Islam e Cristianesimo (05)

Tratto da: http://digilander.iol.it/liturgiaravenna/prospett.htm

Le prospettive future dei rapporti tra Cristianesimo ed Islam e la conclusione del documento dei Vescovi dell’Emilia-Romagna

 

Indice

Prospettive future

La catechesi

 La catechesi e la predicazione ordinaria devono tenere presente la situazione nella quale si trovano gli ascoltatori e perciò ritengo opportuno che si debbano mettere in luce i tratti caratteristici di un’identità cattolica, anche in contrapposizione esplicita alla fede islamica, qualora se ne ravvisasse la necessità.

 

Nella fede cattolica

Nell’ Islam

C’è una progressività della

storia della salvezza, dell’economia

salvifica

Ciclicità di rivelazioni a migliaia

di profeti e di “libri” rivelati

precedentemente al Corano

contenenti tutti il medesimo

messaggio sull’unicità di

Dio

 

Il valore delle alleanze nelle

quali Dio ha fatto delle promesse e

si è vincolato all’umanità con un

popolo in particolare

Nella concezione islamica di Dio

è impensabile il concetto di

alleanza con la quale Dio si “lega”

all’uomo: egli rimane sempre

totalmente libero

 

Il culmine dell’economia della

salvifica è stato raggiunto

nell’incarnazione di Gesù Cristo,

Figlio di Dio

 

Nella concezione coranica Gesù è solo

figlio di Maria, non è Figlio di Dio, nè

Dio, ma solo un profeta

 

tramite la Vergine Maria,

Madre di Dio

Nel Corano si parla di concepimento e

di parto verginale ma Maria è solo

Madre di ‘Isa (Gesù) ed è solo una

brava musulmana

 

Gesù ha veramente sofferto la sua

passione, è veramente morto

 

I musulmani non credono che Gesù sia

morto in croce

ed è veramente risorto

 

Spiegano i passi del Corano dove

Gesù stesso parla della propria morte e

della propria risurrezione in termini

escatologici (morirà e risorgerà alla

fine dei tempi)

 

La Chiesa è il “Corpo di Cristo”

raccolta nel triplice vincolo di

comunione: comunione di fede,

sacramentale, gerarchica

La umma è una comunità di credenti

accomunati dalla professione di fede

nell’unico Dio e che riconoscono

Maometto come “sigillo” dei profeti.

Tramite i santi misteri

Non c’è alcuna concezione

sacramentale

La Chiesa fa memoria del Signore

Risorto mettendo in una comunione

viva e reale i suoi figli con Dio uno e

trino

 

Nella preghiera si entra in un “intimo

colloquio con Dio”

È grazie alla Chiesa pellegrina

in questo mondo che il cristiano

sa di essere in comunione con

la Chiesa celeste unita al

sacerdote eterno che si offre al

Padre

 

Ognuno ha un rapporto personale,

immediato con Dio.

in Lui e con Lui la beata Vergine

Maria, gli angeli e i santi già ora

intercedono per noi

 

Si esclude ogni tipo di intercessione, e

quella di Maometto sarà solo

escatologica nel giorno del giudizio

 

 

Comunità cristiane cattoliche e comunità islamiche

I rapporti tra cattolici e musulmani spesso non esistono a livello ufficiale e istituzionale nelle realtà locali.  Esistono i rapporti con le persone. È proprio in un confronto vero e sincero tra persone credenti che c’è lo spazio perché maturi la fede dei nostri fedeli cattolici.

Conseguentemente alla pratica del digiuno e della preghiera praticati da questi gruppi di immigrati si auspica che i cristiani riscoprano le loro tradizioni cristiane: la domenica quale giorno del Signore e giorno di incontro nella comunità; la quaresima come periodo dedicato al digiuno, alla penitenza e alla preghiera, in cui si vive un momento diverso dal resto dell’anno; la penitenza e l’astinenza dalla carne il venerdì nel ricordo settimanale della morte del Signore Gesù.

Recentemente c’è stato un aumento di interesse delle comunità cristiane per i musulmani e l’ lslam.  Vengono richiesti sempre più di frequente incontri a livello culturale perché qualcuno presenti l’Islãm. È totalmente insufficiente la conferenza al circolo culturale o nella sala parrocchiale tenuta, quando va bene, da un esperto di Islam.  Queste iniziative, oltre che essere estemporanee e dare l’impressione agli uditori di avere acquisito una conoscenza sufficiente di chi siano i musulmani che si trovano accanto a casa, rimangono incomplete, se mirano solo a informare, mentre invece dovrebbero essere incontri nei quali e dai quali, a fronte dell’identità islamica, si fa risaltare tutta la bellezza dell’identità cristiana cattolica.

I pastori d’anime devono sapere illuminare i propri fedeli perché di fronte a episodi di «integralismo» e di contrapposizione, non nasca nelle comunità cristiane, generalmente ad opera dei meno avveduti, un «integralismo» cristiano che non sa vedere con serenità i termini del problema e cede a facili generalizzazioni.

Caritas parrocchiali e famiglie islamiche

 Mi diceva un amico, dopo i primi mesi di esperienza qui in Italia: La vostra carità è veramente evangelica perché voi aiutate chi è nel bisogno e non guardate se uno è cristiano o musulmano.  Però non predicate il Vangelo.  Questa frase fotografa bene l’esperienza di tante comunità e caritas, parrocchiali e non, che pensano che il Vangelo si trasmetta tramite la carità concreta, non rendendosi conto della distanza culturale degli interlocutori.

L’impressione è che si sia usata con i musulmani lo stesso atteggiamento usato con gli ex-cattolici divenuti atei perché non vedevano nella comunità cristiana la concretizzazione materiale di ciò che veniva predicato.  La differenza è che molti musulmani che arrivano nel nostro territorio pensano di sapere cosa sia il cristianesimo perché sanno cosa c’è scritto nel Corano e perché sanno cosa viene insegnato nei catechismi musulmani, mentre in realtà sono nella più, oscura ignoranza della nostra fede.  Mi scriveva un’incaricata di una caritas parrocchiale: ” Personalmente non cerco proseliti, non voglio conversioni in cambio di un litro di latte, ma se qualcuno mi chiede, allora a quello devo dare tutta la gioia della buona notizia  Ritengo dunque che una doverosa solidarietà con le famiglie meno abbienti vada coniugata con una carità che non diventi assistenzialismo ma testimonianza viva di carità cristiana che sa farsi anche testimonianza e annuncio della propria fede. I parroci stimolino gli operatori delle caritas perché di fronte ai musulmani siano non solo capaci di solidarietà, ma anche di una testimonianza verbale della propria fede, di una serena evangelizzazione e talvolta anche di nette prese di posizione di fronte a inopportune pretese.

Problematiche giuridiche

Circa le più diverse problematiche giuridiche legate alla presenza islamica in Italia – e dunque al rapporto delle comunità islamiche con le istituzioni – rimando al volume curato da Silvio Ferrari che raccoglie diversi contributi sulle più diverse problematiche giuridiche .

I matrimoni misti

Nei paesi islamici la condizione della donna nel matrimonio è del tutto particolare: non ha i medesimi diritti riguardo al ripudio/divorzio (in certi casi solo l’uomo può iniziare il divorzio, la donna no), i figli e le figlie appartengono al padre – anche per quanto riguarda la religione -, la loro tutela giuridica è affidata al padre o a un parente maschio, non ha i medesimi diritti di un uomo nel diritto successorio, solo all’uomo è concesso di sposare una non musulmana mentre invece è vietato alla donna musulmana di sposare un non musulmano.

Scriveva di recente G. La Torre: I problemi di una coppia mista possono diventare molto pesanti, in alcuni casi, per la moglie europea quando la coppia si stabilisce in un paese musulmano di cui non conosce il contesto culturale e in cui si deve inserire o per amore o per forza.”

Circa il problema dei matrimoni misti c’è stato un comunicato del Consiglio permanente della CEI del 24-27 gennaio 2000 e la pubblicazione da parte della Segreteria generale della CEI di un quaderno dedicato all’argomento. Nel quaderno, al quale rimando per i dati statistici e per una maggiore informazione circa la concezione islamica del matrimonio, nelle prospettive pastorali che venivano delineate da don Augusto Casolo, si faceva presente che è urgente che la Chiesa italiana si orienti a una prassi omogenea relativamente alla concessione delle dispense, alla preparazione dei nubendi, alla celebrazione del matrimonio e all’accompagnamento successivo della famiglia islamo-cristiana (… ) la disomogeneità attuale, inoltre, potrebbe ingenerare un senso di confusione e smarrimento dei fedeli.Vengono fatte presenti alcune prospettive: 1) l’individuazione degli operatori: si dovrebbe individuare nella diocesi qualche coppia e qualche sacerdote o qualche consultorio o qualcuno nel consultorio cristiano che si specializzi nell’accompagnamento di queste coppie; 2) la preparazione degli operatori: essi abbiano un’inforimazione completa e aggiornata sulle leggi e gli statuti familiari dei Paesi di provenienza dell’immigrazione islamica per potere mettere la parte cattolica di fronte a tutti gli eventuali problemi riguardanti il proprio rapporto con il coniuge, il riconoscimento del proprio diritto matrimoniale, ereditario e sulla prole, vigente nel paese di provenienza, la diversa mentalità e concezione del matrimonio in una cultura differente, ecc.  L’esperienza dice che la maggior parte dei fallimenti di questi matrimoni sono causati da un’affrettata preparazione, nella quale la parte cattolica non è stata informata di tutti i problemi che questo tipo di vincolo comporta.  

Il confronto culturale

Di fronte alle incipienti iniziative culturali islamiche a livello accademico penso sia necessario che si formino, in ogni regione pastorale, alcune persone competenti che, studiando la tradizione islamica in maniera non superficiale, possano già oggi, ma soprattutto domani, essere valide controparti in ambito accademico.  Il rischio è che la comunità cristiana si trovi completamente sguarnita dal punto di vista culturale e concettuale, per potere rispondere adeguatamente in un confronto con esponenti musulmani su questioni storiche, filosofiche, giuridiche e teologiche.

Conclusione

Desidero terminare citando il brano di Vangelo in cui Gesù si trova di fronte la samaritana.  Mi piace leggerlo quale dialogo intercorso tra il Signore Gesù e una donna appartenente a un’altra tradizione religiosa: «”Viene l’ora in cui né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il Padre.  Voi adorate quello che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo perché la salvezza viene dai Giudei.  Ma viene l’ora, ed è adesso, nella quale i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: infatti il Padre cerca tali adoratori.  Dio è spirito e coloro che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”.  Gli dice la donna: “So che viene il Messia detto Cristo: quando verrà ci annunzierà ogni cosa “. Le dice Gesù: “Sono io che parlo con te” » (Gv 4,21-26).

 

Bologna, 6 agosto 2000,

Trasfigurazione del Signore

 

 

D. DAVIDE RIGHI

Studio teologico accademico bolognese