DIRETTORIO GENERALE PER LA CATECHESI (4)

La catechesi nel processo dell’evangelizzazione. La catechesi al servizio dell’iniziazione cristiana. La catechesi al servizio dell’educazione permanente della fede. Catechesi e insegnamento scolastico della religione

CONGREGAZIONE PER IL CLERO


DIRETTORIO GENERALE
PER LA CATECHESI


 


 


 


CAPITOLO II


La catechesi nel processo dell’evangelizzazione


« Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai loro figli; diremo alla generazione futura le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha compiuto » (Sal 78,3-4).
« Apollo era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù » (At 18,25).


60. In questo capitolo si mostra il rapporto della catechesi con gli altri elementi della evangelizzazione, della quale essa è parte integrante.


In questo senso si descrive, in primo luogo, la relazione della catechesi con il primo annuncio, che si realizza nella missione. Si mostra, poi, l’intima connessione tra la catechesi e i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Si fa vedere, in seguito, il ruolo fondamentale della catechesi nella vita ordinaria della Chiesa nel suo compito di educare permanentemente alla fede.


Una speciale considerazione è riservata al rapporto che intercorre tra catechesi e insegnamento scolastico della religione, giacché le due azioni sono profondamente interconnesse e, insieme all’educazione cristiana familiare, risultano basilari per la formazione dell’infanzia e della gioventù.


Primo annuncio e catechesi


61. Il primo annuncio si dirige ai non credenti e a quelli che, di fatto, vivono nell’indifferenza religiosa. Esso ha la funzione di annunciare il Vangelo e di chiamare alla conversione. La catechesi, « distinta dal primo annuncio del Vangelo », (182) promuove e fa maturare questa conversione iniziale, educando alla fede il convertito e incorporandolo nella comunità cristiana. La relazione tra queste due forme del ministero della Parola è, pertanto, una relazione di distinzione nella complementarità.


Il primo annuncio, che ogni cristiano è chiamato a realizzare, partecipa dell’« andate » (183) che Gesù propose ai suoi discepoli; implica, pertanto, l’uscire, l’affrettarsi, il proporre. La catechesi, invece, parte dalla condizione che Gesù stesso indicò: « chi crederà », (184) chi si convertirà, chi si deciderà. Le due azioni sono essenziali e si richiamano mutuamente: andare e accogliere, annunciare e educare, chiamare e incorporare.


62. Nella pratica pastorale, tuttavia, le frontiere tra le due azioni non sono facilmente delimitabili. Frequentemente, le persone che accedono alla catechesi necessitano, di fatto, di una vera conversione. Perciò, la Chiesa desidera che, ordinariamente, una prima tappa del processo catechistico sia dedicata ad assicurare la conversione. (185) Nella « missio ad gentes », questo compito si realizza nel « pre-catecumenato ». (186) Nella situazione richiesta dalla « nuova evangelizzazione » esso si realizza per mezzo della « catechesi kerigmatica », che taluni chiamano « precatechesi », (187) perché, ispirata al precatecumenato, è una proposta della Buona Novella in ordine ad una opzione salda di fede. Solo a partire dalla conversione e, cioè, facendo assegnamento sull’attitudine interiore di « chi crederà », la catechesi propriamente detta potrà sviluppare il suo compito specifico di educazione della fede. (188)


Il fatto che la catechesi, in un primo momento, assuma questi compiti missionari non dispensa una Chiesa particolare dal promuovere un intervento istituzionalizzato di primo annuncio come attuazione più diretta del mandato missionario di Gesù. Il rinnovamento catechistico deve basarsi su questa evangelizzazione missionaria previa.


 


La catechesi al servizio dell’iniziazione cristiana


La catechesi, « momento » essenziale del processo di evangelizzazione


63. L’esortazione apostolica Catechesi Tradendae, collocando la catechesi entro la missione della Chiesa, ricorda che l’evangelizzazione è una realtà ricca, complessa e dinamica, che comprende « momenti » essenziali e differenti tra loro. E aggiunge: « La catechesi è… uno di questi momenti — e quanto importante — di tutto il processo di evangelizzazione ». (189) Questo vuol dire che vi sono azioni che « preparano » (190) la catechesi e azioni che ne « derivano ». (191)


Il « momento » della catechesi è quello che corrisponde al periodo in cui si struttura la conversione a Gesù Cristo, offrendo le basi a quella prima adesione. I convertiti, mediante « un insegnamento di tutta la vita cristiana e un apprendimento debitamente esteso nel tempo », (192) sono iniziati al mistero della salvezza e a uno stile di vita evangelica. Si tratta, infatti, di « iniziarli alla pienezza della vita cristiana ». (193)


64. Nel realizzare con differenti forme questa funzione di iniziazione del ministero della Parola, la catechesi pone le fondamenta dell’edificio della fede. (194) Altre funzioni di questo ministero costruiranno, poi, i differenti piani di quel medesimo edificio.


La catechesi di iniziazione è, così, l’anello necessario tra l’azione missionaria, che chiama alla fede, e l’azione pastorale che alimenta continuamente la comunità cristiana. Non è, pertanto, un’azione facoltativa, ma un’azione basilare e fondamentale per la costruzione tanto della personalità del discepolo, quanto della comunità. Senza di essa l’azione missionaria non avrebbe continuità e sarebbe sterile. Senza di essa l’azione pastorale non avrebbe radici e sarebbe superficiale e confusa: qualunque burrasca farebbe crollare l’intero edificio. (195)


In verità, « la crescita interiore della Chiesa, la sua corrispondenza col disegno di Dio, dipendono essenzialmente da essa ». (196) In questo senso, la catechesi deve essere considerata momento prioritario nell’evangelizzazione.


La catechesi al servizio dell’iniziazione cristiana


65. La fede, mediante la quale l’uomo risponde all’annuncio del Vangelo, esige il Battesimo. L’intima relazione tra le due realtà ha la sua radice nella volontà del medesimo Cristo, che comandò ai suoi apostoli di fare discepole tutte le genti e di battezzarle. « La missione di battezzare, dunque la missione sacramentale, è implicita nella missione di evangelizzare ». (197)


Quelli che si sono convertiti a Gesù Cristo e sono stati educati nella fede per mezzo della catechesi, nel ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia, sono « liberati dal potere delle tenebre; morti, sepolti e risorti con il Cristo, ricevono lo Spirito di adozione a figli e celebrano la memoria della morte e della risurrezione del Signore con tutto il Popolo di Dio ». (198)


66. La catechesi è, così, elemento fondamentale dell’iniziazione cristiana ed è strettamente congiunta con i sacramenti dell’iniziazione, specialmente col Battesimo, « sacramento della fede ». (199) L’anello che unisce la catechesi con il Battesimo è la professione di fede, che è, a un tempo, l’elemento interiore di questo sacramento e mèta della catechesi. La finalità dell’azione catechistica consiste precisamente in questo: favorire una viva, esplicita e operosa professione di fede. (200) La Chiesa, per ottenere ciò, trasmette ai catecumeni e ai catechizzandi, la viva esperienza che essa ha del Vangelo, la sua fede affinché essi la facciano propria nel professarla. Perciò, « la catechesi autentica è sempre iniziazione ordinata e sistematica alla rivelazione che Dio ha fatto di se stesso all’uomo in Cristo Gesù, rivelazione custodita nella memoria profonda della Chiesa e nelle Sacre Scritture, e costantemente comunicata, mediante una “traditio” vivente ed attiva, da una generazione all’altra ». (201)


Caratteristiche fondamentali della catechesi di iniziazione


67. Il fatto di essere « momento essenziale » del processo evangelizzatore, al servizio dell’iniziazione cristiana, conferisce alla catechesi alcune caratteristiche. (202) Essa è:


– Una formazione organica e sistematica della fede. Il Sinodo del 1977 sottolineò la necessità di una catechesi « coerente e bene ordinata », (203) giacché l’approfondimento vitale e organico sul mistero di Cristo è ciò che contraddistingue principalmente la catechesi da tutte le altre forme di presentazione della Parola di Dio.


– Questa formazione organica è più di un insegnamento: è un apprendimento di tutta la vita cristiana, « un’iniziazione cristiana integrale », (204) che favorisce un’autentica sequela di Cristo, centrata sulla sua Persona. Si tratta, infatti, di educare alla conoscenza e alla vita di fede, in maniera tale che tutto l’uomo, nelle sue esperienze più profonde, si senta fecondato dalla Parola di Dio. Si aiuterà, così, il discepolo di Cristo a trasformare l’uomo vecchio, ad assumere i suoi impegni battesimali e a professare la fede a partire dal « cuore ». (205)


– È una formazione di base, essenziale, (206) centrata su ciò che costituisce il nucleo dell’esperienza cristiana, sulle certezze più fondamentali della fede e sui valori evangelici più basilari. La catechesi pone le fondamenta dell’edificio spirituale del cristiano, alimenta le radici della sua vita di fede, abilitandolo a ricevere il successivo alimento solido nella vita ordinaria della comunità cristiana.


68. In sintesi: la catechesi di iniziazione, essendo organica e sistematica, non si riduce al meramente circostanziale od occasionale; (207) essendo formazione per la vita cristiana, supera — includendolo — il mero insegnamento; (208) ed essendo essenziale, mira a ciò che è « comune » per il cristiano, senza entrare in questioni discusse, né trasformarsi in indagine teologica. Infine, essendo iniziazione, incorpora nella comunità che vive, celebra e testimonia la fede. Realizza, pertanto, allo stesso tempo, compiti d’iniziazione, di educazione e d’istruzione. (209) Questa ricchezza, inerente al Catecumenato degli adulti non battezzati, deve ispirare le altre forme di catechesi.


 


La catechesi al servizio dell’educazione permanente della fede


L’educazione permanente della fede nella comunità cristiana


69. L’educazione permanente della fede segue l’educazione di base e la suppone. Entrambe attualizzano due funzioni del ministero della Parola, distinte e complementari, al servizio del processo permanente di conversione.


La catechesi di iniziazione pone le basi della vita cristiana nei seguaci di Gesù. Il processo permanente di conversione va al di là di ciò che fornisce la catechesi di base. Per favorire tale processo, c’è bisogno di una comunità cristiana che accolga gli iniziati per sostenerli e formarli nella fede. « La catechesi rischia di diventare sterile, se una comunità di fede e di vita cristiana non accoglie il catecumeno ad un certo grado della sua catechesi ». (210) L’accompagnamento che esercita la comunità in favore dell’iniziato si trasforma in piena integrazione dello stesso nella comunità.


70. Nella comunità cristiana, i discepoli di Gesù Cristo si alimentano ad una duplice mensa: « sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo ».(211) Il Vangelo e l’Eucaristia sono il cibo costante nel pellegrinare verso la casa del Padre. L’azione dello Spirito Santo fa sì che il dono della « comunione » e l’impegno della « missione » si approfondiscano e si vivano in maniera sempre più intensa.


L’educazione permanente della fede si rivolge non solo a ciascun cristiano, per accompagnarlo nel suo cammino verso la santità, ma anche alla comunità cristiana come tale, perché maturi tanto nella sua vita interiore di amore a Dio e ai fratelli, quanto nella sua apertura al mondo come comunità missionaria. Il desiderio e la preghiera di Gesù al Padre sono un appello incessante: « Perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato ». (212) Avvicinarsi, a poco a poco, a questo ideale richiede, nella comunità, una fedeltà grande all’azione dello Spirito Santo, un costante alimentarsi del Corpo e Sangue del Signore e una permanente educazione della fede, nell’ascolto della Parola.


A questa mensa della parola di Dio, l’omelia occupa un posto privilegiato, giacché « riprende l’itinerario di fede, proposto dalla catechesi, e lo porta al suo naturale compimento; parimenti, essa spinge i discepoli del Signore a riprendere ogni giorno il loro itinerario spirituale nella verità, nell’adorazione e nel rendimento di grazie ». (213)


Molteplici forme di catechesi permanente


71. Per l’educazione permanente della fede, il ministero della Parola fa assegnamento su molte forme di catechesi. Tra queste si possono evidenziare le seguenti:


– Lo studio e l’approfondimento della Sacra Scrittura letta non solo nella Chiesa, ma con la Chiesa e la sua fede sempre viva. Questo aiuta a scoprire la verità divina, in modo da suscitare una risposta di fede. La cosiddetta « lectio divina » è forma eminente di questo studio vitale delle Scritture. (214)


– La lettura cristiana degli avvenimenti, che viene richiesta dalla vocazione missionaria della comunità cristiana. Al riguardo, lo studio della dottrina sociale della Chiesa è indispensabile, giacché « suo scopo principale è di interpretare tali realtà (quelle complesse dell’esistenza dell’uomo nella società e nel contesto internazionale), esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo ». (215)


– La catechesi liturgica, che prepara ai sacramenti e favorisce una comprensione e una esperienza più profonda della liturgia. Essa spiega i contenuti delle preghiere, il senso dei gesti e dei segni, educa alla partecipazione attiva, alla contemplazione e al silenzio. Deve essere considerata come « una forma eminente di catechesi ». (216)


– La catechesi occasionale, che in determinate circostanze della vita personale, familiare, sociale ed ecclesiale cerca di aiutare a interpretarle e a viverle da una prospettiva di fede. (217)


– Le iniziative di formazione spirituale, che rafforzano le convinzioni, aprono a nuove prospettive e fanno perseverare nella preghiera e negli impegni della sequela di Cristo.


– L’approfondimento sistematico del messaggio cristiano per mezzo di un insegnamento teologico, che educhi veramente alla fede, faccia crescere nell’intelligenza della stessa e renda capace il cristiano di dar ragione della sua speranza nel mondo attuale. (218) In un certo senso, è appropriato denominare « catechesi perfettiva » tale insegnamento.


72. È di fondamentale importanza che la catechesi di iniziazione per adulti, battezzati o no, la catechesi di iniziazione per bambini e giovani e la catechesi permanente siano ben connesse nel progetto catechistico della comunità cristiana, affinché la Chiesa particolare cresca armonicamente e la sua attività evangelizzatrice scaturisca da autentiche fonti. « Importa che la catechesi dei fanciulli e dei giovani, la catechesi permanente e la catechesi degli adulti non siano dei compartimenti-stagno… bisogna favorire la loro perfetta complementarità ». (219)


 


Catechesi e insegnamento scolastico della religione


Il carattere proprio dell’insegnamento scolastico della religione


73. Una considerazione speciale merita — all’interno del ministero della Parola — il carattere proprio dell’insegnamento religioso scolastico e il suo rapporto con la catechesi dei fanciulli e dei giovani.


Il rapporto tra insegnamento religioso scolastico e catechesi è un rapporto di distinzione e di complementarità: « C’è un nesso inscindibile e, insieme, una chiara distinzione tra l’insegnamento della religione e la catechesi ». (220)


Ciò che conferisce all’insegnamento religioso scolastico la sua peculiare caratteristica è il fatto di essere chiamato a penetrare nell’ambito della cultura e di relazionarsi con gli altri saperi. Come forma originale del ministero della Parola, infatti, l’insegnamento religioso scolastico fa presente il Vangelo nel processo personale di assimilazione, sistematica e critica, della cultura. (221)


Nell’universo culturale, che è interiorizzato dagli alunni e che è definito dai saperi e dai valori offerti dalle altre discipline scolastiche, l’insegnamento religioso scolastico deposita il fermento dinamico del Vangelo e cerca di « raggiungere realmente gli altri elementi del sapere e dell’educazione, in modo che il Vangelo penetri nella mente degli alunni sul terreno della loro formazione e l’armonizzazione della loro cultura sia fatta alla luce della fede ». (222)


È necessario, perciò, che l’insegnamento religioso scolastico appaia come disciplina scolastica, con la stessa esigenza di sistematicità e rigore che hanno le altre discipline. Deve presentare il messaggio e l’evento cristiano con la stessa serietà e profondità con cui le altre discipline presentano i loro saperi. Accanto a queste, tuttavia, esso non si colloca come cosa accessoria, ma in un necessario dialogo interdisciplinare. Questo dialogo deve essere istituito, innanzi tutto, a quel livello in cui ogni disciplina plasma la personalità dell’alunno. Così, la presentazione del messaggio cristiano inciderà sul modo in cui si concepisce l’origine del mondo e il senso della storia, il fondamento dei valori etici, la funzione della religione nella cultura, il destino dell’uomo, il rapporto con la natura. L’insegnamento religioso scolastico, mediante questo dialogo interdisciplinare fonda, potenzia, sviluppa e completa l’azione educatrice della scuola. (223)


Il contesto scolastico e i destinatari dell’insegnamento scolastico della religione


74. L’insegnamento scolastico della Religione si sviluppa in contesti scolastici differenti, la qual cosa fa sì che esso, pur mantenendo il suo carattere proprio, acquista accentuazioni diverse. Queste dipendono dalle condizioni legali e organizzative, dalla concezione didattica, dai presupposti personali degli insegnanti e degli alunni e dal rapporto dell’insegnamento religioso scolastico con la catechesi familiare e parrocchiale.


Non è possibile ricondurre a un’unica forma tutti i modelli di insegnamento religioso scolastico sviluppatisi storicamente in seguito alle Intese con gli Stati e alle delibere delle singole Conferenze Episcopali. È tuttavia necessario impegnarsi perché, secondo i relativi presupposti, l’insegnamento religioso scolastico risponda alla finalità e alle caratteristiche sue peculiari. (224)


Gli alunni « hanno il diritto di apprendere con verità e certezza la religione di appartenenza. Questo loro diritto a conoscere più a fondo la persona di Cristo e l’interezza dell’annuncio salvifico da Lui recato, non può essere disatteso. Il carattere confessionale dell’insegnamento religioso scolastico, svolto dalla Chiesa secondo modi e forme stabilite nei singoli Paesi, è, dunque, una garanzia indispensabile offerta alle famiglie e agli alunni che scelgono tale insegnamento ». (225)


Per la Scuola cattolica, l’insegnamento religioso scolastico così qualificato e completato con altre forme di ministero della Parola (catechesi, celebrazioni liturgiche, ecc.) è parte indispensabile del loro compito pedagogico e fondamento della loro esistenza. (226)


L’insegnamento religioso scolastico, nel quadro della Scuola statale e di quella non confessionale, laddove le Autorità civili o altre circostanze impongono un insegnamento della religione comune ai cattolici e non cattolici (227) avrà un carattere più ecumenico e di conoscenza interreligiosa comune.


In altre occasioni l’insegnamento religioso scolastico potrà avere un carattere piuttosto culturale, indirizzato alla conoscenza delle religioni, presentando con il dovuto rilievo la religione cattolica. (228) Anche in questo caso, soprattutto se impartito da un professore sinceramente rispettoso, l’insegnamento religioso scolastico mantiene una dimensione di vera « preparazione evangelica ».


75. La situazione di vita e di fede degli alunni che frequentano l’insegnamento religioso scolastico è caratterizzata da notevole e continuo cambiamento. L’insegnamento religioso scolastico deve tener conto di tale dato per poter raggiungere le proprie finalità.


L’insegnamento religioso scolastico aiuta gli alunni credenti a comprendere meglio il messaggio cristiano in relazione ai grandi problemi esistenziali comuni alle religioni e caratteristici di ogni essere umano, alle visioni della vita maggiormente presenti nella cultura, e ai principali problemi morali capitali, in cui, oggi, l’umanità si trova coinvolta.


Gli alunni, invece, che si trovano in una situazione di ricerca, o di fronte a dubbi religiosi, potranno scoprire nell’insegnamento religioso scolastico cos’è esattamente la fede in Gesù Cristo, quali sono le risposte che la Chiesa dà ai loro interrogativi, dando ad essi l’occasione di scrutare meglio la propria decisione.


Invece, quando gli alunni non sono credenti, l’insegnamento religioso scolastico assume le caratteristiche di un annuncio missionario del Vangelo, in ordine a una decisione di fede, che la catechesi, da parte sua, in un contesto comunitario, farà poi crescere e maturare.


Educazione cristiana familiare, catechesi e insegnamento religioso scolastico al servizio dell’educazione nella fede


76. L’educazione cristiana nella famiglia, la catechesi e l’insegnamento della religione nella scuola, ciascuno secondo le proprie caratteristiche peculiari, sono intimamente correlati tra loro nel servizio dell’educazione cristiana dei fanciulli, adolescenti e giovani. In pratica, però, occorre prendere in considerazione differenti variabili che puntualmente si presentano, al fine di procedere con realismo e prudenza pastorale nell’applicazione degli orientamenti generali.


Pertanto, spetta a ciascuna diocesi o regione pastorale discernere le diverse circostanze che intervengono, sia per quanto riguarda l’esistenza oppure no dell’iniziazione cristiana nell’ambito delle famiglie per i propri figli, sia per quanto riguarda le incombenze formative che nella tradizione o situazione locale esercitano le parrocchie, le scuole, ecc.


Di conseguenza, le Chiese particolari e la Conferenza Episcopale stabiliranno gli orientamenti propri per i diversi ambiti, stimolando attività che sono distinte e complementari.




(Continua)


NOTE :


(182) CT 19.


(183) Mc 16,15 e Mt 28,19.


(184) Mc 16,16.


(185) Cf CT 19; DCG (1971) 18.


(186) RICA 9-13; cf CIC 788.


(187) Nel presente Direttorio, si suppone che ordinariamente il destinatario della « catechesi kerigmatica » o « precatechesi » abbia un interesse, o un’inquietudine verso il Vangelo. Se in assoluto non ne ha, l’azione che si richiede è il « primo annuncio ».


(188) Cf RICA 9,10,50; CT 19.


(189) CT 18; cf CT 20c.


(190) CT 18.


(191) Ibidem.


(192) AG 14.


(193) CT 18.


(194) S. Cirillo di Gerusalemme, Catecheses illuminandorum, I, 11: PG 33, 351-352.


(195) Cf Mt 7,24-27.


(196) CT 13; cf CT 15.


(197) CCC 1122.


(198) AG 14; cf CCC 1212, 1229.


(199) CCC 1253. Nel catecumenato battesimale degli adulti, proprio della missione ad gentes, la catechesi precede il Battesimo. Nella catechesi dei battezzati (bambini, giovani o adulti) la formazione è posteriore. Però anche in questo caso, ciò a cui mira la catechesi è far scoprire e vivere le immense ricchezze del Battesimo già ricevuto. CCC 1231 usa l’espressione catecumenato post-battesimale. ChL 61 la chiama catechesi post-battesimale.


(200) Cf CD 14.


(201) CT 22; cf CT 18d, 21b.


(202) Cf CT 21.


(203) CT 21. Due ragioni meritano di essere sottolineate in questo apporto sinodale, assunto da Catechesi Tradendae: la preoccupazione di tener conto di un problema pastorale (« Insisto sulla necessità di un insegnamento cristiano organico e sistematico, perché da diverse parti si tende a minimizzarne l’importanza »); e il fatto di considerare l’organicità della catechesi come la caratteristica principale che la connota.


(204) CT 21.


(205) Cf CT 20; S. Agostino, « De catechizandis rudibus », IV, 8: CCL 46, 128-129.


(206) Cf CT 21b.


(207) Cf CT 21c.


(208) Cf AG 14; CT 33 e CCC 1231.


(209) Cf DCG (1971) 31.


(210) CT 24.


(211) DV 21.


(212) Gv 17,21.


(213) CT 48; cf SC 52; DV 24; DCG (1971) 17; Missale Romanum, Ordo Lectionum Missae, n. 24, Editio Typica Altera, Libreria Editrice Vaticana, 1981.


(214) Cf DV 21-25; Pontificia Commissione Biblica, Documento L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa (21 settembre 1993), IV, C, 2-3, Città del Vaticano 1993.


(215) SRS 41; cf CA 5. 53-62; DCG (1971) 26; Congregazione per l’Educazione Cattolica, Documento Orientamenti per lo studio e l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale (30 dicembre 1988), Roma 1988.


(216) CT 23; cf SC 35 ad 3; CIC 777, ad 1 e 2.


(217) Cf CT 21c e 47; DCG (1971) 96c,d,e,f.


(218) Cf 1 Pt 3,15; Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum veritatis, n. 6b: l.c. 1552. Si veda anche quanto è indicato in CT 61, circa la correlazione esistente tra catechesi e teologia.


(219) CT 45c.


(220) Congregazione per l’Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell’educazione nella Scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione (7 aprile 1988), n. 68, Tipografia Poliglotta Vaticana, Roma 1988; cf Giovanni Paolo II, Allocuzione ai Sacerdoti della Diocesi di Roma (5 marzo 1981): Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV1, pp. 629-630; CD 13c; CIC 761.


(221) Sacrée Congrégation pour l’Education Catholique, Document L’école catholique (19 mars 1977), n. 26, Typographie Polyglotte Vaticane 1977.


(222) CT 69. Si noti come, per CT 69, l’originalità dell’insegnamento religioso scolastico non consiste solo nel rendere possibile il dialogo con la cultura in generale, giacché questo riguarda tutte le forme del ministero della Parola. Nell’IRS si cerca, in un modo più diretto, di promuovere questo dialogo nel processo personale di iniziazione sistematica e critica, e di incontro con il patrimonio culturale che promuove la scuola.


(223) Cf Congregazione per l’Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell’educazione nella Scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione, n. 70, l.c.


(224) Cf Giovanni Paolo II, Allocuzione al Simposio del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa sull’Insegnamento della Religione Cattolica nella scuola pubblica (15 aprile 1991): Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIV1, pp. 780s.


(225) Ibid.


(226) Cf CT 69; Congregazione per l’Educazione Cattolica, Dimensione religiosa dell’educazione nella Scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione, n. 66: l.c.


(227) Cf CT 33.


(228) Cf CT 34.