Compendio di Teologia Ascetica e Mistica (1531-1549)


Di Adolfo Tanquerey. Parte seconda. Le Tre Vie. LIBRO III. Capitolo III. Fenomeni mistici straordinari. Art. II. Fenomeni diabolici. § I. Dell’infestazione. § II. Dell’ossessione. I. Natura dell’ossessione. II. Rimedi contro l’ossessione. Conclusione.

ART. II.
FENOMENI DIABOLICI 1531-1.
1531.   Spinto dalla gelosia ad imitare
l’azione divina nelle anime dei Santi, il demonio si sforza di esercitare anche
lui il suo impero o piuttosto la sua tirannia sugli uomini. Ora vessa
l’anima dal di fuori suscitando in lei orribili tentazioni; ora si
fissa nel corpo e lo muove a suo grado come ne fosse il padrone per
riuscire a turbar l’anima. Nel primo caso si ha l’infestazione, nel
secondo l’ossessione 1531-2.
Quanto all’azione del demonio bisogna
schivare i due eccessi: vi sono di quelli che gli attribuiscono tutti i mali che
ci accadono, dimenticando che ci sono in noi stati morbosi che non suppongono
alcun immediato intervento diabolico e inclinazioni cattive che provengono dalla
triplice concupiscenza: cause naturali certo biasimevoli a spiegare molte
tentazioni. Ci sono altri invece che, dimenticando quanto la S. Scrittura e
la Tradizione ci dicono dell’azione del demonio, non vogliono in nessun caso
ammettere l’intervento. A tener la retta via, la regola da seguire è questa: non
accettare come fenomeni diabolici se non quelli che o per il carattere
straordinario o per un complesso di circostanze dinotano l’azione dello spirito
maligno.
Tratteremo prima dell’infestazione
e poi dell’ossessione.

§
I. Dell’infestazione.
1532.   I. Natura. L’infestazione è
in sostanza una serie di tentazioni ordinarie. È esterna quando opera sui
sensi esterni con apparizioni; interna, quando produce interne
impressioni. Trattandosi non di luoghi ma di persone infestate dal
demonio, è raro che l’infestazione sia puramente esterna, perchè il demonio non
opera sui sensi se non per turbare più facilmente l’anima. Vi sono però dei
Santi, che, pur essendo esteriormente infestati da ogni sorta di fantasmi,
conservano nell’anima inalterabile pace.
1533.   1° Il demonio può operare su tutti i
sensi esterni:
a) Sulla vista, apparendo ora sotto forme
ributtanti, per atterire le persone e distoglierle dalla pratica della
virtù, come fece con la V. Madre Agnese de Langeac 1533-1 e con molti altri; ora sotto forme
seducenti, per attirare al male, come avvenne spesso a S. Alfonso
Rodriguez 1533-2.
b) Sull’udito, facendo sentire parole o canti
blasfemi od osceni, come si legge nella vita di S. Margherita da
Cortona 1533-3; o cagionando rumori per spaventare,
come qualche volta accadeva a S. Maddalena de’ Pazzi e al S. Curato
d’Ars 1533-4.
c) Sul tatto, in doppio modo: ora con percosse e
ferite, come si legge nelle bolle di canonizzazione di S. Caterina da Siena
e di S. Francesco Saverio e nella vita di S. Teresa 1533-5; ora con amplessi provocanti al male,
come narra di sè S.Alfonso Rodriguez 1533-6.
Vi sono dei casi, come osserva il
P. Schram 1533-7, in cui queste apparizioni sono
semplici allucinazioni prodotte da soverchia eccitazione nervosa; ma sono anche
allora terribili tentazioni.
1534.   2° Il demonio opera pure sui
sensi interni, la fantasia e la memoria, e sulle passioni, per
eccitarle. Uno si sente, quasi a suo dispetto, invaso da fantasie importune,
noiose, che persistono non ostante i vigorosi sforzi di cacciarle via; si trova
in preda a fremiti d’ira, ad angosce di disperazione, a moti istintivi
d’antipatia; o prova invece pericolose tenerezze senza ragione alcuna che le
giutifichi. È difficile, è vero, molte volte determinare se si tratti di vera
infestazione diabolica, ma quando tali tentazioni sono nello stesso tempo
repentine, violente, tenaci, e difficili a spiegare con cause naturali, vi si
può vedere una speciale azione del demonio. Nei casi dubbi, è bene consultare un
medico cristiano, che esamini se tali fenomeni dipendano da stato morbosa che
possa essere da buona igiene attenuato.
1535.   II. Condotta del direttore.
Deve associare la più oculata prudenza alla più paterna bontà.
a) Non presterà certamente fede, se non ne abbia prove
serie, a una vera infestazione. Ma, infestazione o no, deve usar compassione coi
penitenti assaliti da tentazioni violente e tenaci e aiutarli con savi consigli.
Ricorderà loro in particolare quanto dicemmo sulla tentazione, sul modo di
resistervi, n. 902-918,
e sui rimedi speciali contro la tentazione diabolica, n. 223-224.

b) Se, sotto la violenza della tentazione, avvenissero
disordini senza alcun consenso della volontà, rammenti che non si dà peccato
senza consenso. Nel dubbio, giudicherà che non ci sia stata colpa, almeno grave,
quando si tratti di persona abitualmente ben disposta.
c) Trattandosi di persone fervorose, il
direttore esaminerà se queste persistenti tentazioni non entrino forse nel
novero delle prove passive che abbiamo più sopra descritte, al n. 1426;
e allora darà a queste persone consigli adatti al loro stato interiore.

1536.   d) Se l’infestazione
diabolica è moralmente certa o molto probabile, si possono adoperare, in
forma privata, gli esorcismi prescritti dal Rituale Romano
o altre formole più brevi; è bene in questo caso non avvertire la persona che si
sta per esorcizzarla, ove si temesse che questo avviso possa turbarne o
esaltarne la fantasia; basta dirle che le si recita una preghiera approvata
dalla Chiesa. Per gli esorcismi solenni occorre la licenza
dell’Ordinario e le precauzioni che indicheremo parlando dell’ossessione.

§
II. Dell’ossessione 1537-1.
Ne spiegheremo:


  • 1° la
    natura;

  • 2° i rimedi
    prescritti dal Rituale
    .


 I. Natura dell’ossessione.
1537.   1° Gli elementi costitutivi.
L’ossessione è costituita da due elementi: dalla presenza del demonio nel
corpo dell’ossesso e dal dominio che esercita su questo corpo e per esso
sull’anima. Quest’ultimo punto ha bisogno di essere spiegato. Il demonio non è
unito al corpo come vi è unita l’anima; non è rispetto all’anima che un
motore esterno, e, se opera su di lei, lo fa solo per mezzo del corpo in
cui abita. Può operare direttamente sulle membra del corpo facendo fare ogni
sorta di movimenti; e opera indirettamente sulle facoltà per quel tanto che
nell’operare dipendono dal corpo.
Negli ossessi si possono rilevare due stati
distinti: lo stato di crisi e lo stato di calma. La crisi è come
una specie d’accesso violento, in cui il demonio esercita il suo tirannico
dominio imprimendo al corpo un’agitazione febbrile che si palesa in contorsioni,
scoppi di rabbia, parole empie e blasfeme. I pazienti perdono allora, a quanto
pare, ogni coscienza di ciò che avviene in loro e, tornati in sè, non serbano
memoria di quanto dissero o fecero, o piuttosto di ciò che disse o fece il
demonio per mezzo loro. L’irruzione del demonio sentono solo a principio, poi
pare che perdano la coscienza.
1538.   Vi sono però eccezioni a questa regola
generale. Il P. Surin che, esorcizzando le Orsoline di Loudun, diventò
ossesso egli pure, serbava coscienza di ciò che dentro gli accadeva 1538-1. Descrive in che modo si sentiva
l’anima come divisa, aperta per un verso alle impressioni diaboliche e per
l’altro abbandonata all’azione di Dio; e come pregava mentre il corpo andava
ruzzolando per terra. Aggiunge: “Il mio stato è tale che mi restano ben poche
azioni in cui io sia libero. Se voglio parlare, la lingua mi si ribella; nella
Messa, sono costretto tutto a un tratto a fermarmi; a tavola, non mi posso
accostare i bocconi in bocca. Se mi confesso, i peccati mi sfuggono; e sento che
il demonio è in me come in casa sua ed entra ed esce come gli piace”.

1539.   Negli intervalli di calma, nulla
scopre la presenza dello spirito maligno e si direbbe che si sia ritirato.
Qualche volta però questa presenza si palesa con una specie di malattia cronica
che resiste a ogni arte medica.
Ci sono spesso parecchi demonii in un
solo ossesso; il che mostra la loro debolezza.
L’ossessione ordinariamente non avviene che
in peccatori; ma vi sono eccezioni, come nel caso del P. Surin.
1540.   2° I segni dell’ossessione.
Essendovi malattie nervose e monomanie o casi d’alienazione mentale che
s’accostano nelle esterne manifestazioni all’ossessione diabolica, è opportuno
dare dei segni onde poterla distinguere da questi fenomeni morbosi.
Stando al rituale Romano 1540-1, ci sono tre segni principali che
possono far riconoscere l’ossessione: “parlare una lingua ignota adoprandone
parecchie parole, o capire chi la parla; scoprire cose lontane ed occulte; dar
prova di forze superiori all’età o alla condizione della persona. — Questi ed
altri simili segni, quando siano in molti in una stessa persona, sono i più
forti indizi dell’ossessione”. Diciamone una parola di spiegazione.
a) L’uso di lingue ignote. Occorre, per
accertarlo, un profondo esame della persone, vedere se non ebbe occasione in
passato d’imparare alcuni vocaboli di queste lingue, se non dice solo qualche
frase imparata a memoria ma parla e capisce una lingua che prima le era
veramente ignota 1540-2.
b) La rivelazione di cose occulte inesplicabile
con mezzi naturali. Qui pure è necessaria un’accurata inquisizione: trattandosi,
per esempio, di cosa lontana, bisogna assicurarsi che la persona non l’abbia
conosciuta per lettera, per telegramma o per altro mezzo naturale; trattandosi
di cose future, bisogna aspettarne l’avveramento, per vedere se avvengono
proprio come furono predette, e se sono così ben determinate da non prestarsi ad
equivoci. Non si deve quindi tener conto di certe vaghe predizioni di grandi
sventure, seguite da lieti eventi: sarebbe modo assai facile per acquistarsi
fama di profeti! Debitamente accertato il fatto, resta a vedere, applicando le
regole sul discernimento degli spiriti, se questa preternaturale conoscenza
provenga da spirito buono o da cattivo; e da uno spirito cattivo attualmente
presente nell’ossesso.
c) La prova di forze notevolmente superiori alle
forze naturali della persona, tenendo conto dell’età, delle abitudini, dello
stato di salute, ecc.; vi sono infatti casi di sovreccitazione in cui le forze
si raddoppiano. Abbiamo già detto che il fenomeno della levitazione,
quando è ben accertato, è cosa preternaturale; ora vi sono dei casi in cui le
circostanze non permettono di attribuirlo a Dio o agli angeli suoi, onde vi si
deve riconoscere un segno di intervento diabolico.
1542.   3° Differenze tra l’ossessione e
i disturbi nervosi.
Esperienze fatte su persone colpite da malattie nervose
mostrarono una certa analogia tra questi stati morbosi e gli atteggiamenti
esterni
degli ossessi 1542-1. Nè c’è da meravigliarne: il demonio
può produrre e malattie nervose e fenomeni esterni simili a quelli delle
nevrosi. Nuova ragione per essere molto riserbati nei giudizi su pretesi casi di
ossessione.
Queste analogie però riguardano unicamente i
gesti esterni, che non bastano da soli a provare l’ossessione. Non
s’incontrano mai colpiti da nevrosi che parlino lingue ignote i rivelino i
segreti dei cuori o predicano l’avvenire con precisione e certezza. Ora sono
questi, come dicemmo, i veri segni dell’ossessione; ove manchino tutti, si può
credere a una semplice nevrosi. Se vi furono qualche volta esorcisti che
s’ingannarono, lo dovettero al non essersi attenuti alle regole fissate dal
Rituale. A scanso di errori, è opportuno far esaminare il caso non solo
da sacerdoti ma anche da medici cristiani.
1543.   Così il P. Debreyne, che prima di
farsi Trappista, era stato medico, narra di aver dovuto curare una comunità di
donne, il cui stato presentava grandi somiglianze con quello delle Orsoline di
Loudun. Ed egli in breve le guarì adoprando mezzi igienici e specialmente un
assiduo e vario lavoro manuale 1543-1.
Bisogna diffidare specialmente delle
ossessioni epidemiche: può darsi che un vero caso di ossessione cagioni
in chi vi assiste uno stato nervoso esteriormente simile all’ossessione.
Il miglior mezzo per schivare questa specie di contagio è di disperdere le
persone così colpite e allontanarle dal luogo ove contrassero questa nervosità.

II.
Rimedi contro l’ossessione.
I rimedi generali sono tutti quelli
che possono indebolire l’azione del demonio sull’uomo, purificar l’anima e
fortificar la volontà contro i diabolici assalti; gli speciali sono gli
esorcismi.
1544.   1° Rimedi generali. Si
adopreranno tutti quelli che abbiamo indicati parlando della tentazione
diabolica, n. 223-224.

A) Uno dei più efficaci è la purificazione
dell’anima
con una buona confessione, massime con una confessione
generale, che, umiliandoci e santificandoci, mette in fuga il demonio,
spirito superbo ed impuro. Il Rituale consiglia di aggiungervi il
digiuno, la preghiera e la santa comunione 1544-1. Quanto più si è puri e mortificati
tanto minor presa ha su di noi il demonio. La santa comunione poi ci mette
dentro Colui che trionfò di Satana; ma non dev’essere ricevuta dall’ossesso che
nei momenti di calma.
B) I sacramenti e gli oggetti benedetti
hanno pure grande efficacia per le preghiere fatte dalla Chiesa nel benedirli.
S. Teresa aveva speciale fiducia nell’acqua benedetta, fiducia ben
fondata, perchè la Chiesa vi annette la virtù di cacciare il demonio 1544-2. Ma bisogna usarne con grande spirito
di fede, di umiltà e di confidenza.
C) Il crocifisso, il segno della croce, principalmente
le autentiche reliquie della vera croce sono terribili al demonio che con la
croce fu vinto: “et qui in ligno vincebat, in ligno quoque
vinceretur
” 1544-3. Per la stessa ragione lo spirito
maligno teme assai l’invocazione del santo nome di Gesù, che, secondo la
promessa stessa del divino Maestro, ha mirabile potere a mettere in fuga il
demonio 1544-4.
1545.   2° Esorcismi. La Chiesa,
avendole Gesù Cristo lasciato il potere di cacciare i demoni, istituì presto
l’ordine degli Esorcisti, conferendo loro il potere d’imporre le mani
sugli ossessi, catecumeni o battezzati; e compose più tardi formule di preghiera
di cui dovevano servirsi. L’ufficio di esorcista è però difficile nella pratica,
perchè richiede molta scienza, virtù e prudenza; onde questo potere oggi rimane
in essi legato e non può in forma solenne esercitarsi se non da
sacerdoti scelti a tal fine dall’Ordinario. Ma possono i sacerdoti fare
esorcismi privati, giovandosi delle preghiere della Chiesa o di altre
formule; anzi anche i laici possono recitare queste preghiere sebbene non in
nome della Chiesa 1545-1.
1546.   Il Rituale indica il modo di
procedere a dà agli esorcisti saviissimi consigli, di cui toccheremo solo i
principali. Accertata l’ossessione e ricevuta la debita
delegazione per gli esorcismi:
1) Conviene prepararsi a questo terribile
ufficio con un’umile e sincera confessione, affinchè il demonio non possa
rinfacciare agli esorcisti le loro colpe; e col digiuno e colla preghiera,
perchè ci sono certi demoni che non cedono se non a questi mezzi 1546-1.

2) Gli esorcismi devono ordinariamente farsi
in una chiesa o cappella, tranne che, per gravi ragioni, non si
giudichi opportuno farli in casa privata. In ogni caso l’esorcista non
dev’essere mai solo coll’ossesso, ma accompagnato da testimoni gravi e pii e
abbastanza robusti da dominare il paziente nelle sue crisi. Trattandosi di
donna, a frenarla vi saranno donne di prudenza e virtù provata; e il sacerdote
vi si terrà in grande riserbo e modestia.
1547.   3) Recitate le preci prescritte,
l’esorcista procederà alle interrogazioni. Deve far le domande con
autorità, attenendosi solo alle utili e consigliate dal Rituale: sul
numero e sul nome degli spiriti inabitanti l’ossesso; sul tempo e sui motivi
dell’ossessione; si intìma al demonio di dire quando uscirà e a quale segno se
ne conoscerà la fuga, minacciandolo, ove si ostini, di aumentarne i tormenti a
proporzione della resistenza. A questo fine si ripeteranno gli scongiuri che
paiono più efficaci ad irritarlo, le invocazioni dei Santi Nomi di Gesù e di
Maria, i segni di croce e la aspersioni di acqua benedetta; obbligandolo a
prostrarsi dinanzi alla SS. Eucarestia o al Crocifisso o alle sacre
reliquie. — Si badi bene a schivare la loquacità, le facezie, le domande
oziose; se lo spirito maligno dà risposte mordaci o ridicole o corre a
digressioni, gli s’impone con autorità e dignità il silenzio.
1548.   4) Non si ha da permettere ai
testimoni, — che devono per altro esser pochi 1548-1 — di far domande; ma stiano silenziosi
e raccolti, pregando in unione coll’esorcizzante.
5) Non deve l’esorcista, non ostante
l’autorità di cui è rivestito, rilegare il demonio più in un luogo che in un
altro; badi solo ad espellere lo spirito maligno, lasciandone la sorte alla
divina giustizia. Bisogna continuare gli esorcismi per parecchie ore e anche per
parecchi giorni, con intervalli di riposo, finchè il demonio esca o almeno si
dichiari pronto al uscire.
6) Certa che sia la liberazione, l’esorcista
prega Dio di interdire al demonio di mai più rientrare nel corpo da lui
forzatamente abbandonato; ringrazia il Signore e invita la persona liberata a
benedirlo e a diligentemente schivare ogni peccato per non ricadere sotto
l’impero del demonio.

Conclusione.
1549.   Questi fenomeni straordinari, divini
o diabolici, mostrano da un lato la misericordiosa bontà di Dio per i
privilegiati suoi amici, a cui concede, associati a ineffabili patimenti come
nel caso delle stimate, insigni favori che sono quasi presagio e preludio della
gloria che largirà loro in paradiso; e dall’altro la gelosia e l’odio del
demonio, che vuole egli pure esercitare il tirannico suo potere sugli uomini,
sollecitandoli al male in modo straordinario, perseguitandoli quando resistono
ed estendono il regno di Dio, e torturando coll’ossessione talune delle sue
vittime.
Vi sono dunque sulla terra le due città così
ben descritte da S. Agostino, e i due campi e le due bandiere di cui parla
S. Ignazio. I veri cristiani non possono restar dubbiosi: quanto più si
danno a Dio, tanto più sfuggono alla tirannia del demonio; se Dio permette che
siano tentati, lo fa per loro bene, e anche fra le angoscie possono con ogni
fiducia ripetere: “Si Deus pro nobis, quis contra nos? 1549-1 …
Quis ut Deus?

NOTE
1531-1 Del Rio, Disquisitiones magicæ,
1600; Thyræus, De locis infestis; De spirituum apparitionibus; De
Dæmoniacis
, 1699; Ribet, Mystique divine, t. III;
A. Poulain, op.
cit.
, c. XXIV, § 6-8; A. Saudreau, L’état
mystique
, c. XXII-XXIII.
1531-2 Gli scrittori francesi sogliono chiamare
ossessione diabolica quella che per noi è infestazione diabolica;
e possessione quella che noi diciamo ossessione. La terminologia
italiana può giustificarsi coll’uso nostro e coll’autorità del linguaggio
ufficiale ecclesiastico, per esempio del Rituale Romano, che, nel titolo De
exorcizandis obsessis a dæmone
, denomina evidentemente ossessi quelli
che per i Francesi sono posseduti; e la terminologia francese può
giustificarsi coll’uso loro e coll’etimologia. (N. d. T.)

1533-1 M. de Lantages, Vie de la Vén. M. Agnès, 1863, P. Iª, c. X.

1533-2 P. Poulain, op. cit., c. XXIV, n. 94.

1533-3 Bollandisti, 22 febbraio, t. VI, p. 340,
n. 178.
1533-4 A. Monnin, Il Curato d’Ars, l.
III, c. II, (Marietti, Torino).
1533-5 Storia di S. Teresa, t. II, c. XXVIII,
(Lega Eucaristica, Milano).
1533-6 P. Poulain, l.
cit.

1533-7 Inst. theol. mysticæ, § 219.
1537-1 Oltre gli autori citati, si confronti Mgr
Waffelaert,
al vocabolo possessione nel Dict. d’Apologétique.

1538-1 Lettera del 3 maggio 1635 al P. d’Attichy.

1540-1 De exorcizandis
obsessis a dæmonio.
[sic]
1540-2 Si
citano infatti casi di esaltazione morbosa, che risveglia nella memoria lingue
dimenticate, o almeno frammenti sentiti: così una domestica di un ministro
protestante recitava passi greci ed ebraici sentiti leggere dal padrone. —
Prudente quindi è il Rituale che dice: ignotâ linguâ loqui pluribus
verbis vel loquentem intelligere
“.
1542-1 J. M. Charcot et
Richer,
Les démoniaques dans l’art; Bourneville et Regnard, L’iconographie de la Salpêtrière;
Richer, Etudes cliniques sur
la grande hystérie.


1543-1 Essai de théol. morale, c. IV, ed. rifusa
dal Dr Ferrand, 1884, p. IV, c. III, § 2.
1544-1 “Admoneatur obsessus, si
mente et corpore valeat, ut pro se oret Deum ac jejunet et sacra confessione et
communione sæpius ad arbitrium sacerdotis se communiat”. (Rituale, De
exorciz. obsessis).

1544-2 “Ut fias aqua exorcizata
ad effugandam omnem potestatem inimici, et ipsum inimicum eradicare et
explantare valeas cum angelis suis apostaticis”… (Rituale, Ordo ad fac. aquam benedictam).

1544-3 Prefazio della Croce.
1544-4 Marc., XVI, 17. — S. Alfonso
Rodriguez aveva costume di far un gran segno di croce nel momento
dell’infestazione e di comandare al tentatore di prostrarsi e adorare Gesù, in
virtù del testo di S. Paolo: “Nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio in
cielo, in terra e nell’inferno”. (Phil., II, 10); il che, dice il Santo,
lo metteva in fuga.
1545-1 Lehmkuhl, Theol. moralis, t. II,
n. 574, ed. 1910.
1546-1 Marc., IX, 28.
1548-1 “Circumstantes, qui pauci esse debent,
admoneat ne… ipsi interrogent obsessum, sed potius humiliter et enixe Deum pro
eo precentur (Rituale, l. c.). — Forse per aver trasgredito una tal
regola, si dovettero gli esorcismi di Loudun così lungamente ripetere,
accompagnati da incresciosi episodi.
1549-1 Rom., VIII, 31.