ATTO (puro)

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". ATTO (puro): Si ricollega alla teoria aristotelica dell\’essere diviso in atto e potenza. Eraclito aveva ridotto tutta la realtà al movimento; Parmenide invece l\’aveva concepita come essere unico intelligibile, negando il movimento.

Aristotile appunto per spiegare il movimento o il divenire così evidente delle cose venne a scoprire che l\’essere del mondo ha necessariamente due momenti: uno d\’indeterminatezza, di povertà, di capacità di sviluppo; l\’altro di determinazione, di acquisto e di arricchimento. Esempio; il germe che diventa pianta. Il primo momento è chiamato potenza, l\’altro atto. La potenza dice realtà limitata che può andare fino al minimo, ai confini del nulla, come la materia prima; l\’atto invece importa ricchezza di realizzazione e quindi di essere. L\’atto scandisce la marcia dell\’essere verso una perfezione sempre maggiore e però quanto più una cosa è atto tanto più è ricca di perfezione, cioè è ricca di essere. Si può pensare e può esistere un Ente che sia tutto atto senz\’alcuna potenza: esso sarebbe così tutta la perfezione cioè tutto l\’essere. senza possibilità di sviluppo e quindi di mutamento. Questo Ente è Dio, detto Atto puro, perché è l\’Essere sussistente (v. Essenza), pienezza di essere e perciò immutabile. S. Tommaso, sulle tracce di Aristotile, intendendo il moto come passaggio dalla potenza all\’atto, prova (nella 1.a via) l\’esistenza di Dio come Motore immobile, che muove tutto senza muoversi, cioè come atto puro, fonte d\’ogni perfezione, possesso pieno dell\’essere, di cui il mondo partecipa con la creazione e a cui tende col suo divenire, come al suo proprio fine.