9.e) LE DUE ECONOMIE (IV)

Di PADRE LUIGI TAPARELLI D\’AZEGLIO S.I., "Civiltà Cattolica", Serie III, vol. III, 21 Agosto, 1856, pp. 611-624. §. VI. Il Bastiat conferma la nostra dottrina. Sommario 1. Opportunità di tale apologista. – 2. Accusa anch\’egli i primi principii eterodossi. – 3. L\’economia è puramente utilitaria. – 4. L\’interesse è fondato sull\’epicureismo – 5. e sull\’uomo animalesco. – 6. Vana scusa fondata in falso concetto. – 7. Ne nasce falsità storica – 8. e soluzione incompiuta della prima obbiezione – 9. ove difende l\’errore storico colla falsa idea di natura umana. – 10. Seconda risposta, due morali. – 11. Falso che esse cospirino moralmente. – 12. L\’interesse prevale alla morale. – 13. Desta ad insurrezioni – 14. e però non è progressiva. – 15. Epilogo della prima censura. – 16. Altro esempio di teoria insufficiente. – 17. Fonda il libero commercio in falso concetto della natura. – 18. Incompiuta risposta al dilemma. – 19. La Provvidenza non fallisce ai bisogni. – 20. Conclusione.

1. Sebbene la descrizione da noi presentata dell\’economia eterodossa, apparisca corredata e sostentata non solo dalla logica dei raziocinii, ma dall\’autorità di parecchi economisti, e quel che più monta, dallo sperimento dei fatti; pure certe anime buone che non giudicano possibili errori così grossolani, o si affidano troppo ciecamente alle proteste di onestà e di rettitudine e al buon volere degli animi onesti ma illusi, saranno tentate di sospettare equivochi o abbagli nell\’idea da noi descritta dell\’economia eterodossa. Né sappiamo dolerci di tal loro titubanza essendo pur troppo frequente nei confutatori l\’uso di attribuire agli autori confutati conseguenze forse legittime, ma dagli avversarii positivamente rifiutate. Non crediamo che tal rifiuto basti sempre a giustificare, non essendo buona scusa il porre i lettori nell\’alternativa o di negar la logica o di abbracciar conseguenze funeste. Ma nel caso nostro ciò poco monta: giacché tutto ciò che abbiam detto intorno ai principii dell\’economia eterodossa, viene in sostanza dagli economisti medesimi riconosciuto come merce della loro fabbrica, E noi per togliere ai lettori ogni dubbio, addurremo ed esamineremo le testimonianze di uno dei più celebri e più recenti scegliendo inoltre fra coloro che hanno sembianze più oneste, e nel momento appunto in cui il valente ed onesto scrittore s\’ingegna di tessere l\’apologia della sua scienza contro chi l\’accusa di poca moralità. Se in tal momento un tal uomo conferma le nostre accuse, chi potrà più sospettarle di esagerate? E poiché il chiarire gli errori dell\’apologista può tornare a grande utilità delle vere dottrine; a mano a mano che citeremo le autorità con cui si professa l\’errore, aggiungeremo qualche cenno di critica per cui gli si tolga ogni maschera.
L\’Autore che vi presento é il celebre Federico Bastiat; il quale in due operc principalmente si erge difensore della politica economia; vale a dire nei Sofismi economici, seconda serie, capo secondo intitolato Deux morales, e nelle Armonie economiche dedicate da lui alla gioventù francese per premunirla contro il comunismo mostrando l\’economia amica della libertà.

2. Cominceremo da questa seconda, perchè l\’autore professa di risalire in questa ai fenomeni primordiali della sensibilità ed attività umana nelle nebbiose regioni della metafisica, affine di trattare con sodezza e non isfiorar leggermente le quistioni (19). Qui dunque nel secondo capo, intitolato Bésoins, efforts, satisfactions, dopo aver deplorata l\’anarchia nelle idee e nei fatti (notate che pubblicava la prima volta questo capo nel Settembre 1848), promette d\’indagare le naturali armonie dell\’economia politica colle altre scienze morali. Ed a tal fine: «l\’economia, dice, ha per soggetto l\’uomo, ma non tutto l\’uomo; giacché la parte più simpatica di lui, pietà, amore, amicizia, patriottismo ecc., tutto è stato invaso dalla Morale; la quale all\’economia sua sorella altro reame non lascia che le gelide regioni dell\’interesse». Come vedete non solo l\’autore concede ciò che abbiamo detto, l\’economia etorodossa appoggiarsi solo sull\’interesse, ma prende a difendere questa esclusività di tendenza per proposito deliberato. Ed ecco le prove a cui ricorre.

3. «Di che si tratta nell\’economia politica? Di contratti fra persone ignote che null\’altro scambievolmente si debbono che la pura giustizia, e che difendono e cercano di far prevalere degli interessi: pretenderne altro egli è un volerla distruggere» (20).
La scienza dunque dell\’economia non ha altra regione che quella dell\’interesse, perché riguarda l\’uomo nell\’atto del contrarre una permutazione, e i due contraenti non hanno altro debito scambievole che la rigorosa giustizia. Così egli conferma ciò che abbiam detto: ogni idea di benevolenza, di equità, di carità cristiana è esclusa dalla economia eterodossa.

4. Spieghiamo ora un po\’ meglio che cosa sia secondo il Bastiat codesto interesse, e vedrete non essere altro che un rampollo del più smaccato e grossolano epicureismo. L\’uomo, ecco le sue sentenze, (sia egli materiale o spirituale non entriamo in tal questione) «l\’uomo come essere passivo è soggetto a sensazioni or penose or piacevoli. Come attivo si sforza d\’allontanar le prime e di moltiplicar le seconde; e codesto sforzo è pena anch\’esso, ma pena con cui si tenta rimuovere l\’altra pena del bisogno e giungere al termine che è la soddisfazione ossia il godimento. Or poiché pena e godimento sono affezioni della persona, noi non possiam dubitare che l\’interesse personale non sia la molla maestra dell\’umanità» (21).
In queste poche parole vede il lettore ciò che nei precedenti paragrafi abbiam notato: l\’economia eterodossa riguardare nell\’uomo soltanto la parte animalesca (l\’uomo sensitivo), e dalle tendenze animalesche pretendere d\’inferire quale sarà, regolamente parlando, l\’andamento degli uomini nell\’uso dei loro averi. Questa inferenza sembra all\’autore un assioma indubitabile: nous ne pouvons pas douter que l\’intérét personnel ne soit le grand ressort de l\’humanité. Si fosse almen contentato di dire UN des grands ressorts (22)! Ma col dire LE grand ressort, egli viene a mostrare che per interesse principalmente l\’uomo opera; giustissima conseguenza dell\’avere stabilito per primo principio economico l\’uomo animalesco, la sensibilité.

5. E che? Non è dunque l\’uomo dotato anche di ragione colla quale conosce e doveri e diritti, e questi or più or meno urgenti e rigorosi? E dal conoscerli non dee nascere in lui un impulso ad operare così o così nella dispensazione dei proprii averi? E questo impulso universaleggiato nella società non debb\’egli produrre fenomeni totalmente diversi da quei della sensibilità e dell\’interesse?
Se questo è pienamente evidente, evidente del pari sarà che una economia fondata unicamente sul principio dell\’interesse sarà un\’economia monca, incapace di render ragione di tutti i fenomeni economici così nella storia del passato, come nella preveggenza dell\’avvenire: e il sig. Bastiat verrà fra poco a confermare col fatto questa insufficienza del suo sistema a spiegare la storia. Frattanto per altro udiamo la difesa ch\’egli fa dell\’aver così concentrata l\’economia nel solo interesse.

6. «Grande ingiustizia, dic\’egli, rimproverare alla nostra scienza di non avere le bellezze e l\’unzione della morale. E non vedete che questo sarebbe un trasnaturarla? Se le convenzioni umane che hanno per obbietto la ricchezza sono il soggetto della scienza economica; se in queste convenzioni concorrono persone ignote, che nulla si debbono scambievolmente e che non badano che alla giustizia e all\’interesse; perché pretendere da noi entusiasmi sentimentali ed eroismo di sacrifizii?» (ivi pag. 40.)
Perdonate sig. Bastiat; niuno chiede a voi né sentimentalismo né eroismi: vi si chiede la pura verità del fatto economico e un\’adeguata spiegazione dei fenomeni che presenta. Se volete chiamare economia la scienza dei giureconsulti i quali chiariscono i rigorosi diritti di ciascuna parte; sarà quistione di vocaboli in cui non veggiamo perché vogliate sostituire la voce economia alla voce giurisprudenza. Se poi colla scienza di economia pubblica intendete spiegarci i fenomeni che debbono accadere nell\’uso degli averi fra gli uomini, vale a dire fra persone mosse e dal senso e dalla ragione, e libere a far prevalere o questa o quello; allora il chiedervi che nella scienza teniate conto d\’amendue codesti principii, egli è un chiedervi la pura verità di fatto e la piena rettitudine del raziocinio: egli è un chiedervi che non dimentichiate ciò che voi stesso avete scritto non doversi mai dimenticare (23).

7. Avete bell\’abbassare l\’uomo quanto vi piace riducendolo a pura sensibilità; l\’uomo non cangerà perciò di natura: e la storia che registra con orrore gli eccessi dell\’auri sacra fames, registrerà ugualmente, ma con venerazione, tutto il bene che la liberalità e la carità hanno prodotto nell\’ordine temporale. E la scienza economica se vorrà essere compiuta nello spiegare la produzione e la distribuzione delle ricchezze; mentre parla della ricchezza prodotta da agricoltori, mezzaiuoli e da amministratori stipendiati, non dovrà tacere di quella che si produce or dalle colonie dei Trappisti, or da gratuiti amministratori delle pie congregazioni. Se vorrà mostrarci che per forza di interesse la ricchezza va a distribuirsi fra il proprietario, il capitalista, il bracciante e l\’esattore; dovrà mostrarci eziandio, che ove regna la carità cattolica la porzione del capitalista e del proprietario scende in gran parte come balsamo sulle braccia dell\’operaio, ragguagliando con la generosità ciò che venne disuguagliato dalla fortuna. Se vorrà parlarci della sproporzione che passa sotto le influenze puramente naturali fra gl\’incrementi della ricchezza e quelli della popolazione; non dovrà tacere come l\’istituzione del celibato cattolico e l\’apoteosi della verginità e della povertà evangelica rimettano in bilico le squilibrate bilance. Se voi, signor Federico, aveste introdotto codesto elemento ragionevole nei vostri calcoli economici; chi sa quanto avrebbe potuto cambiare quel vostro primo capitolo della seconda serie dei Sofismi economici, ove introducete ed abbominate una teocrazia che spoglia il popolo promettendogli d\’aprirgli la porla del Cielo, e giunge ad imbestiarlo a tal segno ch\’egli divenga incapace di produrre.
Ecco qual è, se non andiamo errati, l\’adeguata funzione della scienza economica che dagli economisti eterodossi mai non sarà pienamente adempiuta per la gretta maniera con cui contemplano il loro mezzo-uomo dando al suo operare per molla precipua il materiale interesse: di che debbon nascere non di rado soluzioni incompiute ed erronee, delle quali il Bastiat medesimo potrà somministrarci non pochi esempi.

8. E il primo lo trarremo da quell\’altra apologia degli economisti presentata da lui nella seconda serie dei Sofismi economici capo 2° Deux morales. Si propone egli colà di mostrare l\’armonia fra i moralisti e gli economisti: ed avendoci prima mostrato in quante maniere la rapina (spoliation) si eserciti nella società: «come? domanda a sé medesimo; la rapina sarà dunque inevitabile, necessaria condizione della società; e ci troveremo nell\’alternativa di veder sempre rubare o per violenza ai deboli, o per frode agli scimuniti? E\’ dunque sì malvagia la natura umana che non si possa sperare altro di meglio?».

9. «Sono fosche, rispondete, le tinte del quadro, ma non è mia colpa se tale é l\’uomo, se il suo cuore è insaziabile nei desiderii, se a soddisfarli ci vuol del lavoro, se il lavoro dispiace all\’uomo, se da tal dispiacenza congiunta col desiderio di godere, nasce il perpetuo sforzo per accrescere i proprii piaceri addossando per forza o per frode il lavoro alle spalle altrui. Tale è l\’uom della Storia e la Storia noi non possiamo cancellarla».

10. La confessione è esplicita e chiara; e la nostra accusa contro l\’economia eterodossa viene addotta qui dal Bastiat come una giustificazione degli economisti. Essi fanno dell\’uomo un selvaggio, perché tale, dicono, è l\’uomo per natura (e tal è logicamente l\’uomo epicureo, l\’uom sensitivo). Siccome per altro l\’apologista sentiva il debole di tal risposta, passa tosto alla seconda. «Grazie al cielo, dice, non ostante la mania di tutto godere, di tutto assorbire negli individui, si vede nell\’universo una generale tendenza a ripartire equamente i godimenti e le pene. Dunque dobbiam dire esser posta dalla Provvidenza nella società una forza, una legge che tende a rimuovere l\’iniquità e a mettere in atto la giustizia. Or qual è questa forza, questa legge?
«Poiché in ogni atto malefico noi possiam riguardare due termini, cioè l\’agente e il paziente; si vede che quell\’atto può cessare o perché l\’agente si astiene, o perché il paziente comincia a resistere. Quindi due cospiranti al bene; la morale religiosa o filosofica e la morale economica. La morale religiosa si volge all\’agente e gli dice: doma le tue passioni, sacrifica i tuoi interessi. La morale economica si volge al paziente e lo stimola a riagire contro le azioni che lo feriscono, rendendo così l\’oppressione difficile e pericolosa. La religiosa vitupera l\’atto reo per sè, l\’economica lo vitupera pei danni che produce. Il trionfo del moralista è più bello se riesce: quello dell\’economista è più facile a riuscire e più sicuro. Queste due forze cospirano dunque a far cessare l\’atto reo, la prima coll\’arrestarne l\’agente, la seconda col contrapporgli la reazione del paziente. Perché dunque, domanda il Bastiat perché rifiutare la seconda mentre cospira colla prima?».

11. Il lettore già ha risposto nel cuor suo: rifiutiamo la seconda, perché se cospira materialmente nel caso particolare, contrasta però moralmente per la dottrina a cui si raccomanda: perché esortando alla resistenza per amor delle ricchezze si oppone diametralmente a chi inculca il disprezzo delle ricchezze per ottener che cessi l\’azion malefica della resistenza. Se gli economisti ammettessero, come si ammettono dai cattolici, quelle due tendenze nell\’uomo che l\’Apostolo delle genti chiamava legge della mente e legge delle membra; ma soprattutto ammettessero che la seconda debb\’essere subordinata alla prima; si comprenderebbe quella cospirazione asserita dal Bastiat. In fatti non vi è moralista assennato fra cattolici che non consigli nella educazione l\’uso di far cospirare le tendenze animalesche colle ragionevoli, confortando poi queste col sentimento religioso. Ma se questo si ammettesse dal Bastiat, farebbe egli più della natura umana quella turpe descrizione con cui ce la rappresenta schiava del piacere e nemica del lavoro (Attrait pour les jouissances, répugnance pour la fatigue). Altro è che nella natura vi sia anche la tendenza al piacere, altro che l\’uomo ne sia schiavo. Se la ragione gli è data appunto per dominar codesta tendenza, perché porre solo in questa la molla principale del suo operare? Ma il Bastiat che non comprende se non mezzo l\’uomo, è naturale che osi invocare a conferma di tal dottrina la storia, quella storia che dai primordii del cristianesimo fino a noi non cessa di rappresentarci a migliaia le schiere di coloro che vendeano il loro patrimonio per distribuirne il prezzo tra i fratelli. L\’incredulo Economista non vide pur troppo ciò che oggi forma l\’ammirazione e l\’entusiasmo d\’Europa, l\’eroismo del clero e delle Suore in Crimea: ma fu egli codesta novella creazione del 1855, o non piuttosto un piccolo episodio, un\’ultima scena di quel dramma eroico che i figli eletti del cristianesimo rappresentano da più di diciotto secoli, la cui storia non doveva essere ignota al signor Federico?

12. Ecco come il Bastiat considerando nella natura dell\’uomo puramente la parte più grossolana, fu costretto ad eliminare dalla storia una lunga serie di fatti che doveano calcolarsi e spiegarsi. Falsato così l\’uomo e la storia, chi non vede che codesta economia lungi dal cospirare colla morale, la impugna? Mentre la morale da un canto dice all\’agente: Sacrifica i tuoi interessi, l\’economia dice al paziente: difendi i tuoi, ne hai il diritto. Se l\’agente e il paziente fossero due persone totalmente separate s\’intenderebbe che i due precetti potessero cospirare. Quando il cocchiere trattiene con la briglia il cavallo di sinistra, e sferza ad un tratto quel della destra, egli ottiene dal concorso d\’amendue i cavalli un effetto composto al quale amendue cospirano, e fa voltare il timone e il cocchio. Ma l\’agente e il paziente del sig. Bastiat non sono già distinti e diversi come il cavallo destro dal sinistro: quello che oggi è agente, domani è paziente; quello che oggi vende, domani compra: quello che oggi tratta col più ricco e più potente, domani fa il prepotente col più povero e più fiacco di lui. Ciò posto, se ieri voi avete fatta al paziente l\’esortazione a reagire contro gli oppressori per amor di ricchezza o d\’ingrandimento; come potete sperare che oggi egli sia disposto a sacrificare codesti interessi pel bene del prossimo?
Lo vedete, lettore: l\’esortazione dell\’economista è precisamente l\’opposto di quella del moralista cattolico di cui tende a distruggere ogni influenza. E poiché, al dir del Bastiat, il trionfo dell\’economista è più facile e più sicuro; si può scommettere cento contro uno che il volgo imparerà meglio assai la morale che gli ispira una giusta diffidenza contro gli oppressori per rendere l\’oppressione difficile, di quell\’altra morale che gli suggerisce il sacrifizio coi movimenti dell\’eloquenza e col premio dell\’ammirazione e della simpatia (pag.130).

13. Se non che l\’economista francese aggiunge forza al suo argomento col mostrare che l\’economia non solo eccita l\’oppresso alla reazione, ma dimostra anche all\’oppressore che l\’atto malefico produce pericoli, provoca rappressaglie, esige precauzioni costose (pag. 130). Ma se l\’Autore credesse ottenere con questo la conversione dell\’oppressore, davvero che mostrerebbe una ingenuità indegna d\’uomo che conosce il mondo. Ma no, lode al vero, l\’Autore non ispera tanto; egli lascia alla morale religiosa il convertire gli oppressori; e per l\’economia politica si contenta che riesca ad illuminare gli oppressi; que la morale religieuse touche donc le coeur si elle le peut des Tartufes, des Césars, des colonistes, des sinecuristes, des monopolistes etc. La tàche de l\’èconomie politique est d\’éclairer leurs dupes (pag. 132). Solo confida che la luce dell\’economia produrrà nell\’universale l\’odio dell\’oppressore e la simpatia verso l\’oppresso. Non sappiamo quanto abbia di probabile questa speranza: ma dato che realmente essa ottenga l\’effetto, erano eglino necessarii i calcoli economici per rendere simpatica la vittima e odioso l\’oppressore?

14. L\’Autore conchiude interrogando quale delle due morali più efficacemente si travagli pel progresso sociale; e risponde che la morale difensiva degli economisti; giacché molte volte l\’audacia degli oppressori fu vinta dalla viril resistenza degli oppressi; laddove egli non trova memoria di un oppressore, il quale desistesse spontaneamente dal mal fare. Si vede che la memoria storica del Bastiat non è sempre fedelissima, o certo poco versata nelle storie della Chiesa. Ma dato anche che la resistenza virile fosse più efficace ad impedire il fatto dell\’oppressione; sarebbe opportuno il calcolare quante volte gli oppressi che resistono, si trasformino in giacobini oppressori; paragonare quanti mali tengono dietro alla resistenza coi mali prodotti dall\’oppressione; e trovata finalmente l\’ultima cifra, converrà ricordarsi ch\’ella rappresenta un vantaggio puramente materiale e non, come l\’autor suppone, un progresso sociale.

15. Conchiudiamo dunque riepilogando l\’analisi dell\’apologia e della risposta. Secondo il Bastiat l\’uomo essendo per natura schiavo del piacere e nemico della fatica, chi vuol procurare il bene della società non può trovar mezzo più efficace che stimolare gli oppressi alla resistenza: e questo appunto è ciò che procacciano gli economisti.
In questa prima ragione è falsa l\’idea di natura umana: la quale se propende al piacere per istinto, s\’inclina al dovere per ragione, e molto più quando è confortata dalla Fede.
Calcolare soltanto l\’elemento animalesco per fabbricarvi sopra la scienza economica, egli è un fondarla sul falso.
La storia viene invocata dal Bastiat per testimoniare in favore della sua teoria: e pure la storia appunto è quella che la combatte. Poiché se da un canto ella mostra nel paganesimo e in certe parti corrotte della società cristiana il trionfo dell\’uomo animalesco; ella mostra in altre parti meraviglie di disinteresse e di sacrifizio.
Secondo il Bastiat, la morale dell\’economista che alla vittima suggerisce la resistenza, cospira (ma più utilmente) con la morale cattolica che tenta convertire l\’oppressore. Ma il vero è che, se anche quella resistenza non producesse talvolta mali maggiori, la scienza economica coi principii per cui la suggerisce tende ad abolire la morale cattolica. Giacché questa per cessare l\’atto malefico persuade il rinunziamento dei beni della terra; quella per istigare a resistenza si sforza di ubriacare i popoli colla mania di arricchire e di godere.
Questa mania, secondo il Bastiat, dovrebbe produrre il progresso sociale, e può sembrar che abbia ragione se progresso sociale egli chiama l\’aumento dei materiali vantaggi. Il vero è per altro che codesti principii eterodossi incominciano a rendere impossibile il vero progresso sociale, che è l\’ordine di giustizia e la tranquillità della pace, e scatenando tutte le passioni più selvagge, arriva per ultimo a trasformare la società in regno di cannibali e a seppellir sotto le rovine dell\’ordine gli stessi materiali incrementi.

16. Fin qui le osservazioni intorno al capitolo Deux morales nei Sofìsmi economici: tornino ora le Harmonies a presentarci un altro esempio delle lacune e degli errori che s\’introducono nell\’economia pel falso principio, su cui si vuole appoggiarla, dell\’uom puramente sensitivo ed operante in materia di ricchezza per puro interesse. Parla egli nell\’introduzione di questo libro alla gioventù francese: e bramoso d\’inculcare a lei il gran domma economistico del libero commercio: incomincia dal propor questa quistione: gl\’interessi umani abbandonati a sé stessi sono eglino in armonia o in antagonismo? «Due sono, risponde il Bastiat, le soluzioni, una è dei socialisti che veggono antagonismo radicale negli interessi e ne deducono la necessità di riorganizzare artificialmente gli interessi e la società. L\’altra è degli economisti, che tutti gl\’interessi veggono legati da generale armonia, e questi non chiedono violenza ma libertà» (pag. 4).
«Quando uno è convinto, soggiunge il Bastiat, che il liquido tende per natura a livellarsi; non trova maniera più sicura per rendere perfetto il livello che quella di lasciarlo in piena libertà».

17. Qual valore ha questa argomentazione del sig. Federico? Tutto quel valore che può avere il paragone della società umana col liquido che tende a livellarsi. Or qual è la ragione per cui tale è la tendenza del liquido? E\’ l\’omogeneità delle sue molecole. In fatti versate in un vaso liquidi di varia natura e però di varia gravità specifica, e ne avrete quei varii strati che i fisici vi mostrano nell\’ampolla qual prova appunto della varia gravità. Anzi un liquido solo ponetelo nella caldaia sul fuoco, e lo vedrete agitato da sobbollimento perpetuo per la disuguale quantità del calorico delle molecole.
Or la natura umana è ella veramente un composto omogeneo? Quando si parla di libertà (è il Bastiat medesimo che ce lo ricorda) non bisogna mai dimenticare il libero arbitrio e la fallibilità della mente per cui si possono formare i giudizii e le risoluzioni (24). Aggiungete a questo che l\’uomo non è sospinto come le molecole del liquido dalla sola tendenza al basso: egli trova nella ragione e nel cuore quella luce e quel calorico che può sollevarlo alle più alte regioni del cielo. Componete con questi elementi quell\’oceano che chiamiamo la società; e diteci poi se lasciargli la libertà sia la maniera più sicura per renderne perfetto il livello. In quanto a noi crediam conoscere ad evidenza, che lasciato a codeste molecole umane il libero uso delle lor forze fisiche e delle morali; dovrà accadere che le forze fisiche opprimano gli onesti poco badando al diritto; e le forze morali soccombano opponendo gravi difficoltà alle vie di fatto alle quali difficilmente si acconciano le persone oneste. Ed appunto per questo il signor Bastiat invocava poc\’anzi la morale economica, la morale dell\’interesse; affinché il paziente impari a resistere contro l\’agente.

18. Quindi voi vedete come era monco il dilemma della prima interrogazione; allorché domandava se gl\’interessi sieno in armonia o in antagonismo per inferirne che si lascino o non si lascino in libertà. Chi avesse voluto pienamente rispondervi; avrebbe dovuto dire, che gl\’interessi umani non sono né pienamente armonici, né pienamente contrarii. Sarebbero armonici se tutti gli uomini si governassero con la ragione, perché la ragione dice il medesimo a tutti, e il bene della giustizia può parteciparsi da tutti, senza che nulla se ne perda da ciascuno. Ma poiché gli uomini volgari (e parlo anche del volgo azzimato) si lasciano guidare dal senso, il cui bene non può godersi dall\’uno senza che venga meno all\’altro; l\’interesse di codesti uomini trovasi necessariamente in antagonismo; e abbandonato a se stesso porta la società a quel sobbollimento perpetuo che soffre il liquido nella caldaia per la disuguale saturazione delle molecole.

19. Né per questo dobbiam dire imperfetta l\’opera della Provvidenza (25), non essendo colpa di lei che gli economisti abbian voluto sbranar l\’uomo in due parti, e rinunziare ad un tempo all\’influenze della ragione e a quelle della fede e della grazia, colle quali ella vorrebbe correggere gl\’impeti disordinati dell\’uomo animalesco.

20. Ecco, lettor gentile, alcuni saggi coi quali uno dei primi economisti moderni conferma le nostre censure. Non siam più noi ma è Federico Bastiat che, mentre si fa apologista dell\’economia, confessa candidamcnte che gli economisti tutto hanno appoggiato sull\’interesse, ahbandonando ai moralisti tutti i nobili sentimenti del cuore umano. Esso confessa che tratta gli uomini come se fossero gli uni agli altri perfettamente ignoti, né debitori di altro che di rigorosa giustizia (e Dio sa di qual giustizia si parla; che non vogliamo cercarlo). E con tal principio essi prendono a spiegare tutti i fenomeni della produzione e distribuzione delle ricchezze. Ma essendo falso il principio, falsa dee nascerne la spiegazione: e in fatti vedeste il Bastiat non ravvisar nella storia se non malvagità ed oppressione, sebbene confessi che di mano in mano, merce la reazione destata dagli economisti. vanno cessando le disuguaglianze fra i popoli.

 NOTE
(19) Bastiat Harmonies économiques. Paris Guillaumin 1854 pag. 45, 46.
(20) Harmon. écon., ivi.
(21) L\’Autore ripete questo medesimo sentimento a pag. 42, ed altrove.
(22) Tout est personnel dans cet ensemble de phénomènes, tant la Sensation qui précèd l\’effort, que la satisfaction qui le suit. Nous ne pouvons donc pas douter que l\’intérét personnel ne soit le grand ressort de l\’humanité. Ivi pag. 47.
(23) Nous pouvons porter un bon ou mauvais jugement, faire un bon ou mauvais choix. Il n\’est jamais inutile de le rappeler aux hommes quand on leur parle de Liberté. Ivi pag. 48.
(24) Ivi pag. 48.
(25) J\’ai une foi entière dans la sagesse des lois providentieltes, et par ce motif, j\’ai foi dans la Liberté (pag. 11).