IMMACOLATA

"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofalo: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". IMMACOLATA (Concezione di Maria): è stata definita solennemente nella Bolla «Ineffabilis» da Pio IX, l\’anno 1854 (8 dic.), sicché è una verità di fede cattolica, che consiste nel credere come rivelato da Dio che la Vergine, fin dal primo istante della sua concezione, fu preservata immune dalla colpa originale, in vista dei meriti di Cristo venturo.

Questo singolare privilegio non fu ignoto al Magistero della Chiesa e alla coscienza cristiana prima della definizione pontificia; basti ricordare che una festa liturgica della Concezione di Maria era in vigore almeno dal VII secolo in Oriente e dal IX secolo in Occidente (prima a Napoli, poi in Inghilterra e in Irlanda e poi nel resto dell\’Europa). Nella Chiesa occidentale in verità subì degli oscuramenti e si fece strada lentamente attraverso contrasti e difficoltà, perché dal V secolo il pelagianesimo (v. questa voce) aveva imposto la difesa della trasmissione universale del peccato d\’origine e quindi l\’universalità della Redenzione. Ma i fautori non mancarono mai. Caratteristica la controversia che si accese fin dal sec. XIII tra Domenicani e Francescani: quelli, con a capo S. Tommaso, negavano l\’esenzione dal peccato originale in Maria, pur ammettendone la santificazione immediatamente dopo la concezione nell\’utero materno. I Francescani invece con a capo Scoto, sostenevano prima la possibilità, poi il fatto del privilegio mariano. Nondimeno San Bonaventura, francescano, pensava come S. Tommaso e S. Bernardo. Oltre alla preoccupazione antipelagiana acuì ed aggrovigliò la controversia l\’imperfetta conoscenza dei Teologi sulla fisiologia della fecondazione e della concezione. La Chiesa, senza fretta ma con fermezza e prudenza, da Sisto IV, che approvò la festa dell\’Immacolata Concezione, a Gregorio XVI, che fece inserire il bel titolo nel Prefazio e nelle Litanie, spianò la via alla solenne definizione di Pio IX:
 Il privilegio di Maria, è implicito nel testo del Genesi 3, 15, dove è vaticinato il trionfo della donna e della sua prole (Cristo) su Satana. Inoltre Maria, prima dell\’Incarnazione, è salutata dall\’Angelo «piena di grazia» * = stabilmente piena di grazia divina), parola in cui i Padri vedono una santità perfetta, senza limiti di tempo. Il parallelismo Adamo-Eva (schiavi di Satana e rovina dell\’umanità) e Cristo-Maria (vincitori di Satana e salvezza degli uomini) è familiare ai Padri (Giustino, Ireneo, Tertulliano, ecc.). Efrem ha espressioni vivaci sulla incontaminata purezza di Maria. S. Agostino pur dovendo combattere i Pelagiani, non osa parlare di Maria quando si tratta di peccato («De natura et gratia», 36, 42; RJ, 179).
 Ragione teologica: ripugna che la Madre di Cristo, vincitore di Satana e del peccato, sia stata soggetta all\’uno e all\’altro anche per un solo istante.