ARIANESIMO

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". ARIANESIMO: eresia trinitaria sorta ad Alessandria sul principio del IV secolo. Ne fu autore Ario, prete alessandrino, formato però alla scuola Antiochena sotto Luciano.

Capisaldi di questa eresia: a) il vero ed unico Dio è “ingenerato” e incomunicabile alle creature; b) per creare il mondo Dio generò il Verbo, il quale, avendo avuto un principio, non è Dio, ma un intermediario tra Dio e il mondo; c) il Verbo perciò è di una sostanza diversa da quella divina (del Padre) e si dice Figlio del Padre non in senso proprio e naturale, ma in senso adottivo. Ario evidentemente attinge gli elementi della sua eresia un po\’ dallo Gnosticismo (Dio trascendente e l\’Ente intermediario tra Dio e il mondo: subordinazianismo), un po\’ dalla teoria erronea dell\’Adozianismo (v. questa voce) professata da Paolo Samosateno ad Antiochia nel III secolo. Ammonito dal suo patriarca Alessandro, Ario non smise le sue false opinioni, ma lasciò la sua Diocesi e si rifugiò presso l\’amico Eusebio di Nicomedia, in Asia Minore, dove continuò a divulgare i suoi errori anche con la composizione letteraria «Thalia», Un misto di prosa e di poesia per il popolo.
Nel 325 si riuniva il Conc. di Nicea, in Bitinia, presente Costantino imperatore e più di 300 vescovi: fu definito che il Verbo è della stessa sostanza del Padre, (= consostanziale), e perciò vero Dio uguale al Padre. S. Atanasio prima come diacono, poi come patriarca di Alessandria fu l\’anima del Concilio e di tutta la lotta contro la grande eresia la quale nondimeno continuò a serpeggiare sotto forme insidiose (vedi Semiariani).
SEMIARIANI: epigeni dell\’Arianesimo (v. questa Voce) cercano attraverso insidiose sottigliezze di sabotare la definizione di consostanziale: detto del Verbo riguardo al Padre). Le principali sette semiariane sono:
1) degli Anomei (da dissimile), fondati da Aezio e da Eunornio, detti perciò anche Eunomiani, i più vicini all\’Arianesimo. Insistendo sul concetto di ingenerato proprio di Dio, negavano la divinità del Verbo e la Sua consostanzialità col Padre, per la ragione che Esso è generato, Figlio unigenito. Contro di essi combattono vigorosamente S. Basilio e S. Gregorio Nisseno (v. Anomeismo).
2) degli Omei (da simile), detti pure Acaciani (da Acado di Cesarea +366): il Verbo, secondo essi non è consostanziale al Padre, ma è soltanto simile a Lui (v. Acacìani).
3) degli Omoiusiani (= di sostanza simile) principali tra i Semiariani, detti anche Basiliani (da Basilio d\’Ancira, +366): sostengono che il Verbo non è della stessa sostanza del Padre, ma di una sostanza simile a quella del Padre. S. Atanasio e i Cappadoci (S. Basilio, S. Gregorio Nisseno e S. Gregorio Nazianzeno) tentarono, nei limiti del possibile, una via di conciliazione in mezzo a tante aberrazioni: lo fecero mantenendo ferma, la definizione nicena nella sua portata sostanziale, ma non insistendo più sulle parole. Misura di prudenza e non ritrattazione della dottrina prima difesa, come ingiustamente hanno insinuato alcuni critici moderni, che parlano perfino di Neo-nicenisti!
Acaciani: seguaci di Acacio, discepolo di Eusebio e suo successore come Vescovo di Cesarea di Palestina (340-366). Acacio seguì le orme di Eusebio favorendo e abbracciando l\’Arianesimo sotto una forma mitigata. Uomo ambizioso e incoerente, egli fa deporre S. Cirillo Patriarca di Gerusalemme (357), diventa capo-setta ai Sinodi di Seleucia, di Costantinopoli (359-60) e domina la situazione sotto l\’imperatore Costanzo. Sotto Gioviano accetta la fede nicena (contro Ario), sotto Valente ritorna all\’eresia ariana finché viene deposto dal Sinodo di Lampsaco (365). Acacio e i suoi seguaci sono chiamati anche Omei dal termine “simile”, che compendia la loro dottrina. Essi rigettano l\’Anomeismo (v. questa voce) di Aezio e di Eunorrio, che insegnavano la dissomiglianza tra il Padre e il Figlio; non ammettono la consustanzialità definita al Conc. di Nicea (325) e neppure la teoria dei semiariani seguaci di Basilio d\’Aneira, che volevano tra Padre e Figlio una somiglianza sostanziale; ma si fermano al concetto di semplice somiglianza tra le due Persone divine, appellandosi a S. Paolo, che chiama Cristo immagine del Padre. Secondo S. Ilario questa somiglianza proposta dagli Acaciani riguardava soltanto la concordia della volontà del Figlio con quella del Padre. In altri termini questi eretici ritornavano all\’Arianesimo in pieno.