconcepibile a quei tempi, di farla prima ogni otto giorni, poi tre volte la settimana, e quindi tutti i giorni. Il Signore la colmò di doni straordinari. Una mattina le andò incontro sulla porta della Chiesa, l’abbracciò e le disse: “Sia ben venuta la mia sposa. Entra, entra pure, nel gaudio del tuo Signore”. E con una lancia a tre punte le ferì il cuore provocandole una dolcezza indicibile.

La beata non abbandonava praticamente la chiesa se non per attendere alle faccende domestiche, ripetere ai propri familiari e domestici le verità della fede che aveva appreso dalla viva voce dei predicatori o servire i poveri fuori casa. Quando raggiunse la pubertà, il babbo pensò di darle un marito motivo per cui le procurò gioielli e ricche vesti, ma la figlia, che non si sentiva chiamata alla vita matrimoniale, con il consenso del suo confessore fece il voto di perpetua verginità nella chiesa di S. Michele Arcangelo. Il padre, furente, la condannò a vivere per alcuni mesi in una oscura soffitta, poi la incaricò di prendersi cura da sola della cucina, ma la beata perseverò nel suo proposito anche quando, mòrtale la madre, il babbo passò a seconde nozze e lei dovette subire i cattivi trattamenti di una matrigna bisbetica e gelosa.

Maria Anna non lasciò per questo di frequentare assiduamente la chiesa, e di onorare con speciali digiuni e preghiere la Madonna. Un sabato trascorse tutta la mattina nel contemplarne le prerogative. Si scordò così che in casa doveva fare il pane. Quando se ne avvide uscì in fretta di chiesa per rimediare all’inconveniente. Sulla porta di casa incontrò Maria SS. la quale le fece dono di un canestro di pane fresco che fu molto apprezzato anche dalla matrigna.

Dopo alcuni anni di inutili insistenze, il padre concesse alla figlia il permesso di vivere conforme al voto di verginità che aveva emesso. Maria Anna andò allora a bussare alle porte di vari monasteri di Madrid, ma nessuno la volle accogliere a causa di una infermità che le impediva l’uso spedito delle mani. Mentre un giorno, desolata, pregava, andò in estasi e vide Maria SS. che, vestita di bianco, presiedeva a una processione di religiosi scalzi detti Mercedari e le disse: “Tu dovrai vivere con costoro se vorrai piacermi”. La gioia che la diciottenne fanciulla provò per quella visione fu presto turbata da una serie di spaventose tentazioni di impurità che durarono per lo spazio di undici anni. I demoni le apparivano sovente a torme negli atteggiamenti più osceni per trascinarla al male, ma delle loro insidie Maria Anna trionfò con la preghiera e la penitenza. Dio permise pure che per sei anni, non continui, fosse tormentata dalla febbre, Quando non poteva andare in chiesa contemplava in casa la Passione di Gesù. Un giorno le apparve il Signore coronato di spine e un bellissimo giovane che, presa la corona di spine dal capo di lui, gliela pose sul suo. Finché visse ne provò la trafittura. Fallito un altro tentativo di farsi religiosa in un monastero di Ocana, Maria Anna si dedicò alla vita spirituale affittando prima una casupola dirimpetto alla chiesa di S. Barbara, officiata dai Mercedari Scalzi, e poi rifugiandosi con il loro permesso in un povero appartamento attiguo alla chiesa stessa. In esso faceva spicco una grande croce davanti alla quale la beata meditava le varie fasi della Passione del Signore quando le frequenti malattie le impedivano di recarsi in chiesa per fare la comunione.

A trentatré anni Maria Anna fu ridotta, dalla febbre, in fin di vita. Le apparve allora Gesù con una croce in mano e la esortò a distendersi su di essa. La beata accolse l’invito come un singolare favore, ma appena mise le braccia in croce si sentì trafiggere le mani, i piedi e il capo da chiodi e da spine. Per dieci mesi rimase immobile nel letto incapace persino di cibarsi da sola. Chi la visitava la trovava sempre tanto lieta in volto da giungere talora a ritenerla una finta inferma. Quando guarì alla beata rimasero acuti dolori nei piedi, nelle mani e nel capo.

Con lei viveva pure una certa Caterina di Gesù, ma anziché esserle di aiuto, per diciannove anni con il suo temperamento impulsivo e bisbetico fu il suo tormento. L’apostolo Pietro, di cui era molto devota, ogni tanto le appariva per consolarla. Una volta le disse che quella donna le era stata data perché, con l’esercizio della pazienza e della carità, si preparasse una splendida corona di gloria in cielo. Un giorno Caterina cadde inferma. La beata l’assistette con l’amorevolezza di una madre. Mentre pregava per lei, il Signore le apparve e le chiese che cosa voleva per la sua poco simpatica compagna: la morte o la vita? Maria Anna chiese per Caterina di Gesù una lunga vita. Fu esaudita. Morì difatti trentacinque anni dopo di lei. Da quel momento però le ubbidì umilmente non soltanto come se fosse sua superiora, ma anche sua padrona.

Sotto la guida del P. Giovanni Battista del SS. Sacramento, superiore del convento di S. Barbara e suo confessore, la beata fece grandi progressi sulla via della perfezione. Nella domenica dopo l’Epifania, mentre meditava la perdita di Gesù nel tempio, il Signore le apparve e le ordinò di ascriversi al Terz’Ordine della Mercede. La sua richiesta fu esaudita dal P. Filippo Guimerand, Maestro Generale dell’Ordine, il quale il 4-4-1613 la rivestì con l’abito proprio delle Terziarie, l’ammise al noviziato e l’anno successivo alla professione dei consigli evangelici. Maria Anna aveva allora quarantotto anni. Rinunciò ai suoi beni a favore della sorella, si tagliò i capelli e finché visse, osservò alla perfezione le regole e le costituzioni dell’Ordine non soltanto quanto riguardava i voti e le pratiche di devozione, ma persino il silenzio e i dovuti permessi per uscire dal suo reclusorio e andare ad assistere i malati o aiutare i poveri. Il Card. Di Trejo, arcivescovo di Malaga, fu in relazione con Maria Anna tramite il dott. Alfonso di Sangiacomo, medico suo e della regina di Spagna, per quattordici anni. Il 12-9-1627 egli lasciò per scritto una buona testimonianza tanto delle virtù quanto dei miracoli operati da Dio per intercessione della beata ancora vivente.

Si può dire che Maria Anna di Gesù trascorse tutta la sua vita nella preghiera, nella penitenza e nell’esercizio delle opere di misericordia spirituale e temporale. Passava quasi tutto il giorno in chiesa, davanti a Gesù sacramentato, afferma il Card. Di Trejo. Di notte dormiva soltanto tre o quattro ore distesa sopra delle tavole, per terra o sopra un povero lettuccio. Il resto del tempo lo passava nella preghiera e nella contemplazione delle verità della fede in difesa delle quali si diceva pronta a versare tutto il suo sangue. Non aveva fatto studi speciali eppure, istruita dallo Spirito Santo, era in grado di dare consigli ai maestri di teologia e agli stessi qualificatori dell’Inquisizione che andavano a consultarla.

Per appagare le sue sempre più ardenti brame di adorazione del SS. Sacramento, i Padri Mercedari le permisero di aprire nella parete della sua cella una finestrella attraverso la quale poteva vedere il tabernacolo, oppure la santa ostia che il confessore, con le debite licenze, in determinate occasioni, esponeva per lei in chiesa, a porte chiuse, perché l’adorasse durante la notte. Mentre contemplava i divini misteri, Gesù le si dava a vedere ora sotto l’aspetto di un bambino, ora sotto l’aspetto di un giovane, ora coronato di spine, ora morente in croce, ora risorgente glorioso dal sepolcro. Per le continue e penose sofferenze, causate anche dalle eccessive penitenze alle quali si abbandonava, Paolo V (11621) le concesse l’uso dell’oratorio privato in cui, quando non poteva recarsi in chiesa, prendeva parte alla Messa e faceva la comunione.

Quando pregava la beata aveva presente tutte le necessità degli uomini buoni e cattivi. Sovente era rapita in estasi e vedeva ora S. Pietro apostolo che la esortava a pregare per i bisogni della Chiesa, ora S. Pietro martire che la esortava a pregare per la propagazione della fede e l’estirpazione dell’eresia, ora la Madonna con il Bambino Gesù in braccio che le esprimeva in mille diverse maniere quanto gradiva la recita del rosario.

A volte pregava, sollevata da terra, dinanzi alla croce che aveva fatto piantare nel suo piccolo giardino in cui coltivava i fiori di cui aveva bisogno per adornare gli altari.

Più cresceva nell’amore di Dio e del prossimo e più la B.. Maria Anna desiderava patire benché non avesse mai perso l’innocenza battesimale. Fu sovente udita dire che non le sarebbe parso di vivere se non avesse avuto da soffrire qualche cosa a imitazione di Cristo crocifisso. Digiunava a pane e acqua quattro volte la settimana in avvento, in quaresima e nelle vigilie delle grandi solennità, indossava cilici, portava catenelle ai fianchi, corone di spine sul capo, si flagellava, con il permesso del confessore, al quale ubbidiva sempre ciecamente per vincere gli scrupoli ai quali andava soggetta. Tutti i venerdì dell’anno prendeva il suo breve sonno abbracciata a una grande croce che teneva distesa sul letto, e che talvolta si caricava sulle spalle per fare processioni di penitenza attraverso i vialetti del suo giardino meditando la Passione di Gesù. Stupisce poi come facesse a rimanere sospesa per tre ore alla croce che aveva fatto erigere nel suo giardinetto, benché soffrisse dolori di stomaco.

La preghiera della beata, unita a tanto patire, otteneva infallibilmente le grazie che chiedeva per sé e per coloro che ricorrevano al suo aiuto. Del resto sapeva che cosa chiedere al Signore e come chiederla, perché conosceva gli occulti pensieri del prossimo, vedeva le cose lontane come presenti, prediceva con certezza il futuro e sapeva come ridurre sul retto cammino gli erranti, confermare nella virtù i buoni, illuminare i dubbiosi e consolare gli afflitti nel corpo e nello spirito. Di questi doni soprannaturali provava confusione e, quando il confessore la obbligò a mettere per scritto le grazie che Dio le aveva concesso, si ritenne la più grande peccatrice del mondo e la più spregevole creatura benché dal suo corpo si sprigionassero soavi fragranze e dal suo volto luci misteriose.

Per i favori che la B. Maria Anna otteneva da Dio ai suoi devoti e ammiratori, grandi erano le elemosine che da essi riceveva. La beata le consegnava integralmente al suo confessore, il quale ne destinava parte al convento e parte ai poveri. Un giorno disse ad un amica che la compassionava perché da Madrid era partito un signore che la soccorreva generosamente: “Tacete, tacete. Non sapete che quando va via un maggiordomo, Iddio ne manda un altro?”.

Per sé o per i parenti bisognosi Maria Anna non chiedeva mai niente. Sollecitava invece la carità dei buoni per i poveri, specialmente se vergognosi, i malati, gli schiavi cristiani, le giovani che non avevano la dote necessaria per sposarsi o per monacarsi, le chiese e i conventi poveri. Con le offerte che riceveva tutti i giovedì dell’anno faceva fare l’esposizione del SS. Sacramento nella chiesa di S. Barbara e, in onore dell’Immacolato Concepimento di Maria SS., si adoperò perché nella stessa chiesa fosse eretto un altare. Quando, nella direzione della sua anima, e al P. Giovan Battista del SS. Sacramento, successe il P, Giovan Battista da S. Giuseppe, costui, per saggiare la virtù della sua nuova figlia spirituale, la mandò diverse volte a chiedere elemosine per le vie di Madrid con un giumento per la costruzione della chiesa. Ella obbedì prontamente benché fosse molto amante della vita ritirata e del silenzio. A un religioso il quale temeva che si intiepidisse nel servizio di Dio per la molteplicità delle sue opere rispose: “Padre mio, non si preoccupi, né pensi che, sebbene io esca a visitare gli infermi, mi trattenga a dare ascolto a tante diverse persone, discorra di vari affari, conversi con persone di diverso sesso, mi allontani un solo istante dalla presenza di Dio. Questo non avviene mai”.

All’inizio del 1624 la beata, prostrata da tante penitenze, cadde gravemente malata, ma ai Padri Mercedari che già la piangevano morta disse che non era quella l’ultima sua infermità. L’11 aprile dello stesso anno fu colpita da pleurite. I Padri che l’assistevano le suggerirono di chiedere a Dio la guarigione, ma ella rispose loro dicendo che intendeva conformarsi in tutto alla sua volontà. Chiese tutti i sacramenti. Riteneva infatti che quella fosse la sua ultima malattia perché una gioia inesprimibile le aveva invaso l’anima,. Molti madrileni accorsero al suo capezzale per baciarle le mani o farle toccare oggetti di devozione. Diversi peccatori ritornarono sul retto sentiero alle sue ultime raccomandazioni.

Anna Maria di Gesù morì nella notte di giovedì 17-4-1624 e apparve a diverse persone. In quel momento il convento dei Padri Mercedari fu invaso da un soavissimo profumo. Sulla sua tomba i miracoli si moltiplicarono. Clemente XIII il 9-8-1761 ne riconobbe l’eroicità delle virtù, e Pio VI il 13-5-1783 la beatificò. Il corpo di Maria Anna è conservato incorrotto nella chiesa di S. Barbara. Nel corso dei secoli ne furono fatte quattro ricognizioni. Alla prima, avvenuta a tre anni dalla morte, fu presente anche il Card. Di Trejo, suo confidente. L’ultima ricognizione fu fatta nel 1924, terzo centenario della sua morte.



Sac. Guido Pettinati SSP,

I Santi canonizzati del giorno, vol. 4, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 220-225.

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